Il Montepulciano d'Abruzzo è Edoardo Valentini ed Edoardo Valentini è il Montepulciano d'Abruzzo

Descrivere i vini di Edoardo Valentini è sempre difficilissimo, almeno per me, perchè ho sempre il timore di cadere in una certa retorica o in un probabile déjà vu visto che della sua figura, del territorio di Loreto Aprutino e del suo vino hanno già scritto i migliori wine writer del mondo.
Da piccolo wine writer di periferia posso aggiungere solo che Valentini è stato una sorta di visionario perchè, in tempi non sospetti, ha creduto in vitigni "minori" come il montepulciano d'abruzzo e il trebbiano quando tutto attorno a lui era deserto. 

Per rendere omaggio a questo grande vignaiolo italiano, la cui eredità è stata egregiamente raccolta dal figlio Francesco, tanto tempo fa, parliamo del 2012, è stata organizzata una verticale storica del suo Montepulciano d'Abruzzo nelle seguenti annate: 2001, 1997, 1985, 1970 e 1968. Pure emozioni che, con colpevole ritardo, speriamo io possa riuscire a trasmettervi con le mie parole.

FOTO: ANDREA FEDERICI

Montepulciano d'Abruzzo 2001 Edoardo Valentini: l'annata è calda e il vino, inizialmente, si apre su toni di pomodoro secco, patè di olive, erbe aromatiche. Simpaticamente l'ho ribattezzato il vino "bruschetta". Col tempo, però, cambia volto e diventa infinitamente più elegante ed equilibrato con un naso luminoso di ciliegia nera, viola, sottobosco, pepe, legno, bastoncino di liquirizia, grafite.  Al sorso ha una acidità quasi agrumata ed è dotato di un tannino leggiadro e di un alcol, siamo a 14%, perfettamente integrato nella struttura. Nota mentolata nel finale. Ottimo esordio.

Montepulciano d'Abruzzo 1997 Edoardo Valentini: dopo oltre 15  anni il vino ha una giovinezza cromatica davvero invidiabile. Inizialmente carnoso e polposo grazie alla massiccia presenza aromatica di frutta rossa matura, il Montepulciano, col tempo e la giusta ossigenazione, diventa quasi austero rilasciando con slancio ricordi di cenere, sandalo, incenso, giaggiolo, rosa appassita e un tocco vegetale finale, quasi impercettibile, che ricorda le piante officinali. Al palato il vino è rotondo, cremoso, lo slancio giovanile fatto di freschezza ed impalcatura tannica si capisce che, pian piano, si sta placando lasciando un sorso ben bilanciato, sapido e dalla chiusura balsamica. Da bere oggi con grande gioia.


Montepulciano d'Abruzzo 1985 Edoardo Valentini: rispetto agli altri vini in batteria il colore di questo è meno concentrato. Al naso è serrato, integro, di superba concretezza: caffè, ruggine, nocciola, orzo, tabacco, asfalto, menta, olive, note cosmetiche sono i primi descrittori che segno sul mio Moleskine. Un delirio di complessità e profumi. Berlo significa entrare in una sorta di trance mentale dove l'aggettivo più cattivo che posso usare è....vibrante. Oggi questo '85 è di un equilibrio perfetto e invade la bocca con forza minerale e sapida davvero stupefacente. Chiude setoso, lunghissimo. Un grande senza se e senza ma.


Montepulciano d'Abruzzo 1970 Edoardo Valentini: l'annata non sarà stata delle migliori ma, nonostante questo, questo vino ha raggiunto la sua veneranda età in grande forma. E' terziarizzato, certo, ma non ossidato. Avete presente un bel vecchietto che fa ancora la maratona di New York? Proprio così, ha i capelli bianchi ma riesce ancora a sprintare meglio di certi giovanotti. Roteando il bicchiere si percepiscono profumi di the nero, ebanisteria, liquirizia, noce, frutta secca, catrame, ferro, tamarindo e una copiosa ventata balsamica. Al palato, dopo 42 anni, è ancora elegante dato che le sue durezze e morbidezze sono perfettamente fuse dando vita ad un nettare sinuoso ed esile allo stesso tempo. Finale iodato, ferroso. Ah, ce ne fossero....


Montepulciano d'Abruzzo 1968 Edoardo Valentini: il mio amico Davide Bonucci si innamorerebbe a prima vista di questo Montepulciano d'Abruzzo che vanta una terziarizzazione da manuale, didattica, visto che si rincorrono nel bicchiere odori di ferro e sangue che, con l'ossigenazione, virano verso la frutta nera disidratata, il concentrato di pomodoro, i legni aromatici, fino ad arrivare al tartufo di Langa, all'inchiostro e al rabarbaro. Bevendolo, magari alla cieca, ti stupiresti della sua perfetta integrità. Anzi, rispetto al 1970, ha un tannino ancora graffiante che emerge fiero e rustico all'interno di una struttura ancora ben salda e coesa. Chiude saporito con ricordi di erbe aromatiche e prugne secche. Un Montepulciano di grande nostalgia e fierezza contadina.


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