Tra Santorini e il Domaine Sigalas....

Avevo già parlato di Santorini e del Domaine Sigalas per cui la domanda è: come mai un altro post? Semplice, ho passato la mia estate nella bellissima isola greca e non potevo non passare in azienda per scoprire tutti i segreti di questi particolarissimo terroir.



L'azienda, attualmente, coltiva ben 19 ettari di vigneto diviso in varietà autoctone ancora a piede franco come Athiri, Aidani, Assyrtiko, Mandilaria, Mavrotragano (quest'ultime due uve a bacca rossa).
Durante la nostra visita, accolta in maniera eccellente da Elias, facciamo un giro per i vigneti che, come già sappiamo, a Santorini sono spesso molto vecchi e allevati a canestro in  modo che i grappoli siano riparati dal sole e dai venti carichi di sabbia e sale. Le rese, per questo motivo, sono estremamente basse e, di media, non vanno mai oltre i 20-28 hl/ha.




Non solo tradizione nel Domaine visto che si stanno allevando viti secondo metodi sperimentali e più moderni. Vedi foto sotto.


Vigneto Sperimentale

Purtroppo, causa vendemmia in corso, non ci è stato possibile entrare in cantina per cui siamo passati subito al wine tasting di tutti i vini della gamma aziendale disponibili al momento. Seduti, con un vento che accarezzava i capelli e con davanti un piatto di prodotti tipici greci, abbiamo degustato:

Aidani 2011 (100% aidani): un vino bianco che si eleva tra spezie e sole con sorso fresco e sapido con finale di erbe mediterranee. Acciaio.



Aidani 2012 (100% aidani): naso minerale, di terra asciutta, di capperi e olive. Bocca sapidissima dove ritrovo la vena vulcanica, nera, dell'isola. Acciaio.

Assyrtiko-Athiri 2013 (assyrtiko 75%, athiri 25%): fruttato, rotondo, succoso ha un sorso pieno e finale di pesca matura. Acciaio.



Santorini 2013 (100% assyrtiko): uno dei miei preferiti per quella vena tutta minerale e per la sua estrema bevibilità. Un vino bandiera. Acciaio.



Kavalieros 2012 (100% assyrtiko): da singola vigna è un assyrtiko di grande complessità grazie anche all'affinamento sulle fecce fini per circa 18 mesi prima di essere imbottigliato e ulteriormente affinato per due anni. Un bianco freschissimo che profuma di sale e macchia mediterranea e che ha un sorso lungo ed avvolgente.



Santorini Barrel 2013 (100% assyrtiko): sarà anche buono ma il legno è ancora troppo evidente per me.



Nychteri 2010 (100% assyrtiko): rappresenta il vino "tipico" di Santorini essendo prodotto a partire da uve surmature di assyrtiko. Viene fermentato e affinato in vecchie botti di rovere per circa 30 mesi e viene commercializzato non prima di tre anni. Di grande complessità, è un bianco cremoso che profuma di fiori di limone e spezie gialle. Bocca molto rotonda, vellutata e lungo finale.


Ean 2013 (100% mavrotragano):  rosè per nulla scontato, sapido e ben bilanciato.



Krisi (mandilaria, agiorgitiko): è il vino da tavola di casa Sigalas e, come per il rosè, rappresenta un approccio molto interessante e affatto prevedibile al vino rosso di Santorini.

Mm 2012 (60% mavrotragano, 40% mandilara): vino rosso molto diretta con profumi di ciliegia e frutti di bosco. In bocca è scalpitante e di buon allungo sapido. Fermentato una parte in acciaio e una parte in legno, viene affinato un anno in fusti di acciaio.

Mavrotragano 2012 (100% mavrotragano): dall'uva rossa più importante dell'isola, e non solo, nasce un vino di grande speziatura (chiodo di garofano su tutti) e complessità di frutti rossi. Sorso giovanissimo e strutturato con un tannino deciso che avrà tempo di smussarsi. 18 mesi barrique.



Vinsanto 2004 (75% assyrtiko, 25% aidani): la batteria dei vini dolci si apre col classico vin santo di Santorini prodotto da uve bianche. Profuma di frutta gialla disidratata e zuccherina e ha un sorso di grande avvolgenza, cremosità ed equilibrio. Finale interminabile. 




Apiliotis 2008 (100% mandilara): vino dolce da uva a bacca rossa disidratata al solo per 10-12 giorni, profuma di spezie nere e amarena e ha un sorso perfettamente bilanciato tra zucchero e acidità/tannino tanto che il finale non è dolce ma quasi austero.

uva mandilara al sole!

Le chiocciole Slow Wine 2015


Abruzzo e Molise
Cataldi Madonna
Emidio Pepe
Praesidium
Torre dei Beati
Valentini
Valle Reale
Alto Adige
Nusserhof – Heinrich Mayr
Kuenhof – Peter Pliger
Manincor
Tenutae Lageder
Unterortl – Castel Juval
Cantina Terlano
Basilicata
Musto Carmelitano
Cantine del Notaio
Calabria
‘A Vita
Sergio Arcuri
Campania
Antica Masseria Venditti
Antonio Caggiano
Colli di Lapio
Contrada Salandra
Contrade di Taurasi
Luigi Tecce
Maffini
San Giovanni
Tenuta San Francesco
Villa Dora
Emilia-Romagna
Camillo Donati
Fattoria Zerbina
Paolo Francesconi
Vigne dei Boschi
Villa Venti
Vittorio Graziano
Friuli Venezia Giulia
Borgo San Daniele
Damijan Podversic
Edi Keber
Gravner
I Clivi
Kante
La Castellada
Le Due Terre
Meroi
Miani
Radikon
Ronco del Gnemiz
Ronco Severo
Skerk
Skerlj
Vignai da Duline
Zidarich
Lazio
Casale della Ioria
Marco Carpineti
Sergio Mottura
Liguria
Cascina delle Terre Rosse
Maria Donata Bianchi
Santa Caterina
Walter De Batté
Lombardia
Agnes
Andrea Picchioni
Ar.Pe.Pe.
Barone Pizzini
Dirupi
Fay
Togni Rebaioli
Marche
Andrea Felici
Aurora
Bucci
Collestefano
Fattoria Dezi
Fattoria La Monacesca
Fattoria San Lorenzo
La Staffa
Pievalta
Piemonte
Alessandria Fratelli
Anna Maria Abbona
Antichi Vigneti di Cantalupo
Brovia
Ca’ del Baio
Carussin
Cascina Ca’ Rossa
Cascina Corte
Castello di Tassarolo
Cavallotto Fratelli
Conterno Fantino
Dacapo
Pira & Figli – Chiara Boschis
Elio Altare – Cascina Nuova
Elio Grasso
Elvio Cogno
Fiorenzo Nada
G.D. Vajra
Giacomo Brezza & Figli
Giuseppe Rinaldi
Iuli
Le Piane
Luigi Spertino
Pecchenino
Piero Busso
Roagna – I Paglieri
San Fereolo
Serafino Rivella
Sottimano
Vigneti Massa
Puglia
Agricole Vallone
Attanasio
d’Araprì
Giancarlo Ceci
Gianfranco Fino
Morella
Paolo Petrilli
Polvanera
Sardegna
Giuseppe Sedilesu
Orlando Tondini
Panevino
Sicilia
Arianna Occhipinti
Cos
Ferrandes
Frank Cornelissen
Girolamo Russo
Graci
I Vigneri
Marco De Bartoli
Tenuta delle Terre Nere
Valdibella
Toscana
Badia a Coltibuono
Baricci
Boscarelli
Caiarossa
Caparsa
Castello dei Rampolla
Corzano e Paterno
Fattoi
Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Fattoria di Fèlsina
Fattoria Selvapiana
Fontodi
Frascole
I Luoghi
Il Paradiso di Manfredi
Isole e Olena
Le Chiuse
Le Cinciole
Montenidoli
Monteraponi
Montevertine
Podere Concori
Poderi Sanguineto I e II
Riecine
Salustri
Stefano Amerighi
Tenuta di Valgiano
Val delle Corti
Trentino
Eugenio Rosi
Foradori
Francesco Poli
Gino Pedrotti
Maso Furli
Pojer & Sandri
Redondel
Vignaiolo Fanti
Umbria
Adanti
Antonelli San Marco
Barberani – Vallesanta
Fattoria Colleallodole
Palazzone
Paolo Bea
Tabarrini
Valle d’Aosta
Les Crêtes
La Vrille
Veneto
Le Fraghe
Monte dei Ragni
Corte Sant’Alda
Monte dall’Ora
Villa Bellini
La Biancara
Prà
Fongaro
Leonildo Pieropan
Vigneto Due Santi
Tessère
Casa Coste Piane
Silvano Follador
Sorelle Bronca

Tre Bicchieri 2015 Lombardia Gambero Rosso

23 premi confermano lo stato di grazia dell’enologia lombarda, frutto di decenni d’investimenti, sperimentazioni e impegno nello studio dei terroir. I prima linea troviamo i vini spumanti sono in prima linea con la Franciacorta e l'Oltrepò Pavese. Poi ci sono Valtellina e bresciano. Un quadro d’insieme positivo, con denominazioni classiche in primo piano. Ma la Lombardia del vino non si esaurisce in questi terroir. Dalla Valcamonica al Mantovano, da Botticino alla collina milanese di San Colombano c’è molto ancora da scoprire. E ne vale la pena. E i due premi speciali aggiudicatesi dalla Lombardia coronano l'ottimo andamento della regione.



Brut 'More 2010 Castello di Cigognola
Brut Cl. Nature Monsupello
Franciacorta Brut Cuvée Alma Bellavista
Franciacorta Brut Nature Barone Pizzini
Franciacorta Collezione Grandi Cru 2008 Cavalleri
Franciacorta Extra Brut 2008 Lo Sparviere
Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Rosé Ris. 2006 Ca' del Bosco
Franciacorta Extra Brut EBB 2009 Il Mosnel
Franciacorta Extra Brut Lucrezia Et. Nera 2004 Castello Bonomi
Franciacorta Pas Dosé 33 Ris. 2007 Ferghettina
Franciacorta Satèn Palazzo Lana 2006 Berlucchi & C.
Lugana Brolettino 2012 Ca' dei Frati
Lugana Molin 2013 Provenza - Cà Maiol
OP Cruasé Oltrenero Tenuta Il Bosco
OP Pinot Nero Brut Cl. 1870 2010 F.lli Giorgi
OP Pinot Nero Brut Cl. Conti Vistarino 1865 2008 Conte Vistarino
OP Pinot Nero Giorgio Odero 2011 Frecciarossa
OP Rosso Cavariola Ris. 2010 Bruno Verdi
Valtellina Sforzato Ronco del Picchio 2010 Sandro Fay
Valtellina Sfursat C. Negri 2011 Nino Negri
Valtellina Sfursat Fruttaio Ca' Rizzieri 2010 Aldo Rainoldi
Valtellina Sup. Dirupi Ris. 2011 Dirupi
Valtellina Sup. Sassella Stella Retica Ris. 2010 Ar.Pe.Pe.

Castello Tricerchi a Montalcino

Il primo contatto con Castello Tricerchi è avvenuto una sera d'estate al Simposio di Roma quando Gianni, mitico oste del wine bar, mi ha piazzato un bicchiere di vino rosso in mano dicendomi:"Andrè, senti questo Rosso di Montalcino quanto è buono, lo produce la persona che è al tuo fianco, l'avvocato Squarcia!!".

Gianni aveva ragione, era un gran sangiovese.

Squarcia, inizialmente, era un pò intimidito da tutti questi complimenti ed è comprensibile se si conosce la sua storia. Lui, che ufficialmente è un uomo di diritto, da poco è diventato anche produttore di Rosso e Brunello di Montalcino. Stop, correggo: è ridiventato produttore. Castello Tricerchi, infatti, era un marchio gestito totalmente dagli Agricoltori del Chianti Geografico e solo pochissimo tempo fa, non sto a scrivere i motivi, è ritornato in mano alla famiglia Squarcia che da secoli è proprietaria della tenuta di Montalcino e dei relativi vigneti. Insomma, Emanuele è ufficialmente un avvocato ma, come mi ha confessato, la sua passione è l'agricoltura e per lui, neo vignaiolo, questa è una sfida stimolante.


Castello Altesi - Foto: valdorcialife.it

La nuova vita della famiglia Squarcia oggi gravità attorno al quattrocentesco Castello Altesi,al confine con il comune di Buonconvento, zona nord-est dell'areale di produzione del vino di Montalcino. 
Emanuele, la cui azienda confina con Altesino e Caparzo, quando può scappa da queste parti e sovente lo potrete incontrare sopra il trattore mentre cura le sue vigne che, piantate su terreni di medio impasto ad una altezza di circa 250 metri s.l.m., si localizzano più o meno tutte intorno alla storica dimora.




Il primo ettaro e mezzo di sangiovese è stato piantato nel 1998 per arrivare ad oggi a circa 10 ettari a cui si aggiungono piccole percentuali di merlot e colorino per un totale di oltre 12 ettari di vigneto gestito usando i principi di una agricoltura il più possibile rispettosa dell'ambiente.




La cantine di Castello Tricerchi facevano parte degli ex granai della storica dimora dove oggi trovano alloggio vasche d'acciaio, botti e barrique di rovere francese. Lorenzo Landi, consulente enologo dell'azienda, stabilisce un protocollo di vinificazione e affinamento che prevede un anno di affinamento in barrique per il Rosso di Montalcino mentre per il Brunello di Montalcino l'affinamento prevede una parte in barrique (40% circa) e una parte in botti grandi da 20 hl (60% circa).
Per ora si prosegue così ma non è detto che in futuro, soprattutto per quanto riguarda i lieviti usati in vinificazione, non ci siano sorprese....





Con Emanuele Squarcia mi incontro una sera di Luglio a Montalcino per aprire qualche bottiglia nuova e, soprattutto, vecchia del suo sangiovese. Non so perché ha scelto me ma aveva bisogno di capire se la sua azienda era sulla rotta giusta.

Per perseguire questo obiettivo bisognava degustare tutte le annate del vino a disposizione attingendo anche dalla riserva di famiglia. Il futuro dipende fortemente dal passato.

Castello Tricerchi - Rosso di Montalcino 2012: tripudio di frutti rossi, ciliegie, lamponi e more con qualche nota terrosa. Sorso complesso, fresco, di personalità. Buon biglietto da visita!

Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2003: l'esposizione nord dei vigneti probabilmente non ha fatto soffrire molto le uve in questo millesimo torrido. Il sangiovese, infatti, è strutturato, caldo ma al sorso non cede nulla rimanendo diretto, austero e con un finale balsamico molto intrigante. E' un vino pronto e noi siamo pronti a berlo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2005: da un millesimo per me sottovalutato nasce ancora una volta un sangiovese di carattere dotato di un'armatura solida, inespugnabile ma, al tempo stesso, di un'anima molto fine ed elegante. In bocca vale la stessa descrizione del naso ovvero duro apparentemente ma dotato di grande materia interiore che potrà solo migliorare col tempo.



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2006: sangiovese sanguigno in tutti i sensi visto che al naso è talmente ematico che potrebbe diventare il vino simbolo di CSI Miami. A parte gli scherzi, è un Brunello molto più austero degli altri, più chiuso e minerale rispetto al precedente dal quale si differenzia anche per una complessità olfattivo diversa. In questo millesimo, infatti, ci sono toni impregnanti di prugna scura ed erbe aromatiche con un sorso dal tannino vivo e dal finale decisamente sapido. Intrigante!



Castello Tricerchi - Brunello di Montalcino 2009: giovanissimo ancora, al naso diffonde aromi di viola, ciliegia, resina e lieve sottobosco. Generoso al sorso dotato di grande forza gustativa interpretata da un tannino vigoroso ed in definizione. Finale lungo, persistente, con ritorni importanti di frutta rossa e fiori.



Terminiamo la degustazione con l'immancabile prova della annate ancora in botte. La 2010, che uscirà a febbraio per l'immancabile anteprima di Montalcino, ha dato vita ad un sangiovese cristallino e floreale che sono sicuro darà molta soddisfazione non solo a Castello Tricerchi. La 2011 è ancora chiusa e dura mentre la 2012, come accaduto anche per altre aziende della zona, ad oggi sembra un vino già pronto per equilibrio e piacevolezza. Infine, la 2013, di grande struttura che solo il tempo potrà dire come evolverà.

Castello Tricherchi è un'azienda che ancora in pochi conoscono ma che, sono sicuro, grazie ad Emanuele Squarcia avrà un futuro molto più fulgido rispetto ai suoi trascorsi che, scusate il giro di parole, probabilmente sono passati un pò troppo sotto traccia. Wine lovers avvistati...

Tre Bicchieri 2012 Molise e Calabria

Molto lentamente, ma anche l'enologia molisana sta cambiando, registrando finalmente qualche timida evoluzione che dà conto di un territorio con una grande vocazione alla viticultura sino a ora mortificato da interpretazioni tutte potenza e internazionalità, o marcate da ingenuità, spinte rustiche o un debole troppo dichiarato per l'enologia moderna. Ma qualcosa sta cambiando, dicevamo. E il territorio inizia a diventare protagonista. Che la Calabria possa esprimersi con un buon livello qualitativo, invece, non è una novità. Ma ancora vediamo una regione a due velocità: da una parte un piccolo gruppo di produttori che non ha nulla da invidiare ai colleghi di altre regioni, che in questi anni hanno investito (anche molto) sulla ricerca, nei vigneti e in cantina e che oggi riscontrano un netto miglioramento della qualità e della continuità produttiva; dall’altra, quelli che iniziano ora e ancora non trovano continuità nei risultati. Anche la distribuzione sul territorio registra grosse differenze per produzione e qualità.



TRE BICCHIERI 2015. MOLISE

Aglianico 2010 Borgo di Colloredo
Molise Rosso Don Luigi Ris. 2011 Di Majo Norante


TRE BICCHIERI 2015. CALABRIA

Grisara 2013 Ceraudo

Magno Megonio 2012 Librandi

Masino 2012 iGreco

Moscato Passito 2013 Viola

Tre Bicchieri 2015 Puglia Gambero Rosso


Trovare la Puglia ai vertici della produzione italiana ormai non è più una sorpresa. Il miglioramento, pur complessivo, riguarda soprattutto la zona delle denominazioni di origine a base primitivo. Certo che la diffusione, anche qui, di un sistema di denominazione di origine passe-partout (per esempio la denominazione Gioia del Colle include vini realizzati con uve diverse) non aiuta a tracciare un'identità facilmente riconoscibile e apprezzabile dal consumatore. Ci sembra importante passare dall'esaltazione del vitigno a quella del territorio, puntare proprio sul radicamento nel territorio. Fare sistema per promuoverlo, approfondire la conoscenza delle caratteristiche delle varie zone vinicole, salvaguardarne, per esempio, i vecchi impianti ad alberello e il ritorno nei nuovi vigneti a questo sesto d’impianto, almeno nelle zone che tradizionalmente lo utilizzavano. E non è un caso che dei dodici Tre Bicchieri quest’anno solo due non appartengono a denominazioni di origine controllata.

Castel del Monte Rosso Bolonero 2012 Torrevento
Castel del Monte Rosso Trentangeli 2011 Tormaresca

Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella 2011 Polvanera

Gioia del Colle Primitivo Et. Nera C.da San Pietro  2012 Plantamura

Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. 2010 Viglione

Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto 2011 Chiaromonte

Negroamaro 2011 Carvinea

Primitivo di Manduria Es 2012 Fino
Primitivo di Manduria Giravolta  2012 Racemi
Salice Salentino Rosso Per Lui Ris. 2012 Leone de Castris
Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. 2011 Due Palme

Torre Testa 2012 Rubino

Sì, questa estate ho bevuto anche Santo Wines!

Girando un pò per i supermercati di Santorini ti rendi conto, se sei attento, di quali siano i vini più commerciali e, senza ombra di dubbio, quelli di SantoWines occupavano sempre un posto in prima fila sugli scaffali.

Mai e poi mai sarei andato a trovarli, pur essendo a dieci minuti dal mio monolocale, se non ci fosse stato un mio caro amico, esperto in cose greche, che mi ha gridato al telefono:"Ma che ti frega dei vini, dal loro wine bar c'è il più bel panorama di tutta Santorini!!"

Presa la macchina e giunto davanti all'ingresso della cantina/wine bar mi sono reso conto da subito che da queste parti hanno fatto le cose in grande e non poteva essere che così visto che l'azienda, fondata nel 1947, rappresenta l'Unione delle Cooperative di Santorini vantando circa 1000 soci conferitori.

La struttura, creata nel 1992, è davvero molto bella e moderna ed è divisa tra la zona wine bar, il locale vendita con i vini e gli altri prodotti tipici di Santorini e, ovviamente, il balcone sulla Caldera da cui si vanta un panorama eccezionale. Già, il mio amico aveva ragione!


Tutto è molto organizzato, turistico e, assieme ad un gruppo di giapponesi (sigh), prenoto un tour in inglese al costo di 5 euro e della durata di circa venti minuti. Oh, così è scritto....

La cantina, da un punto di vista tecnologico, è costruita in diversi livelli, cinque per l'esattezza, in modo che tutte le operazioni avvengano per cascata con il minimo impiego della tecnologia. 

La visita, ovviamente, inizia dal tetto dove i soci conferiscono le loro uve che verranno poi pigiate al piano di sotto.

  


Il tour, abbastanza arido e per neofiti, prosegue con la visita di tutti i livelli della cantina e termina nella barricaia che viene presa letteralmente d'assalto dai flash dei giapponesi che sembrano non aver mai visto una botte. Arisigh! Una breve descrizione di tutti i vini della gamma aziendale e la visita giunge al termine. 





Ok, è ora di andare a degustare qualche vino all'interno del bellissimo wine bar vista Caldera.
Con Stefania prendiamo una degustazione di 5 vini bianchi (troppo caldo per i rossi) accompagnati da "stuzzichini" locali.


Athiri 2013 (100% athiri): da uve biologiche è un vino che sembra uno stretto parente del sauvignon blanc con le sue note erbacee e pungenti. Va bene come aperitivo se piace la tipologia. Acciaio.

Aidani 2013 (100% aidani): altro vino d uve biologiche si caratterizza per aromi di fiori e agrumi. Bocca diretta, fresca, poco persistente. Acciaio.

Santorini Assyrtiko 2013 (100% assyrtiko): mah, mi aspettavo un vino dalla vena minerale e invece mi trovo una bevuta estremamente citrina che solo al sorso mi rinfranca per un tratto sapido abbastanza interessante. Acciaio.


Santorini Assyrtiko Riserva 2010 (100% assyrtiko): all'olfatto esce subito la pietra focaia a cui seguono sensazioni di agrume e leggera vaniglia. Sorso sapido, fruttato, con un finale ancora leggermente segnato dal legno. Affinamento: 6 mesi in barrique  e 6 mesi di bottiglia.


Santorini Assyrtiko Gran Riserva 2010 (100% assyrtiko): come distruggere un vino con l'uso eccessivo del legno che copre, ad oggi, tutti i caratteri dell'uva.  Affinamento: 12 mesi in barrique e 12 mesi di bottiglia.



Conclusioni: era quello che mi aspettavo, vini abbastanza "standard", a volte anche troppo, che hanno una loro ragion d'essere solo se bevuti davanti allo spettacolo della Caldera in un giorno di vacanza.


E lo chiamano giornalismo?

Il cattivo giornalismo arriva anche da testate che non ti aspetti. In questo caso Giorgio dell'Orefice non solo storpia il nome del presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino ma, cosa gravissima, accusa Michele Lorenzetti, mio amico ma soprattutto bravo enologo col pallino della biodinamica, di essere la persona che tentato la truffa del Brunello. Come riporta anche Repubblica, il presunto colpevole è Alessandro Lorenzetti e non Michele. Ma vi rendete conto? Non lo chiedo mai ma, se potete, condividete questo post perchè un'altra persona potrebbe avere seri problemi lavorativi.

Il link è il seguente_


Notizia: è arrivata finalmente la smentita 

http://food24.ilsole24ore.com/2014/09/truffa-brunello-primi-chiarimenti-sullidentita-dellindagato/

Se leggiamo bene, però, è lo stesso Michele che ha dovuto chiamare, incazzandosi, il giornale e non lo stesso giornalista che, con pochissimo, avrebbe potuto capire che aveva preso un grosso granchio.

E lo chiamano giornalismo!