Terra Madre Salone del Gusto 2018: tutti gli appuntamenti sul vino, la birra e i distillati


Vini, bollicine, birre, rum e, come ormai di consueto, cocktail... Gli appassionati della cultura del “buon bere” consapevole e sano non hanno che l’imbarazzo della scelta alla dodicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, a Torino dal 20 al 24 settembre 2018, grazie ai 50 Laboratori del Gusto in programma in cui sommelier e produttori, importatori e bartender vestono i panni di appassionati Ciceroni per un giro del mondo racchiuso in un bicchiere.


Partiamo dal libanese Château Musar – un grande vino al pari dei migliori Bordeaux che racchiude cinquant’anni di storia della viticoltura mediorientale – per tornare alle colline di casa nostra con un omaggio a Domenico Clerico, a poco più di un anno dalla sua scomparsa, in cui si degusta, tra gli altri, il Barolo Classico 2014. Dal nuovo Presidio Slow Food del Clairin, il rum agricolo di Haiti, alle nuove frontiere della miscelazione con i Maestri del Cocktail e le loro proposte regionali. E infine, i Laboratori che garantiscono l’accesso a un universo parallelo, quello delle slow beer. Vi presentiamo oggi una carrellata delle più sfiziose proposte ancora prenotabili sul sito www.slowfood.it. A voi il compito di scovarle tutte…

Vino: dal Nord al Sud dello stivale

Lasciamo il Barolo di Clerico per fare un passo verso una tradizione più popolare con La Barbera è femminile, per carpire le differenze tra quella d’Asti e quella d’Alba, vini con caratteristiche molto diverse dovute al terroir in cui nascono, nonostante il vitigno sia lo stesso. Ora dal Piemonte ci trasferiamo in Veneto, dove sorseggiamo un calice di Soave, per una verticale con annate parallele dei cru Calvarino e La Rocca di un altro grande della viticoltura recentemente scomparso, Leonildo Pieropan. Andiamo verso il Sud dove troviamo il Fiano di Avellino DOCG della cantina Pietracupa, che con la sua eleganza conferma la grande vocazione all’invecchiamento. Infine, per celebrare il 50esimo anniversario della denominazione Montepulciano d’Abruzzo, Terra Madre Salone del Gusto presenta i laboratori: Cinquant’anni di Montepulciano, una panoramica di stili e interpretazioni dell’annata 2015; In verticale: Emidio Pepe, il decano del Montepulciano, in una straordinaria degustazione di sei annate.

Vino: là dove osa il naturale

Uno dei settori che anima il più ampio dibattito tra sostenitori e detrattori è quello sui naturali e biodinamici che a Terra Madre Salone del Gusto viene approfondito con Vini dell’anima, naturali come “natura” comanda, attraverso la degustazione a bottiglie coperte dei vini di tre produttori di altrettante regioni. Protagonista di un altro Laboratorio del Gusto è la Tenuta di Valgiano, con Saverio Petrini, percussore della biodinamica in Italia, in particolare in quella Toscana altra, la Lucchesia, che detiene il primato degli ettari coltivati secondo i principi biodinamici. Una storia la sua che ha il lieto fine con la fondazione di Lucca Biodinamica: «un’unione nata dal basso, dall’esigenza dei produttori di creare qualcosa insieme». Ma Saverio è anche e soprattutto un agricoltore: «Sono nato in campagna, ma a sette anni mi hanno portato a Milano: lo shock è stato tale che non mi sono più ripreso e ho cercato in tutti i modi di uscire dalla città. Finché non sono approdato a Valgiano, dove la proprietà ha appoggiato le mie scelte facendo rinascere la tenuta». Ad accompagnare il racconto di questa bella esperienza agricola una verticale con annate prodotte prima e dopo la conversione in biodinamica, per capire, bicchiere alla mano, quanto pratiche più vicine alla natura possano cambiare un vino.

Vino: uno sguardo oltreconfine

Varcando i confini nazionali troviamo i vini dell’Europa Centrale – Austria, Slovenia, Ungheria, Repubblica Slovacca, Germania – con produttori dediti ai princìpi dell’agricoltura biologica e biodinamica attraverso una selezione di sei vini tra i più rappresentativi dell’intera regione. Un altro tour europeo lo si può fare degustando i vini in anfora a partire da quello della Georgia, Presidio Slow Food. Non è tutto, a Eataly Torino Lingotto ci possiamo spingere fino ai Balcani, custodi della più antica storia del vino in Europa, degustando antichi vitigni locali di produttori di piccola scala che seguono un approccio slow, a misura d’uomo, rispettoso della natura, del terroir e delle tradizioni locali.

L’Enoteca

Se l’appuntamento che più vi interessa fosse esaurito, non demordete: in Enoteca, ospitata nella corte interna di Palazzo Reale, vi aspettano circa 600 etichette tra bolle, bianchi, rossi e dolci delle cantine selezionate nel Progetto Vino, che promuove e coinvolge il meglio della produzione vitivinicola attraverso attività di educazione e comunicazione. Tra questi, le selezioni territoriali dedicate all’Alta Langa, official sparkling wine di Terra Madre Salone del Gusto, presente anche nel Mercato di Lingotto Fiere con un proprio spazio, ma anche a Montepulciano d’Abruzzo, Franciacorta, Morellino di Scansano e Puglia in Rosé.
Come sempre, al nostro fianco nel raccontare il vino e la storia di chi lo produce, gli insostituibili sommelier della Fisar.

Slow beer

Sam Calagione è uno dei più importanti personaggi del mondo contemporaneo della birra artigianale. Il suo birrificio, Dogfish Head, nel Delaware, è diventato uno dei più importanti luoghi di sperimentazione e creazione birraria al mondo, con etichette come la Midas Touch, la Noble Rot o la Sah’tea, con cui il birrificio si è guadagnato la fama internazionale. Lasciamo la costa Est degli Stati Uniti e raggiungiamo la California, dove il birrificio Firestone Walker produce le sue birre maturate in legno, in degustazione nel Laboratorio ospitato da Eataly Torino Lingotto “Rock&Roll is Vintage”. Il gran tour europeo parte dal laboratorio God Save the Beer per assaggiare alcune delle produzioni più significative dei birrifici artigianali inglesi, abbinate a una selezione di formaggi dello stesso Paese. Dalla patria della produzione brassicola, il Belgio, arrivano invece leFlemish Red Ales maturate in botti di rovere.
Ma il mondo della birra non è fatto solo di grandi produttori: anche gli “assemblatori”, categoria in crescita, riescono a dare vita a prodotti nuovi e complessi. Con Oltre la produzione: l’arte degli assemblatori di birra incontriamo tre blender del Belgio e due affinatori italiani. Sapete come si dava un gusto particolare alla birra prima che si introducesse l’uso dei luppoli? Con le erbe, naturalmente, e questa tradizione è nuovamente in auge. A guidarci alla scoperta di questa tecnica, con l’assaggio di birre italiane, scozzesi e statunitensi, è l’etnobotanico e Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Andrea Pieroni, nel Laboratorio Birre e foraging, un incontro possibile.
Molti appuntamenti in programma sono realizzati in collaborazione con QBA – Quality Beer Academy, official partner di Terra Madre Salone del Gusto, che presenta una selezione di birre che tocca diverse culture, stili e tradizioni, con le eccellenze di alcuni dei birrifici più interessanti del panorama internazionale, tra cui BraufactuM, Brouwerij Boon, Firestone Walker, Kloster Scheyern, Rodenbach.
Le tre birre realizzate con i Presìdi Slow Food dal veneto Birrificio Antoniano accompagnano i piatti in alcuni appuntamenti del programma di Fucina Pizza e Pane. Inoltre, la birra con Grano Timilia del pane nero di Castelvetrano (Tp), con il Mais biancoperla della pianura veneta centro-orientale e con Grano Solina dell’Appennino abruzzese sono a disposizione dei visitatori del Mercato a Lingotto Fiere.

Mixology

Grande novità dell’Enoteca, quest’anno, sono il Punto Mixology, con le creazioni dei bartender de I Maestri del Cocktail, e il Punto Vermouth, curato dall’Istituto del Vermouth di Torino: l’occasione giusta per provare grandi innovazioni e splendidi classici.
I Maestri del Cocktail sono anche protagonisti una bella sfida raccontata e proposta in degustazione in tre Laboratori del Gusto: realizzare cocktail con soli prodotti di un determinato territorio. Se accendiamo i riflettori su Torino, dove è nato il Vermouth, vino aromatizzato fondamentale per buona parte della miscelazione, è possibile rinunciare a tutto ciò che è prodotto al di fuori del Piemonte? Quanti e quali drink riusciremmo a realizzare? Lo scopriamo nell’evento Manhattan in salsa piemontese: una serie di cocktail con materie prime, liquori e distillati provenienti esclusivamente da questa regione. E possiamo replicare la sfida creando cocktail internazionali con il gusto, i profumi e gli aromi unici della Toscana e del Veneto, utilizzando la straordinaria varietà di materie prime offerte da questi territori.
Clicca qui per leggere l’intervista a Gianpiero Francesca dei Maestri del Cocktail

Il mondo dei rum, e non solo…

A Terra Madre Salone del Gusto 2018 tra i protagonisti c’è il rum: con Il rum secondo Luca Gargano, il patron di Velier – distributore di distillati, liquori e vini esclusivi in Italia – e uno dei massimi esperti in materia, ci guida alla scoperta delle sue distillerie preferite, tra fermentazioni, alambicchi e serpentine. Mentre in altri appuntamenti ci conduce a Trinidad con i grandi rum di Caroni e ad Haiti con la degustazione del Clairin, nuovo Presidio Slow Food.
E per chi non esaurisce mai la curiosità di degustare altri liquori, Terra Madre Salone del Gusto consiglia il Laboratorio del Gusto Alla scoperta della Chartreuse, un elisir dal gusto incredibile, dato da ben 130 erbe e piante officinali, dalla caratteristica colorazione.

Emmanuel Giboulot - IGP "Terres Beaujolaises" 2016

di Andrea Petrini

Emmanuel Giboulot, tostissimo vigneron biodinamico borgognone che si lascia denunciare pur di non trattare le sue vigne, produce questo gamay in purezza, da vigne piantate nel Beaujolais, che è uno spettacolo di succosità e bevibilità soprattutto se lasciato freddare qualche ora in frigo. 


I vino rossi leggeri, con questo caldo torrido, vanno bevuti freschi. Messaggio ricevuto?

Elisabetta Foradori - Lezèr 2017

Elisabetta Foradori è dal 1984, anno in cui ha preso in  mano le redini dell'azienda, che sta cambiando la storia del vino trentino e, forse, anche di quello italiano. Testarda e determinata fin dai suoi esordi ha puntato forte sul teroldego coltivato sui suoli alluvionali di Campo Rotaliano arrivando, attraverso una attenta selezione massale, al riconoscimento di ben 15 biotipi di questa uva da cui è nato nel 1986 il "mitico" Granato. Da queli anni molto è cambiato in Foradori, soprattutto in tema agronomico visto che dal 2002 l'agricoltura è stata convertita totalmente alla biodinamica ricevendo, nel 2009, anche la certificazione Demeter.

Fonte: sito Foradori

La voglia di sperimentare e, per certi versi, di stupire di Elisabetta Foradori ultimamente l'ho trovata condensata non tanto nella nuova impostazione stilistica del Granato, di cui magari parlerò in altro post, ma nel suo Lezèr, aggettivo trentino che significa leggero, la cui genesi, ben descritta nel sito aziendale, inizia con l'intenzione di iniziare a vinificare un teroldego tipico dei mesi caldi. L'occasione, seppure nefasta, arriva con la grandine di agosto 2017 che, nonostante abbia danneggiato il 40% del raccolto, ha dato vita, tanto non c'era nulla da perdere, all'occasione giusta. L'uva delle vigne danneggiate è stata usata per porre in essere un mosaico di decine di prove di vinificazione con breve macerazione che hanno assemblato nel Lezèr: vari tentativi in anfora, legno, cemento ed acciaio, in lotti separati e mai più di 24 ore di permanenza sulle bucce.

La vecchia cantina - Foto: sito aziendale

Il risultato è un teroldego in purezza dal colore rubino tenue, quasi rosato, nato per essere bevuto e non contemplato da orde di sommelier da competizione. Non troverete nel Lezèr grandi complessità aromatiche, è un vino semplice e diretto che profuma di fragola e rosa il cui richiamo alla leggerezza, insito nel suo nome, lo si deve soprattutto alla beva che, supportata da una struttura agile come Carl Lewis, è talmente irresistibile e succosa, anche grazie ad una gradazione alcolica di appena 12,5%, da garantire il fine della bottiglia manco stesse bevendo una Peroni ghiacciata nel Sahara ad Agosto. 


Piccola precisazione: il Lezèr non è assolutamente un vino banale ma, come nell'intenzione del produttore, è un nettare pensato per serate tra amici dove vige la legge del pane, salame e tanta allegria. Consiglio finale: non bevetelo caldo ma apritelo dopo qualche ora di frigo. Non ve ne pentirete!

Di Lenardo – Friuli Doc Pinot Grigio 2017 “Gossip” Pinot grigio Ramato

Di Lorenzo Colombo 

Bello il colore, luminoso, proprio del rame, come da tempo non siamo più abituati a vederne, fieno, erbe di montagna e pesca gialla al naso, fresco, succoso, fruttato (nuovamente la pesca gialla) e persistente al palato. 


Un vino che si lascia bere senza tante elucubrazioni mentali e proprio come il suo nome, di bocca in bocca la bottiglia presto finisce.

Trent’anni di Löwengang, l'Alto Adige Cabernet di Lageder

di Lorenzo Colombo

Nel novembre dello scorso anno eravamo stati invitati alla presentazione del 30° compleanno della linea Löwengang, tenutosi a Milano, compleanno festeggiato con una verticale di Chardonnay Löwengang che s’era spinta sino all’annata 1992; causa un precedente impegno non avevamo potuto andarci direttamente, c’era stata una nostra collaboratrice e ne aveva tratto questo pezzo: http://vinealia.org/30-anni-lowengang/


Quest’anno, in occasione di SUMMA, nel mese d’aprile, i Lageder hanno organizzato una verticale dell’altro vino della linea “Löwengang”, ovvero l’Alto Adige Cabernet , degustazione guidata da Luis von Dellemann, ex enologo (per ben quarantacinque anni) della Tenuta e cognato di Alois Lageder. E questa volta non potevamo mancare. Prodotto per la prima volta nell’annata 1984, e commercializzato nel 1986, l’Alto Adige Cabernet Löwengang (il nome deriva dall’omonimo maso, che a sua volta prende il nome dal palazzo signorile) è in realtà il frutto di diversi vitigni (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Carmènere) che provengono dai migliori appezzamenti della Tenuta Löwengang, situata a Magrè, su suoli sabbiosi e ghiaiosi ad alto contenuto in calcare, collocati tre i 230 ed i 330 metri d’altitudine.


Alcuni ceppi vantano oltre 140 anni d’età, e sono tra i più antichi dell’Alto Adige.La vinificazione avviene in acciaio mentre l’affinamento in barriques, il 20% delle quali nuove, per circa sedici mesi. Sette le annate in degustazione, assaggiate partendo dalla più vecchia, non tutte ci hanno entusiasmato allo stesso modo, le annate migliori si sono rivelate le più vecchie, innanzitutto la 1995 ed a seguire la 2003 e la 2007. Tutto si può comunque dire, tranne che questo vino non abbia una propria e marcata personalità.

Ecco i nostri assaggi:

1995: Color granato-mattonato con unghia aranciata.
Buona l’intensità olfattiva, pulito, complesso, note terziarie di cuoio e tabacco, sentori di peperone e d’inchiostro, nessun accenno d’ossidazione. Buona la struttura, il vino è integro, ancora fresco, i tannini sono decisi ed un poco asciuganti, buona la persistenza.

1997: Intenso il colore, granato-mattonato. Discreta l’intensità olfattiva, sentori di botte, frutto rosso macerato, prugna secca. Di media struttura, secchino, un poco asciugante.

2003: Granato con unghia aranciata. Di media intensità olfattiva, frutto dolce, prugne secche e prugne cotte, accenni balsamici. Discreta la struttura, tannini decisi, buona la vena acida, legno ancora percepibile, discreta la persistenza.

2007: Color granato luminoso con unghia aranciata. Mediamente intenso al naso, balsamico, con sentori di prugna secca.

Alla bocca è ancora percepibile la nota data dal legno, i tannini sono molto presenti ed un poco asciuganti, buona la vena acida, i sentori rimandano alla radice di liquirizia.

2010: Il colore è granato, con unghia leggermente aranciata. La bottiglia, con qualche problema, c’impedisce di valutare serenamente il vino.

2013: Color rubino luminoso di discreta intensità. Un poco ridotto al naso, con frutto rosso in sottofondo. Leggere note animali e tannino un poco asciugante.

2014: Rubino luminoso di buona intensità, unghia violacea. Discreta l’intensità olfattiva, sentori di legno dolce, note balsamiche, prugne cotte. Asciutto alla bocca, con legno in evidenza, buona la persistenza su sentori di radice di liquirizia. Vino decisamente giovane.



Mandrarossa - Sicilia Grecanico DOC “Costadune” 2017 è il vino della settimana di Garantito IGP

di Stefano Tesi

Tra i tanti, ho il pessimo vizio di pescare tra le campionature dei vini, fare lotti omogenei e assaggiarli alla cieca. 


Da una recente mandata di bianchi monovarietali ne è emerso uno, siculo: sapido ed agile Grecanico, che abbina intriganti note agrumate e salmastre, 12° di alcool, ideali per un consumo estivo e sbarazzino, ma non banale.

Calici di Stelle ad Olevano Romano il 9 e 10 Agosto 2018


Nel borgo antico di Olevano Romano è stata organizzata una due giorni per conoscere questo borgo antico, a due passi da Roma, dove Cesanese e ottimo cibo contadino rappresentano due ottimi motivi per una gita fuori porta. 

PROGRAMMA

Giovedì 09 Agosto 2018

Ore 18.00 Workshop “La Viticoltura di qualità nel Lazio”
Con Antonella Pompei Masterclass FIS ed Enrico Carletti Sommelier
Ore 18.45 Intervento di Francesca Litta “Condotta Territori del Cesanese” Slow Food
Ore 19.00 Passioni Condivise … Poesie in e su Olevano Romano
Con Gino Manfredi e …
Ore 19.30 Aperitivo “interpretazioni di Cesanese” Spritz e Chinato
a cura di Robistrot
ore 20.00 illuminazione artistica Rocca baronale a cura di Claudio Berrettoni
Apertura banchi di degustazione
Apertura spazio food a cura de I giro cuochi e I 3 impasti
Ore 21.00 guardando le stelle a cura del Gruppo Astrofili Monti Lepini
ore 24.00 Estrazione riffa
Chiusura Stand e banchi degustazione
…. E tanta buona musica con Swintage special guest “Mario Caporilli”

Venerdì 10 Agosto 2018

Ore 18.30 Workshop “La FIVI in Italia e nel Lazio”
Con Luigi De Sanctis, Paolo Trimani, Francesco Trimani, Antonio Cosmi
ore 20.00 illuminazione artistica Rocca baronale a cura di Claudio Berretoni
Apertura banchi di degustazione
Apertura spazio food a cura della Ass. Santa Maria di corte
ore 24.00 Estrazione riffa a cura dell’associazione strada terre del cesanese
Chiusura evento
…Tanta buona musica DJset con Tamara Selim

Durante l’evento sarà possibile:
- Visitare il centro storico e la corte accompagnati da Jam Olevano
- Vistare la mostra d’arte presso Magma
- Partecipare al concorso fotografico #calicidistelle, a cura di Visit Olevano
- Acquistare vini delle aziende presenti

Costo degustazione 09 Agosto 2018:
Small : 10.00€
Large: 15.00€

Costo degustazione 10 agosto 2018:
Ticket 12.00€

Elenco aziende partecipanti a “Calici di stelle 2018”

1. Azienda agricola Marco Antonelli
2. Vitivinicola Buttarelli
3. Cantina Casal Mattei
4. Le Cerquette azienda vitivinicola
5. Azienda agricola Damiano Ciolli
6. Azienda Compagni a di Ermes Viticoltori
7. Azienda vitivinicola Il Merlo di A. Carrarini
8. Azienda agricola Le terre del Cavaliere
9. Azienda agricola Migrante
10. Azienda agricola Neri
11. Azienda agricola Proietti Fernando
12. Azienda agricola Alberto Giacobbe
13. Cantine Bonuglia
14. Azienda agricola Casale Lucino
15. Azienda agricola F.lli Masci
16. Azienda agricola Formigoni
17. Vinicola Schiavella
18. Azienda vinicola Terrenzi giovanni
19. Vinicola Consoli
20. Emiliano Fini Viticoltore
21. Amaranto
22. L’avventura Società agricola RL
23. Merumalia
24. Cantina De Sanctis

Partner

1. Giulia Cioli Event
2. Robistrot
3. Slow Food
4. Retrò Wine
5. Santa Maria di Corte
6. I giro cuochi
7. I 3 impasti
8. Magma
9. Città del Vino
10. Jam
11. Visit Olevano
12. Ass. Coriolano Belloni

Sponsor

1. BCC di Bellegra
2. Conad APL
3. Procarni SRL
4. Chocolate
5. Codivin
6. Giatusci
7. Geom. Bellavia

Per info sull'evento  tel 069562831 - 3494256574
sito internet FB:@olevano

Osteria Il Granaio: a Rapolano non solo terme

di Stefano Tesi

E' sempre un piacere quando ti accorgi che un ristorante, magari sulla breccia da molto tempo ma che hai un po' trascurato, forse perchè troppo vicino a casa tua, va talmente oltre le tue aspettative al punto da indurti ad aver voglia di tornarci presto.

Questo piacere l'ho (ri)provato pochi giorni fa all'Osteria il Granaio di Rapolano Terme, il borgo delle Crete Senesi che praticamente vedo dalle mie finestre.

Esterno. Fonte: Tripadvisor

Nonostante, e anzi probabilmente proprio per il pressante turismo termale, l'area non spicca per ristorazione di qualità, dove per qualità si intende il giusto equilibrio tra forma, sostanza, prodotti, cucina, servizio, cantina, cura dei dettagli e, perchè no, clientela.

Interno

E' una virtù che invece ho riscontrato al Granaio. Con l'aggiunta di un generale miglioramento anche rispetto all'ultima positiva esperienza, il che senza dubbio non guasta.
Innanzitutto per la saggia e logica scelta di contraddistinguersi sì sulla tradizione, ma senza fossilizzarsi sullo stereotipo della toscanità a tutti i costi, sulla dominante parodia di una senesità da incarto di panforte e sul "rustico rivisitato", sbagli estetici e gastronomici a causa dei quali spesso basta poco per trasformare onesti ristoranti in caricature.

Sia in carta che negli arredi, quindi, ovvia via libera a bistecche di chianina e pici, tra mattoni a vista, volte e mobili da fattoria (il ristorante del resto, con appena una cinquantina di coperti e qualche tavolo all'esterno, si trova in una vecchia stalla restaurata in pieno centro storico medievale, arredata con sobrio buon gusto), ma anche, per fortuna, una serie di piatti di pesce molto azzeccati e mai banali (ottimo ad esempio il "panino" croccante con aringa sciocca e cipolla di Tropea), una vasta scelta di paste fresche con sughi robusti di carne e non (tipo le saporite e molto estive tagliatelle col tonno rosso), le verdure di rigorosa stagionalità e, tra i dolci, qualche curiosità, come la tradizionale focaccia rapolanese farcita nell'occasione con). Una menzione particolare, visto il periodo, per il gelato all'arancia amara.

La cantina è piuttosto vasta e profonda, decisamente sopra la media, con un'inevitabile e comprensibile prevalenza toscana, ma anche con frequenti escursioni in Italia e all'estero, a prezzi onesti.


Il servizio è attento senza essere pedante, la stoviglieria e l'apparecchiatura di ottimo livello, i titolari sempre presenti, ma con la discrezione e l'occhio che si addicono alle circostanze. Spesa sui 50 euro, vini esclusi.
Insomma, bene: consigliato!

Osteria Il Granaio,

Via dei Monaci, Rapolano terme (SI)
tel. 0577 726975
www.osteriailgranaio.it
chiuso martedì e mercoledì

Rosso Calabria: tutti i colori del Cirò - Garantito IGP


Di Luciano Pignataro

Rosso Calabria per mettere i piedi sullo Jonio, dove si coltiva il gaglioppo per fare Cirò. Una bella manifestazione per tornare nella nostra amata Calabria, il gigante che si sta risvegliando e che, ne siamo sicuri, ci riserverà tante belle sorprese.
I presupposti a ben vedere, ci sono tutti. Ancora una volta la degustazione di rossi che ho condotto ha dimostrato alcune certezze inconfutabili.

Quali?

Primo, pur nella diversità di interpretazioni, il Cirò, soprattutto se ottenuto da gaglioppo in purezza, ha un profilo visivo, olfattivo e gustativo facilmente riconoscibile, ben delineato e leggibile anche da chi non ha mai fatto una sola lezione di approccio al vino. Questa caratteristica è propria di tutte le grandi aree vitivinicole e conferma, se pure ce ne fosse bisogno, della qualità di questo vino.

Secondo, pur nella diversità delle interpretazioni, i sei produttori non solo non hanno stravolto le caratteristiche proprie del Cirò da gaglioppo, ma hanno anche maturato una linea comune che decisamente in direzione del gusto moderno: legni ben bilanciati, nessuna dolcezza, tanta freschezza.

Terzo, il Cirò per i suoi accenni salini e salmastri, la sua spiccata acidità che lo rende praticamente immortale, è un bicchiere che ben si accompagna con il cibo.

Quarto, il Cirò in una sola parola riassume tutte quelle caratteristiche che i vini non dovevano avere dopo la parkerizzazione dell’Europa ed è per questo che a noi piace tantissimo, perché ci regala ricordi e tipicità di valore assoluto.

Quinto, bere Cirò significa dunque compiere un atto dovuto e giusto, esprimere un sentimento di gratitudine verso chi mantiene viva in modo moderno una tradizione antichissima senza arroccarsi in vacue ideologie, ma tenendo ben presente il risultato finale.


Ed ecco i vini provati in degustazione.

Fezzigna - Melissa Rosso "Caraconessa" 2016  
La DOC che fu rilanciata da Librandi in una memorabile cerimonia in cui era presente anche Gino Veronelli. L’unico vino con gaglioppo e greco nero. Colore appena appena un po’ più concentrato rispetto agli altri. Voto ***

Vulcano - Cirò Rosso "Cordone" 2016
Buona freschezza e tanto equilibrio al palato per un vino ricco di energia e piacevole. Voto ****

Dell’Aquila - Cirò Rosso Classico Superiore "Gemme" 2016 
Altro rosso in buon equilibrio, sapidità e acidità al palato. Voto ***

‘A Vita - Cirò Rosso Classico Superiore 2014
A quattro anni dalla vendemmia il rosso di Francesco De Franco inizia il suo lungo cammino per sfidare il tempo. Ricco di suggestioni olfattive, di buon corpo. Compagno di vita. Voto *****

Sergio Arcuri - Cirò Rosso Classico Superiore Riserva "Più Vite" 2012
Altro Cirò boys, stavolta in pista con un riserva che più giovane di così non si può. Beva magnifica e dissetante. Voto*****

Tenuta del Conte - Cirò Rosso Classico Superiore 2014
Altra piccola azienda, molto adesiva alla idea del Cirò classico e dunque decisamente moderna. Un bel sorso sapido e prolungato, chiusura netta e pulita. Voto *****


Conclusione? Beh, quello che mi piace del Cirò rosso, tra l’altro, è proprio il colore che rende possibile attraversarlo sino al fondo del bicchiere. Ecco, se non ha questo coloro, come diceva Totò, desisti.

De' Gaeta - Irpinia Campi Taurasini 2013 è il Vino della settimana di Garantito IGP

DI Luciano Pignataro

Riproviamo con piacere dopo un paio d'anni questo aglianico durante una "susciata". No, non una soffiata, ma una mangiata a un ristorante giapponese. Ci colpisce la vitalità, il colore ancora rosso rubino brillante, le note di frutta e la freschezza al palato. 


Un piccolo gioiellino, poco conosciuto, uno dei tanti che l'Irpinia è capace di regalare in silenzio a chi sa ascoltare le sue parole.

Primosic - Collio Pinot Grigio “Skin” 2015 è il Vino della settimana di Garantito IGP


di Carlo Macchi

Il Macchi che parla di un vino macerato? Un vino con 3.8 di acidità e 3.8 di PH? Un vino incredibile con dati analitici incredibili? Un vino che si beve a guardarlo? 


Un vino profumatissimo, rotondo, armonico, di una piacevolezza stratosferica? Si, ne parlo. Provatelo e ne parlerete anche voi!

Ristorante Alla Borsa: a Valeggio sul Mincio c'è un approdo sicuro! - Garantito IGP


di Carlo Macchi

Sarà la vecchiaia, sarà la mia cronica disattenzione ai nomi o semplicemente la memoria che se ne sta andando, ma sbaglio sempre il nome di uno dei locali più concreti, affidabili e gastronomicamente ineccepibili del globo: La Borsa a Valeggio sul Mincio. La chiamo regolarmente La Posta e tutte le volte ci faccio una figura barbina perché naturalmente nessuno capisce a cosa mi sto riferendo.

Foto: ristorantivaleggio.it

Però una spiegazione me la sono data: per me il ristorante che Nadia Pasquali dirige con una gentilezza ed una bravura che sconfina verso la perfezione è una “Posta” nel senso antico del termine: un luogo sicuro, un approdo dove il viandante affamato può ristorare il corpo e la mente. E la Borsa (questa volta non sbaglio!) è un approdo sicurissimo con belle sale ariose ed un giardino che da solo, specie in estate, vale il viaggio.

Nadia

Siamo a Valeggio sul Mincio, tra Verona e Mantova, terre grasse e gustose per la gastronomia e la cucina della Borsa le rappresenta entrambe con però un “Must” che tutti conoscono ma a cui bisogna, inchinandosi, dare il giusto spazio: sto parlando del Tortellino di Valeggio, lo stesso che alla Borsa si chiama Nodo d’amore.
Questo nodo alla Borsa va sicuramente sciolto e ancora meglio per voi sarà sciogliere una serie di nodi, almeno tre: per primi arriveranno i tortellini di carne al burro e salvia, seguiti a ruota dai tortelli ricotta e erbette e dagli immancabili tortelli di zucca.

foto: Tripadvisor.it

Queste tre versioni, tenendo ferma la prima, possono variare ma non varierà assolutamente la bontà di un tris che da solo potrebbe essere un pranzo e spesso lo è perché le porzioni della Borsa non sono certo da nani anoressici.
Una menzione a parte valgono i tortellini “nodo d’amore” sposati al brodo di manzo e cappone: ve li consiglio anche con quaranta gradi all’ombra!

Tortellini “nodo d’amore - foto: Tripadvisor.it

Ma non di solo tortellino vive l’uomo e quindi la Borsa ha molti altri piatti: tra i primi troverete ottime tagliatelle, tra i secondi la faraona al cartoccio e l’anatra ripiena all’arancia ed un altro must del locale, le patatine fritte! Avete capito bene, patatine fritte: però come quelle che escono dalla cucina della Nadia non le avete mai gustate, fidatevi. 
Molto interessanti in estate sono anche le insalate sia di verdura che di frutta, mentre in inverno sarà il momento del baccalà con la polenta e se siete fortunati troverete un ottimo luccio in salsa, ma solo in determinati periodi dell’anno.

Insalata

Una buona carta dei vini, molto attenta alle realtà locali e con ricarichi più che giusti vi permetterà una scelta sicura. Insomma, il mio approdo sicuro è veramente un posto da non perdere, anche perché la Borsa non farà sicuramente male alla vostra borsa perché prendendo antipasto, primo e secondo starete comunque sotto ai 50 euro (vini esclusi).

Ristorante Alla Borsa
Via Goito 2,  Valeggio sul Mincio  (VR)
Tel.045 795 0093 
email: info@ristoranteborsa.it


Roagna - Barbaresco Pajè 2011 è il Vino della settimana di Garantito IGP


di Roberto Giuliani

I vini di Luca Roagna costano cari, come quelli di Roberto Conterno o di Mauro Mascarello. Ma se non ci fossero dovremmo inventarli, perché senza di loro un pezzo di storia fondamentale verrebbe a mancare. 


Il Barbaresco Pajè 2011 ne è un perfetto esempio: sontuoso, profondo, infinito, puro, sussurrato.

Enrico Crola, Colline Novaresi Nebbiolo Giulia (Riserva) 2009 - Garantito IGP


di Roberto Giuliani

Enrico Crola non è più una sorpresa, a Mezzomerico, nel cuore delle Colline Novaresi, è diventato uno dei massimi rappresentanti della nuova generazione di viticoltori illuminati, capace di fondere al meglio l'esperienza del passato con le nuove tecnologie. La sua recentissima cantina è un esempio di efficienza e, allo stesso tempo, di attenzione all'ambiente, il concetto di "dispersione" qui non esiste, tutta la struttura è stata concepita per garantire un rapporto ottimale fra suolo, edificio, sole, energia. L'uva deve arrivare in cantina nelle migliori condizioni possibili e non subire alterazioni durante tutto il processo di lavorazione.

vigna

Il Nebbiolo Giulia 2009 è dedicato alla figlia, quindi prima annata in commercio, ma anche prima annata che ha subito un duplice percorso. Infatti una parte è maturata solo in acciaio ed è stata messa in commercio a partire dal 2011, mentre un'altra è stata trasferita in barrique di secondo passaggio dove è rimasta fino ad agosto 2016, ovvero 6 anni abbondanti, poi ha traslocato in botte grande dove ha sostato per un altro anno, a ottobre 2017 è stata imbottigliata.

cantina

Non c'è stata premeditazione al 100%, Enrico non aveva riferimenti quando ha fatto questa scelta, lo scopo era, tenendo conto dell'ottima qualità dell'annata, provare a vedere come si sarebbe comportato in legno; gli assaggi effettuati durante il trascorrere degli anni lasciavano ben sperare, ecco perché il vino è rimasto così a lungo. A tutti gli effetti è una riserva, ma in etichetta non può essere specificato perché la Doc Colline Novaresi non prevede la menzione. È il caso anche di ricordare che si tratta di un nebbiolo al 100%, visto che il disciplinare consente fino al 15% di altri vitigni autorizzati dalla Regione Piemonte.


Nel calice si offre di un classico colore granato caldo, come solo il nebbiolo sa dare; il bouquet mette subito in evidenza come il legno sia stato perfettamente assorbito, a tutto vantaggio di una complessità superiore, che si manifesta nelle note speziate di ginepro, cannella, liquirizia, pepe, cuoio, che si fondono a un frutto maturo e intenso, non mancano effluvi floreali, intarsi mentolati, richiami a foglie e muschio, con una chiusura che rivela le basi del futuro goudron.
Sorprendente la tenuta al palato, quella freschezza che ben si percepiva nella versione in acciaio, qui non ha perso grinta, mentre il tannino pur ingentilito rimane con il carattere da nebbiolo, nato per conquistare il tempo e piegarlo al proprio volere. Un vino eccellente, di grande eleganza e persistenza, che dimostra le notevoli potenzialità di casa Crola.