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Purtroppo le brutte notizie non sono finite.
Nel vino, così come in tantissimi altri alimenti, non dobbiamo fare i conti solo i pesticidi, i pericoli alla nostra salute giungono anche da un altro nemico invisibile: i metalli pesanti.
La notizia è del 2008 ma, nel frattempo, non credo che le cose siano migliorate, anzi.
Uno studio pubblicato dal Chemistry Central Journal e coordinato da Declan P. Naughton, ha voluto indigare sulle sostanze contenute nei comuni vini da tavola bianchi e rossi prodotti in 15 Paesi distribuiti tra Europa, Sudamerica e Medio Oriente, per ricavarne indicazioni sui loro livelli di contaminazione metallica.
La pericolosità di quest’ultima è stata valutata in base a un indice definito Target Hazard Quotient (THQ), originariamente messo a punto dall’Agenzia statunitense per la protezione ambientale allo scopo di stabilire i rischi per la salute comportati dai pesticidi.
Un valore del quoziente in questione che sia superiore a 1 rappresenta una minaccia alla salute, perciò i ricercatori sono rimasti sorpresi dalla constatazione che esso viene abbondantemente superato dai vini di 12 dei 15 Paesi presi in considerazione, con le virtuose eccezioni, per l’appunto, dell’Italia, del Brasile e dell’Argentina.
I principali metalli responsabili della contaminazione sono il vanadio, il rame e il manganese, seguiti dallo zinco, dal nichel, dal cromo e dal piombo.
La maglia nera dei vini che sanno di metallo va all’Ungheria e alla Repubblica Slovacca, dove il quoziente di rischio può superare il 350, ma non scherzano Paesi come la Francia, l’Austria, la Spagna, la Germania e il Portogallo, nei cui bicchieri nuotano ioni metallici in grado di proiettare le probabilità di una pesante bevuta oltre quota 100. Un po’ meno a rischio sono invece i vini prodotti in Grecia, Repubblica Ceca, Giordania, Macedonia e Serbia.
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Etica e salute, spesso, vanno di pari passo.
Nel vino, così come in tantissimi altri alimenti, non dobbiamo fare i conti solo i pesticidi, i pericoli alla nostra salute giungono anche da un altro nemico invisibile: i metalli pesanti.
La notizia è del 2008 ma, nel frattempo, non credo che le cose siano migliorate, anzi.
Uno studio pubblicato dal Chemistry Central Journal e coordinato da Declan P. Naughton, ha voluto indigare sulle sostanze contenute nei comuni vini da tavola bianchi e rossi prodotti in 15 Paesi distribuiti tra Europa, Sudamerica e Medio Oriente, per ricavarne indicazioni sui loro livelli di contaminazione metallica.
La pericolosità di quest’ultima è stata valutata in base a un indice definito Target Hazard Quotient (THQ), originariamente messo a punto dall’Agenzia statunitense per la protezione ambientale allo scopo di stabilire i rischi per la salute comportati dai pesticidi.
Un valore del quoziente in questione che sia superiore a 1 rappresenta una minaccia alla salute, perciò i ricercatori sono rimasti sorpresi dalla constatazione che esso viene abbondantemente superato dai vini di 12 dei 15 Paesi presi in considerazione, con le virtuose eccezioni, per l’appunto, dell’Italia, del Brasile e dell’Argentina.
I principali metalli responsabili della contaminazione sono il vanadio, il rame e il manganese, seguiti dallo zinco, dal nichel, dal cromo e dal piombo.
La maglia nera dei vini che sanno di metallo va all’Ungheria e alla Repubblica Slovacca, dove il quoziente di rischio può superare il 350, ma non scherzano Paesi come la Francia, l’Austria, la Spagna, la Germania e il Portogallo, nei cui bicchieri nuotano ioni metallici in grado di proiettare le probabilità di una pesante bevuta oltre quota 100. Un po’ meno a rischio sono invece i vini prodotti in Grecia, Repubblica Ceca, Giordania, Macedonia e Serbia.
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«In molti vini abbiamo riscontrato valori preoccupanti, senza differenze sostanziali fra i rossi e i bianchi», riferisce Naughton. «Un eccesso di metalli nella dieta viene associato a patologie come la malattia di Parkinson; inoltre, i metalli aumentano la probabilità di danno ossidativo, componente chiave delle malattie infiammatorie croniche e probabilmente di molte forme di tumore».
«I livelli di metalli dovrebbero essere segnalati nelle etichette», conclude Naughton.
Ohhhh e parliamo di etichetta allora, anzi, di retroetichetta!
Qualche blog si sta occupando in questi ultimi tempi di come dovrebbe essere quella del vino.
La mia versione somiglia molto a quella delle acque minerali, vorrei un’analisi delle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche del vino che mi dica se e in che quantità sono presenti le seguenti sostanze:
Fungicidi
Diserbanti
Acaricidi
Regolatori di crescita
Insetticidi
Metalli pesanti
«I livelli di metalli dovrebbero essere segnalati nelle etichette», conclude Naughton.
Ohhhh e parliamo di etichetta allora, anzi, di retroetichetta!
Qualche blog si sta occupando in questi ultimi tempi di come dovrebbe essere quella del vino.
La mia versione somiglia molto a quella delle acque minerali, vorrei un’analisi delle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche del vino che mi dica se e in che quantità sono presenti le seguenti sostanze:
Fungicidi
Diserbanti
Acaricidi
Regolatori di crescita
Insetticidi
Metalli pesanti
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Questo sarebbe già un ottimo punto di partenza. Poi, come ha fatto il siciliano Bini, va benissimo inserire informazioni su eventuali prodotti aggiunti (lieviti, tannini, acidificanti, etc) o sulle pratiche di cantina (osmosi inversa, filtrazioni, etc,).
Etica e salute, spesso, vanno di pari passo.
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