InvecchiatIGP: Antonio Caggiano - Fiano di Avellino "Bechar" 2008


di Luciano Pignataro

Con molta onestà devo dire che non apprezzai molto la decisione di Caggiano e Molettieri di allargare la posta oltre gli splendidi Taurasi che ci hanno regalato e che continuano a regalarci anno dopo anno. Forse, la mia, una visione un po’ rigida, ma basata sull’idea che la piccola cantina deve specializzarsi e non offrire tutto come la grande azienda, soprattutto quando siamo in territori vocati come l’Irpinia. 


Ma con altrettanta onestà devo anche dirvi che le buone sorprese arrivano anche da questo fronte. Bechar è il nome di una città algerina a ridosso dei confini con il Marocco sul versante interno, ed è anche il nome di un vento del deserto. Quel deserto che Antonio Caggiano ha attraversato a caccia di immagini.
La bottiglia era adagiata nella mia cantina di campagna da non so quanti anni e non so neanche come ci era arrivata, una 2008, annata sostanzialmente regolare dopo la calda ma non irritante 2007. Ce la portiamo a cena da un’amica, Franca Feola delle Tre Sorelle di Casalvelino e ne godiamo dopo lo stappo suna straordinaria batteria di piatti di mare.


Anche su questo siamo ormai laici. Queste uve coltivate a 400 metri nella vicina Lapio regalano, benchè trattate solo in acciaio, una versione di Fiano più grassa, fruttata, con piacevoli note anche di pasticceria. I 14 anni che ci separano da questa vendemmia hanno regalato al Fiano Bechar una evoluzione pazzesca, sicuramente in una batteria alla cieca di borgognoni avrebbe fatto la sua porca figura, ancor di più considerato quel che costa, appena 12 euro in rete. 


L’allungo olfattivo è dovuto dal pronunciamento delle note di idrocarburi che spesso il Fiano regala e che a Lapio si distendono nel corso degli anni in maniera impressionante. Come impressiona l’assoluta freschezza che tiene in piedi una beva verace, attiva, ricca, straordinariamente giovanile con una chiusura amara e precisa che lascia pulita la bocca. 


Una beva meravigliosa, imperdibile e ringraziamo allora la nostra tirchieria che ci fa aprire queste bottiglie solo quando ne vale davvero la pena, per la compagnia come per la cucina.

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