Lo confesso, fino a pochi giorni fa non mi potevo considerare un grande bevitore di Ciliegiolo che consideravo un vino abbastanza marginale visto le passate esperienze degustative.
L'invito dell'Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni per partecipare alla seconda edizione di Ciliegiolo d'Italia è stata, perciò, un'occasione davvero ghiotta per capire davvero se con questo vitigno/vino io possa mai avere il giusto feeling.
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Narni - Foto: Andrea Federici |
Quindici giorni fa, pertanto, io e il Ciliegiolo ci siamo nuovamente messi alla prova, l'uno contro l'altro, e dopo due giorni passati nella splendida Narni (Terni), tra banchi di assaggio e seminari, finalmente abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e, tra una litigata e l'altra, così come accade nei rapporti interpersonali, probabilmente da questa relazione contrastata è nata una passione che, se ben coltivata, sfocerà in un amore un po' folle che certamente mi porterà a rivedere la futura composizione della mia cantina personale.
Sul mio fido Moleskine ho preso stavolta pochi ma importanti appunti che, un po' alla rinfusa, cercherò di riportare sul blog con la speranza che, unendo tutti i punti, riesca a disegnare alla fine un profilo abbastanza completo del Ciliegiolo e di tutte le sue declinazioni.
Ecco, punto per punto, tutto ciò che ho scoperto dove aver degustato oltre 60 campioni:
- il ciliegiolo, come vitigno, è tipico dell'Italia centrale e sembra sia stato importato nel nostro Paese dalla Spagna. Studi recenti sul suo DNA lo mettono in stretta parentela col sangiovese del quale, addirittura, sarebbe uno dei genitori. In particolare tali studi tendono ad equiparare il ciliegiolo con l'aglianicone;
- il ciliegiolo è presente a Narni e Comuni limitrofi fin dal Medioevo;
- tradizionalmente è stato sempre considerato un vino da taglio;
- il suo nome, come facile pensare, deriva dal suo colore rosso rubino e dal caratteristico aroma di ciliegia;
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Foto: Andrea Federici |
- il ciliegiolo è stato spesso usato, soprattutto in Toscana, per produrre vino novello;
- come scrive giustamente Giampaolo Gravina, il Ciliegiolo non è un rosso dal grande peso estrattivo. Se cercate i pesi massimi dovete rivolgervi altrove;
- se le terre di elezione del vitigno solo Umbria e Maremma Toscana, ho trovato ciliegiolo piantato e prodotto anche in Lombardia, Liguria, Marche, Lazio e Puglia;
- se deriva da zone scarsamente vocate e vinificato in maniera poco attenta, il ciliegiolo dà origine a rossi banali che ricordano, guarda un po', proprio il profilo dei vini novelli caratterizzati da un aroma poco complesso di frutta rossa e da un aspetto gustativo abbastanza "sfuggente";
- del Ciliegiolo in purezza, se fatto bene, si apprezza la sua fragranza, la sua schiettezza e la sua succosità. Non chiedetegli grande complessità. Il nebbiolo lo trovate da altri parti.
- il Ciliegiolo è dotato di scarso tannino e forse, proprio per questo, ha una beva che può toccare vette esaltanti!
- per la sua delicatezza ama probabilmente l'acciaio o il legno grande. La barrique è invasiva e lo marca troppo anche se gestita al meglio.
- a Narni e dintorni il Ciliegiolo è generalmente dotato di maggiore finezza rispetto a quello proveniente dalla Maremma dove risulta invece più caldo e rotondo;
- dei 60 campioni degustati avrei comprato solo il 10%;
- la strada per produrre grande Ciliegiolo è ancora in salita anche se, come vedremo successivamente, ci sono vignaioli che stanno tracciando la via maestra della qualità e dell'eleganza;
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Foto: Andrea Federici |
- si può produrre un ciliegiolo interessante anche in Val Camonica;
- le espressioni del Ciliegiolo in rosato sono ancora pochissime (4 campioni su 60) ma i risultati sono molto incoraggianti. Perchè non insistere su questa via?
- il Ciliegiolo non mi convince ancora nella sua evoluzione temporale. Tranne rarissime eccezioni, dopo 4/5 anni ho trovato vini già in forte parabola discendente. Ad oggi, pertanto, si può asserire che il Ciliegiolo è un vino di pronta beva;
- soffre le annate calde;
- anche sui prezzi di vendita del vino c'è grande variabilità ovvero si passa da 8 euro fino ad arrivare ai 20 euro per una bottiglia. Il prezzo giusto per i vini migliori, forse, è a metà o poco più.
Dei tanti vini degustati sia in sala stampa che nei seminari condotti egregiamente da Fabio Pracchia, Gianmpaolo Gravina, Antonio Boco e Giampiero Pulcini vorrei segnalare i seguenti Ciliegiolo:
Leonardo Bussoletti - "Brecciaro" Ciliegiolo di Narni IGT 2014: Bussoletti oltre ad essere il presidente dell'Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni è anche, a mio modesto parere, il vignaiolo che sta cercando di valorizzare al meglio questo vitigno anche attraverso una recente mappatura dei vecchi vigneti aziendali dai quali, in collaborazione con il prof. Valenti dell'Università di Siena, sono stati individuati circa 30 cloni di ciliegiolo a loro volta studiati per portare avanti una selezione clonale e massale. Il Brecciaro, il cui nome deriva dal terreno sassoso dove sono piantate le vigne, è un rosso luminoso, sanguigno, che punta sulla freschezza fruttata e su una verve floreale e balsamica che dona personalità aromatica. Sorso succoso, scattante e dotato di spinta sapida. Grandissima beva.
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Foto: Andrea Federici |
Antonio Camillo - "Il Principio" Maremma Toscana Ciliegiolo DOC 2015: dopo essere stato il braccio destro di Giampaolo Paglia a Poggio Argentiera, Camillo si è messo in proprio e ha iniziato a volare con le proprie ali. Il Principio è uno dei due ciliegiolo prodotti da questo bravo vignaiolo (l'altro è il Cru Vigna Vallerana Alta) che in maniera molto schietta e diretta con questo vino riesce ad interpretare il territorio della Maremma in maniera esemplare. E' un ciliegiolo dotato di struttura e carattere ma al tempo stesso si presenta scorrevole ed equilibrato. Un vino bandiera, senza compromessi, che ha ricevuto durante la manifestazione il premio “CILIEGIOLO: UN PICCOLO GRANDE ROSSO, A BRIGLIA SCIOLTA” alla memoria di DANTE CILIANI, caporedattore della redazione ternana de Il Messaggero e presidente dell’ordine dei giornalisti dell’Umbria prematuramente scomparso lo scorso settembre.
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Antonio Camillo - Foto: Andrea Federici |
Fontesecca - Ciliegiolo IGT Umbria 2010: Paolo Bolla, vignaiolo con la passione per il mare e la vela, è di origine veneta e nel 2006, dopo aver acquistato un podere a Città della Pieve comincia a produrre con metodi naturali vini da vitigni autoctoni tra i quali spicca questo ciliegiolo che, durante il seminario condotto da Gravina, ha spiccato per personalità ed integrità e per un profilo olfattivo molto particolare dove ritrovavo sensazioni quasi marine di iodio e alghe. Sorso intenso, fresco e dalla lunga scia salata. P.s: l'annata 2014 dello stesso vino invece mi ha un po' deluso visto che risultava troppo "ridotta" per i miei gusti.
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Foto: Andrea Federici |
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