di Stefano Tesi
Prendi la macchina e, passando da vie traverse, fai un lungo viaggio fino ai dintorni di Manciano, tra le colline ondulate della Maremma interna, per assaggiare i Poggio del Crine, ossia il Pinot Nero e il Sauvignon Toscana Igt da vigne vecchie della Tenuta Montauto (sì, ne valeva oggettivamente la pena), quasi nascosta tra i boschi e le pieghe di una campagna profonda. Quella dell'azienda, oggi condotta da Riccardo Lepri, viticoltore di terza generazione, è una curiosa storia di tradizioni, di intuizioni, di applicazione imprenditoriale e di destini incrociati che, avendo spazio, andrebbe raccontata a parte.
Tu arrivi e fai diligentemente il tuo mestiere, saltabeccando tra una decina di campioni molto intriganti e cercando di non distrarti al pensiero che dopo, terminato il lavoro, ti metterai a tavola in relax e di campioni ne assaggerai anche altri, abbinati però ai piatti di Valeria Piccini, alias Caino.
A un certo punto, tuttavia, quasi alla fine della seduta di degustazione - e con una certa nonchalance - ti versano nel bicchiere il Gessaia Maremma Toscana Doc. Spiegano che è il Sauvignon aziendale “d’ingresso”, come si usa dire. Quello dell’annata 2023 attualmente in commercio, per capirsi, è un prodotto ottimo e godibile che costa meno di 20 euro. Solo che quello che ti trovi davanti non è più in vendita da un pezzo: è infatti del 2011 e non è ciò che ti aspetti.
Innanzitutto il vino ha un bel colore di oro carico, ma nemmeno troppo.
La sorpresa aumenta quando ci metti il naso dentro: avverti subito una nota intensa e profonda, con un marcato sentore pepato, una varietalità affinata, anzi direi rastremata o resa perfino acuminata dagli anni, nonchè una vitalità generale che, considerata l’età del vino, era abbastanza imprevedibile. In bocca il sorso non è lunghissimo, ma ha una sapidità e un’acidità che lo sostengono, rendendo la bevuta tesa, coinvolgente, quasi eterea.
A dimostrazione (lo so, è un refrain di noi IGP) che, se si sa aspettare o, più banalmente, ci si dimentica di averli, certi bianchi sono in grado di rallegrarti lo spirito anche dopo molti anni di sonno tra le scansie più nascoste della cantina. Fino a qualche tempo fa, chi mai l'avrebbe sostenuto?
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