di Carlo Macchi
Con il caldo interrompo la
tradizione che mi vede pubblicare nel gruppo IGP una recensione di un locale o
di un vino per parlare… di vino. Più in particolare di guide vini, che in
questi giorni (almeno per quelle cartacee) stanno chiudendo il lavoro di
degustazione con gli assaggi finali.
A proposito di assaggi…
1.
“Non
ti ho mandato i vini perché li valuti sempre male e io mi sono rotto! Sei l’unico
(magari non è proprio vero ma non importa) che mi da questi voti bassi”. Al
produttore in questione non conviene nemmeno ricordare l’altissimo punteggio ad
un suo vino dato due anni fa.
2. “Non le abbiamo mandato i vini perché
quest’anno abbiamo deciso di non mandarli a nessuna guida”. Cosa non vera,
dimostrata telefonando ad amici che collaborano con un’importante guida
cartacea”
3. “Guarda, siete gli unici a cui mando i vini,
perché tutti gli altri mi trattano malissimo”. Ovvero l’altra faccia della
medaglia.
4.
“Scusi,
a parte il voto non adeguato, come ha
fatto a recensire il nostro xxxx se non glielo abbiamo mandato?”
“Semplice, l’ho comprato in enoteca!”
“Impossibile, il vino è uscito da pochi
giorni”. Segue invio scontrino scannerizzato dell’acquisto, fatto appunto
da pochi giorni.
5.
“Non vi
ho mandato il vino perché è finito!”
“Se è finito in cantina siamo contenti, ma
sicuramente non sarà finito in enoteca o a ristorante e quindi è adesso in
commercio.”
“E’ vero, ma…”
Questi sono solo alcuni degli esempi
che potrei fare delle difficoltà che ogni anno noi di winesurf e , credo, di
qualsiasi altra guida vini, incontriamo nel reperire i campioni per gli assaggi.
Naturalmente non considerando tutti quelli che si sono scordati di consegnarli,
che ti chiedono di passare a prenderli, che ti vogliono far degustare solo e
soltanto in cantina da loro, etc.
Tutte queste difficoltà mi
portano ad un'unica conclusione, che si trasforma sempre in un megadomandone
finale: per chi vengono fatte le guide
vini?
Da sempre, in particolare dalla
fine degli anni ottanta quando nacque la guida del Gambero Rosso, nell’aria c’è
stato un grande fraintendimento: I produttori hanno sempre visto le guide come
un modo a buon mercato per farsi pubblicità (e non si può negare che quella
“pubblicità a buon mercato” abbia molto spesso mandato avanti il settore) e
quindi, anche per i rapporti di amicizia che nel frattempo si erano creati con
i degustatori, ricevere un brutto voto non solo era visto come un danno
commerciale, ma quasi come il tradimento di un amico.
Dall’altra parte i lettori
(preferisco dire consultatori o fruitori) non hanno mai capito perfettamente
che tutto quel lavoro (e vi garantisco, era ed è veramente tanto) era ed è
fatto per loro. Per questo siamo passati dall’osannare una guida, giudicandola
dio in terra (ma magari consultandola facendosela prestare da un amico), al
criticarle tutte in quanto prezzolate, non serie, poco credibili,
autoreferenziali, elefantiache, inutili etc.
Quindi, da una parte i produttori
si sentono i referenti reali delle guide
e le vogliono a loro immagine e somiglianza, i fruitori non credono (o credono
poco) al valore delle guide e nel mezzo ci troviamo noi.
Se questa tendenza continuerà
ogni guida vini dovrebbe avere come sottotitolo “Dei vini che i produttori ci
hanno inviato” e rischierà, per assurdo, di parlare sempre bene di tutti i vini
degustati, altrimenti l’anno dopo non arriveranno i campioni.
Qualcuno potrebbe dire “Basta
andare a comprarli e il gioco è fatto!”, peccato che, oltre ad essere
finanziariamente insostenibile sia anche materialmente impossibile sia perché
richiederebbe un’organizzazione capillare per rintracciarli nelle varie
enoteche italiane, sia perché molti vini, al momento dell’assaggio, non sono
ancora in commercio. Per qualche vino puoi farlo ma certamente non per tutti.
Quindi si ritorna al punto di
partenza: o si parla bene di tutti (o quasi)
o non si fa la guida, ma che guida è una fatta con questo criterio?
Personalmente credo che il solo
fruitore di una guida sia il consumatore finale e noi “degustisti”, in futuro,
dovremo vestire sempre più i panni dei giornalisti, per andare in cerca delle
notizie (alias vini) che ci interessano. Tutto questo fregandosene alla grande
se i produttori vogliano o meno farci degustare i loro vini.
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