Terraviva in degustazione 2014: tutto il meglio per immagini

Sono passate quasi due settimane dalla bellissima degustazione che Terraviva organizza, purtroppo, solo ogni due anni a Roma.
Tanti bravi produttori presenti, tanti vini e prodotti di altissima qualità Stavolta non metto note di degustazione perchè, spero, che le immagini di ciò che mi è piaciuto di più possano parlare per me.

Location!
Bella idea di presentare i vari terroir delle aziende presenti
Luca Ferraro - Bele Casel
La gamma Bele Casel, prosecchi mai banali!
Costadilà, altri prosecchi di personalità
Movia, grande Slovenia
Lo Chardonnay di Movia
Giulio Armani
Elena Pantaleoni - La Stoppa
Il primo molto meglio del secondo!
Un grande vino dolce italiano
La Sicilia di Arianna Occhipinti
Il Frappato, la bandiera di Arianna
La Sardegna di Tenute Dettori
Uno dei migliori assaggi del 2014
I Custodi delle vigne dell'Etna. Grande vino
Il Lazio e la sua qualità
Quando il Brunello ha gli occhi di Florio e Rossella Guerrini
Grande Matelica

Post Scriptum: io sono andato di domenica e alle 16 già molti vini erano terminati o, come più volte accaduto, erano di difficile fruizione causa fila. Questi sono i motivi per cui molti non sono presenti in questa galleria fotografica.

Verticale storica del Chianti Classico Riserva dell'Agricola Monterinaldi

Dopo aver scritto dei vini di Castello di Monterinaldi un paio di anni fa (qua trovate gli appunti di degustazione), la mia seconda visita presso questa storica azienda raddese ha coinciso con l'organizzazione di una emozionante verticale storica del loro Chianti Classico Riserva partendo dal 2009 fino ad arrivare al millesimo 1968



Ad aspettare me e Stefania, come sempre, Daniele Ciampi, storico proprietario dell'azienda, e Fabrizio Benedetti, responsabile marketing ma, soprattutto, amico ed appassionato di vino.

Le annate in degustazione, oltre alle sopracitate 2009 e 1968 sono 20082007, 2005, 1999, 1995, 1988. In totale otto vini, otto personalità diverse!



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2009: solamente da tre mesi in bottiglia, ha materia davvero importante ma, purtroppo, ancora sconta un leggero odore di legno dato dal passaggio di parte del vino in tonneaux di primo passaggio. Resta comunque il fatto che il vino, passata questa fase giovanile, darà grandi soddisfazioni. Parte della critica già se ne è accorta per cui....



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2008: giovanissimo ma senza alcun cenno di legno, è una spremuta di frutti rossi e fiori freschi a cui segue un'accennata nota fumè che, come vedremo, risulterà un "timbro di fabbrica" del Chianti Classico dell'azienda. Bocca ruggente, viva, caratterizzata da una decisa vena fruttata e da una persistenza lunga e molto sapida. Tornano per via retronasale gli aromi fumè.



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2007: metti il naso nel bicchiere e capisci subito che le cose cominciano a farsi decisamente "serie". L'evoluzione del grande Chianti Classico di Radda ci mette davanti ad un vino elegante e, sulle prime, decisamente femminile visto che emana intense sensazioni di rosa e di mammola. La parte fruttata rimane un pò nascosta nella complessità aromatica e solo con l'ossigenazione e il giusto tempo nel calice, cominciano a sprigionarsi aromi di visciola a cui seguono ritorni di terra e di finocchio selvatico. La parte affumicata, leggerissima, fa da contorno. Al sorso è vibrante come deve essere un sangiovese che si rispetti, puro territorio che si allunga al palato con chiusura su toni sapidi e leggermente minerali. 



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2005: l'annata abbastanza fredda si fa sentire dando vita ad un vino più timido dei precedenti e, forse, meno complesso anche se tutto ciò che esprime è di grande eleganza. Tornano in prima linea, rispetto al precedente millesimo, le sensazioni fruttate con accenni di cuoio, grafite, tè nero Lapsang Souchong. Le sensazioni floreale sono più nascoste e sembrano virare verso la viola essiccata. Sorso davvero interessante, dinamico, succoso, sempre teso e con la ormai "classica" chiusura a metà tra il fruttato e il sapido con ritorni retronasali fumè. 



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1999: lo stacco dai vini precedenti, dal futuro di Monterinaldi è abbastanza netto visto che con questo Chianti si affacciano senza troppi indugi gli aromi terziari che forniscono al vino tutta una serie di complessità affascinanti e inedite per la verticale che fino ad ora aveva preso in considerazioni vini ancora scalpitanti e ricchi di fervore giovanile. Il '99 si apre con un complesso aromatico molto intenso dove la prima nota che sento è quel tono empireumatico che nelle precedenti annate faceva solo da contorno. Questa sensazione autunnale, da camino spento, è ben integrata da eleganti note di tabacco da pipa, prugna secca, spezie rosse e catrame. Bocca matura, di grande equilibrio, con un tannino perfettamente fuso e corroborato da una decisa spinta sapida e minerale.



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1995: più austero del precedente grazie ad una maggiore ricchezza di sensazioni terziarie che vanno dal fungo alla terra bagnate fino ad arrivare alla frutta essiccata. Il tempo e l'ossigenazione non aiuta molto il vino che rimane un pò sulle sue, un pò troppo monocorde. Al sorso, invece, è tutt'altro che "andato" visto che le sensazioni dure e morbide del vino sono ancora perfettamente assemblate e tengono. Gli manca forse un pò di complessità e di spinta sapida ma, nonostante tutto, è un Chianti Classico di quasi 20 anni che si lascia bere senza troppi fronzoli.



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1988: entrare nel mondo dei vini "invecchiati" è sempre un viaggio affascinante anche se sono pochi ad apprezzare certe sfumature grige. Questo Chianti è perfettamente didattico dotandosi di una complessità aromatica che spazia dalla terra umida al caffè, dal cacao amaro al torroncino fino ad arrivare al finocchio selvatico e all'inconfondibile nota di tè nero affumicato. Il sorso, così come abbiamo visto col precedente vino, veste panni decisamente meno austeri datosi che il Chianti è dotato di un tannino ancora capace di graffiare e di una struttura ben composta legata ancora una volta da una spina acida decisa e corroborante. Chiusura lunga, sapida, su toni di torrefazione e terra.



Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1968: è la seconda Riserva dell'azienda visto che la prima è stata la '67 la quale nella cantina storica di Monterinaldi è presente in unico esemplare. Colmo di emozione per via di una certa predilezione per le vecchie annate mi accorgono quasi subito che, nonostante venti anni di differenza col predente sangiovese, questa Riserva risulta essere già al naso quasi meno evoluta della precedente. Il ventaglio aromatico è da grande Chianti di razza invecchiato dove la parte ferrosa, minerale la fanno da padrone accanto a bellissime sensazioni di erbe balsamiche e pietra focaia. Col passare del tempo, parliamo di almeno due ore, il vino si apre e, a prescindere dai tanti riconoscimenti aromatici percepiti, quello che mi preme sottolineare è che questo Chianti durante tutta la degustazione non si è seduto nemmeno per un istante. Mai una sensazione brodosa, mai una sensazione di fungo e di tartufo. Mai! 
Il sorso, contro ogni previsione iniziale, non solo ha confermato ma addirittura ha amplificato la sensazione di freschezza del vino che al gusto è dotato di acidità da vino bianco altoatesino che tramuta questo sangiovese di quasi 50 anni di età in un ragazzino dalla schiena dritta e vigorosa. Certo, gli manca un pò di polpa per essere immenso, ma sapere che questo Chianti è stato vinificato senza alcun uso di legno presumibilmente da un mezzadro dell'azienda è davvero una bella storia troppo ghiotta per non essere raccontata su Percorsi di Vino.




Piccole note finali: le uve bianche, come prevedeva il vecchio disciplinare, sono state usate nelle annate '68, ''88, e '95. Il 1988, da una ricostruzione dei libri di cantina, risulta affinato in botti di rovere di Slavonia non tostate da 65 HL. Sia il '95 che il '99 sono stati affinati in botti di rovere di Slavonia da 50 HL. Il '05, '07, '08 e '09 sono stati affinati sia tonneau, parte di primo passaggio e parte vecchi, sia in vecchie barrique.

Gli Oscar del Vino 2014 di Bibenda

Ancora rido, scusate, ma la banda Ricci ogni anno supera se stessa.

Vedo premi ai soliti noti, vedo premi ad amici ed amici di amici, vedo premi a partner commerciali come Farinetti, vedo premi ai figli di..., vedo premi anche a chi teoricamente il giorno prima li aveva criticati.

Foto: Bibenda.it

Angelo Gaja, mi scusi, ma non pensava che i premi giornalistici in Italia fossero troppi? Perchè questo invece lo prende?

Domande che non avranno risposte e si confonderanno col tempo fino alla prossima classifica che, immagino, supererà se stessa. 

Ecco tutti i premiati:

Migliore innovazione nel vino
Preparatori d’uva Simonit&Sirch

Migliore addetto commerciale
Dominga Cotarella, Paulo Carvalho e Daniele Montanelli

Miglior scrittore
Fede&Tinto con il libro “Sommelier ma non troppo” di Rai Eri

Premio speciale della giuria
Angelo Gaja

Premio speciale della giuria
Veronafiere per Vinitaly

Premio speciale della giuria
A Giovanni, Osvaldo e Paola Longo di “Un mondo di specialità”

Miglior vino bianco
Alto Adige Terlano Chardonnay 2000 - Cantina Terlano - Terlano (Bolzano)

Miglior vino rosso 
Barolo Riserva 2006 - Borgogno - Barolo (Cuneo)

Miglior vino rosato 
Costa d’Amalfi Tramonti Rosato Getis 2012 - Reale - Tramonti (Salerno)

Migliore enologo
Mattia Vezzola

Miglior ristorante
Agli amici dal 1887 di Udine

Miglior vino spumante
Franciacorta Extra Brut Cuvée Lucrezia Etichetta Nera 2004 - Castello Bonomi - Coccaglio (Brescia)

Miglior vino dolce
Malvasia delle Lipari Passito Selezione Carlo Hauner 2010 - Hauner - Salina (Messina)

Migliore etichetta con miglior vino (ex aequo)
Giallo d’Arles 2011 - Quintodecimo - Mirabella Eclano (Avellino)
Orvieto Classico Superiore Luigi e Giovanna 2010 - Barberani - Orvieto (Terni)

Miglior vino di grande qualità prezzo 
Rosso di Montalcino Poggio Alle Mura 2011 - Castello Banfi - Montalcino (Siena) - Euro 15

Migliore azienda vinicola 
Florio con il vino Marsala Superiore Semisecco Ambra Donna Franca Riserva - Marsala - Trapani

Migliore olio del raccolto 2013
Olio Extravergine di Oliva Cultivar Itrana - Lucia Iannotta - Sonnino - Latina

Migliore produttore di grappa
Grappa Fuoriclasse Leon Riserva 14 Anni Distilleria Castagner

Premio BIBENDA
Angelo Maci, Presidente di Cantine Due Palme

Breaking news: falso Brunello di Montalcino e Chianti sequestrati dai Carabinieri


Oltre 30mila bottiglie di vino etichettato come Brunello di Montalcino, Chianti e altri docg, ma falso e di scarsa qualità, sono state sequestrate dai Carabinieri del reparto operativo di Siena. L'operazione, ancora in corso in Toscana e in altre regioni del centro-nord riguarda una vasta frode agroalimentare nella vendita all'ingrosso e al dettaglio. Sequestrati anche ettolitri di vino sfuso pronto per essere piazzato sui mercati internazionali a prezzi 10 volte superiore e falsi documenti di certificazione di qualità.

Decine le perquisizioni condotte con l'ausilio del Nas di Firenze, dei comandi territoriali dell'Arma e dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi nel settore agroalimentare per la Toscana e l'Umbria. Le verifiche dei carabinieri hanno riguardato cantine, centri d'imbottigliamento, supermercati ed enoteche in Toscana, Umbria, Liguria e Lazio. Il vino sequestrato, di scarsa qualità, dopo essere stato imbottigliato veniva etichettato con false fascette con i sigilli di Stato e quindi commercializzato in Italia ed all'estero a un prezzo dieci volte superiore al suo reale valore, con un danno al settore vitivinicolo italiano calcolato in centinaia di migliaia di euro. Alcune persone risultano indagate, ma allo stato non vi è alcun coinvolgimento da parte dei produttori di Brunello e delle aziende di Montalcino che, anzi, potrebbero essere parte lesa.

I Profumi di Lamole 2014

Torna, come ogni anno, i Profumi di Lamole, bellissima iniziativa curata da un piccolo gruppo di vignaioli che in questo angolo sperduto di Toscana produce un grandissimo ed unico Chianti Classico.


Il programma di quest'anno è il seguente:

SABATO 31 MAGGIO 2014

Ore 11.00
• INAUGURAZIONE e apertura degli stand di degustazione dei Produttori Lamolesi e acquisto bicchiere griffato c/o la Cassa

Ore 15.00
• DEGUSTAZIONE degli OLI extra Vergine di Oliva di LAMOLE a cura di Gianni Pruneti del Frantoio PRUNETI (S.Polo in Chianti)

Ore 18.00
• LAMOLESE DOCG 2014 - Conferimento onoreficenza a ANDREA GORI
CERIMONIA IX VINO di Lamole 2014 e Brindisi

Ore 19.00
• APERITIVO "TRAMONTO JAZZ" - Ai possessori del nostro bicchiere da degustazione sarà offerto un aperitivo sulla suggestiva terrazza del Chianti Classico in compagnia dei Produttori Lamolesi. A cura di "Il Panino Tondo" Firenze. Fino ad esaurimento

Ore 21.00
• Chiusura Stand Degustazione

DOMENICA 1 GIUGNO 2014

Ore 11.00
• Apertura degli stand di degustazione dei Produttori Lamolesi e acquisto bicchiere griffato c/o la Cassa

Ore 16.00
• "COME DIVENTARE SOMMELIER IN 50 MINUTI", UNO SPETTACOLO CHE PONE L'ACCENTO SUGLI ECCESSI DEGLI APPASSIONATI DI VINO - Leonardo Romanelli spiega come fare a seguire un corso di sommelier, raccontando vizi, curiosità ed amenità legate agli appassionati del nettare di Bacco.

Ore 15.00 - 19.00
• ARTIGIANI al lavoro

Ore 21.00
• Chiusura Stand Degustazione

LUNEDI 2 GIUGNO 2014

Ore 11.00
• Apertura degli stand di degustazione dei Produttori Lamolesi e acquisto bicchiere griffato c/o la Cassa

Ore 12.00 - 16.00 (ogni ora)
• INDO-VINO: assaggio "alla cieca" di un vino lamolese e sua ricerca presso gli stand della manifestazione. In palio una esclusiva bottiglia da collezione del "IX VINO DI LAMOLE" 2014.

Ore 15.00 - 19.00
• Artigiani al lavoro

Ore 19.00
• Chiusura Stand Degustazione

DURANTE LA FESTA:

• Deugustazione e vendita Vino Chianti Classico e prodotti delle Aziende lamolesi
• Vendita bicchiere griffato c/o la Cassa
• MOSTRA: "Nel segno del colore" Opere di Elisabetta Rosati
• MOSTRA fotografica "Le Arti del Chianti" di Stefano Querci
• Piccola GASTRONOMIA tipica a cura di "Ristoro di Lamole"
• Sabato e Domenica: navetta gratuita LAMOLE/RADDA e viceversa.


CONSIGLIO SPASSIONATO: ANDATE E NON VI PENTIRETE!


E nel giorno della morte di Annamaria Clementi, fondatrice di Cà del Bosco, appare questo post su Facebook


Lascio a voi giudicare. 

Se si voleva "solo" criticare il vino si poteva trovare un altro modo. 

Ad onor del vero il post è stato tolto ma la sostanza non cambia molto.

Brunello di Montalcino Riserva 1955 Biondi Santi : il mito nel bicchiere

Ci sono bottiglie che, come libri, contengono pagine di storia legate non solo ad uno specifico produttore bensì ad un intero territorio che, come in questo caso, va oltre i confini territoriali di Montalcino.

Ci sono bottiglie che, quando le apri, vibrano di emozioni e sensazioni spesso anticipate dagli umori di un tappo di sughero che per molti anni ha traspirato aria di chissà quale cantina, di chissà quale Paese.

Ci sono vini che, una volta versati nel bicchiere, e prima di berli, sai già per certo saranno indimenticabili.

Foto:www.biondisanti.it

Questi sono stati i miei pensieri una volta davanti al Brunello di Montalcino Riserva 1955 di Biondi Santi, uno dei vini "mito" prodotti in Italia nel secolo scorso e che la stessa azienda definisce come frutto di una vendemmia "grande ed eccezionalissima".

Già dal vivo colore, temprato e non plasmato dal tempo, si capisce che questo sangiovese grosso ha qualcosa di speciale e di diverso rispetto ai tanti vini bevuti fino ad ora nella mia "carriera" di degustatore. 

Mettendo il naso nel bicchiere comprendi la grandiosità del vino quando, immediatamente, ti accorgi, nonostante l'età, della succosità di questo Brunello di Montalcino che porta ancora con sé la polpa di un frutto rosso ancora carnoso, viscerale, suadente, i cui contorni vanno a glorificare un quadro olfattivo ampio e generoso giocato su sensazioni mediterranee, grazie ai sentori di pomodoro secco ed oliva nera, a cui seguono col tempo effluvi di tabacco fermentato, orzo, prugna secca, zenzero, curry, gesso, torba. 
Bellissimo scoprire, per la prima volta, come l'ossigeno e lo scorrere temporale non giochino in sottrazione con la classe e il carattere del vino.


Al sorso questa Riserva 1955 è austera, tesa, fremente, ed esprime un gusto che fa ritornare in mente il caffè verde, la terra, i legni nobili, le sensazione ematiche. I tannini sono perfettamente fusi all'interno di una struttura bel salda che, grazie alla sferzante vena acida, rimarrà in equilibrio chissà per quanto tempo ancora. Chiusura sapida, lunghissima.

E' un Brunello di Montalcino che non vorresti finissime mai e, senza ombra di dubbio, è l'esempio magniloquente di come il grande sangiovese di Montalcino possa evolvere nel tempo. Capolavoro senza se e senza ma che in etichetta ha impresso un nome ed un cognome che non dimenticheremo mai: Franco Biondi Santi. E' a lui e alla sua lungimiranza che dedico questo post. Grazie!

Franco Biondi Santi. Foto:www.biondisanti.it



La nostra vacanza ideale? Dentro una botte!!

Siete alla ricerca di una vacanza alternativa?

Siete una coppia o due amici col vino nelle vene?

Siete astemi e poco alternativi ma volete far morire di invidia i vostri amici di Facebook?

Se avete risposto sì ad almeno una delle tre domande vi propongo una sistemazione in stile Percorsi Di Vino.

In Germania, precisamente a Sasbachwalden, quasi al confine con la Francia, hanno aperto il B&B Shlafen im Weinfass che si caratterizza per un'ospitalità enogastronomica abbastanza singolare visto che i clienti, dopo essere stati accolti con salami, salsicce e vino, sono fatti accomodare all'interno di enormi botti da 8 ettolitri, realmente usate in passato per affinare il vino, trasformare ora in funzionali camere doppie dotate di riscaldamento, sistema idraulico e tavolinetto per degustazione (i bagni sono ospitati in altra botte).

La posizione delle botti nei vigneti



L'esperienza "vinosa" è resa indimenticabile soprattutto dalla location visto che le botti sono immerse nei diversi vigneti dell'azienda da cui il panorama sulla Valle del Reno è davvero incantevole.



Il prezzo per tutto questo è di circa 156 euro! Vi piace?

René Collard, l'antiquario del vino, e il suo Champagne Cuveé Reserve 1985

René Collard non è più tra noi, è morto nel 2009 portando via con sé tutto il suo sapere contadino e, probabilmente, anche tutta la bontà e la rusticità dei suoi Champagne.
Nato nel 1921, ha iniziato a vinificare nel 1943 prendendo in gestione il vigneto di famiglia di circa 17 are situato nei comuni di Reuil e Damery.


René Collard - Foto:vinieterroir.wordpress.com

Collard ha sempre rispettato l'ambiente, prima di altri, più di altri, e fin da subito, come aveva fatto suo padre, non ha mai usato pesticidi, erbicidi e insetticidi all'interno delle sue vigne dove è stata sempre piantata una solo tipologia di uva: il Pinot Meunier.
Collard, da sempre, ha voluto produrre champagne in grado di sfidare il tempo e, per raggiungere l'obiettivo, fermentava il vino in grandi botti di legno senza far svolgere la malolattica. Lo Champagne veniva ritenuto pronto solo dopo aver svolto un periodo di affinamento di almeno 6 anni all'interno di fusti di rovere da 600 litri.

Il suo motto era che la qualità faceva vendere la quantità!

I suoi vigneti, che nel frattempo si erano ampliati fino a raggiungere circa 7 ettari, e la sua cantina sotterranea, dopo nulla sembrava esser stato toccato per oltre 50 anni grazie ad un importante accumulo di vecchie annate, sono stati il suo mondo fino al 1996 quando, a causa delle sue condizioni di salute e per ragioni di famiglia, decise di passare il testimone ai figli non prima però aver dato vita alla sua ultima fatica chiamata "Cuvèe Ultime" (base millesimo 1995).


Foto: http://blanc2blancs.over-blog.com/

Tutto questo si annida nella mia mente mentre tolgo la gabbietta metallica e il tappo a fungo dalla Cuveé Reserve 1985 gentilmente regalatami dai TDC dopo una serata di riconoscimenti alla cieca. "O godrai o getterai il vino nel lavandino" mi era stato detto mentre prendevo la bottiglia con me conscio che i vini di Collard, soprattutto le sue vecchie annate, possono dare risultati altalenanti per tanti ovvi motivi.



Lo Champagne che ho nel bicchiere, invece, non è nè godereccio nè da buttare, è sostanzialmente un vino autentico, con tratti rustici e schietti, che pur traballando nella sua impalcatura generale non molla di una virgola. Ecco, è un meccanismo con le viti un pò lente ma che gira ancora alla perfezione quando ti seduce con il suo naso a metà tra il gesso e la frutta secca che di tanto in tanto fa crea lampi aromatici di anice, zenzero ed erbe secche di campo.

Anche al sorso tiene, si piazza a metà tra il paradiso e l'inferno, tra lo zuccherino degli agrumi canditi e del miele e la sapidità quasi marina del suo finale. E' un vino al quale non non si possono dare voti perchè altrimenti dovresti darli al personaggio Collard e alla sua cultura genuinamente retrò. Impossibile, però, non riconoscere alla cieca il suo stile inimitabile e, per me, questo è un buon motivo per inserire il buon René nell'olimpo dei grandi vignaioli apparsi su questa Terra.

Prosit Monsieur Collard!

Il Trebbiano d'Abruzzo e Le Armandine

Le Armandine, ovvero la "cellula separatista" tutta al femminile di Armando al Pantheon, hanno spalancato l'ingresso del loro ristorante per un evento (speriamo non unico) dove i grandi Trebbiani d'Abruzzo venivano mirabilmente sposati con la suggestiva cucina romana dello storico ristorante del centro di Roma.

Foto: Andrea Federici
Prima del magna magna, in senso buono, Alessandro Bocchetti, grande esperto di enogastronomia, soprattutto abruzzese, ha condotto una degustazione relativa a ben otto Trebbiani d'Abruzzo che, come vedremo dalla note di degustazione che ho abbozzato, rappresentano terroir e stili estremamente diversi tanto da declinare il Trebbiano in tanti micromondi diversi ma al tempo stesso unici ed affascinanti. Ovvio, come conseguenza, l'uso del plurale Trebbiani.


Fabiana Gargioli al via. Foto: Andrea Federici

In sequenza, dal più "vecchio" al più "giovane", abbiamo degustato:

Emidio Pepe -Trebbiano d'Abruzzo 2009: il vino, presentato da Sofia Pepe, è naturale e spontaneo come la filosofia aziendale a cui è strettamente legato. E' un trebbiano ancora giovane, legato ad aromi fermentativi e che, chiudendo gli occhi, ci fa venire in mente l'odore rurale dell'Abruzzo con i suoi toni di paglia ed erba medica a cui seguono soffi gessosi e agrumati. In bocca è fervido, quasi citrino, e chiude su una lunga scia iodata che rimanda al paesaggio da cui proviene. 


Sofia Pepe. Foto: Andrea Federici

Valle Reale - Trebbiano d'Abruzzo "Vigna di Capestrano" 2011: proveniente da una piccola parcella situata sotto l'omonimo paese, il Vigna di Capestrano è un vino che fermenta spontaneamente in acciaio e rimane più di  un anno a contatto con i lieviti non selezionati. Al naso si esprime su toni vegetali che spaziano dalla camomilla alla clorofilla fino ad arrivare, col tempo e l'ossigenazione, alla pietra focaia. Al sorso ha grande vigore ed un'acidità quasi tagliente che ben viene equilibrata da un frutto più maturo e rotondo che prende la forma dell'agrume. Finale che gioca su toni fruttati e, soprattutto, sapidi. 

Valentini - Trebbiano d'Abruzzo 2011: che dire di questo vino che, ogni volta che lo bevo, mi sorprende sempre per il suo continuo e lento progredire. Inizialmente, come accaduto per Pepe, si apre su note aromatiche fermentative per poi virare sulla nota tostata netta che rappresenta uno dei marcatori odorosi del trebbiano d'Abruzzo. L'ossigenazione del vino, sacrosanta in questo caso, crea col tempo corredi olfattivi floreali di primavera a mezzetinte iodate e fluviali. La bocca, pur essendo giovanissimo, si rivela per un perfetto equilibrio tra luminose note saline e minerali, con una persistenza già da primato che chiude il sorso su sensazioni di oliva nera e gesso. Grande ora, grandissimo in futuro.


Foto: Andrea Federici

Tenuta Terraviva - Trebbiano d'Abruzzo "Mario's" 2011: già dal colore, giallo quasi dorato, ti fa capire che rispetto ai precedenti è un vino più robusto e pieno dai tocchi floreali di ginestra e camomilla e dal frutto maturo e succoso. Al sorso tradisce una evidente precocità dovuta al recente imbottigliamento che, comunque, non nasconde una struttura ben solida dove morbidezza di frutto e freschezza raggiungono già adesso un equilibrio confortante. Da provare tra un anno per una giusta valutazione. Fermentazione con lieviti indigeni e maturazione per 12 mesi in botte grande e 6 mesi in acciaio.

Az. Agr.Tiberio - Trebbiano d’Abruzzo “Fonte Canale” 2012: le uve, provenienti da una vecchia pergola, prima di questa annata, venivano usate per dar vita al Trebbiano di casa Tiberio che, finalmente, si son convinti ad imbottigliare il loro trebbiano. Naso variegato che si apre su toni verdi, vegetali, che spaziano dal prato fiorito alle erbe officinali. Poi, col tempo, aumenta la complessità odorosa grazie a piccoli sbuffi di frutta gialla (nespola su tutti). Al sorso ha grande verticalità anche se il finale, sapido, viene smussato abbastanza da una nota rotonda di frutta esotica, non matura, che prende la forma dell'agrume. Ottima la beva complessiva. Fermentazione in acciaio e maturazione in bottiglia.


Foto: Andrea Federici

Torre dei Beati - Trebbiano d’Abruzzo "Bianchi grilli per la testa" 2012: è l'ultimo nato in casa Albanesi-Galasso e, come ha spiegato più volte Fausto, rappresenta un trebbiano nato un pò per gioco e un pò per sfida senza avere particolari intenti commerciali vista l'esigua quantità prodotta. Questa è la seconda annata prodotta e, rispetto alla prima più fresca e verticale, questo millesimo si caratterizza per una nota tostata netta e per una maggiore concentrazione e robustezza. Bocca molto diretta e beverina grazie alla buona vena acido-sapida. Il vino viene fermentato con lieviti indigeni e non è stato filtrato. 


Foto: Andrea Federici

Agricola Cirelli - Trebbiano d’Abruzzo “Anfora” 2012: cosa spinge un laureato della Bocconi a cambiare vita a soli 23 anni andando a coltivare sulle colline di Atri (TE) vigne, olivi, fichi, aglio ed allevare oche nessuno, tranne lui, lo può comprendere. Quello che invece so è che Francesco Cirelli ha usato in maniera magistrale anfore di terracotta da 800 litri per produttore il suo Trebbiano, un vino molto personale e quasi intimo che, senza ricorrere a neologismi, sa di pane e di mare. Bocca sapida e beverina e beva eccellente. Da provare!


Francesco Cirelli. Foto: Andrea Federici

Tenuta Ulisse - Trebbiano d’Abruzzo “Nativae” 2013: ottenuto tramite fermentazione spontanea in vasche di cemento con lieviti presenti naturalmente sull'uva proveniente da un vecchio vigneto, questo Trebbiano è un vino stranissimo che esula da tutti quelli provati in precedenza per via di una nota esuberante e terpenica che esplode in un profilo aromatico agrumato e vegetale. Bocca diretta, piena che sfocia in un finale di frutta citrina e di buona sapidità. Devo dire la verità: alla cieca non avrei detto Trebbiano ma, forse, questo è un mio limite (?)