Il Timorasso Spumante Tasting Panel visto dalle food blogger


Non vorrei fare il classico comunicato stampa dove per ogni cazzata che si organizza in giro alla fine si dice sempre che è stato un trionfo ma, per questo tasting panel, la parola adatta non può che essere SUCCESSO. Non tanto per le valutazioni del vino ma, piuttosto, per la partecipazione che si è scatenata in Rete dove tanti amici, tanti blogger ed appassionati di vino hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa lanciata da me e Paolo Ghislandi.
In tutto questo fermento la parte del leone o, meglio, delle leonesse l’hanno fatta le food blogger che, tralasciando un po’ la parte più tecnica della degustazione hanno abbinato il Timorasso Spumante a tantissimi piatti originali.

Un esempio? SOS Torta ci ha cucinato un buonissimo risotto allo spumante, Peperoni e Patate ha creato l’abbinamento con una mousse di San Daniele e patate in sfoglia di mele su besciamella, Tavole e Fornelli ci ha mangiato biscotti salati al timo e senape, Fior di Frolla  ci ha accompagnato una squisita quiche ai funghi porcini, patate e Emmentaler, mentre Con Amore per Amore  ha realizzato uno squisito matrimonio con le capesante.

Il risotto di SOS Torta
La mousse di Peperoni e Patate
Quiche ai funghi porcini, patate e Emmentaler
Con Amore per Amore e le capesante

Non è finita qua però. Anzi.

Zucchero&Sale c’ha mangiato i gamberi fritti alle mandorle e pepe, la Fucina Culinaria ha azzardato con la preparazione di una bavarese “Spumante & Nocciole”, la russa Rossa di Sera ha tentato un abbinamento regionale con le Tagliatelle con tartufo nero e panna acida, Pane Burro e Marmellata ha realizzato dei succulenti Spaghetti alla chitarra con Patè di Palamita, Rosamarina piccante e Datterini confit, Acquolina ha creato un matrimonio tra Timorasso e Tagliatelle all'uovo con porcini freschi mentre Sonia nel Paese delle Stoviglie ha creato un’unione autunnale con degli ottimi sformatini di zucca.

Gamberi fritti alle mandorle e pepe
I gustosi sformatini di zucca
Tagliatelle con tartufo nero e panna acida
Gli spaghetti di Pane Burro e Marmellata
Tagliatelle all'uovo con porcini freschi
La bavarese di Fucina Culinaria

Non è finita qua!!

Amara Dolcezza ha creato ed abbinato i Blinis con panna acida, Tocco di Zenzero ha abbinato il Chiaror Sul Masso ai rigatini di farro con crema di topinambur, salsiccia, toma e pichin mentre Daniela Senza Panna c’ha mangiato dei fantastici tortelli cacio e pepe con salsa carbonara made in Antica Osteria L’Incannucciata.
Chiude la carrellata la Kitty' s kitchen con un happy hour a base di spiedini di pollo fritto all’americana.

Blinis con panna acida
Rigatini di farro con crema di topinambur, salsiccia, toma e pichin
Tortelli cacio e pepe con salsa carbonara
Spiedini di pollo fritto all’americana

Spero di non essermi dimenticato nessuno e...al prossimo tasting panel!!


La Borgogna di Armand Rousseau: Charmes-Chambertin 2005


Parli di Armand Rousseau e ti viene in mente subito la Borgogna, la terra dei balocchi per ogni iniziato al grande vino.
Parli di Armand Rousseau  e, per chi c’è stato, ti vengono in mente i suoi 14 ettari di vecchie viti di pinot nero di cui 2 a Village, 3,5 a Premier Cru e 8,5 di pura essenza Grand Cru.


Un’elevata densità di impianto (11.000 ceppi per ettaro), basse rese (siamo a 30-40 ettolitri per ettaro), nessun uso di fertilizzanti e una vinificazione tradizionale sono i presupposti essenziali di una produzione media di 65.000 bottiglie, piccole perle enologiche che ogni anno deliziano i palati di quei fortunati che possono permettersi di bere queste rosse emozioni borgognone.


Dei 30 ettari del vigneto Charmes-Chambertin, il più grande di Gevrey, il Domaine possiede solo un piccolissimo fazzoletto di terra di circa un ettaro e mezzo che ogni anno, per quella combinazione alchemica chiamata Terroir, dà vita a piccoli capolavori enologici, uno dei quali è arrivato su una tavola di Roma e regolarmente stappato.


Bere oggi un 2005, annata considerata “mitica” dagli esperti di Borgogna, potrebbe essere un’arma a doppio taglio perché potrebbe presentarsi l’incognita di aprire bottiglie che, nella loro fase di vita, sono in netta chiusura per poi tornare ad esprimersi ad alti livelli solo tra qualche anno, magari decenni.


Corriamo il (presunto) rischio e con grande gioia ogni paura viene spazzata via: il vino ha un naso profondo dove giocano intense sensazioni di frutta rossa, scorza di arancia, violetta, liquirizia, muschio e un lieve eco vegetale.

Al palato c’è tanta materia, grande profondità e, soprattutto, una purezza davvero emozionante. Non so come spiegarlo ma è come se un equalizzatore abbia filtrato tutti i segnali organolettici per compensare eventuali disuniformità e regalare al degustatore solo sensazioni nitide e sulla stessa lunghezza d’onda.

Bottiglia da 150 euro con cui si capisce decisamente perché Dio ha voluto il Pinot Nero.

Oggi si beve lo Svejo 2009 di Italo Cescon


Con i vini di Italo Cescon mi sono incontrato durante una ricerca sui “social wine” ovvero vini con finalità sociali che, nel caso di Cescon, hanno la retroetichetta scritta in braille. Grazie alla collaborazione del Sig. Mario Girardi, Vicepresidente della Sezione di Treviso dell'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, le retroetichette dei Cru aziendali, Svejo, Mejo Chieto e Rabià, potranno essere lette con altri occhi dagli appasssionati di bacco per permettere anche a loro di comprendere le caratteristiche principali del vino che stanno bevendo.

 

Siamo tutti uguali a questo mondo, anche quando beviamo un bicchiere di Raboso!

Incuriosito da questa notizia ho deciso di saperne di più della famiglia Cescon e dei loro vini scoprendo, in tale ambito, un’azienda agricola famigliare che da oltre cinquanta anni opera nel Piave.
Nel 1954, infatti, Italo Cescon scelse di seguire le orme del nonno Domenico che già produceva Raboso Doc Piave dando vita ad una piccola cantina, l’Enoteca Italo Cescon, da subito distintasi nella zona per la vendita di vino esclusivamente in bottiglia, specie per le osterie ed i ristoranti, vestendola da subito con un’immagine unica e ancor oggi quanto mai attuale: l’etichetta in carta paglia scritta interamente a mano e l’inconfondibile Tralcetto.


Oggi, che il patron fondatore non c’è più, l’azienda, divisa in sei tenute, è condotta dai figli Gloria, Graziella e Domenico che, con un giusto mix di tradizione ed innovazione, stanno dando nuovo impulso a due vitigni autoctoni della Doc Piave: il Raboso e l’Incrocio Manzoni 6.0 13 o Manzoni Bianco, oggi nuova D.O.C.G.

Negli ultimi tempi ho bevuto più volte lo Svejo 2009, 100% Manzoni Bianco che, inizialmente, aveva destato la mia curiosità più per la retroetichetta in braille che per la sua popolarità mediatica.
Posso dirlo? Che bello questo vino il quale, pur non raggiungendo vette estreme di complessità e finezza, ha allietato, senza mai deludere, parte delle mie serate estive.
Ha un profumo intenso e al naso si apre con una netta nota fruttata di pesca bianca che col passare del tempo vira verso sensazioni più mature e a tratti tropicali. Il quadro aromatico si completa con tanti fiori bianchi e una lieve nota minerale.
In bocca l’equilibrio è dato da un sottile gioco di morbidezza e freschezza che, unite ad intensità e persistenza, fanno di questo Svejo 2009 un ottimo compagno di bevute.

 
Che volete di più da un “social wine”?

P.S.: abbinato con l’asparago bianco di Cimadolmo IGP dicono sia il massimo…

Lo Champagne più vecchio del mondo è stato bevuto!


La notizia è di ieri, due delle bottiglie di champagne più vecchie al mondo, ritrovate lo scorso luglio dopo aver trascorso secoli all'interno di un relitto nel Mar Baltico, sono state stappate due giorni fa ad Aaland in Finlandia, davanti a un centinaio di amatori e giornalisti con il bicchiere in mano.
I due preziosi champagne, aperti oggi, un Veuve Clicquot e un Juglar, dal nome della casa "châlonnaise" ormai scomparsa, fanno parte di uno carico di  bottiglie, probabilmente inviato dal re di Francia Luigi XVI alla corte imperiale di Russia, ma mai giunto a destinazione. L'apertura di due bottiglie è stata organizzata dalle autorità dell'arcipelago autonomo finlandese di Aaland.

Bottiglie sommerse
Lo champagne, una volta versato nei bicchieri, si e' presentato con un aroma piu' pungente di quelli di qualsiasi prodotto moderno. ''Le bottiglie in fondo al mare si conservano meglio che in qualsiasi cantina'', ha detto ai giornalisti uno dei piu' famosi esperti mondiali di champagne, Richard Juhlin, che ha descritto il Juglar come ''piu' intenso e potente'', mentre il Veuve-Clicquot e' stato paragonato allo Chardonnay, con sfumature di ''fiori di tiglio e scorze di lime''.

Lo champagne all'esame olfattivo
I rappresentanti della Veuve-Cliquot hanno collaborato on gli storici per datare lo champagne, che risale alla meta' del diciannovesimo secolo. Nella nave affondata sono state ritrovate in tutto 168 bottiglie e le autorita' della piccola provincia di Aaland puntano ad attirare turisti e appassionati, che potranno acquistare all'asta il resto del tesoro sommerso. Secondo Juhlin, ogni bottiglia potrebbe valere circa 100 mila euro.

Il tappo
Fonte: Asca

La Top 100 2010 di Wine Spectator. L'epilogo finale!!! E' Ammericano il Wine of The Year 2010



Bene, l'epilogo è arrivato e tanti lettori di Percorsi Di Vino sono in trepida attesa di leggere queste righe per sapere chi ha vinto il concorso dei concorsi..........
Detta questa str...ata vediamo Wine Spectator chi piazza la numero 5 della graduatoria.

Altamura 
Cabernet Sauvignon Napa Valley 2007


Inizialmente, dal nome, pensavo fosse un pugliese ed invece è un bel cabernottone della Napa Valley che tanto piace agli Ammericani

A profound effort, offering wonderful purity of flavor, with tiers of anise and black licorice, generous yet structured and elegant. This shows both power and finesse, ending with a wonderful burst of dark berry fruit. Best from 2012 through 2024. 3,000 cases made. –JL


 Al numero 4, e quindi ai piedi del podio, troviamooooooooooo

Rullo di tamburi

Revana
Cabernet Sauvignon St. Helena 2007

 

 
 
Altro cabernottone made in California

Aromas of roasted herb, red pepper and sage are complex, elegant and spicy, joined by ripe currant, plum and black cherry fruit, but this is at its best on the full-bodied palate, where the texture is supple, graceful and polished. Drink now through 2020. 2,000 cases made. –JL

Sul podio, al numero 3, in quella che sembra ormai una classifica a stelle e strisce troviamo.....
  
Peter Michael 
Chardonnay Sonoma County Ma Belle-Fille 2008


This is a tremendous Chardonnay, intense, pure, ripe and complex, with concentrated pear, apple, fig and melon flavors that are elegant and refined. Well-defined and long on the finish. Drink now through 2016. 2,100 cases made. –JL

Uno chardonnay tremendo??? Ah ah ah

Al numero 2.................

Two Hands 
Shiraz Barossa Valley Bella’s Garden 2008


Mi mancava l'Australiano!! 

Dark and dense, but emerges with vivid color and bright flavors of raspberry, black cherry and a hint of peach, beautifully tinged with cocoa, licorice and mineral notes as the finish sails on impressively. Drink now through 2018. 2,400 cases made. –HS

E al numero 1, signore e signori, vi presento l'unico, inimitabile, eccezionale, incontrastabile, prezioso...........

 Saxum 
James Berry Vineyard Paso Robles 2007

 
In 1998, when 28-year-old Justin Smith started making wine in Paso Robles, it was a sleepy Central Coast area. Now the wine region is one of California’s fastest-growing. West Paso has a magical combination of rocky limestone soils, rolling hillsides and a not-too-cool climate that gives red Rhône varieties a firm structure to frame their rich, dark berry flavors.
Smith, who owns the 3,000-case Saxum winery with his wife, Heather, creates wines of distinctive character, depth and personality. In 2007, a near-perfect vintage, Saxum’s wines reached new heights. The 2007 James Berry Vineyard Paso Robles is a blend of Grenache, Mourvèdre and Syrah from a vineyard named after Smith’s father. The three varieties are aged 20 months in new and used barriques and large puncheons, to emphasize fruit purity. With its classic quality and reasonable price, this wine is a testament that Paso Robles has earned its place on the world stage.

An amazing wine, dense, rich and layered, offering a mix of power and finesse, with concentrated dark berry fruit, mineral, sage, herb and cedar notes that are pure, intense, focused and persistent. Grenache, Mourvèdre and Syrah. Drink now through 2018. 950 cases made.

Correte a comprarlo!!!!


I "New Latitude Wines". Il caso della Thailandia


Si chiamano “New Latitude Winesi vini prodotti da vigne comprese tra il 14° e il 18° parallelo, viti impiante per soddisfare le nuove esigenze dell’Asia che, col suo PIL galoppante, sta accrescendo anche la domanda di vino.
La Thailandia, in questo contesto, rappresenta un paese estremamente dinamico dove la vite, tra l’altro, non è cosa recente. La storia narra che le prime barbatelle furono regalate al Re Narai da Luigi XIV assieme a cinque bottiglie di Claret che, da quel momento in poi, divenne la bevanda più apprezzata di tutta la corte.
Torniamo ai giorni nostri e, più precisamente, al progetto enologico più intraprendente di tutta la Thailandia: la Siam Winery.


Situata a circa 50 Km da Bangkok, nella zona del Chao Praya Delta, l’azienda ha cominciato a produrre vino dal 1999 ed oggi è la più grande esportatrice di vino del suo paese. Fin qua nulla di eccezionale vero? Ma che ne dite se vi dico che la Siam Winery utilizza uva proveniente dai c.d. “vigneti galleggianti”? 


Localizzate nella provincia di Samut Sakhorn, delta del fiume Chao Phraya, le viti sono piantate su lunghe isole di forma rettangolare separate da canali che, alla fine, formano un  bellissimo arcipelago vitato.
Il vitigno bianco più diffuso nei “vigneti galleggianti” è l’uva Malaga Blanc (proprio quella regalata al Re Narai da Luigi XIV di Francia) mentre il Pokdum o Black Queen rappresenta il vitigno a bacca nera più coltivato in zona.


La vendemmia, in questo contesto, rappresenta il momento più arduo ed affascinante. Da queste parti, infatti, le condizioni climatiche permetterebbero al vignaiolo di raccogliere l’uva due volte l’anno: la prima a Febbraio e la seconda a Settembre, durante la stagione delle piogge. Così facendo, però, significherebbe avere un raccolto di scarsa qualità per cui la Siam Winery si è inventata una sorta di “potatura delle piogge” che evitava di raccogliere l’uva a Settembre per averla di grande qualità a Febbraio.
Il bello, poi, è vedere come da queste parti si vendemmia, altro che macchine, qua è tutta questione manuale e….d’equilibrio!!


Vabbè tutto bello ma, alla fine, come sono questi vini? La risposta è..non lo so, a Roma ancora non li ho trovati, oggi vi volevo solo raccontare una storia diversa, esotica, fatta di possibili duplici vendemmie annuali che avvengono in equilibrio sull’acqua dei canali che solcano i vigneti galleggianti. Di questi tempi un po’ di romanticismo enologico non guasta.



La Top 100 2010 di Wine Spectator. Posizioni 7 e 6



Dite la verita, ieri sera non avete dormito per attendere ansiosi le nuove posizioni della Top 100 2010 di Wine Spectator. 

Bene, l'attesa è finita, ecco a voi il numero 7, un bell'australiano. Evvai col nuovo mondo!!!!!

Schild 
Shiraz Barossa 2008


This big, smooth wine is polished, ripe and complex, offering roasted meat and walnut accents to its black cherry, blackberry, tobacco and licorice aromas and flavors. Lingers appealingly on the expansive finish. Drink now through 2020. 5,000 cases imported. –HS

  E al numero 6 un bel pinottone nero americano

Paul Hobbs 
Pinot Noir Russian River Valley 2008


This classy 2008 exhibits wonderful aromatics of wild raspberry, anise, blackberry and spice, with touches of mineral and sage. Full-bodied and complex, this is vibrant, focused, intense and persistent. Drink now through 2016. 3,644 cases made. –JL

Dovrebbe costare circa 45$. Ma la Borgogna no??? 

La Top 100 2010 di Wine Spectator. Posizioni 10 - 9 - 8...


Lo sappiamo tutti, la Top 100 di Wine Spectator in Italia interessa davvero a poca gente, qualche speculatore, qualche amante del vino frutto e nulla più.
A me, invece, incuriosisce e diverte allo stesso tempo, la Top 100 è una sorta di lista che spesso nelle prime posizioni della classifica raggiunge livelli umoristici pari ad un film comico del cinema muto.


Leggendo il sito si viene a conoscenza che la classifica di quest'anno si è concentrata molto sui vini dal buon rapporto q/p, provenienti da 14 paesi e con un punteggio medio di 93.
Ieri sono usciti i primi tre vini della Top 10. Chiamiamo un presentatore adatto e diamo inizio alle danze!


AAAALLLL NUMERO 10 TROVIAMO.......

Clos des Papes 
Châteauneuf-du-Pape White 2009


Superfresh, with blanched almond, green plum, yellow apple and verbena notes carried by almost brisk minerality. The finish is really bright and mouthwatering. There's rather stony precision and this still a touch tight. Begs for cellaring. Best from 2011 through 2020. 1,000 cases made. –JM

AAAALLLL NUMERO 9 TROVIAMO.......

 CARM 
Douro Reserva 2007


 An elegant and powerful red, with intense aromas and flavors of red berry, smoke, raspberry and spice that are supported by well-integrated tannins, with plenty of structure. Very Burgundian in style, with a focused finish of crushed red fruits and fig. Just a baby. Best from 2012 through 2017. 8,500 cases made. –KM

 AAAALLLL NUMERO 8 TROVIAMO.......
  
Fontodi
Colli della ToscanaCentrale
Flaccianello 2007


A generous Sangiovese, with loads of blackberry, dark cherry and berry on the nose and palate. Full and long. Chewy. The new wood could stand to have a little less barley flavor, but the fruit is fabulous. Takes off on the finish. Best after 2012. 5,000 cases made. –JS

EVVAI COL PRIMO ITALIANO IN CLASSIFICA

ITALIA

ITALIA

Commozione..

Il Brunello di Montalcino 1970 della Tenuta Il Poggione. Presidente mio Presidente...


Fabrizio Bindocci doveva essere il mio, il nostro presidente, non so se sarebbe stato il migliore, ma ho ben presente nella mia testa, e non sono il solo, che sicuramente avrebbe preservato il Sangiovese meglio di Rivella. E’ stato lasciato solo o quasi, al suo fianco c’era solo Carlo Lisini Baldi, ma in due non si riesce a vincere una guerra, soprattutto contro certe lobby.


Qualche tempo fa ho avuto l’occasione di trovarmi di fronte Bindocci e Lisini allo stesso tavolo, accanto a loro c’era un altro cavaliere della resistenza. Avrei voluto chiedere tante cose, volevo capire da loro perché sono rimasti soli, se si aspettavano tutto questo e cosa, secondo loro, cambierà a Montalcino da adesso in poi. Domande che mi sono rimaste dentro, non era il caso di riaprire una ferita aperta anche perchè erano là per una festa, per celebrare il loro Sangiovese, quello puro, vibrante ed emozionante.


Il Brunello di Montalcino della Tenuta il Poggione che ho nel bicchiere mentre scrivo le note di degustazione non è un Sangiovese qualunque, è un 1970, ha quaranta anni, è più vecchio di me ma non se ne accorge nessuno. E’ un vino che mi fa pensare al Tetris, è formato da tanti tasselli che all’inizio quasi si nascondono mentre col tempo, pian piano, escono fuori sempre più veloci e sempre più numerosi fino a creare un vero e proprio mosaico di emozioni.
Ruotando il bicchiere, inizialmente, si sente la scorza di arancia, le radici selvatiche, i fiori secchi, poi tutto si amplia, inesorabili escono le sensazioni ferrose di ruggine e mercurio cromo, la resina, la castagna, le erbe aromatiche. Un Brunello Tetris, si compone col tempo e cresce col tempo.
In bocca ha un equilibrio da applausi, verticale ed orizzontale, minerale e ferroso, fruttato e vegetale, tutto ritrovo al sorso che si mantiene sempre fresco e per nulla intaccato dal tempo. Più lo bevo e più lo berrei. 


Ecco l’archetipo del mio Brunello “invecchiato”, ecco il Sangiovese di una persona che avrei voluto diventasse il Presidente del Consorzio. Questo modo di concepire il vino, fatto di tradizione, giusta modernità e, soprattutto, onestà, deve essere conservato e preservato come il Santo Graal.