Approfondimento sui bianchi vulcanici campani invecchiati degustati a Vitigno Italia


di Luciano Pignataro

Le tendenze di mercato parlano chiaro, almeno nell’emisfero occidentali: cresce il consumo di bianchi e di spumanti (e anche di rosati), in calo il consumo dei rossi. Calano altresì i vini economici, crescono quelli con valore aggiunto. E’ venuto così spontaneo sviluppare questo sillogismo aristotelico davanti alla nutrita platea di buyers stranieri di Vitigno Italia presentando loro il volto bianco della Campania, che supera ormai la metà del totale della produzione e sl tempo stesso puntare su vini ricchi di storia e di anni per dimostrare un assunto che noi già ben conosciamo e di cui abbiamo scritto numerose volte: il tempo è un grande alleato dei vini campani, soprattutto di quelli di aree vulcaniche.


La tendenza e la tentazione, di presentare vini evoluti negli anni sta crescendo anche a livello commerciale oltre che culturale e non sono poche le aziende che puntano sul tempo come elemento qualificante dell’offerta.
Sono ancora pochi ad avere questa consapevolezza, ma questa prova generale ha saputo indicare in quale direzione definitiva devono andare gli sforzi dei produttori regionali che rappresentano una piccola nicchia nel panorama nazionale ma che al tempo stesso sono espressione di una biodiversità e di una qualità assolutamente interessante.
i bianchi di questa degustazione che ha aperto la terza e ultima giornata di Vitigno Italia hanno due segni che li caratterizzano: la longevità e l’essere il risultato di vitigni autoctoni, elemento che coinvolge la quasi totalità della produzione regionale campana grazie alla ricchezza di uve locali in commercio da sempre.

La Sibilla - Campi Flegrei Doc Cruna del Lago 2015 

I primi due vini sono dei Campi Flegrei e appartengono alla terza generazione di viticoltori al lavoro, quelli che hanno rivoluzionato la percezione della Falanghina, un tempo ritenuta vino di pronta beva. Più esperimenti hanno dimostrato invece la straordinaria mineralità di questi bianchi e i produttori più accorti hanno iniziato ad aspettare. Cruna Delago è un bianco che resta in cantina due anni prima di uscire, le note fumé e di zolfo sono preponderanti, perfetta la freschezza, integro il vino, lunghissimo e piacevole.

Cantina Astroni -  Falanghina Campi Flegrei Doc Vigna Astroni 2015 

Siamo nel cratere di un vulcano spento dello stesso areale, stavolta dentro il perimetro del comune di Napoli. Anche qui tiene banco la terza generazione con la quarta già impegnata. Gerardo Vernazzaro ha studiato a fondo la Falaghina arrivando a proporne una base, una territoriale, un cru (questo) e una da sperimentazione e invecchiamento. In questa versione il tipico vitigno flegreo si esprime al massimo valorizzando il frutto ben maturo attraverso le note evolute di idrocarburi e rimandi balsamici.

Villa Dora - Lacryma Christi del Vesuvio DOC Vigna del Vulcano

Rimaniamo in provincia di Napoli ma stavolta ci spostiamo sul Vesuvio. L’azienda della famiglia Ambrosio è stata la prima a credere fortemente sui tempi lunghi del bianco commercializzando anche diverse annate vecchie in una stessa cassetta e diventando così un mito per la sommellerie dei ristoranti stellati. Frutto e note minerali meno esuberanti dei due vini precedenti, ma eccezionale tenuta della beva che poggia su freschezza autentica e capacità di reggere un equilibrio elegante in maniera decisa sia al naso che all’olfatto.

Fattoria La Rivolta - Sannio Greco Doc 2016

Sono semplicemente strepitosi i bianchi di questa azienda di Torrecuso fondata da paolo Cotroneo. In questo caso non siamo in presenza di un vino che ha aspettato per uscire in commercio, ma semplicemente di un bianco che ha resistito al tempo guadagnando in complessità. Il Greco in genere ha un naso timido, marcato dallo zolfo solo se di Tufo, di frutta gialla in altri casi. Al palato invece esprime la sua freschezza e al tempo stesso di una struttura potente, quasi da rosso cviene da dire, una sensazione confermata da un estratto secco a quota 26 in questo caso. Vino nel pieno della maturità da esprimere su piatti decisamente strutturati

Tenuta Scuotto - Campania Fiano Oi Nì 2015 

L’enologo Angelo Valentino ci ha provato con un legno alsaziano e devo dire che all’inizio ero abbastanza perplesso non per la qualità ma per l’eccesso di note dolci al naso, a cui comunque faceva da contrappeso una buona beva scattante e agile, sapida e fresca. Nel corso degli anni è stata trovata la giusta quadra e adesso la sosta in legno, uno dei pochi casi per quanto riguarda i vini della Campania in generale e per il Fiano in particolare, fa da trampolino di lancio ad un vino che potrebbe benissimo fare il pirata in una batteria di Mersault

Di Meo -  Fiano di Avellino DOCG Alessandra 2013 

Un Fiano di undici anni, da poco in commercio che esprime la freschezza capace di esaltare la complessità olfattiva e gustativa. Note piacevolmente agrumate e di mela matura, primi sbuffi fumé, al palato una bocca piena, lunghissima, con una chiusura assolutamente affascinante. Il protocollo è decisamente semplice, lavorazione solo in acciaio. Sosta sulle fecce nobili sino all’imbottigliamento. Un piccolo grande capolavoro che, ne sono sicuro, potremo bere per i prossimi decenni godendo come i pazzi.

Villa Matilde - Falerno del Massico Doc Vigna Caracci 2008 

Non finisce di stupire questa annata del Caracci, uno dei bianchi più eleganti della Campania, in questo caso passato in legno. La riproviamo nel pieno della sua maturità espressiva, dotata ancora di una freschezza incontenibile ma soprattutto di grande complessità olfattiva: dal miele alla pasticceria, alla frutta sciroppata sino ad un piacevole rimando fumé. Il vino è in una fase in cui deve essere accompagnato, non accompagnare il cibo. Ha sicuramente raggiunto il suo nadir, è al massimo delle sue potenzialità, quando cioè il tempo è un prezioso alleato e non un elemento al quale bisogna resistere. Il sorso è sapido, il finale lungo e potente, assolutamente amaro rivelando così la sua origine vulcanica. Insomma, un piccolo grande capolavoro.

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