Traslocare, a volte, ha anche dei lati positivi soprattutto se, come è successo al sottoscritto, lo spostare scatoloni ti fa scoprire l'esistenza di bottiglie dimenticate o, meglio, nascoste all'interno della propria cantina che col tempo sta assumendo dimensioni non umane.
Il Nero di Troia di Valentina Passalacqua, donatomi dagli amici di Radici del Sud nel 2013, stava in un angoletto sperduto con la sua bella etichetta bianca sulla quale campeggiava la scritta "vino biologico a fermentazione spontanea da uve raccolte a mano".
Prendo il mio tablet e cerco di avere maggiori informazioni sulla vignaiola pugliese scoprendo con interesse che, dopo una laurea in Master in Business Administration e essersi dedicata per qualche anno all'azienda ortofrutticola di famiglia, ha deciso di occuparsi di viticoltura attraverso la gestione di oltre 40 ettari di vigneto che si estendono alle pendici del Parco Nazionale del Gargano a circa 180 metri s.l.m.
Il progetto, nato assieme all'agronomo Nazario Giagnorio e alla consulenza enologica di Leone Cantarini e Mirco La Gatta (allievo di Lanotte e Moio) ha previsto la coltivazione in regime biologico, certificato Suolo e Salute dal 1999, di varietà come Bombino, Fiano Minutolo, Falanghina, Greco, Nero di Troia, Negroamaro, Primitivo, Montepulciano ed Aleatico che Valentina, così scrive, con il tempo ha imparato ad ascoltare, capire e lavorare seguendo le fasi lunari per tutte le lavorazioni senza tecniche invasive e con pochissimi solfiti aggiunti.
Incuriosito da tutto questo non mi rimane che stappare il Nero di Troia 2012 che mi affascina subito per la lucentezza del suo colore rosso rubino le cui trasparenze, per quelli come me, sono carezze al cuore e all'anima.
Le coccole il vino continua a fartele anche al naso dove regala accattivanti profumi di fragoline di bosco, erbe aromatiche e fiori rossi del Mediterraneo.
Nessuna pesantezza, nonostante i 14 gradi di alcol, ma tanta freschezza anche al gusto che rimane morbido e suadente con tannino decisamente vellutato e sapientemente intarsiato all'interno di una struttura decisamente in equilibrio che concede un finale decisamente sapido e persistente.
Davvero interessante questo Nero di Troia che rappresenta un vitigno decisamente interessante e di personalità se vinificato in modo leggero come ha fatto Valentina Passalacqua la cui gamma di vini sarà oggetto di approfondimento futuro su Percorsi di Vino.
Ultima postilla per i più tecnici: il vino proviene da un vigneto di circa 3 ettari allevato a tendone con una densità di 2.500 ceppi per ettaro. Vinificazione in acciaio e affinamento sulle fecce nobili per circa 6 mesi all'interno di botti di rovere da 50 hl.
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