Cannubi è il cuore delle Langhe, dunque dell’Italia del vino. Una
denominazione in etichetta le cui origini risalgono al 1752 e che è
orgogliosamente e spudoratamente esposta oggi a caratteri ancora più grandi di
Barolo. Non è difficile capire perché quando si guida in questa collina che
cuce due realtà geologiche diverse: Elveziano con arenarie di Diano D’Alba ed
argilla con contenuto calcareo dei comuni di Monforte, Castiglione Falletto,
Serralunga d’Alba e quelli della componente Tortoniana, Marne di Sant’Agata
Fossile a La Morra e Verduno. Una collina ben esposta, con forti escursioni
termiche, sempre ben ventilata. Una collina considerata la vera radice del
Barolo divisa fra 5 delle 166 “Menzioni geografiche aggiuntive” previste dal
disciplinare di produzione del Barolo DOCG approvato nel 2009: Cannubi, Cannubi
San Lorenzo, Cannubi Valletta, Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel.
Emanuela Bolla |
I Giovani Igp
sono usi scorazzare in lungo e in largo per queste strade ordinate e silenti
mentre l’areale esplode nei suoi colori più belli della decadenza autunnale.
Ancora a caccia di cantine cercando di fare a meno di navigatori, si sa, i
Giovani Igp amano il futuro. Tra le foglie ai bordi delle strade non è
difficile trovare qualche carta bollata perché gli interessi economici di
questa zona sono così forti da finire spesso e volentieri in Tribunale, proprio
come è successo di recente per una disputa sui confini della denominazione
Cannubi.
Sul crinale
della collina c’è l’azienda Fratelli Serio&Battista Borgogno, cinque
generazioni al lavoro dal 1897, oggi condotta da Anna e Paola Borgogno, figlie
di Serio, con Federica Boffa, quinta generazione, e da Marco Bolla e la figlia
Emanuela. Proprio lei ci accoglie con il suo entusiasmo, un sorriso allegro, la
consapevolezza di essere parte di una storia importante che proprio per questo
richiede impegno e studio, soprattutto in questa fase di passaggio di mano del
testimone che alla fine vedrà le due cugine al comando.
L’azienda in totale governa dieci ettari di
cui poco meno di tre, precisamente 2,79, sono a ridosso della cantina e
costituiscono il cuore della produzione: la Vigna Gourat così chiamata dal
nonno, oggi Vigna Grossa, Vigna Battista sul versante Sud Vigna Nuova. Il
segreto del Cannubi dei Fratelli Serio&Battista Borgogno è nella capacità
di bilanciare le uve di queste tre vigne a seconda delle annate. Una sapienza
che sta nelle mani di chi tocca le uve e di chi assaggia in cantina oltre che
nelle analisi chimiche. La magia, appunto, del vino.
In cantina qualche vasca di acciaio, quelle in cemento che
ricordano i tempi delle grandi quantità che servivano a sopravvivere quando la
Langa era terra di emigranti, e le botti grandi di rovere di Slavonia da 25 e
50 ettolitri dove il vino evolve dopo la fermentazione realizzata di in tini di
legno in cui si pratica il rimontaggio un paio di volte al giorno.
I NOSTRI ASSAGGI
Dolcetto 2015. Note fresche di ciliegia, beva piacevole e
veloce al palato, un rosso da bere a secchi.
Langhe
Rosso Seriulin. Una
nuova etichetta che assembla dolcetto 2014 e il 10% di nebbiolo 2015. Come il
caffè nel latte, questa piccola quantità di nebbiolo conferisce alla beva una
struttura diversa, più compatta e probabilmente da attendere.
Nebbiolo
2014. Un
rosso dissetante, più fresco del precedente, ma anche più ricco e complesso.
Barolo 2013. Ottenuto dalle uve di Novello, ha un naso
un po’ debole ma pulito e preciso, al palato ha una discreta spinta, fine ed
elegante al tempo stesso. Di buona prospettiva nei prossimi anni
Barolo
Cannubi 2013. Ottenuto
dalle uve di Vigna Grossa e Vigna Battista, perfetta la fusione tra il frutto e
il legno. L’annata ha ancora bisogno di bottiglia (del resto esce a marzo sul
piano commerciale), ma sicuramente regalerà belle soddisfazioni. Grande
freschezza al palato.
Barolo
Cannubi 2012. Si esprime ovviamente in maniera leggermente più matura, ma è
anche più ampio ed equilibrato del precedente.
Barolo Cannubi
Riserva 2011. In commercio dal prossimo anno, è un taglio delle tre vigne:
ricco di polpa, al naso esprime buona frutta rossa, tabacco, leggermente
speziato, menta. Al palato ha una beva imponente ma molto ben sostenuta
dall’accidità. La chiusura è pulita e precisa. Bellissimo.
Barolo
Cannubi Riserva 2015. Imbottigliato
nel 2013, ha avuto una evoluzione pazzesca. Ancora giovanile e pimpante, ma
anche molto ben equilibrata con il frutto e il legno perfettamente e
armoniosamente fusi. Il palato, come tutti i vini precedenti, è segnato dalla
sapidità, dalla freschezza in equilibrio con i tannini setosi e l’alcol.
L’allungo finale invoglia alla beva.
CONCLUSIONI
Una bellissima azienda a conduzione familiare. In cui il
rispetto per il terreno (no diserbanti chimici) si coniuga con una concezione
del vino a torto definita tradizionale perché in realtà è moderna, se la
modernità è la difesa della propria tipicità come elemento di valore
nell’omologazione e nella banalizzazione dilagante. E, infine, il valore del
tempo, l’unico modo per andare di fretta, di evitare di fare dinamismo sena
movimento, è quello di aspettare: le persone, la terra, l’uva. Se stessi.