Giovedì scorso, finalmente, si è svolto il primo RRFGR ovvero il Raduno Romano dei Forumisti del Gambero Rosso, un evento che ha visto coinvolti una ventina di appassionati che, con la scusa di parlare di vino, sfidano gli etilometri e i posti di blocco della città.
Ci siamo visti al
Larys di Roma con un'idea: portare solo magnum stagnolate in modo da cercare di esprimere giudizi poco condizionati. La verità? Capire chi la spara più grossa. Dei vini sapremo in anticipo solo annata e gradazione alcolica.
Iniziamo con la bolla portata dal mitico Santolo. Il colore è abbastanza evoluto, a primo impatto, anche dal naso che si esprime su odori di frutta secca e cotognata, sembra essere uno champagne millesimato di media levatura. In bocca cadono alcune certezze, troppo corto e decadente per essere d'annata. Santolo ci parla di un evento tragico legato a questo champagne, era la bollicina bevuta sul Titanic. Ora capisco la decadenza. Comunque è uno Champange Heidsieck & Co. Monopole Brut.
Il primo bianco, portato da Francesco F.V., spicca per balsamicità e mineralità. In bocca è bello, speziato, lungo, godibilissimo. Non ci arriva nessuna a scoprire che si tratta di un
Roero Arneis 2008 di Vietti.
Altro bianco stagnolato. Note idrocarburiche, frutta bianca, sassi bianchi. La bocca è una lama, splendida, un vino alla Kill Bill. Trattasi di Villa Bucci Riserva 2001, caz... che vino!! Qualcuno se lo ricordava diverso, più evoluto, per cui abbiamo deliberato che la bottiglia era particolarmente fortunata. Grazie Marco!
Arriva l'ultimo bianco, dal colore chiaramente biodinamico con macerazione sulle bucce. Naso noccioloso, di arancia amara, miele. In bocca è ampio e grasso, spinge tanto, forse troppo, mi ricorda per certi versi una birra artigianale senza gas. Anche qua nessuno arriva a dire che trattasi di un romagnolo, un Albana di Romagna 2006 di Andrea Bragagni. Il suo nome? Rigogolo. Patricia, che ha portato la bottiglia, giura che il produttore non fa macerazione ma solo affinamento sulle fecce....
Arriva il rosato. Beluga, così si chiama sul forum, ci dice che è del Sud. Beccato, è un Bandol di quelli seri, da invecchiamento. La macchia mediterranea e quell'amarena mi fanno ricordare la Provenza che ho visitato tra anni fa. Fine in bocca anche se forse un pò piatto nel finale. E' un Bandol AOC – Château Pradeaux 2004.
Arrivano i rossi! No, non sono i comunisti ma una batteria di vini emozionanti. Il primo, dal colore e dall'odore ci porta dalle parti della Borgogna. Capiamo che è un pinot nero. Il frutto rosso è croccante, forse ancora immaturo visto che la nota vegetale col tempo prende piede. In bocca è ancora indietro, acerbo, bisogna attendere anni per apprezzare un vino di questo stampo. Ah, non siamo in Francia ma in Alto Adige perchè abbiamo bevuto un Pinot Nero Riserva 2007 di Stroblhof.
Il secondo rosso non tarda ad essere accostato al Piemonte ma tutti non riusciamo a capire che è un Barbaresco. Il colore è del nebbiolo ma, almeno inizialmente, ci sembra un vino dove tannino ed austerità non sembrano far parte del suo DNA. Un eccesso di alcol me lo fa lasciare praticamente nel bicchiere quasi tutto. Si è bevuto un Barbaresco Bric Mentina 2006 dell'azienda La Cà Nova, Tre Bicchieri lo scorso anno...
Il rosso portato da Paolo "Birrachiara" è polposo, piacione, "gradevolmente" legnoso e dal gusto pieno e persistente. Non mi piace la tipologia e infatti, pensando fosse un vino del sud, scopro che trattasi di
Montepulciano Testarossa di
Pasetti, un abruzzese doc!
Arriva forse il migliore rosso della batteria e uno dei vino più eccitanti della serata. E' chiaramente un nebbiolo, il colore e l'eleganza del naso non possono tradire. E' di una complessità da lacrime, il tempo svela un frutto croccante, vibrante, a cui si accompagnano note di fiori rossi, tè, spezie nere, caffè. Potrei continuare per ore. Bocca sopraffina e di persistenza stupefacente. Il must della serata è un Gattinara: Osso San Grato 2004 di Antoniolo. Grazie Andrea!
Il prossimo vino l'ho portato io, volevo "stupire" in qualche modo. Parte con sentori mediterranei di cappero, oliva, pino, alloro. Poi si apre e diventa fruttato, speziato. In bocca ha carattere, è scuro, dinamico, persistente. Molti alla cieca pensano sia un syrah. Piace e molto. Scoprendo che è un Montiano 2004 qualcuno si fa il segno della croce. Sì, piace un merlot del Lazio di Cotarella. E ora?
Il prossimo vino lo "becco" alla cieca. Son contento. E' rosso rubino trasparente, ha sentori minerali, salini, ha tratti selvatici. Non può essere pinot e sangiovese. Per me è un nerello. In bocca si notano i primi segni di cedimento anche se rimane ancora "grande". Non ho dubbi: Faro Palari 2004.
Bernardo porta un vino che molti, alla cieca, piazzano a Bolgheri per la mediterraneità e la presenza dolce di legno al naso. In bocca l'attacco è nettamente dolce anche se subito si equilibra lasciando la bocca densa e persistente. E' puro succo di frutti neri e china. E' un
Kurni 2002. E ora chi glielo dice a
Vignadelmar!!??
Arriva il rosso più vecchio della serata, è un 1995. Il colore è ancora scuro, il centro del bicchiere rimane impenetrabile. Riconosco il sangiovese e i tratti mediterranei e pepati del vino mi fanno pensare alla costa toscana. Butto là che sia figlio della Maremma. C'ho preso anche se mi viene detto che è un blend e non monovitigno. In bocca è ancora un giovincello, tira fuori le unghie, emoziona per vigoria e spessore. Un piccolo mostro. Vado a Scansano e butto là che sia un vecchio Avvoltore. Preso! Az, che vino!
Finalmente un vino dolce, e che vino! Oro dorato, suadente, carezzevole, piacevolmente austero con le sue note di cotogna e cera d'api. Poco grasso nonostante la muffa nobile. E' un Sauternes, lo riconoscono, la classe francese su queste tipologie è inarrivabile. Equilibrio perfetto. E' uno Chateau Lafaurie-Peyraguey 1985. Chiudiamo alla grande questa splendida serata!