Cesanese? No, Cesanesi al Percorsi di Vino Wine Fest


Se organizzi una Wine Fest sei come lo sposo, non mangi nulla, non bevi nulla (o quasi) e vai da una parte all’altra come fossi una pallina da flipper.
Nonostante ciò, stremato, sono riuscito a partecipare alla degustazione di Cesanese che avevo organizzato.
Con grande emozione ed orgoglio posso dire che c’erano tutti quella sera, i migliori produttori e, soprattutto, i migliori Cesanesi in circolazioni.
Cesanesi, sì, al plurale, perché occorre distinguere tra Cesanese del Piglio, Cesanese di Olevano Romano e Cesanese d’Affile. Tre uve con caratteristiche diverse che Anton Maria Coletti Conti, Damiano Ciolli e Formiconi interpretano nel migliore dei modi e che Pierluca Proietti, Presidente della Strada del Vino Cesanese, ci ha raccontato nel migliore dei modi.

Veduta del Piglio
Il Cesanese ha origini antiche, riporta alla memoria i territori della Valle dell’Aniene che, dopo esser stati abitati dalle popolazioni italiche degli Equi e degli Ernici dall’anno 1000 a.C., divennero nel 133 a.C. colonia romana, con la conseguente suddivisione del territorio in piccoli appezzamenti e successiva deduzione ai coloni delle aree da coltivare
La tradizione vuole infatti che il termine Cesanese nasca nei luoghi dell’omonima terra, un tempo ricoperta di boschi, dove già da tempi antichi il vitigno veniva impiantato in terreni collinari che all’occorrenza venivano disboscati; da qui il termine Cesanese, vino prodotto nelle “caesae”, “luoghi dagli alberi tagliati”.
I primi testi storici in cui è citato il nome di Cesanese risalgono a Giuseppe Acerbi, archeologo con la passione per la botanica, che lo descrive come un vitigno “atto a produrre un vino generosissimo, acini sferoidi, azzurri, nerastri” ed è del 1888 la precisazione di Mengarini che per primo tratta in modo separato i due “Cesanesi”, Comune e d’Affile: “Essi differiscono – scrive – per alcuni caratteri: ad acino grosso, il comune o Velletrano, e ad acino piccolo, d’Affile o di Piglio, dov’è largamente coltivato”.

Veduta di Olevano Romano
Purtroppo in quell’epoca, tra fillossera – la malattia della vite che decimò i filari di tutta Europa nella seconda metà dell’Ottocento – e le condizioni dei coloni obbligati a versare ai proprietari terrieri gran parte del raccolto, il Cesanese visse un lungo periodo buio che si acuì nel territorio nel periodo postbellico dove le pessime condizioni socio economiche del territorio generarono un lento e inesorabile abbandono delle vigne.
Solo nel 1960 si ebbe la sterzata vincente quando un gruppo di vignaioli appassionati, convinti delle potenzialità del loro prodotto fondando la “cantina sociale del Cesanese del Piglio” che, grazie all’uso di nuove e moderne tecniche agronomiche ed enologiche, cominciò a produrre vini di grande qualità, in versione secca, che porteranno nel 1973 al riconoscimento della Doc del Cesanese di Affile, seguite negli anni successivi dalle Doc Piglio e Olevano. Nel 2008 arrivala Docg per il cesanese del Piglio.

Pierluca che spiega e io che...boh
Fatto questo breve ma necessario excursus torno al sodo della degustazione. Abbiamo bevuto con grande soddisfazione:

Romanico 2005Coletti Conti: sei anni e non sentirli, berlo significa avere ben presente che l’uva Cesanese, se trattata bene, può offrire grandi vini alla faccia di chi pensa che questo sia solo un rosso per i ciociari. Coletti Conti fa vini matrici e questo 2005, nonostante un’annata media, è ancora giovane e sprizzante nella sua straordinaria complessità dove ritrovo tutto il nero della frutta, delle spezie e del terreno. Bottiglia da magnum.

Coletti Conti in mescita

Cirsium 2005 – Damiano Ciolli: un vino che è uno spettacolo come eccezionali le vecchie vigne ad alberello da cui nasce il Cesanese di Olevano Romano. E’ un vino dove il terreno vulcanico si insidia inesorabilmente fornendo alla beva un carattere ferroso ed ematico da scena del delitto. 

Damiano Ciolli
Capozzano 2008 – Formiconi: questo Cesanese di Affile è una mano santa contro chi di questi tempi soffre di raffreddore: mettetelo al naso e la sua straordinaria balsamicità libererà le vie nasali. Beva nervosa per via di un tannino ancora da domare ma come classe e persistenza è un vino che non teme confronti.


Cirsium 2007 – Damiano Ciolli: rispetto al 2005, dove c’era il 50% di legni nuovi e 50% di secondo passaggio, la cantina ha provato anche un salasso col 10% dell’uva. Rispetto al vino degustato per la guida Slowine, ho trovato questa annata in fase di chiusura visto che lo spettro aromatico giocava “solo” su toni di marasca, mora e radici perdendo una buona parte di mineralità che ora è nascosta nella linfa vitale del vino. Sono riuscito a trovare l’ago nel pagliaio?

Cisiniamum 2009 -  Formiconi: è il Cesanese base della piccola azienda formata da Livio, Walter e Vito Formiconi. Ha tutto quello che deve avere un Cesanese d’annata, tanta frutta, tanta speziatura e una beva potente e succosa. Era un’anteprima, dovrebbe uscire in commercio a giorni.

Romanico 2008 – Coletti Conti: un’esplosione di materia sia al naso che in bocca che ti conquista e non ti lascia più. Sicuramente, ad oggi, la migliore espressione di Cesanese del Piglio mai uscita in commercio. Bere questo vino significa capire perché Antonello è un Signore e un gran Maestro per tutti.

Il PostVino suona sempre due volte e porta Carema d'annata


Durante lo scorso Percorsi Di Vino Wine Fest il mio amico Fabio Cagnetti ha presentato alla stampa e ai blogger presenti la sua ultima iniziativa: il PostVino.

COS’E’

Il PostVino si autodefinisce “gruppo d’acquisto aperto di vini non ordinari”.

La formula del gruppo d’acquisto aperto e continuativo non è nuova in assoluto –è anzi l’unico modello davvero funzionante e in crescita negli Stati Uniti, dove Jon Rimmermann (www.garagistewine.com) l’ha portato alla gloria con Garagiste- ma costituisce senza dubbio una sfida importante in Italia, dove il mercato del vino è in piena trasformazione. La crisi del settore, evidente, è innanzitutto la crisi di un modello distributivo ormai obsoleto, che pecca in comunicazione e dinamismo.

COME FUNZIONA

Il PostVino è realtà l’opposto di un’enoteca o di una distribuzione.
Non ci sono vetrine né punti vendita, e non ci sono nemmeno liste o inventari. L’unico veicolo di vendita è la mailing list in cui, una per volta, sono presentate le offerte. Il solo modo di sapere quali vini proponiamo (e di acquistarli) è di iscriversi alla newsletter in modo da ricevere tutte le nostre offerte. Il PostVino non ha accordi continuativi con le aziende, e non avrebbe senso di esistere se non si proponesse come voce fieramente indipendente del pianeta vino.

Il PostVino offre vini di scarsa o nulla reperibilità in enoteca, a un prezzo generalmente paragonabile a quello di cantina, e vini esteri spesso non importati in Italia e lontani dalle logiche distributive; il tutto senza limiti minimi di acquisto e con la possibilità di consolidare gli ordini prima della spedizione, fino al raggiungimento di 6 o 12 bottiglie.

L’approccio è sfacciatamente in direzione del vignaiolo, di chi produce vini di territorio, nella maggioranza dei casi lavorando in modo particolarmente rispettoso dell’ambiente. Ma anche nel mondo dei vini biologici, biodinamici o comunque naturali, il punto di partenza è sempre il gusto, e uno degli scopi del PostVino è di dimostrare le eccellenze che la viticoltura naturale può raggiungere. Anche i produttori convenzionali che offriamo sono in ogni caso virtuosi, e ben lontani dalle logiche industriali. Non troverete molti vini famosi fra le nostre offerte, e certamente non troverete vini costruiti e non rappresentativi del loro territorio e del loro vitigno. Se qualcuno dei vini che offriamo viene premiato dalle guide, complimenti alle guide e alla loro capacità di cogliere l’evoluzione del vino e del gusto degli appassionati.

Proprio perché non siamo agenti né distributori, e non abbiamo legami con le aziende, possiamo permetterci di selezionare solo le etichette che riteniamo di maggiore interesse, di solito non più di due per produttore, e di offrire solo le singole annate che abbiamo veramente apprezzato: proponiamo i vini che amiamo e che abbiamo nelle nostre stesse cantine, non un portafoglio su cui abbiamo una percentuale. Non abbiamo mandati, abbiamo una missione.

Il PostVino è anche uno strumento utilissimo per il piccolo vignaiolo che viene lasciato ai margini del mercato dalle logiche commerciali prevalenti, e, una volta riscontrata la qualità della sua produzione, può in questo modo raggiungere una platea vasta e appassionata.


 COSA TROVERETE

- LE OFFERTE: Riguarderanno vini italiani o stranieri, ma il filo conduttore è l’accurata selezione dei migliori vignaioli con una particolare attenzione agli artigiani che producono qualità in modo rispettoso del territorio e dell’ambiente. Troverete una descrizione dell’azienda, del territorio e dei vini oggetto dell’offerta. Poiché non siamo agenti o distributori, ma facciamo selezione attiva, le Offerte riguarderanno, in genere, solo un numero ristretto di etichette, spesso una o due, sull’intera produzione aziendale: in pratica, i vini che consideriamo migliori per qualità e prezzo.

- TESORI D’ANNATA: Tesori d’Annata è il nome che contraddistingue le nostre offerte di vecchi millesimi. Sul mercato attuale, le proposte di vini maturi sono estremamente rare, e spesso a prezzi esagerati. Anche allo scopo di diffondere la cultura del vino, vogliamo proporre annate mature a prezzi confidenziali, chiaramente previo attenta selezione non solo dei produttori, ma anche delle singole annate: troverete solo i millesimi che riteniamo di assoluto interesse, bottiglie da bere ora o in futuro con soddisfazione, non meri oggetti da collezione.

E’ ovviamente fondamentale, parlando di bottiglie invecchiate, la massima attenzione alle modalità di conservazione: quando possibile, la fonte sarà, come per le Offerte, la cantina del produttore, ma in caso contrario, che si tratti di lotti provenienti da broker professionisti, ristoranti o cantine private, sarà nostra premura verificare in anticipo le condizioni delle bottiglie che proponiamo.


- INSIDER: Insider è la sezione editoriale de Il PostVino: impressioni e note di degustazione da viaggi ed eventi a cura di Fabio Cagnetti. Potrete leggere in anteprima la nostra verità sulle annate nelle più importanti regioni vinicole europee, le nostre impressioni e le nostre valutazioni. Questo a sottolineare che il PostVino non è mera proposta commerciale: è un impegno a divulgare la cultura e il vero gusto del vino in un’epoca in cui l’informazione indipendente è sempre più rara.

- NON SOLO VINO: Che si tratti di olio extravergine, birra, miele, formaggi o altri prodotti alimentari, di tanto in tanto troverete, sotto il titolo Non Solo Vino, proposte che riguardano altre eccellenze gastronomiche. Anche qui, l’approccio è orientato, se possibile ancora di più, verso la scoperta del vero artigiano, della produzione rara o in via di estinzione, del frutto di antichi rituali contadini.

Fabio Cagnetti e il Carema. Fonte: Degustazione a grappoli
Durante la presentazione è stata poi proposta in degustazione una stupenda verticale di Carema che io, ovviamente, non ho potuto seguire attentamente visto che ero in trance organizzativa. Vi lascio, pertanto, alle belle note di Emiliano del blog Non Sa di Tappo.

Carema 1970 Etichetta Bianca Riserva: naso abbastanza ossidato che nasconde note eteree e di foglie umide. In bocca è ancora fresco, ma cede subito in chiusura.

Carema 1971 Etichetta Rossa: l’olfatto è ancora fruttato con nette note minerali e sentori eterei. L’ingresso è decisamente sapido e fresco. Grande tenuta, ottimo.

Carema 1974 Etichetta Rossa: anche qui spiccano i sentori terziari con note medicinali e smaltate. Bocca dolce e discreta sapidità.

Carema 1978 Etichetta Rossa: in evidenza aromi di caffè e legno umido. In bocca è meno incisivo dei precedenti (’70 a parte). Chiude un po’ corto.
 
Carema 1978 Etichetta Bianca Riserva: deciso aroma di tabacco, poi concia e muschio. Assaggio dinamico e fresco e ancora con ritorni fruttati. Bello, in forma smagliante.

A Roma il 5 e il 6 Febbraio ritornano i vini naturali


Lo scorso anno per me era una novità e questo post lo può testimoniare. Ora, che il naturale è entrato di prepotenza nella mia vita di "sbevazzatore", andrò a Vini Naturali con molta più consapevolezza di cosa voglio e non voglio degustare.
A prescindere dalle mie riflessioni anche quest'anno sono sicuro che la passione e la cura dell’organizzatrice, Tiziana Gallo, porteranno nella capitale il meglio dei vini italiani e stranieri prodotti nel rispetto del territorio e della natura.


Il 5 e 6 febbraio prossimo, nelle sale dell'Hotel Columbus, in via della Conciliazione 33,  si potrà girare tra i banchi d’assaggio alla presenza di interessantissimi produttori che quest’anno sono stati ulteriormente selezionati al fine di rendere più confortevoli gli spazi della degustazione e, nello stesso tempo, incontrarne dei nuovi perché il valore aggiunto è proprio l’opportunità di dialogare con chi questi vini li fa, coglierne passione, fatica, soddisfazione ed entusiasmo.

Le aziende presenti quest’anno sono oltre 80, provenienti da ogni parte d’Italia e da alcune regioni d’Europa.
Uno spazio particolare sarà dedicato alle birre artigianali, con la degustazione di diverse produzioni italiane. La manifestazione sarà aperta al pubblico dalle ore 12 alle 20. L’ingresso per un giorno è di 20 euro e di 32 per due giornate. È possibile acquistare in prevendita i biglietti sia in alcune enoteche di Roma che online via paypal. Su sito internet www.vininaturaliaroma.com sono disponibili l’elenco delle aziende produttrici e le enoteche dove acquistare i biglietti.

Per informazioni:
Vini Naturali a Roma Hotel Columbus – Via della Conciliazione, 33
Tiziana Gallo tizianagallo@libero.it338/8549619

LE AZIENDE PARTECIPANTI

Daniele Cernilli lo trovate all'AIS Roma


Qualche giorno fa tutti i maggiori wine blog d'Italia si stavano dando battiglia sulle sorti di Daniele Cernilli che, uscito dal Gambero Rosso, è ormai libero di fare quello che vuole e dove vuole.
I bene informati già sapevano di un avvicinamento dell'ex direttore del crostaceo con l'AIS di Roma e, soprattutto, con l'amico Franco Maria Ricci ma, cosa che non ho letto, nessuna gola profonda aveva ipotizzato cosa andasse a fare di preciso Cernilli presso l'Associazione Sommelier di Roma.

Cernilli a lavoro
I dettagli dell'operazione si sapranno ad Aprile quando uscirà la "solita" intervista esclusiva su WineNews ma, per chi come me ieri era al Rome Cavalieri per la degustazione Antinori, la nebbia sembra essere meno fitta.
Daniele Cernilli era là assieme a Daniela Scrobogna a condurre la degustazione. Durante la presentazione della serata Ricci, inoltre, ha anticipato che il panciuto degustatore scriverà anche per l'AIS (Bibenda è diventata nazionale) e si occuperà della didattica. 

Franco Ricci. Fonte: Luciano Pignataro
Per cui, in soldoni, avremo Ricci come sempre all'organizzazione e, forse, Cernilli come supervisore della didattica e battitore libero nelle migliori degustazioni. Ce lo vedo poco a condurre una serata su vini di scarso interesse mediatico. 

Possiamo dire amen? 

P.S.: stavolta ho "fregato" sul tempo WineNews visto che alle 16.51 è uscito questo articolo sul futuro dell'ex direttore del Gambero. 

Cosa dice? “Da aprile per Ais Roma e Bibenda, tornerò a fare corsi e master, che misi a punto tanti anni fa. Mi occuperò, inoltre, della rivista “Bibenda” e della guida “Duemilavini”, curando alcune regioni”.
Farò - spiega Cernilli a WineNews - anche parte della commissione finale della guida, ma in serbo ci sono anche altri progetti; la mia sarà una collaborazione a tutto campo. Mi piacerebbe contribuire alla realizzazione di edizioni in lingua straniera, in particolare in inglese, un’innovazione necessaria”.

Week end a tutto vino: Roma VinoExellence & Merano Winefestival 2011


Questa settimana Roma diventa la capitale del vino. Dal 5 al 7 Febbraio ci saranno tre eventi imperdibili per gli amanti del vino. 


Torna, stavolta al Salone dell Fontane dell'EUR la “wine-couple” formata da Helmuth Köcher e Ian D’Agata, Presidente del Merano WineFestival il primo, wine writer di livello internazionale nonché responsabile di varie Guide il secondo, lancia la seconda edizione del Roma VinoExcellence & MWF, evento dedicato al vino globalmente inteso.
Infatti approderanno al Salone delle Fontane a Roma, non solo 100 aziende vitivinicole italiane selezionate dai due super-esperti, ma anche uno stuolo di straordinari enologi, wine writer, giornalisti e titolari di storiche aziende provenienti da tutto il mondo, che si confronteranno su vitigni e metodi di vinificazione.
Per non parlare delle leggendarie etichette, italiane e straniere, che saranno protagoniste di degustazioni guidate e verticali d’eccezione. 


Un evento di assoluta rilevanza internazionale che persegue l’ambizioso obiettivo di creare cultura nel mondo del vino, permettendo ad appassionati e winelovers di conoscere i più autorevoli esperti mondiali, di partecipare a focus e seminari di grande interesse, nonché di poter degustare vini davvero unici.

I CONVEGNI SCIENTIFICI si apriranno sabato 5 febbraio con L’Osservatorio 2011: Méthode Classique e Méthode Charmat, e proseguiranno con il Secondo Simposio Internazionale del Riesling, con contributi da Germania, Austria, Canada, Francia e Italia.
Domenica 6 febbraio si punteranno i riflettori su un vitigno sempre più apprezzato da pubblico e critica, il Merlot, con The Rome International Focus on Merlot con esperti di calibro mondiale quali Jean-Claude Berrouet di Petrus, Kees Van Leeuwen di Cheval Blanc e altri ancora.
Lunedì 7 febbraio toccherà invece al “genitore” di alcuni fra i vini più famosi del mondo, con la Round Table Conference sul  Cabernet Sauvignon con relatori quali il Marchese Incisa della Rocchetta, Eric Boissenot, Axel Heinz, Gonzague Lurton e Claire Villars.

GLI INCONTRI INTERNAZIONALI e LE GRANDI VERTICALI DI IAN D’AGATA  faranno conoscere al pubblico veri e propri cult wines quail l’Araujo e i Passiti d’Austria, e sapranno emozionare i palati con annate epiche, dai Capezzana degli anni ’30 ai Riesling austriaci degli anni ’70, passando per il Chianti Classico Monsanto del 1964 fino ad approdare a Veuve Cliquot e Bordeaux di annate difficili da dimenticare.

A completare il programma seminari e degustazioni sui grandi vini e i migliori prodotti gastronomici di alcune regioni d'Italia, in particolar modo del Friuli Venezia Giulia, curate dalla redazione del NEW WINE JOURNAL, coordinata da Massimo Claudio Comparini.

Programma completo in allegato.
Tutte le informazioni su http://www.meranowinefestival.com/

Percorsi Di Vino Wine Fest: i tanti ringraziamenti e le prime foto!


E' sempre difficile scrivere qualcosa di sensato e poco banale quando ti porti sulla pelle una giornata come quella di ieri. Tante ore passate intensamente tra amici  vecchi e nuovi. Amici, sì, perchè tutta la gente che è venuta ieri, compresi i produttori che erano presenti solo virtualmente causa neve e impegni vari, mi ha dimostrato affetto, stima e, soprattutto, amicizia.
Vorrei ringraziare perciò tutte le persone che hanno permesso il successo della festa a partire da Dino De Bellis, grande chef ed amico perchè senza di lui tutto questo sarebbe stato impossibile.
Un abbraccio enorme va a Simona e Gianfranco Fino che si son fatti 600 Km nel maltempo. 
Ringrazio tantissimo Elena Fucci perchè è arrivata stremata a fine serata nonostante si sia svegliata alle 6 di mattina per me.
Grazie a tutta l'allegra truppa dei toscani a cominciare da Michele Braganti, Paolo Cianferoni e Roberto Bianchi che, assieme a Davide Bonucci dell'Enoclub Siena, hanno tenuto un bellissimo laboratorio sul terroir di Radda in Chianti.
E grazie a tutti gli altri "toscanacci" come Stefania, Marco e chi più ne ha più ne metta.
Grazie a Luciano Ciolfi perchè ha prodotto un grande Brunello 2006.
Grazie a Giuseppe Mottura, grande persona ed unico autoctono laziale a pranzo :-))
Grazie a Antonello Coletti Conti, Pierluca Proietti, Damiano Ciolli e Walter e Livio Formiconi per produrre un grande Cesanese e per averlo comunicato.
Grazie a Cinzia Merli, Giovanni Ascione, Anselmo Guerrieri Gonzaga, Marina Cvetic e Rocco Cipollone, Luca Ferraro, Riccardo Campinoti, Massimo de Marco, Andrea Andreozzi, Gian Paolo per aver contribuito alla festa col loro grande vino.
Grazie a Daniela SenzaPanna Delogu e Isa Mattei, grande amiche e grandi aiutanti di cucina.
Grazie a Barbara, a Settimio e ad Elvira per averci aiutato enormemente in sala.
Grazie a Armando "Aramis" Castagno che anche se per poco ha illuminato tutti noi.
Non vi posso citare tutti ma chi è venuto sa perfettamente quanto è stata importante la sua presenza per me.
Per ultimo vorrei poi ringraziare Stefania De Carlo perchè senza di lei, sicuramente, non sarei quello di oggi.

Ora, basta sentimentalismo e via con le foto scattate da me in attesa di quelle ufficiali di Andrea!



















L'anti Luca Maroni sono io!!! Percorsi di Vino Wine Fest è oggi!!


Seguaci del vino frutto, amanti della nocciolata ossidazione, fautori del diamantifero profumi, sostenitori dei tannini amaramente iperconcentrati e fitti, adepti della mora mentosa e balsamica, gregari del tramoso e fulgido frutto di bosco, maroniani tutti, questo post NON E' PER VOI!!!


Amanti delle persone vere, dei vignaioli che si sbattono tutto il giorno per veder crescere la loro passione chiamata vino, gourmet di tutta Italia che volete conoscere uno dei grandi chef di Roma, bloggeristi tutti, questo post E' PER VOI!!

Fate un salto oggi pomeriggio al Percorsi di Vino Wine Fest, i miei tre anni da blogger li vivo come anti-maroni e ne sono fiero! Altro che Sense of Wine!! Tiè!

Appuntamento dalle 15 presso l'Antica Osteria Incannucciata, via della Giustiniana 5, Roma. Solo su prenotazione al 377/1615140.


Venduta all’asta la collezione di vini di Andrew Lloyd Webber


Andrew Lloyd Webber, celebre compositore americano, ha venduto all’asta la sua preziosa collezione di vini pregiati. La vendita, a cura della casa d’aste Sotheby’s, ha avuto luogo lo scorso sabato nella meravigliosa cornice del lussuoso Mandarin Oriental Hotel di Hong Kong ed il ricavato complessivo è stato di 5,6 milioni di dollari. La maggior parte delle offerte per le preziose bottiglie, è arrivata da collezionisti che partecipavano all’asta via telefono e tramite internet, anche è stata registrata una forte presenza da parte degli asiatici.


Andrew Lloyd Webber è un appassionato collezionista di pregiati vini francesi fin dall’adolescenza. La decisione di vendere una parte della sua grande collezione non deriva da un bisogno economico, ma da una mancanza di spazio, come ha dichiarato lo stesso compositore ai giornalisti.
 
Serena Sutcliffe responsabile internazionale della sezione vini della casa d’aste Sotheby’s, a cui è stata affidata la vendita, si dichiara molto soddisfatta del risultato raggiunto: ” E’ una collezione meravigliosa e non c’è da stupirsi che sia stata tanto apprezzata qui ad Hong Kong, dove i vini francesi sono molto amati dai grandi collezionisti“.

 

Fra i 746 lotti in vendita, quello che ha avuto più successo è stato uno stock di 12 bottiglie di Chateau Petrus del 1982, venduto per la cifra di 77.564 dollari. Altre bottiglie preziose che sono state vendute nel corso dell’asta includono: 12 bottiglie di Chateau Lafite del 1982, uno fra i vini più costosi del mondo, vendute a 58.949 dollari; 3 bottiglie di Romanée Conti 2002 Domaine de la Romanée Conti vendute a 40,333 dollari e 6 bottiglie di Chateau Petrus del 2000 vendute a 37,231 dollari.


Gaspare Buscemi e l'importanza del vino artigiano


A settanta anni suonati Gaspare Buscemi non è solo “l’enologo fuori dal coro” ma anche e soprattutto uno spirito libero ed irrequieto che difficilmente si fa “fregare” dalle tante parole che girano nel mondo del vino.

Gaspare Buscemi
Strano parlare con lui di tradizioni contadine, naturalità ed artigianato e non trovarlo in nessuna manifestazione vinoverista. “C’è troppa confusione” mi dice, “troppa gente che produce uva in maniera biologica e poi la trasforma industrialmente”. Schemi e manifesti a cui non vuole sottostare perché il vino lui lo produce secondo il suo credo e le sue attrezzature che, un po’ come tutti gli artisti, crea in maniera empirica all’interno della sua “pazza” officina. Strumenti unici e utili, come la macchina per pigiare l’acino come se fosse schiacciato con i piedi, per dar vita ai suoi vini d’artigianato perché, come mi ha ripetuto spesso qualche tempo fa, l’eccellenza che nasce da una grande uva diventa vino unico ed irripetibile solo quando la maestria dell’Uomo Artigiano la concretizza in cantina. Perché la qualità è soprattutto cultura.



Gaspare Buscemi è stato ospite di Slow Food Roma lo scorso 18 Gennaio e, grazie alla vasta gamma dei vini da lui presentati in degustazione, tutto il pubblico presente ha potuto testare (e comprendere) sul campo i motivi per cui ho speso tante energie per invitare questo “pazzo enologo” di Cormons.

Undici i vini d'artigianato proposti. Butto giù qualche nota.

Perle d’Uva 2008: è il suo vino frizzante naturale la cui spuma è prodotto non da zuccheri aggiunti ma da quelli presenti naturalmente nelle uve. Le uve impiegate, pinot bianco, chardonnay, sauvignon non aromatico, verduzzo e ribolla, sono una cuvèe delle due annate che precedono quella dell’imbottigliamento (quindi 2006 e 2007). Il risultato è un vino fresco, intenso, dal carattere fruttato/minerale e dal gusto decisamente ammiccante. 

RiBolla 1987: per  me è il vero capolavoro di Buscemi. Sboccato nel 1990 è un vino che fa drizzare i capelli per la sua bontà e la sua gioventù. Pan grillè, miele, cotognata e una fervida mineralità sono i descrittori che ho appuntato sul  mio Moleskine. Ottima persistenza finale. Da notare la faccia delle persone che non credevano che un frizzante naturale potesse vivere (bene) così a lungo


Alture Bianco 2009: a base pinot bianco e friulano, è il vino della sua terra, delle alture giuliane e friulane che fin dai tempi dei romani producono uve di grande qualità. Questo vino offre sensazioni di pesca, susina, glicine e è caratterizzato al gusto da una bella vena acido/sapida. Interessante da giovane, ottimo in futuro? 

Riserva Massima 1987: come dice Buscemi questo vino è una Riserva di bottiglieria. Davanti a me ho un pinot bianco di 34 anni che fa commuovere per integrità e spessore. Al naso troviamo gli agrumi canditi, la pesca matura, il burro fuso, il miele, la gardenia ma, quello che colpisce, è l’equilibrio gustativo del sorso. Elegante ed eterno. Un altro capolavoro di Buscemi.


Esperienze Bianco 2009: prodotto in quantità limitata è un vino privo di solforosa aggiunta. I vini della gamma “Esperienze” rappresentano per il nostro enologo dei veri e propri esperimenti, puntate zero uniche ed irripetibili. Questo vino non lascia grandissimi ricordi, è fresco e beverino ma, in ogni caso, quello che conta è la salute e il nostro (mancato) mal di testa. 

Alture 2009: è vino di collina rosso, da uve merlot, di Buscemi che ci incanta per la ricchezza e la complessità dei suoi profumi: visciola, mora di gelso, ciliegia, menta, tabacco. In bocca è ancora giovane, vibrante, ma Buscemi giura che diventerà un grandissimo rosso. Appuntamento tra venti anni, stessa spiaggia, stesso mare.

Riserva Massima 1988: Chapeau alla classe e alla finezza di un vino di 23 anni. Ha tutto ciò che vorremmo da un vino di questa età, lacrima finale compresa.


Esperienze 1986: puntata zero per questo Gattinara senza tempo dalla pelle eterea e dal piccolo frutto rosso in maraschino. Sorprendente al palato dove trova ancora un connubio la fervida acidità e la trama tannica. Potenza del nebbiolo made in Buscemi. 

Esperienze 1987: da uve merlot e cabernet franc, è un vino a bassa alcolicità, 10 gradi di volume, adatto, secondo il progetto originario, ad un consumo frequente e di alta qualità. Ha ragione Valentini quando dice che la potenzialità evolutiva del vino non dipende dall’alcol ma dall’equilibrio iniziale del vino, equilibrio che solo madre Natura e un tocco di artigianalità posso dare. Provare per credere.


Esperienze Bianco 2008: altro vino, base merlot, in assenza di solforosa aggiunta. E’ un ottimo vino da pasto che non toglie e non aggiunge nulla alla creatività di Buscemi. Come per il bianco, lo vorrei valutare in futuro. 

Esperienze 1988 da Uve Verduzzo - Ossidazione Estrema: può uno sbaglio di cantina creare un grande vino? La risposta è sì! L’ossigeno, involontariamente, si è impadronito di questo vino e l’ha fatto diventare una sorta di sherry friulano che è stato prodotti in due versioni: secco e con leggero residuo zuccherino. Io ho preferito il secondo che mantiene una struttura vellutata ricca di sensazioni di caramello, liquirizia, uvetta, dattero, crema bruciata, prugna secca. Vino che rappresenta il degno finale di una serata che non scorderemo facilmente.

Alla prossima “vecchio pazzo enologo”!!!

Percorsi Di Vino Wine Fest: è quasi ora....


Hai voluto la bicicletta? E mò pedali come se dice a Roma!

 

Ci siamo quasi, tra le aziende partecipanti/patrocinanti, sono riuscito all'ultimo ad inserire Podere Il Saliceto, una giovane realtà che merita rispetto, grande rispetto, per il suo Lambrusco di Modena. Sarà un onore proporlo sia a pranzo che nel pomeriggio tra i pochi invitati.

Ah, i laboratori. Tutti completamente esauriti, come me, tranne la Wine Session delle 19 dove ne vedremo delle belle e....delle vecchie dalla mia cantina.

In cucina, oltre la prenza di Dino De Bellis, avremo una guest star del mondo dei food blog: Daniela di Senza Panna. Una scusa per conoscerla è quella di venire da noi!

Che aspettate? Tutti a Roma per i tre anni di Percorsi di Vino!

Rocca di Montemassi 2008: la Maremma by Zonin


Il Rocca di Montemassi 2008, assieme al Symposio, è l’altro vino facente parte della tasting list di Francesco Zonin. Cercando un po’ di informazioni in giro scopro che questo “figlio della Maremma” è il risultato di una collaborazione che da oltre dieci anni va avanti tra Franco Giacosa, enologo dell’azienda, Stefano Ferrante, direttore, e Denis Dubourdieu
Quest’ultimo è un importante wine maker internazionale e professore di Enologia all’Università di Bordeaux, famoso per le sue ricerche su aromi, lieviti e colloidi e specialista nel processo di produzione del vino e nell’invecchiamento dei vini bianchi.

Denis Dubourdieu
Il Rocca di Montemassi, composto da 40% Merlot, 35% Cabernet Sauvignon, 20% Petit Verdot e 5% Syrah, è pertanto un vino fatto a sei mani che, dopo averlo degustato, mi ha lasciato più di  una perplessità soprattutto per quando riguarda la sua armonia. Mi spiego meglio.
La presenza di Dubourdieu non mi lasciava dubbi circa lo stampo internazionale del vino, impronta che si fa ben sentire al naso dove, a fronte di un colore vivido e quasi violaceo, troviamo un ampio corredo aromatico di ciliegia matura, visciole in confettura, tabacco dolce e ogni altra sensazione che renda il vino facile e “piacione”. Lo immaginavo e non ne faccio un dramma.


Come accaduto col Symposio e la bocca quella che un po’ “tradisce” il mio film mentale: la ricchezza e l’opulenza del naso si scontrano con un vino di medio corpo, che stenta ad avvolgere il palato e se ne va troppo presto. Mi sento tradito. Da un certo punto di vista è come se una donna, a fronte di un bel vestito sartoriale, si limiti ad indossare un intimo prêt-à-porter

Denis Dubourdieu si accontenta di un vino così? 

Sicuramente il Rocca di Montemassi è un vino giovanissimo, in attesa di crescere ed equilibrarsi, però in futuro, anche da questo vino, mi aspetto di più.

P.S: concordo con Stefano il Nero che lo definisce un vino medio.