Barolo Bar a Monforte: una perla gustosa nelle Langhe che vale il viaggio - Garantito IGP

di Carlo Macchi

Si dice che nei locali in cui si fermano i camionisti si mangi bene: allora in quelli di zone enologiche dove vanno a mangiare  i produttori di vino come si mangerà? Se il locale si chiama Barolo Bar ed è a Monforte c’è da stare tranquilli, si mangerà e si berrà sicuramente bene.


Ma eccovi la storia: durante il recente viaggio IGP in Langa l’ultimo giorno abbiamo appuntamento a Rocche dei Manzoni nel primissimo pomeriggio. Decidiamo così di andare verso Monforte, tanto un posto per mangiare lo troviamo sicuramente lungo la strada. Piove come dio la manda e naturalmente di posti lungo la strada che ci piacciano manco l’ombra. Arriviamo a Monforte e intravediamo un locale dove sembra si possa mangiare qualcosa. Parcheggiamo, ci bagniamo come pulcini per fare 30 metri a piedi e apriamo la porta di questo Barolo Bar pensando “Speriamo bene!”.



Appena entrati capiamo subito che non solo saremmo stati bene, ma addirittura meglio. Prima di tutto il profumo che aleggia nel locale, che comprende la sala bar, una sala ristorante abbastanza ampia, una seconda sala ristorante e una enoteca fornitissima (non per niente Barolo Bar è anche Enoteca di Monforte) è di quelli che ti fanno venire immediatamente fame. Inoltre il locale è pieno e tutti stanno mangiando non solo salumi e formaggi, ma consistenti piatti langaroli, come carne cruda battuta al coltello, vitello tonnato, ravioli, etc.
Mentre ci sediamo l’occhio allenato ci casca su un tavolo dove girano Riesling della Mosella di tutto rispetto, sarà perché a capotavola c’è Guido Fantino, patron di Conterno Fantino: inoltre ad un altro tavolo si sta sedendo Claudio Fenocchio.
“Insomma” pensiamo “Se due produttori di Langa vengono a mangiare qui con gli amici tanto male non si starà”.
Per passare i pochissimi minuti prima di ordinare (servizio preciso e velocissimo!) diamo un’occhiata alla carta dei vini e notiamo che tra i vini serviti a calice ci sono anche Champagne, in particolare (e scusate se è poco) la cuvée “base” di  Bollinger: del resto una mega-boule piena di bottiglie troneggia all’ingresso e con qualcosa sarà pur stata riempita.
Il locale è caldo e accogliente, anche se arredato con spartana attenzione: si bada al sodo e questo sodo lo verifichiamo subito con un’ottima, ma veramente ottima, carne cruda al coltello, seguita da un piatto di buoni ravioli di carne che sarebbe bastato per due persone.


Nel frattempo vediamo passare piatti di risotto e addirittura vassoi di gamberi che vanno a stemperare l’acidità dei riesling  tedeschi.
Mentre a pancia piena ci finiamo la bottiglia di vino ordinata chiediamo in giro e così veniamo a sapere che la giovane titolare Silvia Aiassa nel 2012 ha rilevato il locale, unendolo all’Enoteca di Monforte: da allora il locale sta andando sempre meglio e da qualche tempo, accanto a salumi e formaggi, sono arrivati anche i buoni piatti caldi che abbiamo gustato.


La carta dei vini è da Enoteca di Monforte, ma lasciando da parte i Barolo troviamo tanti Alta Langa, molti Champagne e vini di alto livello sia italiani che esteri.
Le belle sorprese in questo accogliente locale non finiscono mai: andiamo a pagare e scopriamo che per i due piatti che abbiamo mangiato, una bottiglia di Dolcetto di Dogliani (Papà Celso 2015 di Abbona, niente male!), acqua e caffè la spesa totale è di “ben” 25 euro a testa.
Soddisfatti su tutto il fronte  usciamo felici e contenti: adesso la pioggia battente serve solo per farci improvvisare un inverecondo “I am singing in the rain”.


Barolo Bar L’enoteca di Monforte
Via Garibaldi, 11
12065 Monforte d’Alba (CN)
Tel. 0173 789243
www.facebook.barolobarmonforte
mail: silvia.aiassa@tiscali.it

I vini di Emidio Pepe per la prima volta all'asta a New York con Zachys

Emidio Pepe farà la sua prima asta di annate invecchiate con la prestigiosa Zachys, casa d’aste internazionale e specializzata nel mondo del vino i primi di Dicembre.
L’asta sarà live a New York, Londra e Los Angeles ed in streaming mondiale.
Tutte le bottiglie sono provenienti direttamente dalla storica cantina di Torano Nuovo e attentamente decantate prima della spedizione appositamente per l’asta.
Faranno parte di questa eccezionale vendita le migliori 20 annate prodotte da Emidio Pepe, fino ad arrivare ad un lotto unico di una bottiglia di Montepulciano 1967.


Molte annate iconiche che non sono più in commercio da tempo a causa dello stock limitatissimo, faranno parte dell'asta.
Emidio Pepe consacra così la sua carriera e corona il sogno di ogni produttore di vino, dimostrando al mondo intero quello su cui cinquant’anni fa aveva scommesso: il lungo invecchiamento del Montepulciano d’Abruzzo, la sua evoluzione virtuosa e la forte convinzione del loro grandissimo potenziale.
“E’ un’occasione unica ed un evento straordinario”, dice Emidio “poter raccontare la storia del Trebbiano e del Montepulciano d’Abruzzo con delle bottiglie che sono piene di vita e parlano di un territorio: l’Abruzzo”.

Ed infatti, le 53 annate sono state prodotte con gli stessi metodi del 1964, la stessa filosofia e la stessa artigianalità: “è quello che li rende vivi e gli dà potenziale di invecchiamento” dice Emidio, precursore negli ideali di vinificazione artigianale e convinto sostenitore della vinificazione senza macchine e senza legno.

E’ un evento molto emozionante per la Famiglia ma soprattutto un momento di prestigio per i vini di Emidio Pepe che li include così nell’Olimpo dei vini da collezione, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione solenne dell’élite più nobile del mondo del vino.

Come il vino e gli altri alcolici influenzano il nostro umore? Un indagine svela che....

Un drink per sentirsi un leone, ritrovare il buonumore o dimenticare una giornata stressante? Attenzione a cosa si sceglie, perché il rischio è quello di ottenere l'effetto opposto. Almeno secondo uno studio del King's College di Londra, che testimonia come diversi tipi di bevande alcoliche 'modellano' l'umore in modi diversi. Con un effetto leggermente diverso fra uomini e donne. I superalcolici possono far sentire arrabbiati, sexy o tristi, mentre il vino rosso o la birra possono indurre un umore rilassato, sintetizzano i ricercatori.


Il team ha intervistato circa 30.000 persone tra 18 e 34 anni provenienti da 21 Paesi per lo studio pubblicato sul 'Bmj Open'. Tutti gli intervistati avevano bevuto birra, vino e altri alcolici, e molti hanno affermato che ogni tipo di drink aveva avuto un effetto diverso sul loro umore. L'obiettivo dei ricercatori era quello di mettere in luce gli effetti dell'alcol sull'umore, ma anche sul pericolo di sviluppare una dipendenza. Le persone, infatti, accumulano una sorta tolleranza nei confronti dell'alcol nel corso del tempo, e possono finire per bere di più proprio allo scopo di ritrovare gli stessi effetti "positivi" sperimentati all'inizio. Ma così rischiano anche di incappare anche in quelli negativi, dice il ricercatore Mark Bellis del Public Health Wales Nhs Trust.

L'indagine anonima online, che ha arruolato soggetti tramite annunci su giornali, riviste e social media, ha rilevato dunque che il vino rosso sembra rendere più letargici rispetto al vino bianco; inoltre le persone sono più inclini a sentirsi rilassate dopo aver bevuto vino rosso o birra. Più del 40% del campione, poi, ha dichiarato che i superalcolici fanno sentire più sexy, e più della metà segnala una maggior energia e sicurezza. Circa un terzo ha detto di sentirsi aggressivo dopo aver bevuto superalcolici.

E ancora: i superalcolici più di tutti gli altri tipi di drink vengono associati a sentimenti di aggressività, irrequietezza, tristezza e pianto. Mentre gli uomini sono significativamente più inclini delle donne ad associare sentimenti di aggressività a tutti i tipi di alcol, in particolare nel caso dei bevitori più pesanti. Questi risultati, tuttavia, mostrano solo un'associazione e non spiegano i motivi dei cambiamenti d'umore di chi beve alcolici.

Bellis ha spiegato che l'ambiente in cui è stato consumato l'alcol è un elemento importante, e lo studio ha cercato di prenderlo in considerazione chiedendo di bere a casa e fuori. "I giovani spesso bevono alcolici per una serata fuori, mentre il vino è consumato più a casa, durante un pasto". C'è anche un elemento di aspettativa: "Chi vuole rilassarsi potrebbe scegliere di bere una birra o un bicchiere di vino", spiega alla Bbc online. E il modo in cui le diverse bevande sono commercializzate e pubblicizzate potrebbe incoraggiare le persone a selezionare determinati drink per diversi stati d'animo. Ma così, avverte l'esperto, "si rischiano anche risposte emotive negative".

Bellis e i suoi colleghi del King's College di Londra hanno affermato che i risultati suggeriscono che gli alcolisti potrebbero fare affidamento sull'alcol per ritrovare emozioni positive associate al bere: sono cinque volte più inclini a sentirsi eccitati rispetto ai bevitori a basso rischio. Inoltre, secondo i ricercatori lo studio ha rivelato una differenza tra uomini e donne. "Abbiamo evidenziato reazioni emotive più forti con le donne per ogni tipo di emozione, tranne che per l'aggressività". Sentimento, quest'ultimo, decisamente più diffuso tra gli uomini che hanno alzato il gomito.

Fonte: Adnkronos

Cristina Menicocci - Stamnos Merlot è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Azienda laziale biologica e biodinamica da 31 anni, prima che diventasse una moda, vegan dal 2007, prima che diventasse una moda, semplicemente perché Claudio e la figlia Cristina ci credono davvero. 


Lo Stamnos è un merlot coi fiocchi, avvolgente e succoso, irresistibile. E si trova a meno di 9 euro!

I Giovani Promettenti incontrano Paola, Giorgio e Giulio Abrigo - Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Devo dire la verità, mi dichiaro colpevole senza possibilità di appello, l'azienda Giovanni Abrigo è stata una delle prime a mandare i vini a Lavinium, ben 16 anni fa, e io non sono mai andato a trovare la famiglia. Ci è voluto uno dei viaggi del gruppo IGP in Langa per riuscire finalmente a colmare questa grave lacuna. Incontrare Paola Abrigo e sentirmi dire "vi seguiamo da sempre", da una parte mi ha emozionato e dall'altra mi ha fatto sentire ancora di più il peso della mia mancanza, tanto più perché i loro vini mi sono sempre piaciuti.

Paola Abrigo

Insomma, l'8 novembre scorso, con Carlo Macchi, Lorenzo Colombo, Pasquale Porcelli, Maria Grazia Melegari e Marina Betto siamo andati a Diano d'Alba, ospiti di Paola, Giorgio e il figlio Giulio. Essendo sera e la bellezza di 4 giorni che pioveva incessantemente, non abbiamo potuto vedere le vigne, ma abbiamo fatto un giro per la cantina, poi cena tutti insieme, una bella tavolata in un'atmosfera serena e scanzonata, come ci conoscessimo da sempre.

L'azienda è una delle produttrici storiche di Dolcetto, io l'ho conosciuta così, con le sue selezioni, a cui affiancava l'Arneis, la Favorita - un vino bianco Doc Langhe che viene proposto in versione leggermente frizzante (senza carbonica aggiunta), che ben si presta per antipasti e spuntini veloci e non impegnativi; il Nebbiolo d'Alba, maturato un anno in botti di rovere e la Barbera d'Alba Marminela, maturata in cemento.

Giulio Abrigo
Dal 2013 è entrata a far parte del parco vigneti una fetta della menzione geografica Ravera nel Comune di Novello, circa 2 ettari di nebbiolo da cui nasce il primo Barolo aziendale, che prende il nome del cru. Qui a Diano, sebbene il Dolcetto abbia sempre avuto il ruolo principale, avere in produzione anche il Barolo non è certo un fatto secondario, anzi, è già una fortuna riuscire a trovare un pezzo di terra a nebbiolo da Barolo, spesso costosissimo; chi ci riesce è quasi come se avesse vinto al superenalotto! Il Barolo fa sempre la sua figura e accende l'interesse, sappiamo bene quanto il Dolcetto fatichi sul piano commerciale, sebbene Paola e Giorgio ci riferiscono che i loro Dolcetti sono sempre andati bene.


E io gli credo, anche perché sono davvero notevoli: mi è rimasto fortemente impresso il Dolcetto di Diano d'Alba Garabei 2007 degustato nell'aprile scorso, un vino sorprendente, ancora vivo e con una complessità che non ci si aspetta, abituati a bere sempre il Dolcetto entro uno-due anni dalla sua uscita in commercio. Devo dire però che il Dolcetto, per quanto possa invecchiare a lungo non avrà mai quella profondità, quell'eleganza che sa dare un grande nebbiolo, mentre in gioventù, soprattutto nei primi anni di vita, può sbaragliare la concorrenza con la sua beva trascinante. Questo non vuol dire che non si possano bere ottimi Dolcetto con un po' di anni sulle spalle, ma oltre una certa data la differenza da bottiglia a bottiglia si fa sentire troppo, il rischio di aprirne una e rimanere delusi cresce con il passare del tempo. Quando, però, abbiamo di fronte una materia prima con i fiocchi, proveniente da una zona più che idonea a questo non facile vitigno, puoi azzardare 4-5 anni di evoluzione. Ne è stato un perfetto esempio il Dolcetto di Diano d'Alba Superiore 2012 che abbiamo degustato durante la cena, un rosso trascinante, floreale, succoso, ancora fresco, balsamico, di una bontà che accende tutti i sensi e ti cambia l'umore.


Abbiamo assaggiato anche il neonato Barolo Ravera 2013, che ha messo in evidenza quei tratti che già avevamo riscontrato in tanti campioni della stessa annata durante le sessioni mattutine di degustazione effettuate proprio in quei giorni: naso maturo, quasi etereo, mentre al palato emerge un tannino ancora teso, difficile, bisognoso di tempo. 


Rispetto ad altri Barolo questo mi è sembrato meno aggressivo, provvisto di un ottimo bagaglio aromatico e di un allungo che lascia supporre possibili miglioramenti nei prossimi anni.
 
 Azienda Agricola Abrigo Giovanni
 Via Santa Croce, 9 12055 - Diano d'Alba (CN)
 Tel. 0173 69345 - 0173 69129
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