Siamo sicuri che una Schiava vada bevuta giovane? Il caso della Kellerei Kaltern - Caldaro

Speriamo che dopo aver letto questo post qualcuno di voi cambi idea sulla schiava, vitigno autoctono Sudtirolese, il cui nome troppo spesso trovo accompagnato alla frase "vino da bere giovane". 

Basta fare un giro sul web per capire di cosa sto parlando:



Sia chiaro, chi lo scrive ha le sue buonissime ragioni perché la schiava, in tedesco “Vernatsch”, dal latino vernaculus, ovvero domestico, per anni è stato il vitigno più coltivato in Alto Adige (fino all'80% del totale delle uve prodotte) grazie anche alla sua generosità in termini produttivi in quanto la resa media, garantita dal classico sistema di allevamento a pergola, non scendeva mai al di sotto dei 180\200 quintali per ettaro. 

Uva schiava. Foto: https://www.vinix.com

Vino leggiadro e poco tannico, la Schiava per anni è stato importata in Austria e Germania per il suo basso costo di acquisto mentre in Alto Adige, essendo spesso prodotta per autoconsumo, era da molti considerata una bandiera di spensieratezza ed understatement che veniva abbinata con la classica merenda sudtirolese a base di speck, formaggi dolci e pane nero. Questa popolarità ha di fatto tolto ogni dignità a questo vino tanto che la schiava, complice la richiesta di altre tipologie di maggiore qualità, è diventata col tempo un'uva quasi da dimenticare tanto che la sua presenza nel territorio si è ridotta drasticamente fino ad arrivare al 16-17% del totale dei vigneti.

Fortunatamente negli ultimi anni questo vitigno dalle grande potenzialità, se e solo se coltivato e vinificato secondo criteri qualitativi, è stato riscoperto e valorizzato da alcune cantine altoatesine operanti nelle migliori zone di produzione ovvero all'interno degli areali dell'Alto Adige Lago di Caldaro DOCAlto Adige Meranese DOC Alto Adige Santa Maddalena DOC

Lago di Caldaro e viticoltura

Per cercare di dare una nuova luce alla schiava partirei proprio dal Lago di Caldaro (Kalterer See in tedesco) che fu uno dei primi areali in cui le aziende vitivinicole presero atto di questa problematica la cui soluzione doveva prevedere interventi immediati e di grande impatto come, ad esempio, la progressiva riduzione della resa per ettaro che passò dai 200 quintali per ettaro agli odierni 75.

Wine center della Cantina

In questo contesto un ruolo fondamentale l'ha giocato e lo gioca tuttora la Cantina di Caldaro (Kellerei Kaltern - Caldaro), fondata tra il 1906 e il 1908, che oggi rappresenta una importante e qualitativa realtà cooperativa che rappresenta circa 400 soci che nel territorio lavorano una superficie vitata complessiva di 300 ettari e producono vini cristallini e puri, dallo scheletro minerale e dal fascino essenziale.

Andrea Moser al centro Tobias Zingerle a dx

Complice un evento romano che ha ospitato Tobias Zingerle e Andrea Moser, rispettivamente CEO ed enologo della Cantina, con alcuni addetti ai lavori ho avuto il piacere e il privilegio di degustare l'annata 2015 del loro Pfarrhof Kalterersee Classico Superiore, selezione di vecchi vigneti di schiava (95%) e lagrein (5%), la cui profondità e complessità gustativa, legata anche ad un affinamento sulle fecce fini per sei mesi in acciaio e grandi botti di legno, fa di questo Kalterersee Classico Superiore un esempio di come la schiava coltivata in grandi terroir possa garantire al consumatore un prodotto dalla mille sfaccettature la cui dignità può essere paragonabile ad altri grandi vini italiani.


Accanto al Pfarrhof, Tobias ed Andrea, rigorosamente alla cieca, avevano inserito per gioco altri tre tipologie di vino che, per presunte affinità cromatiche e/o organolettiche, solitamente vengono paragonate alla Schiava dell'Alto Adige. 


Uno di questi calici conteneva questo liquido dal lucente colore granato la cui complessità aromatica e la finezza gustativa, decisamente sublime, ha conquistato tutta la platea di esperti che, come spesso accade in questi contesti, hanno iniziato a "sparare" le possibili soluzioni all'enigma enoico.

"Sicuramente è un vecchio pinot nero della Borgogna"

"...ma no, è un vecchio Gattinara!"

"Sbagliate, è un Etna Rosso con almeno dieci anni sulle spalle"

"Un sangiovese d'annata no?"

La risposta, che ha lasciato sbigottiti un po' tutti, è stata la seguente:


Grandissimo vino, ad oggi uno dei migliori rossi assaggiati quest'anno.

Vi ho convinto che la Schiava, se prodotta col cuore, può essere anche non bevuta giovane?

"E’ una zona vitivinicola tra le mie preferite per i suoi ottimi vini, aromatici e fruttati [...]. Qui cresce rigogliosa la Schiava, [...] che regala un vino importante e di carattere."

Luigi Veronelli, novembre 2001

Guerrieri Rizzardi - Calcarole Amarone Classico della Valpolicella DOC 1995 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Niente di più bello che assaggiare un vino che ti entusiasma anche quando non ami la tipologia a cui appartiene. 


Il Calcarole Amarone Classico 1995 di Guerrieri Rizzardi è tra questi: asciutto e profondo, note di grafite e cipresso, bocca severa, solenne e composta. Il colore? Incredibile, dopo 22 anni. Lo fanno a Negrar, in vigne terrazzate e solo nelle grandi annate.

http://guerrieririzzardi.it/


Dal 2 al 4 Giugno tutti al deGusto Spoleto Trebbiano & Food Festival

Un evento per gli appassionati di enogastronomia e cultura in uno dei borghi più belli d’Italia, con un ricco programma di degustazioni e cooking show

deGusto Spoleto Trebbiano & Food Festival: il gusto si dà appuntamento a Spoleto
Dal 2 al 4 giugno una delle più belle cittadine umbre accoglierà i vini e i prodotti del territorio, in una location d’eccezione. Protagonisti anche il design del food e la musica

La città di Spoleto si prepara al primo appuntamento con deGusto Spoleto: una tre giorni dedicata all’enogastronomia e alle tipicità locali, in programma dal 2 al 4 giugno 2017, ospitata in uno dei luoghi più suggestivi dell’Umbria.  Antica capitale dei duchi longobardi, Spoleto vanta infatti un incredibile patrimonio storico-artistico e conserva intatto un affascinante aspetto medievale. Proprio a richiamare il suo stretto legame con la storia, il logo dell’evento è una stilizzazione di un mosaico di Palazzo Mauri, nel centro storico.
Non solo: la città è legata a doppio filo all’offerta di prodotti enogastronomici di qualità, come tartufo, olio extra vergine d’oliva e naturalmente vino, con il Trebbiano Spoletino; vitigno di origini antiche risalenti al XV secolo, che negli ultimi anni ha saputo conquistarsi – a giusta ragione – il favore di pubblico e professionisti, per via delle sue sfaccettature e della sua versatilità.


deGusto Spoleto, evento patrocinato e sostenuto dal Comune di Spoleto, nasce proprio con l’intento di sottolineare il ruolo da protagonista che la città ha nei confronti dell’indotto food&wine del territorio, portando nel centro storico tanti produttori, degustazioni, cooking show e momenti di approfondimento. L’evento si aprirà venerdì 2 giugno, alle ore 17:00. Alle ore 17:30 sarà presentato il libro sul Trebbiano Spoletino a cura del Cedrav, all’interno di Palazzo Bufalini: un’uva che appartiene a questo territorio da sempre, molto diversa dal Trebbiano Toscano o Abruzzese, che si distingue per una spiccata personalità e interessanti profumi. Un vitigno adatto a vinificazioni differenti, che da origine a dei bianchi che trovano la loro dimensione più naturale nell’abbinamento con il cibo e non temono neanche l’invecchiamento in bottiglia. Tutti questi aspetti saranno indagati nel corso della manifestazione.   

Sabato 3 e domenica 4 giugno,  si apriranno gli stand enogastronomici, all’interno del Chiostro di San Nicolò. I visitatori potranno così avventurarsi in un vero e proprio viaggio del gusto, fra prodotti di zona e i vini delle cantine del territorio. Il programma si articolerà fra degustazioni guidate, cooking show, laboratori sul gelato in sinergia con Gennari srl e Carpigiani, workshop formativi, tutti a ingresso libero. Spazio al food design con OUT UMBRO ma anche alla musica e al divertimento con Dj set e live music il sabato sera. Uno sguardo ulteriore alla sostenibilità ambientale sarà dato grazie alla presentazione in anteprima del prototipo di una sacchetta porta-bicchieri fatta in materbi, un materiale totalmente biodegradabile, curato dalla ADI (Associazione per il disegno industriale) Umbria.  
Un appuntamento imperdibile, in una cornice d’eccezione, che saprà conquistare turisti, appassionati e professionisti.

DEGUSTO IN BREVE
Sabato 3 e domenica 4 giugno
Chiostro di San Nicolò - Via Gregorio Elladio, 10
Orari stand e banchi di assaggio:
Sabato ore 16-23; domenica ore 12-19
Costo biglietto per i banchi di assaggio del vino: 10 euro con il calice in omaggio
Degustazioni guidate: gratuite su prenotazione a degustospoleto@gmail.com
Stand gastronomici: ingresso libero

PARTNERSHIP
Ais Umbria, Istituto Alberghiero di Spoleto, ADI Umbria, Gennari srl. 


PROGRAMMA
Venerdì 2 giugno - palazzo Bufalini
Ore 17,00 Presentazione evento  e saluti istituzionali
Ore 18.00 Presentazione libro “Il vino a Spoleto” III numero Quaderni del Cedrav, a cura della dott.ssa Rita Chiaverini  
Ore 18.30 Tavola rotonda sullo stato attuale della Doc Spoleto e le prospettive di sviluppo
***
Sabato 3 giugno – Chiostro di San Niccolò
Ore 16,00 apertura stand e banchi di assaggio
Ore 16,30 degustazione guidata: “La duttilità del Trebbiano Spoletino”. A cura di Jacopo Cossater
Ore 17.00 Cooking show
Ore 18,30 degustazione guidata: “Confronto Trebbiano Spoletino con intrusi”. A cura di Giampiero Pulcini
Ore 19,00 Cooking show
***
Dalle 19,30 Dj Set con Marco BVoice
Ore 20.45 Proiezione Champions League
 22,00  live music
***
Domenica 4 giugno Chiostro di San Niccolò
Ore 12.00 apertura stand e banchi di assaggio
Ore 12.00 degustazione guidata: “Il Trebbiano Spoletino nel tempo” (abbinamento con Parmigiano Reggiano in diverse stagionature e prosciutto crudo) – a cura di Giampiero Pulcini in collaborazione con Latteria Santo Stefano
Ore 13.00 Cooking show
Ore 16.30 degustazione guidata: “Riconosci il Trebbiano Spoletino” Degustazione alla cieca con bicchieri neri – a cura di Davide Bonucci
Ore 17.30 Cooking show
Ore 18.30 degustazione guidata: riFermento, Chiacchierata sui metodi di spumantizzazione, con 7 vini a confronto cura di Giampiero Pulcini e Alesio Piccioni

Ore 19.00 – chiusura dei banchi di assaggio

***
Ogni giorno

Food design  lab OUT UMBRO a cura di Associazione per il Disegno Industriale
Laboratorio e degustazione Gelato Artigianale con i mastri gelatai Carpigiani
Presentazioni, laboratori e degustazioni in collaborazione con Gennari srl:
- facciamo il formaggio con Cheesemaster
- Rational: Un mago in cucina
- a scuola di bar con Faema
Area bimbi: animazioni e laboratori per i più piccoli

***

INFORMAZIONI
FB: DeGusto Spoleto
degustospoleto@gmail.com
Informazioni per la stampa e accrediti
Marina Ciancaglini - Garage Wine

339 8199734 - marina@garagewine.it

A Varsavia si mangiano molecole di sigaro indimenticabili - Garantito IGP

Non ho mai fatto mistero della mia tendenziale diffidenza verso la cucina non direi sperimentale o troppo audace, ma piuttosto verso quella che ha, per scopo, stupire. Qualcuno la chiama d’avanguardia e io, per carità, mi adeguo.
Datemi pure del provinciale, dell’incolto o dell’inadeguato: eppure la scenografia esagerata mi disturba, l’eccesso di raffinatezza mi appare spesso un esercizio fine a se stesso, la qualità intrinseca mi sembra sovente confusa con l’infatuazione modaiola per qualcosa che si insinua anche nei critici più severi, lo sfoggio di tecnica appunto uno sfoggio, variante forbita dell’esibizionismo.


Mi succede la stessa cosa con letteratura, musica, cinema. Quando tutti e troppo istericamente parlano di qualche “fenomeno”, io mi irrigidisco, mi metto a distanza e aspetto che il tempo faccia il suo corso.
Ovviamente prendo pure i miei begli abbagli e pago il fio dei miei pregiudizi.
Uno di quelli più tenaci lo nutro ad esempio nei confronti delle cosiddette “esperienze sensoriali”. Cose serissime, intendiamoci. Ma che col mangiare in senso edonistico (il che non significa strafogarsi) a mio parere c’entrano poco, andando a toccare ambiti assai poco gastrici e assai più psicotropici. Roba da Hoffmann e Junger, non da chef.
Quando infatti, alcune settimane fa a Varsavia, sono stato a cena al Senses (uno dei due stellati polacchi) del pugliese Andrea Camastra, annunciato da Hervé This come il nuovo portabandiera della cucina postmolecolare, la cosiddetta note by note (a breve intervistona allo chef su questi schermi), non ho avuto alcuna esperienza sensoriale: ho semplicemente mangiato benissimo!


In tavola è planata infatti, con la levità imposta dal locale e dalle circostanze, una cucina di sostanza e di equilibrio, d’invenzione concreta, capace di creare una connessione diretta da tra naso, bocca e stomaco, di soddisfare senza saziare, di far gioire rilassando. Niente indovinelli, solo allegra curiosità. Magnifico il pierogi (il classico “raviolo” polacco) con gamberi rossi, crema affumicata e bottarga, una vera goduria la portata di calamari, aragosta e goulash. Il tutto servito con trovate coreografiche e trionfi di pani niente affatto invadenti. Mediterraneo e tradizione slava uniti non in una sintesi, ma in una sorta di sincretismo organolettico.

Foto Max Dall’Argine
Certo, l’idea della molecola che aleggia qua e là e ti dà sapori di cose che in realtà, nel piatto, non ci sono affatto, ogni tanto si affaccia, ma non distrae. Al contrario, anzi: incoraggia il godimento e alimenta la conversazione.
Il meglio, però è venuto alla fine, quando dopo il lauto pasto si apre la fase del fumo: serviti in una scatola di legno da sigari, bella annerita e odorosa, appunto, di fumo, ecco in effetti dei sigari. Cenere compresa.

Sigari- Foto: Max dall'argine
Da mangiare, però. E in tutto - tatto, aspetto, consistenza, profumo e perfino sapore - stupefacentemente identici ai sigari veri. Una “fumata” che da sola valeva il viaggio.

Senses Restaurant

Bielańska 12, Warszawa (Polonia)
Tel. +48 22 331 96 97

Il mio Terroir Marche 2017

Terroir Marche Festival, l’evento dedicato ai vini biologici ideato e promosso dal Consorzio Terroir Marche, è giunto alla sua terza edizione che è andata in scena nei giorni di sabato 20 e domenica 21 maggio nel centro storico di Macerata portando in degustazione, nelle suggestive sale degli Antichi Forni e all'interno del Teatro della Società Filarmonico Drammatico, oltre 150 vini di 21 vignaioli provenienti non solo dalle Marche ma anche dalla Mosella e dalla Francia del Sud (associazione “Artisans-Vignerons de Bourgogne du sud”).


Ma chi sono e quali sono gli obiettivi dei vignaioli di Terroir Marche e, soprattutto, quali sono i migliori vini degustati a Macerata?

Scopritelo su Vinix  cliccando questo link

Da Romeo Chef & Baker per l'asta di vini per beneficenza per AMAL for Education


Per ora in asta ci saranno:

Brunello di Montalcino DOCG "Il Poggione", 2009
Nero di Troia "Puer Apuliae" Rivera, 2000
Salento IGT "Le Ricordanze" vendemmia tardiva (0, 5 l), 2000
Colli Tortonesi DOC "Bigolla" Vigneti Massa, 2000
Terre del Volturno IGT Centomoggia Terre del Principe Casavecchia, 2003
Penedès "Mediterraneam Tinto" René Barbier, NM
Salento IGT "Nauna" Primitivo e Negramaro Schola Sarmenti, 2014
Riesling Spätlese "Urglück" Ürziger Würzgarten Merkelbach, 2012
Taurasi DOCG Perillo Riserva, 2006
Bianco Salento IGT "Edda" Cantine San Marzano, 2015
Rioja Reserva Herenza (magnum), 2009
Fontarca Toscana IGT Tenimenti D'Alessandro (magnum), 2007
Chablis Premier Cru AOC Vaucoupin, 1996
Chablis Premier Cru AOC Vaucoupin, 1996
Grand Champagne Napoléon Prieur Vertus, NM
Grand Champagne Napoléon Prieur Vertus, NM
Aglianico del Vulture DOC "Titolo" Elena Fucci (magnum), 2006
Chianti Rùfina DOCG "Nipozzano" Riserva Frescobaldi (magnum), 2013
Barolo DOCG "Prapò" Schiavenza, 2012
Lake Erie North Shore Canada VQA Icewine "Prism" Vidal (0, 2 l) , 2013
Costa d'Amalfi DOC "Ravello" Riserva Marisa Cuomo, 2002
Valtellina Superiore DOCG Sassella "Le Tense" Nino Negri, 2010
Marche Rosso IGT "Rossobordò" Walter Mattoni, 2012
Meursault Perrières 1er Cru AOC Albert Grimaud, 2009
Bolgheri Superiore DOC "Ornellaia", 2003
Riesling Spätlese Grünlack Schloss Johannisberg, 2013
Roccamonfina IGT "Terra di Lavoro" 2002, 2002
Vigneti delle Dolomiti IGT "San Leonardo", 2007
Pommard "La Chanière" Maréchal, 2005
Merlot di Toscana IGT "La Ricolma" San Giusto a Rentennano, 2004
Rosso del Salento VdT "Patriglione", 1994
Olevano Romano DOC Cesanese "Cirsium" Damiano Ciolli, 2003
Olevano Romano DOC Cesanese "Cirsium" Damiano Ciolli, 2005
Olevano Romano DOC Cesanese Riserva "Cirsium" Damiano Ciolli, 2010
Olevano Romano DOC Cesanese Riserva "Cirsium" Damiano Ciolli, 2013
"Ciàtu" di Marilena Barbera (doppia magnum), NM
Merlot Venezia Giulia IGT "Focus" Volpe Pasini, 2004
Rosso di Montespada VdT Agricola Montespada, NM
Sauternes AOP Calvet, 2010
Bolgheri DOC "Campo al Mare" Tenute Folonari, 2011
Corton Charlemagne Grand Cru Bonneau du Martray, 2006
Brunello di Montalcino DOCG Riserva "Poggio al Vento" Tenuta Col D'Orcia, 1998
Toscana IGT "Fontalloro" Fattoria di Felsina, 1998
Penfolds Grange , 1994
Fiano di Avellino DOC "Rocca del Principe" (magnum), 2013
Trebbiano d'Abruzzo DOC Valentini, 2007
Brunello di Montalcino DOCG Riserva "Le Presi", 2004
Chianti Classico DOCG Riserva Fontodi "Vigna del Sorbo", 2007
Sanennières Roche aux Moines AOC Domaine aux Moines, 2013
Barbaresco DOCG Riserva "Bricco" Dante Rivetti, 1999
Riesling Kabinett trocken Maximin Grünhäuser Abtsberg, 2008
Chateau Musar, 2004
Boca DOC "Le Piane", 2007
Olio Extra Vergine di Oliva Valentini, 
"Grappa della Donna Salvatica che scavalica le colline" da vinacce di Nebbiolo, distilleria Levi Serafino, 
Trebbiano d'Abruzzo DOC Valentini, 2011
Trebbiano d'Abruzzo DOC Valentini, 2011
Rosso del Veronese IGT "Osar" Masi, 1996
Bolgheri DOC "Sassicaia", 1997
Chateauneuf du Pape Chateau de Beaucastel, 1995
Recioto della Valpolicella DOC Romano Dal Forno (0, 5 l), 1997
Colli di Salerno IGT Montevetrano, 2007

E' l'Aglianico del Vulture "Basilisco" 2008 il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Luciano Pignataro
L'Aglianico del Vulture mi piace perché mi regala la sensazione dello spazio, mi affascina con i castelli di Melfi e Lagopesole. 
Ritmi lenti, dunque moderni, come la freschezza sapida di questa bottiglia, giovane ed energica, bevuta con la persona giusta.
www.basiliscovini.it

Napoli Wine Challenge, chi sono i vincitori - Garantito IGP

di Luciano Pignataro

Stavolta parliamo di un concorso. Quello organizzato a Vitigno Italia, la manifestazione giunta alla sua tredicesima edizione, che quest'anno ha cambiato pelle cercando di assumere una fisionomia più sintetica e precisa. Prima una verifica tra circa 700 campioni presentati da cui sono state tirate fuori una cinquantina di etichette che sono state giudicate da un'altra commissione, stavolta presieduta da Daniele Cernilli.

Un vincitore assoluto per ogni categoria. Ecco la lista:

Per gli spumanti ha vinto a sorpresa una bollicina da Caprettone, vitigno tipico vesuviano su cui stanno lavorando con passione alcune aziende. Tra queste Casa Setaro, piccola cantina a Trecase, vigne piantate sul nero suolo sabbioso del vulcano. Una vino fresco e piacevole, sapido e con un perlage molto fine.

Per i bianchi un ex aequo. Falanghina Benevento IGP 2016 di Castelle e il Campania Fiano IGP 2014 Oi Nì dell’azienda agricola Eduardo Scuotto. La prima è una storica cantina di Castelvenere nel Sannio, il paese più vitato della Campania, che si è imposta grazie ad una annata decisamente favorevole per i vitigni a bacca bianca della Campania. Fresco e sapido. Il Fiano dell'azienda di Laio è invece passato in legno ma alla fine c'è un buon equilibrio con il frutto. Lungo e destinato all'invecchiamento.

Tra i rosati netta affermazione di Piedirosè, Pompeiano Rosato IGP 2016 della cantina Iovine. Si tratta di una azienda di Pimonte, specializzata nel Gragnano, che ha sempre proposto vini di buona beva. Il rosato, da uve Piedirosso, si è rivelato fresco, elegante, dalle buone note mediterraneee.


Durissima la lotta tra i rossi dove a spuntarla è stato il Taurasi 2008 di Calafè. Anche questa una azienda poco conosciuta, specializzata soprattutto per l'areale di Tufo. Ma in questo caso ha dimostrato di saper lavorare bene anche le vigne di Aglianico mantenendo la freschezza di una annata regolare, con un buon frutto croccante.

Ancora Falanghina, infine, ancora Castelle, con il passito dell'azienda di Castelvenere che ha vinto a mani basse in una finale giocata a tre.

Cinque vini, insomma. Cinque interpretazioni della viticoltura campana.

Il mondo del vino è davvero rosa?

Il mercato vinicolo presenta percentuali di “imprese rosa” - ovvero quelle aziende in cui il numero di soci ed esponenti donne attualmente in carica supera il 50% del totale - del 26,5%, non oltrepassando mai il 28% in nessuno dei quattro mini settori che compongono il comparto del vino. Se si confronta però con la  media italiana, la situazione  migliora perché la media del Paese si ferma al 22%. Un comparto con pochissime medie e grandi imprese e in cui il 93,6% delle aziende attive è una micro impresa. Le aziende vinicole si concentrano soprattutto in Veneto, Sicilia, Puglia e Piemonte, mentre la viticoltura è il mini settore che raggruppa la gran parte delle imprese del comparto. La viticoltura è anche il micro settore più orientato all’import/export e con il livello di rischio meno elevato, mentre il commercio al dettaglio di vino è quello a più alto rischio.

A diffondere i dati è lo studio delle performance delle imprese italiane attive nel mercato del vino, aggiornata a marzo 2017, realizzata da CRIBIS, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, che ha analizzato le prestazioni delle circa 73.700 aziende operanti nel settore del vino.

La maggior parte delle imprese vinicole operanti nei quattro mini settori in cui si divide il comparto presenta percentuali di quote rosa che non superano il 28%. I settori più virtuosi da questo punto di vista sono la viticoltura, col 28% di risorse femminili in azienda, e il commercio al dettaglio, in cui quasi un lavoratore su quattro è donna (24,8%). Valori che scendono della metà negli altri due settori, il commercio all’ingrosso e la produzione di vino: qui le quote rose sono circa una su otto (rispettivamente il 12,5% e il 12,3%). 

Distribuzione per quote rosa – Mercato del Vino - Q1 2017

La maggior parte delle imprese vinicole operanti nei quattro mini settori in cui si divide il comparto presenta percentuali di quote rosa che non superano il 28%. I settori più virtuosi da questo punto di vista sono la viticoltura, col 28% di risorse femminili in azienda, e il commercio al dettaglio, in cui quasi un lavoratore su quattro è donna (24,8%). Valori che scendono della metà negli altri due settori, il commercio all’ingrosso e la produzione di vino: qui le quote rose sono circa una su otto (rispettivamente il 12,5% e il 12,3%).

Distribuzione per gruppo merceologico – Mercato del Vino – Q1 2017


Oltre due terzi delle aziende vinicole è localizzata nelle macro aree Sud e Isole (38,1%) e Nord Est (30,9%), con il Nord Ovest (18,4%) e il Centro (12,6%) a spartirsi la quota rimanente. A livello regionale, il Veneto è la regione con la maggiore presenza di aziende vinicole (15,4%), seguita da Sicilia, col 12,7%, Puglia, col 12,1%, e Piemonte, con l’11,6%. Per quanto riguarda il gruppo merceologico, invece, il mini settore della viticoltura fa la parte del leone, con l’84% di imprese vinicole attive, seguito dal commercio al dettaglio, col 7,2%, dal commercio all’ingrosso, col 5,9%, e dalla produzione di vino, col 2,9%.

Distribuzione aziende che fanno Import/Export Mercato del Vino

Quello del vino è senz’altro un settore orientato alle esportazioni, ma con alcune differenze fra i quattro micro settori. La maggior parte delle aziende che esportano si concentra nella viticoltura e nellala produzione di vino mostrano una maggiore vocazione all’import/export, con percentuali di aziende che si dedicano a queste attività pari rispettivamente al 43,8% e al 33,5%. Più ridotta la presenza di aziende esportatrici nel commercio all’ingrosso (18,8%) e minima nel commercio al dettaglio (3,9%).

Distribuzione per classi di rischio Mercato del Vino

La stessa spaccatura fra micro settori emerge anche considerando i dati sul livello di rischio d’impresa, che appare molto elevato nel commercio all’ingrosso, con il 70% delle imprese collocate nella classe di rischio medio-alto e il 14,9% nella classe di rischio alto, e nel commercio al dettaglio, con il 55,1% di rischio medio-alto e il 10,2% di rischio alto. Più contenuto, invece, il livello di rischio nel settore della produzione di vino, dove le imprese nella classe di rischio medio-alto sono il 41,3% e quelle nella classe di alto rischio sono il 13,9%, mentre la viticoltura si afferma come il settore più sicuro, con solo il 2,3% di rischio elevato e il 7,5% di rischio medio-alto.

Distribuzione per classe di anzianità aziendale Mercato del Vino

La maggior parte delle imprese vinicole è nata nel decennio 2001-2010. Ci sono alcune differenze di anzianità fra i quattro micro settori. Se le imprese attive nella produzione di vino sono quelle più anziane, con il 19% fondato prima del 1970, il 13,5% prima del 1980 e il 14,1% prima del 1990, la situazione si ribalta nel settore del commercio all’ingrosso, con il 24,1% delle aziende fondato nel decennio 2001-2010, il 15,3% negli anni 2011-2013 e ben il 28,9% dal 2014 in poi, e nel commercio al dettaglio, con il 32,5% fondato nel decennio 2001-2010, il 17,3% negli anni 2011-2013 e il 23,5% dal 2014 in avanti. Le imprese operanti nella viticoltura sono mediamente più giovani di quelle attive nella produzione di vino ma leggermente più anziane di quelle del commercio, dal momento che sono state fondate nella maggior parte dei casi negli anni ’90 (21,8%) e ’00 (29,7%).

Kollerhof - Vigneti delle Dolomiti IGT 2016 Cucol è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Carlo Macchi

Un vino da vigna di tre anni, piantato ad Anterivo a quasi a mille metri, da vitigno PIWI, cioè resistente a oidio, peronospora, etc..


Una scommessa per la viticoltura del futuro, un grande vino oggi.

Naso esplosivo con fiori di sambuco, peperone, lavanda. Bocca fresca, sapida, lunghissima. Bottiglia finita in un amen.


info@kellerei-kollerhof.com

Dagli Oddero un libro per conoscere La Morra e la Langa - Garantito IGP

Di Carlo Macchi

Non sono un sostenitore di quelli che chiamo “autolibri”, cioè quelle pubblicazioni che ogni tanto i produttori autoproducono per dirsi quanto sono stati bravi, come sono bravi a fare vino, quanta storia hanno alle spalle etc. 


Per questo ho accettato quasi con titubanza il libro che gentilmente Cristina Oddero mi ha regalato durante la mia ultima visita in cantina. Di bello aveva le misure contenute e quindi il fatto che non fosse una semplice apologia fotografica, magari bella ma profondamente inutile.Curioso come sono l’ho aperto immediatamente e l’occhio mi è caduto su questa frase “A La Morra, negli anni del Risorgimento si costituì un gruppo di acquisto con altri comuni per ottenere prezzi più vantaggiosi dalle solfatare siciliane.” 


Quindi ero davanti ad un libro di storia, magari locale, ma sicuramente interessante. Quel discorso dello zolfo mi aveva incuriosito e così la sera l’ho aperto e me lo sono letto di un fiato. Il libro di per sé non è enorme e le molte foto d’epoca ne alleggeriscono la lettura: lettura comunque molto interessante perché coniuga la storia della famiglia Oddero con i fatti che hanno colpito o interessato il Piemonte e l’Italia, da praticamente l’inizio del XIX° secolo ai giorni nostri.Alcune pagine ti presentano una situazione contadina che fa riflettere, per esempio quando, sempre riferendosi al periodo rinascimentale , si fa notare che i contadini sparsi nelle varie borgate langarole vivevano costantemente nella paura “ 

Paura della natura per le grandinate terribili che in un attimo distruggevano il raccolto…paura dello Stato che oltre a non assistere i cittadini si faceva vino solo per le tasse e il precetto militare… e paura della Chiesa che alla domenica predicava solamente l’inferno e l’eterna pena e mai il paradiso e la gioia.” Come potete capire c’è di che riflettere su come siano cambiate le cose da allora e in questo libro lo si vede costeggiando la storia della famiglia. Famiglia composta anche da donne, silenziose ma di carattere, a cui viene dedicato un bellissimo capitolo. 


Una parte del libro è scritta dall'attuale patriarca degli Oddero, Giacomo e anche qui ho trovato un tema interessantissimo: di cosa poteva parlare un personaggio che è vissuto sempre nel mondo del vino? 

Naturalmente d’acqua. Giacomo Oddero dedica pagine molto interessanti a quella che lui chiama “la battaglia dell’acqua”. Chi frequenta oggi la Langa non immagina minimamente cosa era appena 50 anni fa: mancavano tante cose ma soprattutto mancava un acquedotto che portasse l’acqua in collina. “Non c’era acqua potabile…si raccoglieva così l’acqua piovana dai tetti, la si convogliava nei pozzi disinfettandola di tanto in tanto con un po’ di calce viva…”.Addirittura non avevano l’acqua per far lavare le mani al dottore dopo la visita, insomma era più facile offrire un bicchiere di vino che d’acqua. Questa situazione inizio a mutare solo nei primi anni Settanta del secolo scorso (sembra lontano ma non sono passati nemmeno 50 anni!) con il Consorzio Acquedotto delle Langhe e delle Alpi cuneesi di cui Giacomo è stato presidente per quasi 20 anni, ma ancora nel 1991 alcuni comuni di Langa non avevano un acquedotto! 


Questa storia dell’acqua che manca nella patria del vino mi ha appassionato, perché presenta in maniera chiara e netta le difficoltà che dovevano superare non molti anni fa i contadini per vivere in quella che adesso sembra un eden enoico. Tutto questo e molto altro (per esempio le belle foto d’epoca) lo potrete trovare in “Oddero, una storica cantina Italiana”, un libro che non si compra in libreria ma solo andando a degustare i buoni vini che Giacomo, Mariavittoria, Mariacristina, Isabella, Pietro e Giacomo giovane (per citare testualmente l’elenco dei familiari a fine libro) producono. Dopo tutto non mi sembra un gran sacrificio!

Oddero, Poderi e Cantine, Fraz. Santa Maria, 28 La Morra (CN). www.oddero.it ,info@oddero.it