Ho conosciuto Paolo Ghislandi,
deus ex
machina di Cascina I Carpini, oltre 12 anni fa quando, assieme a
pochi altri produttori, aveva già intuito le potenzialità dei social network
che a quei tempi, per il mondo del vino, avevano un solo nome: Vinix. Proprio
su questa piattaforma, ideata da Filippo Ronco, ho conosciuto e apprezzato
Paolo che, in maniera molto temeraria considerando il periodo, si era messo a
scrivere post su post al fine di far conoscere l’azienda agricola e la sua
filosofia ad un risicato, ma competente, pubblico di enonauti incalliti della
prima generazione.
Cascina I Carpini |
Col tempo, la stima e l’amicizia per Paolo sono talmente
cresciute che andai a trovarlo a Pozzol Groppo (AL), sui Colli Tortonesi, dove
attorno al 1998, laddove c’erano solo prati, boschi immacolati e una nutrita
fauna, sono stati piantati i primi due vigneti di timorasso e barbera che, nei
sogni di Paolo e sua sorella Maddalena, dovevano dar vita a quelli che sono
stati ribattezzati “vini d’arte”, cioè vini buoni prodotti nella piena
naturalità di un processo che, unendo tradizione e tecnica, rispetti appieno la
Terra e la vite fornendo prodotti in grado di evolvere nel tempo.
Il pallino del lungo
affinamento dei vini l’ha sempre avuto tanto che, qualche tempo fa, Paolo
Ghislandi ha voluto organizzare a Roma una bellissima verticale di Bruma di
Autunno (100% barbera) proprio perché voleva capire, anche lui stesso, a che
punto era il perseguimento di una delle sue tante “utopie” da vignaiolo.
Il vino, come già scritto,
deriva da una vigna di barbera del 1926 acquisitata nel 2003 con l’idea di
produrre, un po’ pazzamente, una Barbera da lungo invecchiamento alla stregua,
ad esempio, di un Brunello di Montalcino o di un Barolo. Come può avvenire
tutto ciò? Secondo Paolo attraverso una cura maniacale di tutto il processo produttivo
che parte con la raccolta dell’uva in piena maturazione (la barbera di certo
non ha problemi di caduta di acidità) che, successivamente, viene fermentata
lentamente in acciaio con solo lieviti indigeni. Il vino, appena terminata la
fermentazione, con tutte le sue fecce, viene passato in tonneaux di rovere
francese (media tostatura) a grana fine per tre anni dopo di che, stavolta in
acciaio, si riassemblano tutti i tonneaux in una massa unica per due anni.
Successivamene il vino, giunto ormai ad un buon punto di equilibrio, passa in
bottiglia dove affinerà per altri 4 anni minimo. Riepilogando, perciò, Bruma
d’Autunno è una Barbera che esce sul mercato dopo 10 anni per cui, facendo due
conti, l’ultima annata in commercio è la 2009.
vigna storica del 1926 |
Paolo Ghislandi è un utopista o
un visionario? Dopo tanto tempo ancora non l’ho capito ma per comprendere al
meglio la sua filosofia gettiamoci nelle note di degustazione della verticale
di Bruma d’Autunno che parte dall’annata 2013 (ovviamente in affinamento) per terminare
con la mitica prima annata ovvero la 2004.
Cascina
I Carpini - Bruma d’Autunno 2005: Paolo Ghislandi, tra il serio
e il faceto, durante la degustazione ripeteva spesso che il Bruma d’Autunno si
fa più giovane col passare del tempo. Pensavo, ovviamente, stesse scherzando ma
così non era visto che questo millesimo al naso si esprime con una complessità
aromatica quasi da vino appena messo in commercio. Si percepiscono, infatti,
intense sensazioni di ciliegia, fragola macerata, cera, fiori rossi ed una
intensa speziatura a corredo. Entra in bocca con eleganza, vibrante freschezza
e gustosa sapidità. Polposo e ricco chiude di bella persistenza ed armonia.
Cascina
I Carpini - Bruma d’Autunno 2004: e quando pensi che il
risultato della precedente annata sia irripetibile, come un 13 al totocalcio,
arriva la 2004 con un naso giovane e complesso dove ritrovo di nuovo la cera
d’api, la frutta nera polposa, le erbe officinali, le bacche, sbuffi di
torrefazione e echi balsamici. Al sorso non è un grande barbera, vibrante,
succoso, intenso ed elegante. Non so se rappresenti la quadratura del cerchio
rispetto al sogno iniziale di Paolo ma la strada è definita.
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