Il Chianti Classico de I Fabbri in una splendida verticale storica. Lamole e il suo sangiovese profumano di iris, sappiatelo!

Per il Chianti Classico di Lamole ho sempre avuto un feeling particolare la cui genesi va ricercata nell'unicità del territorio di appartenenza che fornisce una impronta indelebile al vino che qui viene prodotto con grande fatica. 
A Lamole non ci passi per caso ma ci devi arrivare percorrendo una strada stretta che si inerpica tra le colline del Chianti Classico attraverso paesaggi boschivi, quasi montani, che appartengono più a gnomi e fate piuttosto che a piante di vitis vinifera che spesso si confondono con il viola dei giaggioli che fioriscono a maggio.

Foto: fromatuscanhillside.blogspot.com

Pendenze importanti, che variano tra il 30% e il 50%, che nel tempo hanno costretto gli agricoltori della zona a realizzare veri e propri terrazzamenti dove piantare il mitico "sangiovese grosso di Lamole" i cui profumi, definiti anche dall'altitudine media dei vigneti che si aggira sui 500 metri s.l.m., hanno reso famoso il Chianti Classico di questo territorio nel corso dei secoli.

Anche Susanna Fabbri deve essere rimasta incanta dal fascino del vino di Lamole perchè nel 2000, assieme a sua sorella Maddalena, fonda l’Agricola I Fabbri che oggi, grazie ad un'importate opera di manutenzione delle antiche terrazze e al successivo reimpianto dei vigneti effettuato nel 2002 , si estende per circa 35 ettari di cui 9 piantati a vitis vinifera (sangiovese in prevalenza) e 2 ad oliveto.

Le terrazze di Susanna Grassi

Ho invitato Susanna qualche settimana fa a Roma per una storica verticale dei suoi vini più rappresentativi ovvero il Chianti Classico "Lamole" (vinificazione e affinamento in cemento) e il Chianti Classico "I Fabbri" Riserva (vinificazione in acciaio e affinamento in carati da 500 litri di rovere francese per 10 mesi, seguiti da almeno 5 mesi di bottiglia).

Di seguito ho riportato, come al solito, le mie note di degustazione.

Chianti Classico Lamole 2012: naso di iris, ribes rosso e ciliegia. Bocca lamolese ovvero caratterizzata da finezza e splendido equilibrio grazie anche alla morbidezza dei tannini. Finale succoso. Grande rapporto q/p visto che a  scaffale costa circa 12/13 euro.

Chianti Classico Lamole 2011: rispetto al precedente sembra avere maggiore "ciccia" grazie ad una vena fruttata molto più in evidenza a cui fanno da corollario note di cipria e geranio. Palato di grande classe, sinuoso, con tannini levigati e notevole finale sapido.

Chianti Classico Lamole 2009: un vino terapeutico, questa è stata la mia esclamazione dopo aver messo il naso nel bicchiere che, intensamente, pulsava ed emanava sensazioni talmente balsamiche che ti liberava dal raffreddore meglio dell'aspirina. Alle note mentolate, come sempre, si accompagnavano le "tipiche" sensazioni di fiori rossi e fruttini rossi di bosco. Sorso convincete, fresco e solare con tannino di fine estrazione.

Chianti Classico Lamole 2008: il tempo comincia a sentirsi in quanto, rispetto ai precedenti, si cominciano ad intuire gli odori terziari del grande sangiovese del Chianti Classico che si concretizzano in profumi di terra bagnata, tabacco, cuoio assieme agli onnipresenti effluvi di fruttini rossi, quasi disidratati, e fiori rossi da diario. Bocca, invece, ancora molto giovanile, dotata come sempre di grande freschezza e sapidità e di un allungo succoso e pulito.


Chianti Classico Riserva 2011: Susanna Grassi onoro la menzione Riserva del suo Chianti dando vita ad un sangiovese di razza e struttura, più complesso e profondo rispetto al suo fratellino minore "Lamole" grazie  ad un naso avvolgente che passa dall'agrume rosso all'iris per poi virare verso sensazioni di ciliegia e fragola di bosco. Palato affilato, teso, dotato di fitti tannini e di una chiusura sapida davvero dirompente.

Chianti Classico Riserva 2008: vigoroso e spigoloso al tempo stesso, sempre essere, tra quelli proposti in batteria, il vino più indietro per via di un equilibrio ancora in fase di definizione che oggi lascia intravedere una componente alcolica ancora troppo in evidenza. La sostanza c'è per cui è solo questione di tempo.

Chianti Classico Riserva 2007 (sangiovese, canaiolo e merlot 5%): metti il naso nel bicchiere e anche tra 1000 Chianti Classico non puoi non riconoscere in questo vino la classe e il terroir di Lamole che esplode aromaticamente con intense sensazioni di fiori rossi dove è facilissimo riconoscere l'iris e la viola a cui si intersecano intriganti noti minerali e iodate. Al sorso c'è tanta eleganza e pienezza, il vino invade il cavo orale come velluto rosso e non se ne va più. Un grande Chianti Classico di Lamole per un grande millesimo.


Chianti Classico Riserva 2006 (sangiovese, canaiolo e merlot 5%): probabilmente ha un naso meno ricco e seducente del precedente vino ma, dal punto di vista della complessità olfattiva, questa annata mi piace moltissimo grazie ad una freschezza di fondo, data dalla vena floreale e balsamica, che bilancia perfettamente i ricordi di foglia di tabacco, corteccia e marasca. Al sorso sguaina corpo e carattere e fini tannini. Finale persistente e sapido. Grande prova.

Chianti Classico Riserva 2005 (sangiovese 100%): annata fredda molto simile alla 2014 che a Lamole, dove i vigneti sono a circa 600 metri, è stata davvero molto difficile. Susanna, con molta amarezza, ci confessa che ha dovuto ridurre dal produzione del 60%. Il risultato di tutto questo, come facilmente prevedibile, lo si testa immediatamente nel bicchiere dove il Chianti Classico si caratterizza per sobrietà e magrezza. Tutto è essenziale ma la colonna vertebrale è ancora ben dritta e solida per cui il sorso, nonostante tutto, rimane piacevolissimo soprattutto nel finale decisamente sapido e austero.




La Terrasse "Cuisine & Lounge” del Sofitel Rome Villa Borghese celebra lo Champagne Laurent-Perrier e il Caviale Calvisius

Non c'è nulla da fare, a Roma ci sono posti unici come ‘La Terrasse Cuisine & Lounge’ del Sofitel Roma Villa Borghese che, dall'alto del suo settimo piano, si affaccia sui giardini di Villa Borghese e di Villa Medici regalando agli ospiti un panorama unico, soprattutto al tramonto, quando il sole letteralmente "muore" dietro la cupola di San Pietro.


Volete sapere il motivo per cui oggi vi parlo di questo posto? Semplice, perchè a partire dal 27 febbraio, per quattro venerdì di seguito, la migliore terrazza d'Hotel in Europa (Prix Villégiature Awards 2013) ha programmato una serie di aperitivi a base di champagne Laurent-Perrier abbinato al celebre Caviale Calvisius (100% italiano ottenuto da specie di storione pure e non ibride) che, per questa serie di eventi, viene interpretato in cucina attraverso gustosi finger food dal bravissimo chef salernitano Giuseppe D’Alessio. La foto sotto probabilmente non rende giustizia al sapore di quei piatti!


Visto che il mio è un blog di vino vorrei parlarvi anche dello Champagne  Laurent-Perrier che durante l'aperitivo in Terrazza è stato degustato in versione Brut che, da sempre, rappresenta un po' il vino bandiera della grande Maison francese visto che la sua produzione risale agli anni '50. 


La cuvée, formata da un sapiente assemblaggio di chardonnay (50%), pinot noir (35%) e pinot meunier (15%), provenienti da oltre 55 crus aventi una media del 94%, dal punto di vista organolettico è facilmente riconoscibile per noi "champagne lovers" grazie alle sue tipiche note di agrumi e frutti bianchi che ben si integrano all'interno di un equilibrio ed uno stile sapientemente ricercato da Laurent-Perrier per questo Champagne tipicamente da aperitivo ma che vedrei bene anche su piatti più ricercati come una zuppa di molluschi o un succulento coniglio alla cacciatora.


Piccola curiosità tecnica: lo Champagne riposa in cantina per un periodo minimo di tre anni anche se la legge francese stabilisce che possa essere commercializzato dopo "solo" diciotto mesi.

Non mi resta che ringraziare per questa magnifica serata Agostino Zappimpulso (FB Manager) e tutti i ragazzi del servizio de La Terrasse Cuisine & Lounge che, oltre ad essere bravi e professionali, ho scoperto essere anche grandi appassionati di vino visto la loro qualifica di sommelier. Se volete, venerdì 20 è l'ultimo giorno per godersi l'aperitivo in compagnia dello Champagne Laurent-Perrier Brut abbinato al Caviale Calvisius.

Ne vale la pena!




Ma davvero credevate che il vino era come la palestra?

Cattive notizie per pigri e beoni. Qualche giorno fa un popolare sito inglese sembrava aver messo a poste le coscienze di coloro i quali non riescono proprio ad alzarsi dalla scrivania o dal divano e preferiscono farsi un bicchiere piuttosto che una bella corsetta all’aria aperta: «A glass of red wine is the equivalent to an hour at the gym» sparava baldanzoso il My Daily citando un nuovo studio dell’University of Alberta in Canada e facendo stappare bottiglie di rosso nelle case di tutto il mondo. La rivincita dei fannulloni sembrava così compiuta, alla faccia dei fanatici del jogging e dei patiti della zumba. Chi è corso in palestra per disdire l’abbonamento non aveva però fatto i conti con il dottor Jason Dyck, autore della presunta scoperta.



BICCHIERE DI BUFALA – «Non è affatto così, anche se molte persone vorrebbero che lo fosse. È parecchio sconfortante vedere tutto il tuo duro lavoro ridotto ad una frase sbagliata» si sfoga il dottore alla Cbc, rivelando la bufala. Lo studio è stato pubblicato più di due anni fa: al centro della ricerca c’è il resveratrolo, sostanza presente nell’uva e altri alimenti, che può aumentare la capacità di massimizzare i benefici dell’esercizio fisico. Ovviamente per chi lo fa e non per chi se ne sta spaparanzato. Anche qui occorre però una precisazione, è solamente un pizzico di verità: per avere un qualche minimo di risultato infatti servirebbe molto più resveratrolo di quello contenuto in un bicchiere di vino.«Si dovrebbero bere dalle 100 alle mille bottiglie al giorno» spiega Dyck solo per amor di scienza (e non dell’alcolismo). Insomma non si scappa: meno cantina, più addominali.

Nero di Troia 2012 di Valentina Passalaqua

Traslocare, a volte, ha anche dei lati positivi soprattutto se, come è successo al sottoscritto, lo spostare scatoloni ti fa scoprire l'esistenza di bottiglie dimenticate o, meglio, nascoste all'interno della propria cantina che col tempo sta assumendo dimensioni non umane.

Il Nero di Troia di Valentina Passalacqua, donatomi dagli amici di Radici del Sud nel 2013, stava in un angoletto sperduto con la sua bella etichetta bianca sulla quale campeggiava la scritta "vino biologico a fermentazione spontanea da uve raccolte a mano".

Prendo il mio tablet e cerco di avere maggiori informazioni sulla vignaiola pugliese scoprendo con interesse che, dopo una laurea in Master in Business Administration e essersi dedicata per qualche anno all'azienda ortofrutticola di famiglia, ha deciso di occuparsi di viticoltura attraverso la gestione di oltre 40 ettari di vigneto che si estendono alle pendici del Parco Nazionale del Gargano a circa 180 metri s.l.m.


Il progetto, nato assieme all'agronomo Nazario Giagnorio e alla consulenza enologica di Leone Cantarini e Mirco La Gatta (allievo di Lanotte e Moio) ha previsto la coltivazione in regime biologico, certificato Suolo e Salute dal 1999, di varietà come Bombino, Fiano Minutolo, Falanghina, Greco, Nero di Troia, Negroamaro, Primitivo, Montepulciano ed Aleatico che Valentina, così scrive, con il tempo ha imparato ad ascoltare, capire e lavorare seguendo le fasi lunari per tutte le lavorazioni senza tecniche invasive e con pochissimi solfiti aggiunti.

Incuriosito da tutto questo non mi rimane che stappare il Nero di Troia 2012 che mi affascina subito per la lucentezza del suo colore rosso rubino le cui trasparenze, per quelli come me, sono carezze al cuore e all'anima.


Le coccole il vino continua a fartele anche al naso dove regala accattivanti profumi di fragoline di bosco, erbe aromatiche e fiori rossi del Mediterraneo. 
Nessuna pesantezza, nonostante i 14 gradi di alcol, ma tanta freschezza anche al gusto che rimane morbido e suadente con tannino decisamente vellutato e sapientemente intarsiato all'interno di una struttura decisamente in equilibrio che concede un finale decisamente sapido e persistente.

Davvero interessante questo Nero di Troia che rappresenta un vitigno decisamente interessante e di personalità se vinificato in modo leggero come ha fatto Valentina Passalacqua la cui gamma di vini sarà oggetto di approfondimento futuro su Percorsi di Vino.

Ultima postilla per i più tecnici: il vino proviene da un vigneto di circa 3 ettari allevato a tendone con una densità di 2.500 ceppi per ettaro. Vinificazione in acciaio e affinamento sulle fecce nobili per circa 6 mesi all'interno di botti di rovere da 50 hl.


Champagne da record!

Non fa quasi mai notizia, o almeno non quanto i grandi nomi di Borgogna e Bordeaux, ma al terzo posto, in termini di prezzo medio, tra le denominazioni più “battute” sul mercato delle aste internazionali, ci sono i vini di Champagne, riferisce il sito Winenews.it, che negli anni hanno messo in fila un record dopo l’altro, da New York ad Hong Kong, da Krug a Dom Pérignon.

A mettere in fila le aggiudicazioni più alte di sempre, ci ha pensato il magazine Uk “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com): il record di sempre risale all’aprile 2008, quando due bottiglie di Dom Pérignon Rosé 1959, mai disponibili sul mercato, hanno superato qualsiasi aspettativa e, a fronte di una valutazione di 4.000-6.000 euro, hanno raggiunto i 74.692 euro, 37.346 euro a bottiglia.

Foto: www.extravaganzi.com

La seconda e la terza bottiglia di Champagne più pagate della storia hanno un’origine comune: facevano entrambe parte dello straordinario tesoro di 168 bottiglie ritrovato su una nave commerciale affondata nel Mar Baltico nella metà dell’800, ritrovata per caso nel 2010.
La prima è una bottiglia di Veuve Clicquot 1841 (vedi foto sopra), battuta all’asta da Merrall & Condit’s per 30.000 euro. Si è fermata a 24.000, invece, una bottiglia di Juglar dei primi dell’Ottocento, di cui non è stato possibile stabilire l’annata esatta. Nel 2009, invece, fece notizia l’aggiudicazione, nella prima asta di Acker Merrall & Condit’s di scena ad Hong Kong, di una bottiglia di Krug 1928, una delle più grandi annate di sempre in Champagne, a 18.700 euro.
Foto: www.tennants.co.uk

Nel dicembre 2006, Christie’s ha portato, tra i lotti dell’asta di New York, una vera rarità: una delle 2.000 Methuselah (6 litri) di Cristal Brut Millenum 1990, prodotte da Louis Roederer per celebrare il nuovo millennio: se l’è aggiudicata un collezionista per 16.580 euro. A chiudere, infine, la classifica, un’altra bottiglia di Krug, questa volta dell’annata 1929, ma a rendere unica la bottiglia finita sotto il martello di Sotheby’s, a Londra, nel 2004, sono le firme di Henri e Remi Krug, che hanno spinto i rialzi fino ai 2.470 euro.

Il Chianti Rùfina: appunti di degustazione di un vino identitario

"Il Chianti Rùfina ha tutto per camminare con le proprie gambe ed auspico che un giorno possa uscire dal calderone della denominazione Chianti".

Ho fatto tardi ed entro in sala quando Armando Castagno sta pronunciando queste parole, una sorta di preambolo a cui seguirà una degustazione di Chianti Rùfina con la presenza di 14 aziende su un totale di 22 produttori che, per l'occasione, sono capitanati da Federico Giuntini Masseti di Fattoria Selvapiana
Si capisce che l'evento è abbastanza imperdibile visto che probabilmente in Italia non è stata fatta mai una ricognizione così approfondita di questa piccola sottozona del Chianti (le altre sono Colli Senesi, Colli Fiorentini, Montalbano, Montespertoli, Colline Pisane, Colli Aretini) situata nella provincia di Firenze e distribuita nei comuni di Pontassieve, Rùfina, Londa, Pelago e Dicomano. 

Mappa della Rùfina - Foto: Lavinium

La denominazione attualmente si estende per oltre 12.000 ha e vanta una produzione di circa 3.000.000 di bottiglie di vino composto da sangiovese, per una quota minima del 75%, a cui possono concorrere le uve provenienti da vitigni idonei alla coltivazione nell'ambito della regione Toscana facendo attenzione al fatto che i vitigni a bacca bianca non potranno, singolarmente o congiuntamente, superare il limite massimo del 10% e che i vitigni Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, non potranno, singolarmente o congiuntamente, superare il limite massimo del 15%. Potenza dei disciplinari moderni!

Come ricorda anche il Consorzio all'interno del suo sito, che andrebbe aggiornato, gli elementi che caratterizzano i vini di Rùfina sono: 
  • la conformazione geologica del terreno, composto da pietre calcaree, galestro e alberese; 
  • l’esposizione solare a Sud Sud-ovest su terreni di altitudine fino a 400 mt slm che consente all’uva dei vigneti di raggiungere una ottimale maturazione; 
  • il microclima con temperature diurne alte e notti fresche d’estate, che contribuisce al mantenimento delle note aromatiche, a sviluppare spiccate acidità. 


Come già detto in precedenza, per valutare la bontà della denominazione, il Consorzio ha presentato ben 14 vini, tutti Riserva (invecchiamento di almeno due anni di cui almeno sei mesi in fusti di legno), con riferimento alle annate 2011, 2010 e 2009

Cosa ne è scaturito? Continuate a leggere!!

Poderi Il Balzo - Chianti Rufina Riserva 2011: si caratterizza per un bel frutto ciliegioso associato a sbuffi alcolici ed a una nota minerale grigio/nera, che odora di ghisa, che spesso caratterizza i Chianti di questa denominazione. Sorso in sintonia col naso.

Dreolino - Chianti Rufina Riserva 2011: rispetto al precedente ha una tendenza ossidativa più marcata che determina in questo vino odori abbastanza inusuali di frutta esotica in purea, pelliccia, propoli, paprika. Un naso morbido che al sorso si scontra invece con una vena acida abbastanza debordante e spiazzante. Più del primo ha subito l'annata decisamente calda.

Cantine Fratelli Bellini - Chianti Rufina Riserva 2011: vino abbastanza estroverso e tipico grazie ad una dotazione aromatica di frutti di bosco ancora croccanti, genziana e gomma vulcanizzata. Alla gustativa il vino sembra abbastanza indietro grazie soprattutto ad un tannino crudo, deciso e, in generale, ad un equilibrio che si rivela ancora abbastanza traballante. Ha bisogno di tempo.

Fattoria di Basciano Chianti Rufina Riserva 2011: se nella Rùfina cercate un vino moderno, globale e alla Parker allora siete sulla buona strada perchè questo è quello che fa per voi. Cioccolatoso, vaniglioso e con un bel frutto scuro a fare da contorno, ha un sorso dove (fortunatamente) il sangiovese riesce ancora a scalpitare non facendosi coprire dalla troppa modernità. Note boisè finali.

Podere il Pozzo Chianti Rufina "Vigna Vecchia" Riserva 2011: è il più mediterraneo di quello finora degustati grazie a chiare sensazioni di erbe aromatiche, prugna quasi in confettura, fiori secchi da diario, cuoio e una ben definita sensazione metallica a fare da cornice. Al sorso è molto rotondo, intenso, nitido e di buona lunghezza nel finale che si contorna di sensazioni sapide. Le vecchie vigne, probabilmente, hanno fatto il loro lavoro.

Fattoria I Veroni Chianti Rufina Riserva 2011: rispetto a Basciano qua la modernità nel vino è portato con maggiore giudizio visto che il Chianti è sì generoso ed estroverso ma rimane moderato nei profumi che spaziano dalla ciliegia sotto spirito alla felce. Magari non è di grande complessità ma anche al sorso mantiene il suo "sporco" equilibrio e la sua bella bevibilità spezzando quell'equazione bislacca che l'annata calda in zona calda (l'azienda ha sede a Pontassieve) debba sempre e comunque dar vita a vini cotti.

Fattoria Selvapiana Chianti Rufina "Vigneto Bucerchiale" Riserva 2011: dopo appena tre anni il vino è ancora di difficile interpretazione grazie ad una presenza di frutto ingombrante che cela la sola ammirevole complessità del Bucerchiale che spesso vira su note di ginepro, curcuma, terra e chiodi di garofano. Al palato, invece, è maggiormente leggibile e alla cieca passerebbe per un piccolo grande vino della côtes du Rhône grazie alle sue note mediterranee di cappero e oliva e alla sua progressione sapida, quasi salata. Da aspettare.



Castello del Trebbio - Chianti Rufina "Lastricato" Riserva 2010: naso florido dotato di note floreali di giglio e lilium legate a doppia mandata da ventate agrumate di arancia sanguinella, foglia di limone e una mineralità bianca, stavolta gessosa, che rende vibrante e meno scuro il profilo olfattivo.Gusto gradevole segnato da buona freschezza di fondo ed ampi e sottili tannini. Finale sapido.

Villa Travignoli - Chianti Rufina "Tegolaia" Riserva 2010: rispetto ai precedenti è il Chianti Rùfina col profilo più dark grazie ad una profondità che tinge di scuro la frutta che stavolta passa in secondo piano e lascia il passo a spunti di china, caffè, terra, orzo maltato. Sorso abbastanza intenso e morbido grazie, forse, ad un residuo zuccherino latente ma, come di incanto, a centro bocca si perde e svanisce abbastanza velocemente. Insoluto.

Le Coste - Chianti Rufina Riserva 2010: non so, probabilmente, spero, che la bottiglia non fosse a posto perchè ho ritrovato nel vino aromi davvero particolari di tamarindo e agrume stramaturo che, in generale, sono sintomatici di una deviazione ossidativa che al sorso fanno ricordare l'agrume candito ricoperto di cioccolato. Rimandato.

Marchesi Gondi - Chianti Rufina Riserva 2009: vino di personalità e di peso che da sempre si fa apprezzare per rigore e classicità. Il frutto, bello rotondo, è sempre sotto controllo così come apprezzabili e caratteriali sono le sensazioni di terra e ghisa che si insediano all'interno di quella nota verticale e fresca tipica del sangiovese. Al sorso l'asse acido/sapido è talmente efficiente da contrapporsi alla grande alla non poco importanti dotazioni morbide del vino che nel finale propone un lungo affondo sapido. Beh, i Marchesi son Marchesi anche nel vino.



Fattoria Il Lago Chianti Rufina Riserva 2009: nonostante sia ubicata in  uno dei luoghi più freschi della Rùfina, l'azienda ha dato vita ad un vino dal profilo maturo con un naso di sottobosco, mora, macis e legno di ginepro. Gusto abbastanza intenso, coerente, il cui contesto più adatto è a tavola dove potrebbe giocare tranquillamente il ruolo di jolly. 

Frascole - Chianti Rufina Riserva 2009: l'espressione colta della Rùfina, questo viene da pensare dopo aver degustato questo buonissimo vino che, anche in annata calda come questa, sa incantare per un naso elegante e territoriale giocato su note di frutta rossa, quasi agrumata, e da sottili effluvi di terra, corteccia, fiori rossi, china e ginepro. Bocca viscerale, elegante, dalla trama tannica efficace e dalla vibrante freschezza che dotano il sorso di una armonia di insieme molto funzionale alla beva. Sapido e interminabile il finale.

Colognole Chianti Rufina Riserva 2009: se si volesse misurare la valenza di un Chianti Rùfina si dovrebbe, nove volte su dieci, prendere Colognole come riferimento imprescindibile per via della sua nitida definizione territoriale e intramontabile sobrietà. Il vino, anche in questo millesimo difficile, non può che affascinare il degustatore grazie alla sua componente fruttata, dal colore rosso, che perfettamente amalgama i suoi profumi con le sensazioni balsamiche, floreali e minerali del sangiovese che non smette di sbuffare ricordi di asfalto e ghisa. Al palato colpisce per equilibrio e tattilità, per classicismo e vigore. Lunghissimo il finale, sapido ed austero che disegna un quadro in bianco e nero  della Rùfina destinato ai nostri nipoti.


Il Barolo nel Cuore questo week end a Roma

Dopo il successo della I edizione, vogliamo ancora rivolgere la nostra attenzione al Nebbiolo nella sua più alta espressione: il Barolo. Il nome che abbiamo dato all’evento manifesta chiaramente la nostra passione per quello che viene definito con cognizione di causa il Re dei Vini italiani.

Banchi di Assaggio, Seminari e Laboratori
L’Evento proposto vuole essere infatti una promozione culturale del Barolo e della sua terra di elezione.
Il territorio italiano del vino che più di ogni altro è legato ai vari terroir che lo caratterizzano e che da sempre, è un esempio di come il territorio può e deve essere valorizzato.
Attraverso i banchi di assaggio e i seminari potremo valutare infatti, la diversa declinazione territoriale.
Grande importanza verrà data proprio ai seminari, che vogliono approfondire il terroir unico del Barolo con la sua storia attraverso vini in comparazione e vari approfondimenti dove verranno messe in evidenza le caratteristiche peculiari dei vari Cru delle principali zone di produzione.
Alla prima edizione dell’evento abbiamo avuto la partecipazione di 138 aderenti tra operatori ed appassionati, nei vari seminari proposti.
PROGRAMMA
Sabato 28 febbraio 2015
ore 14:00 Apertura banchi di assaggio
ore 15:00 Seminario di degustazione. Le zone e i terroirs del Barolo
ore 18:00 Seminario di degustazione. I Grandi Cru di Barolo secondo la tradizionale mappa del 1979 delle grandi vigne del Barolo tracciata dall’Azienda Renato Ratti.
ore 20:00 Chiusura dei banchi di assaggio
Domenica 1 marzo 2015
ore 11:00 Apertura banchi di assaggio
ore 11:30 Seminario di degustazione. Atti di affetto: racconti corali di personaggi del Barolo
ore 14:00 Seminario di degustazione. Confronto tra Barolo e Nebbioli dell’Alto Piemonte.
ore 17:00 Seminario di degustazione. Focus sulla Vigna Rionda. Degustazione comparata dei Barolo Vigna Rionda: il riflesso di un terroir di eccezione nelle microzone di un’unica grande vigna.
ore 19:00 Chiusura banchi di assaggio
In degustazione:
BAROLO DI CASTIGLIONE FALLETTO:
Cavallotto
Mascarello Giuseppe
Sordo Giovanni
BAROLO DI MONFORTE D’ALBA:
Giovanni Manzone
Principiano Ferdinando
Giacomo Conterno (seminario Cru)
BAROLO DI BAROLO:
Brezza Giacomo
Fratelli Barale
Borgogno
BAROLO DI LA MORRA:
Bosco Agostino
Aurelio Settimo
Batasiolo
Marcarini
Oddero
BAROLO DI SERRALUNGA D’ALBA:
Massolino
Palladino
Pira Luigi
Ettore Germano
Anselma Giacomo
Gabutti Boasso
BAROLO DI VERDUNO:
Castello di Verduno
GB Burlotto
Anche su Facebook: https://www.facebook.com/events/660257390749961/

Benvenuto Brunello di Montalcino 2010

Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta, sono tornato vivo e vegeto, si fa per dire, dalla due giorni di Benvenuto Brunello che quest'anno era attesissimo da stampa e appassionati per via della super annata 2010 considerata un po' da tutti a 5 stelle.

Essendo un degustatore (NON) seriale consapevole che dopo X assaggi la tua lingua diventa della stessa consistenza della felpa che indossi, ho cercato di effettuare ex ante una scrematura degli oltre 135 Brunello di Montalcino in degustazione al fine di "valutare", a mio modo, solo le aziende e i vini che a me maggiormente interessavano. 

Di questi, vi riporto oggi su Percorsi di Vino solo i migliori XX che verranno commentati e contestualizzati utilizzando in linguaggio diretto e popolare. Basta tecnicismi, per oggi.

Le Ragnaie - Brunello di Montalcino "Fornace" 2010: il migliore assaggio della giornata mi ha ricordato un cielo terso, notturno, dove ricercare la stella polare.


Le Chiuse - Brunello di Montalcino 2010: è l'amico che vorresti sempre avere al tuo fianco perchè sai che non ti deluderà. Mai.

Fonte: www.ilbuonconsigliere.it

Tiezzi - Brunello di Montalcino "Vigna Soccorso" 2010: ci sono due certezze nella vita. Una è questo delizioso Brunello, l'altra non ve la dico...

Foto:intermarketandmore.finanza.com

Salvioni - Brunello di Montalcino 2010: corsa e sostanza per il solito cavallo di razza.

Foto: www.cibocanigatti.it

Il Marroneto - Brunello di Montalcino "Madonna delle Grazie" 2010: rappresenta la moglie ideale......in tutti i sensi.

Foto: gossip.nanopress.it

Mastrojanni - Brunello di Montalcino "Vigna Loreto" 2010: se il vino precedente era la moglie perfetta, questo sangiovese rappresenta la sensualità applicata all'amante perfetta.


Tenute Silvio Nardi - Brunello di Montalcino "Manachiara" 2010: berlo è come scoprire che la tua ex compagna di banco, all'epoca bruttarella ed insulsa, sia diventata la ragazza immagine di Lovable.

Foto: Upim.it

Barbi - Brunello di Montalcino "Vigna del Fiore" 2010: è come scoprire che la tua collega con cui lavori da 10 anni è in realtà la tua donna ideale. A saperlo prima....

Foto: www.ilquotidianoitaliano.it

San Giacomo- Brunello di Montalcino 2010: dalla serie "ma fino ad oggi dove eravate nascosti?".Piccoli grandi sangiovese crescono.

Foto: think29.com

San Lorenzo - Brunello di Montalcino 2010: avete presente quei bimbi piccoli piccoli che terminano il cubo di Rubik molto prima di voi? Ecco, bisogna solo aspettare che crescano per dimostrare la loro genialità.

Foto: alessadra.wordpress.com

Fattoi - Brunello di Montalcino 2010: innamorarsi di un produttore e un vino, a volte, è questione di dettagli sussurrati.

Foto: www.ormegrafiche.it

Le Potazzine - Brunello di Montalcino 2010: dopo averlo bevuto ho pensato a questo quadro di Klimt

Foto: http://www.forumlibri.com/