Nel Collio, dove tutte le famiglie del vino hanno origine italiana o
slovena, il cognome Paraschos, che tradisce la sua origine greca, è
una curiosa eccezione che ha origini lontane ovvero quando negli anni
‘70, il salonicchese Evangelos Paraschos, decide di
trasferirsi a Trieste per studiare Farmacia. La sua sembra una
carriera abbastanza segnata poi, l’incontro con la moglie Nadia,
figlia di ristoratori di Gorizia, crea una svolta inaspettata nella
sua vita. Grazie al suocero, infatti, scopre la sua passione per la
terra e, in particolare, per la vigna domestica che inizia a lavorare
con il solo obiettivo di fornire un po’ di vino al ristorante di
famiglia.
Evangelos Paraschos |
Gli
scherzi del destino per Evangelos non sono finiti perché, se produci
vino nel Collio e negli anni ‘90 incontri ed inizi a frequentare
Stanko Radikon e Josko Gravner, allora clienti del ristorante, è
chiaro che la tua vita da vignaiolo inevitabilmente cambierà. In
meglio! E così, nel 1997, Evangelos prende il coraggio a due mani e
compie il grande passo acquistando all’asta i primi 4 ettari di
vigneto tra San Floriano e Oslavia costruendo, l’anno successivo,
la sua prima cantina e uscendo
sul mercato, nel 1999, con la sua prima vendemmia mentre bisogna aspettare il 2003 per la sua prima annata "naturale".
La
viticoltura, ieri come oggi, ha un solo
credo:
zero
concimi chimici, diserbanti o antiparassitari nocivi. I vigneti sono
tutti inerbiti, il terreno viene mosso solo d'inverno se necessario.
Le concimazioni avvengono solo saltuariamente ed esclusivamente con
letame animale appropriatamente stagionato. Oggi,
grazie anche al prezioso aiuto dei
figli Iannis
ed
Alexis,
Evangelos gestisce circa 7 ettari di vigneto dove
troviamo maggiormente
friulano, pinot grigio, ribolla gialla e merlot. In quantità minore
sono
presenti
anche malvasia, chardonnay, sauvignon e pinot nero. Le
parcelle sono localizzate tra i territori di San Floriano, Oslavia,
Gradisciutta, Lucinico e Sant’Andrea.
In
cantina, ovviamente, si segue una filosofia naturale e non
interventista per cui l’uva, una volta vendemmiata manualmente,
viene fatta fermentare sulle bucce, in maniera
spontanea
e
senza controllo della temperatura, per
circa una settimana usando
tini
aperti di
legno
o,
preferibilmente, di
plastica alimentare o vetroresina.
“Ogni tipologia di uva raccolta in vendemmia – racconta Alexis -
va all’interno di un solo tino e viene vinificata separatamente.
L’assemblaggio avviene solo alla fine. Questo per un discorso di
pulizia e per evitare ogni contaminazione di tipo batterico”.
Paraschos
– Kai 2016
(100% friulano): questo
Friulano in purezza, provenienti da vigne di 80 anni localizzate a
Gradiscutta e Lucinico, rappresenta un biglietto da visita vincente
non solo per i Paraschos ma per tutto il territorio del Collio che
non può non essere rappresentato da questo vitigno unico così come
il vino che, grazie alle vigne vecchie, risulta straordinariamente
complesso e vibrante. Aromi di fiori, erbe aromatiche, e frutta a
polpa gialla e salgemma anticipano un sorso pieno, vigoroso, ricco di
spunti minerali e, soprattutto, lunghissimo e straripante nel finale.
Paraschos
– Merlot 2014 (100% merlot): da
viti di merlot abbastanza giovani (circa 15 anni di età) nasce
questo rosso davvero interessante con un naso articolato dove ritrovo
note di mora, confettura di visciole, tabacco da pipa e lievi sentori
di china e grafite. Sapore pieno, armonico, la vendemmia non certo
calda dona al vino linearità e rigore ed una splendida verve acida
quasi salmastra che accompagna un finale nitido e succosissimo.
Piccola curiosità: a casa Paraschos il merlot
è stato imbottigliato per la prima volta nel 2004, ovvero, la prima
vendemmia delle viti da loro
piantate nel 2001 a Sant’Andrea. Gli innesti per le nuove vigne
sono stati presi dai tralci delle vecchie viti di merlot
coltivate nello stesso paese e vecchie anche più di 80 anni.