InvecchiatIGP: Schiavenza - Barolo Bricco Cerretta 2001


di Roberto Giuliani

Sono passati vent’anni da quando sono andato a trovare Luciano Pira nella sua azienda a Serralunga d’Alba, ricordo che poi mi fermai a cena presso la sua trattoria, dove mangiai benissimo, tanto che ci tornai in più occasioni, considerandola uno dei punti di riferimento in Langa. Assaggiai per la prima volta il Bricco Cerretta 2001 dalla botte, ricordo che era austero, tannico, di nerbo, ma davvero terragno e profondo, c’era solo da aspettare che finisse il suo percorso.


Nel 2006 finalmente lo riassaggiai dopo che aveva finito l’affinamento in bottiglia ed ebbi la conferma di non essermi sbagliato. Ora sono 22 anni dalla vendemmia, perfetti per verificarne anche la tenuta nel tempo.

credit: vdlwine.com


Mentre lo lascio ossigenarsi nel calice, noto che il colore è granato con unghia tendente al mattonato e mi arrivano profumi decisamente terziari; tenendo conto che il tappo era in condizioni perfette e non ho avuto alcun problema ad estrarlo, vengo colto da una leggera preoccupazione… forse non ce l’ha fatta, penso.


Agito dolcemente il calice per vedere cos’altro mi racconta, se l’aria gli sta facendo bene: va meglio, ma le note di funghi, sottobosco, terra umida, goudron, spezie camaldolesi non sembrano voler lasciare spazio al frutto. Dopo circa 20 minuti la situazione cambia, i profumi precedenti sono più celati, emerge la prugna e la confettura di ciliegie, si aggiungono cuoio e tabacco, liquirizia, leggero chiodo di garofano. In pratica ho di fronte un vino maturo ma non stanco, testimoniato anche dall’affiorare di sfumature di arancia rossa, forse non tutto è perduto.


Bene, assaggiamolo… tenendo conto che è stato coricato nella mia cantinetta a temperatura di 12-13 gradi, mi sembra comunque abbia tenuto meno di altre bottiglie, perché anche al palato la sensazione è piuttosto incerta, le note evolute sono evidenti e stonano con un tannino ancora aggressivo, virile stile Serralunga. Sembra come se non sia riuscito a trovare la quadra, passando progressivamente alla terza età senza averne acquisito la saggezza.
Che dire, non è certo da buttare ma mi aspettavo di meglio, non credo abbia ulteriori chances future, del resto non sempre tutto può andare al meglio e noi IGP diciamo sempre la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, è questa la nostra garanzia.

Monte Bernardi - Chianti Classico Retromarcia 2020


di Roberto Giuliani

Biologico, biodinamico, lieviti indigeni, solforosa bassissima, Michael Schmelzer lo vuole così. 


E c’ha ragione! Eleganza tradotta in viola, rosa, ciliegia, arancia, anice, cannella; sorso dalla trama perfetta, fresco e succoso, delicati rimandi speziati, giovanissimo, buonissimo, chiantigianissimo.

Vinchio Vaglio - Barbera d’Asti Vigne Vecchie 50°


di Roberto Giuliani

Sessantaquattro anni fa nasceva la cooperativa frutto degli sforzi di 19 pionieri residenti in due piccoli Comuni dell’Alto Monferrato, in provincia di Asti: Vinchio (Vinch” o “Vens” o “Vèins” in piemontese) e Vaglio Serra (“Vaj”), collocati fra la Val Tiglione e la Valle Belbo e così vicini tra loro da poter essere raggiunti a piedi (quattro chilometri).


Sforzi veri, perché le rivalità, le faide interne non mancavano, per questo la cooperativa è nata per tentare di porvi fine, unendo più viticoltori possibili di ambo le parti, per raggiungere l’obiettivo comune di produrre vino di qualità e dare più regolarità economica. Oggi la Vinchio Vaglio conta su quasi 200 soci ed oltre 400 ettari vitati, nei quali il vitigno principale è la barbera. Gran parte delle vigne si trova proprio intorno ai due Comuni fondanti, la restante in quelli limitrofi di Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Mombercelli e Nizza Monferrato. Non di rado si tratta di appezzamenti impervi, con forti pendenze, che rendono il lavoro tutt’altro che facile.


I terreni intorno ai due Comuni sono differenti, a Vinchio sono argilloso-calcarei, più sabbiosi nella parte occidentale, mentre nel versante sud di Vaglio Serra che guarda a Nizza Monferrato, sono molto argillosi con venature di terra rossa.


Per farvi capire quanto la qualità sia ricercata, le rese per pianta vanno da 1,5 a 2 chilogrammi, non so quante altre cantine sociali producano in modo così contenuto. Inoltre la cooperativa adotta un’agricoltura sostenibile: impianti fotovoltaici, riciclaggio e selezione dei rifiuti, implementazione di aree verdi, riqualificazione dei percorsi all’interno della Val Sarmassa.


La Barbera d’Asti Vigne Vecchie 50° 2020 è nata in occasione del raggiungimento del mezzo secolo della cantina (1959-2009), infatti esiste già una Barbera Vigne Vecchie, ma è Superiore e affinata in barrique (tranquilli, l’enologo Giuliano Noè sa il fatto suo con i piccoli legni), mentre questa ha visto solo acciaio e cemento. Ammetto che è la versione di Barbera che continuo a preferire, pur riconoscendo gli sforzi fatti nell’Astigiano per “elevarla” a qualcosa di più complesso e profondo, del resto è giusto così, se il vino italiano non mantenesse viva la sperimentazione e il rinnovamento, perderebbe sicuramente grosse fette di mercato.


Già nel calice è evidente che il colore rubino vivo non è carico, concentrato, ma mantiene una bella luminosità, il ventaglio di profumi punta soprattutto ad esaltare il frutto, ricorda proprio la classica Barbera di un tempo, diretta, succosa, con acidità vibrante, ma con in più un livello tecnico e una conoscenza che consentono di esaltarne tutte le caratteristiche al meglio.


Tanta ciliegia, ma anche cenni di mora e marasca, poi erbe aromatiche, una punta di pepe; il sorso rivela una trama dove l’acidità è elemento portante, il frutto è maturo al punto giusto, non manca di spinta sapida, si beve con gran piacere nonostante la gradazione sia di ben 14,5% vol., ma bevuta a 15 gradi non te ne accorgi proprio. Il prezzo poi è decisamente invitante, tra i 12 e i 13 euro…

InvecchiatIGP: La Colombera – Colli Tortonesi DOC Timorasso “Vigna del Montino” 2013


Con Elisa Semino ci conosciamo da tanto tempo, sicuramente da oltre quindici anni perché tanto è passato da quel mio primo viaggio a Tortona alla scoperta del Timorasso che, allora, era ancora un (grande) vino poco conosciuto legato sostanzialmente alle tre grandi M del territorio: Massa, Mariotto e...Montébore.


Se non ricordo male fu proprio Walter Massa a parlarmi per la prima volta della Colombera e a portarmi a Vho, frazione di Tortona, dove mi presentò una giovanissima Elisa Semino, enologa ed allieva di Attilio Scienza, che assieme a papà Piercarlo e al fratello Lorenzo, qualche anno prima, aveva ripreso in mano l’azienda vitivinicola di famiglia puntando tutto sul recupero e lo sviluppo del Timorasso le cui grandi potenzialità erano ben note.

Elisa e il suo timorasso

Elisa, dalla sua prima bottiglia di Derthona commercializzata nel 2000, ne ha fatta tanta di strada, un percorso che, oggi, ha portato lei e la sua famiglia a condurre in maniera organica circa 25 ettari di vigneto (15 a Vho e 10 a Sarezzano) piantato su suoli che caratterizzati da tessiture franche argillose e da alternanza tra strati di arenaria e marne.

Vigneto a Sarezzano

Questa terra geologicamente antica, costituita dai sassi bianchi del Tortoniano, lo stesso suolo delle Langhe, conferisce caratteristiche inimitabili alle uve che l’azienda coltiva da oltre 60 anni: barbera, croatina, cortese e gli autoctoni nibiö e timorasso.


Ho avuto la fortuna di ritrovare Elisa Semino a Roma qualche tempo fa durante la presentazione delle ultime annate dei suoi vini e, come sempre accade in queste occasioni, è “scappata fuori” anche una vecchia annata del Montino che in etichetta riportava il millesimo 2013.


Proveniente da un unico vigneto coltivato a 250 metri s.l.m. su terreni argillosi chiari e scuri, questo vino non fa altro che confermare le enormi potenzialità evolutive del timorasso che al bicchiere si presente di un luminosissimo giallo dorato. Al naso offre uno sviluppo aromatico intenso dove ritrovo quasi una mineralità renana a cui seguono eleganti effluvi di agrumi, zafferano, erbe aromatiche disidratate ed acacia. 

Il colore de Il Montino 2013

Un compendio di profumi che ritrovo anche al sorso dove è più tangibile la capacità di questo vino di sviluppare complessità intriganti che il tempo non può far altro che esaltare grazie ad un equilibrio che, man mano, Il Montino tende a perfezionare bilanciando costantemente la sinergia tra alcol e massa acido-sapida del vino.

Vigneto Il Montino

Ad Elisa, perciò, va tutto il mio ringraziamento perchè, nonostante le difficoltà di questi anni, continua a mantenere alte le tradizioni di famiglia.

Terre Di Balbia - Calabria Rosso IGT Fervore 2018


La provincia di Cosenza sta diventando uno dei distretti vitivinicoli più dinamici del Bel Paese grazie al vitigno Magliocco che Giuseppe Chiappetta, vignaioli di Terre di Balbia, vinifica in purezza regalando un vino che ha lo scatto, la personalità e la purezza territoriale dei grandi vini rossi italiani.



Cantina Tollo – Cerasuolo d’Abruzzo Dop “Hedòs”


Più giro per cantine sociali più mi accorgo, rispetto a qualche anno fa, che la situazione delle aziende cooperative vitivinicole italiane sta costantemente migliorando sia a livello produttivo sia, soprattutto, dal punto di vista economico-sociale visto che queste strutture, per i soci, stanno divenendo una importante fonte di reddito che impedisce agli abitanti locali – e in particolare ai giovani – di spostarsi altrove per cercare migliori opportunità.


Tra i vari esempi virtuosi che posso fare in Italia, l’abruzzese
Cantina Tollo è sicuramente la realtà che negli ultimi tempi sta compiendo passi da gigante grazie ad una serie di progetti, come quello chiamato “Vigneto Avanzato”, che ha introdotto una remunerazione per i soci (azionisti) basata su ogni ettaro lavorato e non su ogni quintale prodotto, stabilendo così un radicale cambiamento di filosofia di produzione che vede ogni azionista, circa 620 soci che gestiscono 2500 ettari di vigneto, parte integrante della cantina che si gioverà, al contempo, di un miglioramento costante della qualità della materia prima prodotta.


Il buon livello della produzione di Cantina Tollo lo si può percepire chiaramente degustando i suoi vini più rappresentativi come, ad esempio, l’Hedòs, il suo classico ed intramontabile Cerasuolo d’Abruzzo Dop (100% montepulciano) che proprio quest’anno ha celebrato le venti annate prodotte attraverso la creazione, tra l’altro, di una nuova etichetta dotata anche di codice braille.


L’
Hedòs 2022 me la sono bevuto una sera a cena a Palazzo Ripetta, a Roma, e fin da subito, mettendo il naso nel bicchiere, mi ha ricordato perché è uno dei miei rosati abruzzesi preferiti visto che evoca fragranze di gelatina di ribes, rapa rossa, melagrana, confettura di rose, muschio e toni di erbe aromatiche. Al gusto conquista per personalità associata ad una beva fresca e spensierata perfettamente sintonizzata al naso. Davvero un vino appagante che, a mio giudizio, rappresenta un perfetto compendio del lavoro di Cantina Tollo per il suo territorio.

InvecchiatIGP: Ca’ Lojera - Lugana 2004


di Lorenzo Colombo

Conosciamo Ambra Tiraboschi da ormai molti anni, l’avevamo incontrata assieme alla figlia Alessandra in occasione di un evento dedicato al vino svoltosi su un battello in navigazione sul basso Lago di Garda, se non ricordiamo male si trattava di Calici di Stelle, la manifestazione, organizzata dal Movimento Turismo del Vino che si svolge da molti anni la sera del 10 agosto. Frequentavamo la zona del basso Lago di Garda da molti anni, dalla metà degli anni Settanta ed avevamo già assaggiato la maggior parte del Lugana prodotti – ricordiamo a tal proposito quello allora assai in voga, il Visconti Collo Lungo- ma non conoscevamo l’azienda Ca’ Lojera, da poco nata e di proprietà di Ambra e Franco Tiraboschi.


Fatto sta che durante la serata ci troviamo casualmente -mia moglie ed io- al tavolo con Ambra ed Alessandra, si chiacchiera, si parla di vino ed assaggiamo il loro Lugana che ci piace molto. 
Facciamo presente che frequentiamo la zona da molti anni ma che non conoscevamo né azienda né vino e ci ripromettiamo di fare una visita in azienda quanto prima. Da allora ne è nata un’amicizia, anche se negli ultimi anni, non frequentando più spesso il Garda ci si è un poco persi di vista.


L’azienda Ca’ Lojera nasce nel 1992, prima d’allora Franco Tiraboschi era un produttore d’ortaggi oltre che d’uva ed Ambra s’occupava di tutt’altro, ma da quell’anno il focus diventa il vino, con produzione propria. 
Da allora ne è passata d’acqua sotto i ponti, Ca’ Lojera è da tempo un marchio conosciuto e la qualità dei suoi vini, soprattutto i Lugana, è attestata dai numerosi riconoscimenti da parte di tutte le guide enologiche.


La cantina si trova a Rovizza di Sirmione mentre gli uffici ed il wine shop sono situati a Peschiera del Garda, il Località San Benedetto. 
Dai 20 ettari di vigneti si ricavano annualmente circa 160.000 bottiglie, non solo di Lugana (anche Superiore, Riserva e Spumante), ma anche di altri vini sia bianchi (da uve Chardonnay), che rossi (Merlot e Cabernet) che rosa.

Il focus aziendale rimane comunque il Lugana.


Il vino che abbiamo assaggiato per la rubrica InvecchiatIGP è un semplice Lugana, semplice nel senso che non si tratta né di Superiore né di Riserva, un vino d’annata, come suol dirsi, non concepito certamente per essere degustato a vent’anni dalla vendemmia, anche se i Lugana sono ben noti per la loro longevità.


Abbiamo aperto la bottiglia -frutto quasi certamente di una delle nostre prime visite in azienda - con una certa titubanza, avendo avuto cura di prepararne un’altra – di un vino rosso - nel malaugurato, ma possibile, se non probabile, caso di vino difettoso o ormai a fine carriera, ma così non è stato.


Il tappo è fuoriuscito intatto, senza alcuna fatica, bagnato per circa un terzo della sua lunghezza (la bottiglia è sempre stata conservata coricata), nel bicchiere abbiamo trovato un vino dal color giallo dorato, intenso e luminoso, molto bello.
Non molto intenso al naso, un poco chiuso, timido diremmo, con nessun evidente, seppur minimo, segno d’ossidazione, non male come inizio.


Man mano emergono leggeri sentori di frutta secca (nocciole e noci) e di fiori secchi e qualche leggerissimo accenno idrocarburico, sbuffi d’arancio completano il quadro olfattivo. Sapido ed asciutto alla bocca, integro, con leggere note di nocciole e di mela matura e qualche lieve sensazione tannica, col tempo cogliamo alcune note di distillato di mele, la vena acida (arancio maturo) gli dona ancora freschezza, la nota alcolica è ben presente mentre il corpo invece appare un poco magro al contrario della persistenza, in questo caso lunghissima.

Cosa voler di più da un vino con quasi vent’anni d’età? 

Quinta de Gomariz - Vinho Verde Doc Loureiro 2022


di Lorenzo Colombo

Il Vinho Verde può essere prodotto nella regione del Minho (nord del Portogallo) con oltre una quarantina di vitigni sia bianchi che rossi.


Il vino degustato prodotto con uve Loureiro è caratterizzato da una notevole freschezza agrumata e da una bassa gradazione alcolica il che lo rende adattissimo ad un consumo estivo.

Alla scoperta del Cabernet Franc della Loira attraverso le sue otto AOC


di Lorenzo Colombo

Il Cabernet Franc, con 33.170 ettari (73% della superficie mondiale) è il settimo vitigno per estensione della Francia ed è l’uva a bacca rossa più diffusa nella Valle della Loira, ve ne sono infatti ben 14.000 ettari - la stessa estensione vitata che occupa nel bordolese - e costituisce il 56% della superficie vitata -dei vitigni a bacca rossa- della regione.


Nelle diverse regioni francesi assume diversi sinonimi, nella Valle della Loira è conosciuto anche come “Breton” ed è diffuso principalmente nelle regioni vitivinicole della Touraine (37%) e dell’Anjou-Saumur (24%).
Il vitigno viene utilizzato in numerose Aoc della regione sia per produrre vini rossi e rosé come pure per produrre vini spumanti (Fines Bulles).


Nel corso di una Masterclass, nell’ambito del press tour Val de Loire Millésime 2023 abbiamo avuto l’opportunità d’assaggiare otto vini - di altrettante Appellations - prodotti con questo vitigno così da poterne comprendere le diverse caratteristiche.


Ecco quant’abbiamo degustato con alcune brevi info sulle rispettive denominazioni (i vini sono elencati in ordine di preferenza):

Aoc Saint Nicolas de Bourgueil

Il territorio di quest’appellation è limitato al solo comune di Saint Nicolas de Bourgueil, nella Touraine occidentale, vi si possono produrre unicamente vini rossi (99%) e rosé solamente con Cabernet Franc (il disciplinare di produzione ammette sino al 10% di Cabernet sauvignon), la superficie vitata è di 1.100 ettari, i produttori sono 140 e la produzione annuale è di 8 milioni di bottiglie.
I vigneti sono situati sopra un terrazzo alluvionale, i suoli nelle zone più basse sono in genere sabbiosi e ghiaiosi, sopra i terrazzamenti si trova della pietra da costruzione calcarea ricoperta di sabbia.


Domaine du Mortier - Aoc Saint Nicolas de Bourgueil “Dionisos” 2020 

Le uve provengono da vigneti d’oltre 50 anni d’età situati su suolo argilloso-calcareo (Tuffeau), fermentazione in tini di legno ed affinamento in botti di rovere usate per 12 mesi. Profondissimo il colore, purpureo. Naso intenso ed elegante, frutto rosso, leggeri accenni di peperone. Fresco e strutturato, succoso, note piccanti di pepe, lunga la persistenza.


Aoc Anjou Brissac

Anche quest’appellation è riservata unicamente ai vini rossi prodotti solamente con Cabernet Franc e Cabernet sauvignon. Situata nell’Anjou, a Sud della città d’Angers, pur sviluppandosi sul territorio di 10 comuni vanta una superficie totale limitata a 110 ettari vitati, la produzione annuale è di 573.000 bottiglie, suddivise tra 30 produttori. I vigneti sono situati sopra un altopiano scistoso dove si trova anche quarzo, arenaria, limo, roccia vulcanica e talvolta anche sabbia.


Domaine des Rochelles - Aoc Anjou Brissac “Breton” 2019

Cabernet Franc in purezza provenienti da vigneti di 25 anni d’età situati nella Coteaux de l'Aubance, il suolo è composto da scisto verde e grigio e l’esposizione è a Nord-Ovest. Vinificazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta a maturare per un anno. Nota: Breton è il nome a volte utilizzato in Loira per indicare il Cabernet Franc. Color rubino di buona profondità. Pulito al naso, bel frutto, note balsamiche e di legno dolce. Mediamente strutturato, molto fresco, succoso, note minerali, bel frutto, lunga la sua persistenza.


Aoc Saumur-Champigny

La denominazione Saumur-Champigny è riservata unicamente ai vini rossi prodotti in otto comuni situati attorno a Saumur, queta città è stata la capitale degli Ugonotti sotto il regno di Enrico IV. I vigneti, che s’estendono su 1.550 ettari, sono sparsi a macchia di leopardo su suoli composti in genere da tufo gessoso, vi si possono produrre unicamente vini rossi dove la componente principale è il Cabernet Franc -che deve entrare per almeno l’85% nei vini - al quale possono essere aggiunti Cabernet Sauvignon e Pineau d’Aunis. La produzione annuale è di 11 milioni di bottiglie ed i produttori sono 130.


Domaine Des Sanzay- Aoc Saumur - Champigny “Vielles Vignes” 2020 

Cabernet Franc da viti di oltre 50 anni d’età, allevate su suolo argilloso-calcareo, fermentazione in tini senza aggiunta di lieviti selezionati, affinamento in botti per 12 mesi. Rubino purpureo di buona intensità. Buona l’intensità olfattiva, bel frutto, leggere note selvatiche. Dotato di buona struttura, fresco, accenni di pepe, leggere note verdi, buona la persistenza. 


Aoc Saumur Puy-Notre-Dame

Sebbene l’area di produzione dell’Aoc Aoc Saumur Puy-Notre-Dame s’estenda sul territorio di ben 17 comuni situati una ventina di chilometri a sud di Saumur, l’area vitata di quest’appellation è solamente di 60 ettari principalmente situati nei tre comuni di Puy Notre Dame, Vaudelnay e Brossay a 80 metri d’altitudine su suoli calcarei composti da tufo. Anche questa denominazione prevede unicamente la produzione di vini rossi dove la componente principale è il Cabernet Franc al quale può essere aggiunto sino al 15% di Cabernet Sauvignon. Sono 320.000 le bottiglie prodotte e 30 sono i produttori.


Domaine Saint Landor - Aoc Saumur Puy-Notre-Dame “L’Obligè” 2019 

Cabernet Franc in purezza, i vigneti si trovano su suolo argilloso-calcareo e la resa è di 40 ettolitri/ha. Affinamento in barriques nuove per 15-18 mesi. Rubino intenso e luminoso. Frutto rosso maturo e dolce, ciliegia, balsamico. Fresco e succoso, con bella trama tannica, accenni vegetali, buona vena acida, buona la persistenza. 


Aoc Anjou

Quella di Anjou è un’Aoc regionale che s’estende sul territorio di ben 151 comuni, la stragrande maggioranza dei quali (128) situati nel Maine-et-Loire. Qui, su 1.500 ettari di vigneti, si possono produrre sia vini rossi (65% della produzione), bianchi (30%) e Fines bulles (5%).
I vini rossi possono essere prodotti con Cabernet Franc, Cabernet sauvignon, Gamay, Pineau d’Aunis e Grolleau, questi due ultimi vitigni possono essere utilizzati per un massimo dl 10%. Data la vastità dell’area vi si trovano suoli diversi anche se a grandi linee possono essere raggruppati in due tipologie chiamati Anjou Noir e Anjou Blanc, la prima area, che è anche la più vasta è composta in genere da scisti scuri, mentre la seconda e composta da “tuffeau”, ovvero tufo gessoso. La produzione annuale è di 9.200.000 bottiglie ed i produttori sono 400.


Château de Passavant - Aoc Anjou Rouge 2021

90% Cabernet Franc e 10% Grolleau allevati su suoli composti da degradazioni di scisto verde, vinificazione ed affinamento per circa sei mesi in vasche d’acciaio. Color rubino-granato. Bel naso, intenso, fresco, pulito, frutta rossa fresca, ciliegia, leggere note speziate. Mediamente strutturato, succoso, bel frutto, accenni piccanti, buona la persistenza. Vino non molto complesso ma di piacevolissima beva.


Aoc Chinon

L’area dell’Aoc s’estende sul territorio di 26 comuni su entrambe le sponde della Vienne alla sua confluenza nella Loira, sono 2.350 gli ettari a vigneti suddivisi tra 200 produttori. La produzione annuale è di 12.400.000 bottiglie, per l’85% si tratta di vini rossi, il 10% rosé e solamente il 4% di vini bianchi.
Il vitigno principale è il Cabernet Franc che può essere coadiuvato nella produzione di vini rossi e rosé dal Cabernet sauvignon, mentre i vini bianchi sono prodotti con lo Chenin Blanc.


Vi si possono trovare tre principali tipi di suoli: ghiaia e sabbia nei terrazzi alluvionali ai margini della Vienne, tufo giallo sulle colline, e argille, selce e sabbia sugli altipiani mentre il clima è di natura oceanica con le colline, orientate a Est ed ovest che godono di un ottimo soleggiamento, condizione ideale per i vigneti di Cabernet Franc.

Domaine Fabien Demois - Aoc Chinon “Domaine de la Doulaye” 2020

Da viti di 45 anni d’età, parziale affinamento del vino in tini e botti per un anno. Colore tra il rubino profondo ed il purpureo. Frutta rossa matura, ciliegia, fresco, pulito, piacevole. Discreta struttura, buona trama tannica, piacevoli note verdi, accenni di peperone, leggere note piccanti, buona la sua persistenza. 


Aoc Saumur

L’area dell’Appellation Saumur comprende il territorio di 27 comuni nel Maine-et-Loire, 9 nella Vienne e 2 nella Deux-Sèvres per un totale di 2.330 ettari di vigneti.
570 ettari sono destinati alla produzione di vini rossi che sono il 20% del totale prodotto, 380 ettari sono quelli destinati ai vini bianchi (15%) e 110 ettari sono quelli riservati ai vini Rosé (4%) tutta la parte rimanete viene utilizzata per produrre i Fines Bulles, ovvero i vini spumanti che coprono il 61% dei 17 milioni di bottiglie totali prodotti annualmente nell’Aoc Saumur.


I vigneti sono diffusi a macchia di leopardo su suolo composta da cumuli gessosi di tufo (Craie) o scistoso (Anjou noir), il clima è temperato oceanico con i vigneti più distanti dal fiume che s’avvalgono d’un clima più continentale. Nella produzione dei vini rossi s’utilizza principalmente Cabernef Franc (minimo 70%) mentre gli altri vitigni sono Cabernet Sauvignon et Pineau d’Aunis. Per i Rosé entrano in gioco nuovamente Cabernet Franc et Cabernet Sauvignon mentre il vitigno utilizzato per i vini bianchi è lo Chenin Blanc.


Per la produzione dei vini spumanti (sia bianchi che rosé) i vitigni che possono essere utilizzati sono numerosi: Chenin Blanc (qui chiamato anche Pineau de la Loire – minimo 60% negli spumanti bianchi), Chardonnay, SauvignonBblanc, Cabernet Franc (minimo 60% negli spumanti rosè), Cabernet sauvignon, Gamay, Grolleau gris, Grolleau, Pineau d’Aunis, Pinot Noir.

 Domaine de la Paleine - Aoc Saumur Rouge “La Paleine” 2020

Le uve provengono dalla zona di Le Puy-Notre-Dame, il suolo sul quale si trova il vigneto – condotto in regime biodinamico- è composto da roccia marnosa, marna gialla e ocra e le viti hanno un’età media di 25 anni. La fermentazione si svolge con lieviti indigeni. Color rubino, profondo e compatto. Frutto rosso maturo, spezie dolci.
Frutto maturo, tannino leggermente asciugante, leggere note verdi, buona la persistenza. 


Aoc Bourgueil

L’Aoc Bourgueil si sviluppa sul territorio di otto comuni dell'Indre-et-Loire, la superficie vitata è di 1.400 ettari, le aziende vinicole sono 120 e la produzione annuale è di circa 65.000 ettolitri. Il vigneto di Bourgueil è composto da due diversi suoli, quello più vicino alla Loira è costituito da sabbia e ciottoli, chiamati localmente “Graves” mentre i suoli più collinari sono costituiti da argilla e calcare fine “Tuffeaux”. Si possono produrre unicamente ini rossi e rosé con Cabernet Franc, è inoltre ammesso un massimo del 10% di Cabernet Sauvignon.



Domaine Nau - Aoc Bourgueil 2021

Rubino di buona intensità. Frutto rosso più maturo del precedente vino, accenni di spezie dolci. Discretamente strutturato, accenni vegetali (si sente bene il vitigno), chiude leggermente amarognolo e con un tannino un poco verde.