di Roberto Giuliani
Non se ne parla quanto si dovrebbe, forse colpa del fatto che siamo stati invasi dagli “amari” per troppi anni, dimenticando quanto il Vermouth sia qualcosa di veramente speciale, inimitabile e, spesso, entusiasmante. Un anno fa, in occasione della presentazione ufficiale del Consorzio del Vermouth di Torino, il nostro Lorenzo Colombo ha descritto ben otto diversi tipi di Vermouth.
Su Lavinium ne abbiamo scritto più volte, uscendo anche dal territorio piemontese. Abbiamo raccontato quello rosato di Castello di Radda ottenuto da uva sangiovese, ma anche quello rosso di Sara Vezza, per il quale miei amici e parenti sono rimasti folgorati. In quel caso le uve venivano dall’azienda langhetta, nebbiolo in purezza, elaborato poi a Torino.
Questa volta ci spostiamo in Romagna, dove Marco Ghezzi dell’azienda Baccagnano di Brisighella ha voluto riesumare questo antico nettare con le uve bianche locali e una miscela di erbe tipiche della sua zona. Anche in questo caso la distillazione del prodotto è stata effettuata in Piemonte, dalla Magnoberta di Casale Monferrato.
Ma cosa ha spinto Marco Ghezzi a intraprendere questa avventura? Ce lo dice lui stesso: “È tutta colpa del decespugliatore e di quei ripidi rivali da tenere in ordine sotto la cantina. Erbe e arbusti che crescono indefessi e quasi imbattibili e il frullino che li combatte senza speranza. Le chiamiamo erbe infestanti ma sono piene di vita, di api e di farfalle. Io odio il decespugliatore. È proprio una cosa che odio fare, decespugliare. Ogni scusa è buona per rimandare, ogni distrazione benvenuta.
Questa estate mi sono messo a fare l'inventario delle erbe e ho capito cosa farne! Dietro casa avevo quasi tutto quello che mi serviva per fare del Vermouth, una delle mie bevande preferite e dentro la cantina in un tino di acciaio qualche centinaio di litri di Trebbiano Romagnolo che pensavo sarebbero diventati un rifermentato da mettere in bottiglia in autunno. Il progetto Autarchico nasce da questi pensieri strampalati: realizzare un Vermouth Bianco il più possibile romagnolo, il cui massimo dell'esotico non superi i confini nazionali. Per certe note agrumate e amare ci siamo spinti nel sud Italia per raccogliere un po' di agrumi del Mediterraneo: Arancio amaro, limone, cedro. Il nostro vermouth è extradry, con un contenuto di zuccheri minimo indispensabile secondo il disciplinare e ha una gradazione alcolica di circa 16° anche essa sullo scalino più basso del disciplinare”.
Intanto diciamo che il colore è molto vicino all’ambrato, il profumo è davvero ampio e complesso, piacevolissimo, richiama l’arancia candita, la scorza di cedro, le spezie officinali, il rabarbaro, la genziana, lo zenzero, una punta di caramella d’orzo, finocchietto selvatico, artemisia, cannella, radici pestate, mallo di noce, menta selvatica e salvia. L’assaggio non è da meno per ampiezza espressiva, in perfetta simbiosi con l’olfatto, ricco e persistentissimo, un vino liquoroso aromatizzato che non stanca neanche un po’, è giunta l’ora di farlo conoscere alle nuove generazioni, non come componente dei vari cocktail, ma come prodotto a sé, sarebbe ora anche di farlo entrare a buon diritto nella carta vini dei ristoranti di qualità…
Nessun commento:
Posta un commento