Vecchie annate? No, grazie!


Interessante l'indagine realizzata da WineNews.it che ha tastato il polso delle vendite delle vecchie annate di vino all'interno delle principali enoteche italiane.
Secondo la ricerca gli italiani  continuano a preferire vini non più vecchi di cinque, massimo dieci anni.

“In Italia, c’è ancora grande confusione - spiega Francesco Trimani della famosa enoteca di Roma - su questo tema. Si confondono i vini da asta, i vini maturi, le vecchie annate e i vini da collezione. Noi abbiamo da qualche tempo cominciato a sperimentare la vendita di vini maturi da bere, non necessariamente dai prezzi stellari. Se, per esempio, affianchiamo ad un Chianti Classico 2006 o 2007, le annate oggi in commercio, sei o sette annate precedenti, il consumatore sembra gradire questo tipo di possibilità e comincia anche a comprare millesimi più vecchi”.
 
Le vecchie annate sono un prodotto che trattiamo soltanto marginalmente - afferma Paola Longo dell’Enoteca Longo di Legnano (Milano) - e solamente nei casi in cui ci è richiesto espressamente per occasioni quali i compleanni”. 
Non ho notato - sottolinea Maurizio Cavalli dell’Enoteca Cavalli di Parma - un aumento recente di interesse né tanto meno un aumento di vendite di bottiglie di vecchie annate. La mia enoteca è specializzata in bollicine e su questa tipologia bottiglie di dieci, quindici anni si vendono piuttosto bene, ma si tratta di una tipologia particolare. Altra storia è se parliamo, per esempio di un Barolo di 30 anni. In questo caso - conclude Cavalli - le richieste sono decisamente minime”.
 
Mi sembra di notare piuttosto una tendenza contraria - afferma Nicola Picone, patron dell’Enoteca Picone di Palermo - un aumento cioè della richiesta di vini sempre più freschi, di facile beva e poco impegnativi. Insomma, le vecchie annate non sono propri prese in considerazione”. 
Anche per Roberto Canali dell’Enoteca Beresapere di Perugia la vendita di bottiglie di vecchie annate è “decisamente marginale e riservata soltanto a pochissimi intenditori”.
Il mercato dei vini costosi è in crisi - afferma Pio Daniele De Lorenzo dell’Enoteca Nuvola di Foggia - e, quindi, la richiesta di annate molto vecchie è debole se non quasi inesistente anche per vini come Barolo e Brunello. Se mai vengono ricercate vecchie annate di Amarone, ma, sostanzialmente, sono una quota di vendita del tutto marginale”. 


La vecchia annata, evidentemente, rappresenta, nel caso che non sia conservata in modo adeguato un rischio e, peraltro, un rischio molto spesso assai caro. E’ un po’ questa semplice constatazione che guida le parole di Giovanni Valentini dell’Enoteca Valentini che si trova nella Repubblica di San Marino: “non esiste una richiesta specifica verso le vecchie annate, ancora sentite come bottiglie “rischiose”. Solo per i compleanni qualcuno ci chiede una bottiglia di quaranta o trenta anni di età”. 

Non mi sembra - spiega Francesco Bonfio dell’Enoteca Piccolomini di Siena e presidente di Vinarius, l’associazione che raccoglie la maggioranza delle enoteche italiane - che ci sia una particolare attenzione per le vecchie annate. E’ un tipo di mercato che va un po’ al di fuori di quello delle enoteche. Si trova soprattutto su internet ed è animato da una ristretta elite. Continua, invece, la richiesta della bottiglia legata all’anno di nascita, ma è un fenomeno marginale”. 

Vecchie annate? Ce le chiedono soltanto per i compleanni - sbotta Gianni Sarais dell’Enoteca Le Cantine Isola di Milano - non vedo francamente un aumento di richiesta di vini di vecchie annate. Se mai aumenta la richiesta di prodotti di tre o cinque anni al massimo”. 


C'è sempre l’eccezione che conferma la regola: “sì le richieste di annate vecchie, parlo di vini anche di trenta anni, sono aumentate, di pari passo con l’aumento della competenza dei miei clienti. Soprattutto, sono i vini francesi a ricevere maggiori richieste. Ma - conclude Luca Ghiotto dell’Enoteca Soavino di Soave (Verona) - anche se in espansione, si tratta sempre di una richiesta che proviene da una nicchia”.

Ma, concludo io, se le annate vecchie non si vendono non sarà perchè, più dell'ignoranza dei clienti,  i prezzi di vendita di queste bottiglie sono alle stelle? 

Fonte: Winews.it

5 commenti:

/Alessandro ha detto...

Buona domenica Andrea,
Vini invecchiati e' un settore di nicchia e rimarra' tale, secondo me. C'e' l'ignoranza del consumatore medio come dici tu ma anche il costo che naturalmente cresce. Per gli appassionati c'e' poi il fattore fiducia nei confronti di chi chi ti vende un Brunello di 15 o 20 anni; com'e' stata tenuta? che garanzie ho?
Ciao!

Paolo Cianferoni ha detto...

Ottimo argomento. Io che produco vini adatti al lungo invecchiamento sono molto sensibile all'argomento. Direi innanzitutto che la velocizzazione delle vendite rappresenta una esigenza generale. La percezione dei vini vecchi è perlopiù associata a qualità scadenti, a causa del fatto che molti produttori producono vini per essere bevuti nell'arco di pochi anni: se il consumatore li beve dopo, i vini non hanno più carateristiche qualitative accettabili.
Invece ci sono molti produttori, cito solo Montevertine o Valentini, che producono vini longevi e che anno dopo anno cambiano, si trasformano e si fanno apprezzare anche dopo moltissimi anni, anzi migliorano con gli anni.
Le interviste di Andrea riguardano gli enotecari, che di solito non hanno interesse per far conoscere vini longevi, per motivi commerciali. Sarebbe interessante invece l'indagine tra i produttori che si possono permettere di avere in vendita vini ottimi e vecchi. Probabilmente ci scapperebbero delle belle sorprese.
... Per quanto mi riguarda, mi ricordo la vendita in cantina di due bottiglie del 2001 Riserva Doccio a Matteo a Euro 327,00 l'una da persone che poco prima avevano acquistato un Biondi Santi del '65 a Euro 4.500,00 ....
Naturalmente è sempre possibile trovare prezzi contenuti per bottiglie pregiate, basta solo cercare, magari proprio tra quelle enotece che pensano di non riuscire a vendere questi vini per impreparazione o poca convinzione (basta che la voce non corri troppo...)

/Alessandro ha detto...

Mi pare che Bertani abbia come filosofia commerciale di mettere in vendita annate invecchiate nelle loro cantine. Questa per me (consumatore) e' una garanzia. In enoteca ripeto non hai sempre le condizioni ottimali di stoccaggio. Un vino che e' stato in scaffale 6 o 7 anni anziche riposare al buio e a basse temperature...
Io preferisco comprare quando escono e poi e fare invecchiare in cantina.

Andrea Petrini ha detto...

@Alessandro: hai ragione, può accadere che ti vendano il vino "scaduto" ma proprio per questo l'enoteca dovrebbe essere garanzia di rimborso o cambio. meglio comunque comprare dal produttore. Se non lo conosci Paolo Cianferoni, Caparsa, vende direttamete vini dalla grande longevità.
@Paolo: ma lo sai che la gente mi chiede cosa ne penso del Brunello 2009? e non parliamo di "primeur"....

Paolo Cianferoni ha detto...

... spero che ti abbiano chiesto una valutazione sull'andamento climatico del 2009 a Montalcino e non del "vino 2009" :)...
il disastro è che i poteri forti puntano tutto sulla velocità... in effetti la frenesia è una costante di questo mondo... ma a volte la pazienza è dei forti.
Ottima la strategia di Alessandro. In effetti ho visto enotecari lasciare in verticale sotto la luce dei riflettori tutte le bottiglie, quelle "veloci" e quelle "lente", facendo un gran casino; del resto alcuni di loro sono semplicemente rivenditori dei rappresentanti, senza troppa passione per la comunicazione e l'accortezza. Ritengo quindi che il vero appassionato cerca i vini in internet, visita i luoghi, le aziende, le persone, si fanno spedire il vino direttamente e questa è la miglior garanzia (di solito).