De Zhuang e la scoperta dell'hotpot migliore di Roma


Frequentando spesso Quartino ed Astemio Wine & Food, due wine bar di Roma situati nel quartiere multietnico dell'Esquilino, Marco Wu, proprietario dei dei due locali e neo ambasciatore di Beviamoci Sud Roma, mi ha sempre spinto ad andare a trovare due suoi cari amici che da qualche tempo avevano aperto un fantastico hotpot a due passi da Piazza Vittorio. Alla sue perseveranza ho sempre bleffato facendo finta di sapere cosa sia un hotpot e la mia faccia tosta è andata avanti finchè, finalmente, non sono passato per la prima volta a visitare De Zhuang dove Giorgia Chen, figlia di ristoratori cinesi ma è cresciuta in Italia, è la grande padrona di casa.

Appena entrato la prima domanda che ho fatto alla giovane ristoratrice è stata proprio quella che tutti voi lettori vi aspettavate: "Giorgia, ma che cosa è l'hotpot?"

L’hotpot è una pentola di brodo bollente posta al centro del tavolo. Nasce come cucina povera dei marinai che nei porti trovavano ristoro con un buon piatto caldo, anche se questo significava riutilizzare gli scarti. Un concetto che oggi più che mai rientra nel tanto in voga ma soprattutto etico “no waste”. I pro dell’hotpot però a quanto pare si riversano anche nelle sue funzioni benefiche che, tramite i suoi brodi bollenti e talvolta piccanti, liberano il corpo dell’umidità trattenuta, soprattutto nelle stagioni calde.



Essenziale è però la pentola ed infatti nella piccola Cina di Via di San Vito a Roma è quella che va scelta per prima: con 1 o 2 gusti (piccante e/o dolce) o con 9 griglie che, realizzata nei tempi antichi, preservava in cottura la netta separazione dei sapori delle interiora degli animali. Si passa poi alla scelta del brodo: pomodoro e funghi porcini (ideale per un’esperienza orientale in pieno stile vegetariano), piccante e non.


Ed è questa la vera chicca dell’indirizzo romano: i 6 gradi di piccantezza fino ad un massimo di 75 gradi. Un’intensità di piccante data dall’olio del grasso animale, tutto fatto in casa, brevettato e registrato dalla casa madre come “Il grado di piccantezza del Signor Lu” - “Chi l’ha detto che il piccante si divide solo in basso, medio e alto?”.


Dopo questa spiegazione, Giorgia invita me e gli altri ospiti al tavolo perchè iniziamo a mangiare all'insegna della massima condivisione perchè cucinare e “pescare” dal piatto di qualcun altro, divertirsi, giocare con i sapori e scoprire, è il vero concept del locale.


A tavola la grande protagonista è la carne – sakura – di agnello o manzo e le interiora (coda e intestino di maiale, sanguinaccio) ma, per chi non gradisce, vi è anche una vasta proposta di pesce, verdura e pasta (spaghetti di soia, gnocchi con patate rosse cinesi) da accompagnare, se si vuole, a tante buonissime salse (satai, sesamo, ostrica, arachidi, soia, universale).


Il menù alla carta propone anche piatti già cotti (involtini, riso saltato con manzo o uova e ravioli) e dolci, a partire dalla gelatina con frutta cinese. Tante poi le bevande da accompagnare, birre e vino rosso ideali per contrastare il brodo caldo.


La sala, dagli spiccati arredi orientali e nei toni del rosso, ospita fino a 80 coperti distribuiti per 20 tavoli, tra i quali alcuni più riservati rappresentano la vera eccezione dello spirito dell’hotpot, nato invece, come già detto, per condividere.

Giorgia

Insomma da De Zhuang io mi sono davvero divertito e ho mangiato benissimo per cui il mio invito è quello di passare a trovare Giorgia il prima possibile perchè qua non c'è nulla di turistico e a Roma, credetemi, non è assolutamente scontato.

CONTATTI
Via di San Vito 15/16 Roma
TEL. 06 57297420
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena, tranne il martedì

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