La riscossa del Vino Nobile di Montepulciano passa anche per l'Associazione Terra Nobile - Garantito IGP

Diciamoci la verità, se tra noi amanti del vino facessimo un sondaggio per capire quanto Nobile di Montepulciano abbiamo comprato e bevuto nel 2017, più o meno, che risposta daremmo? Provo ad azzardare: sguardi estraniati e voci balbettanti sarebbero i riscontri maggiori.



Diciamoci la verità, tranne qualche rara eccezione, a lume di naso la denominazione non è che negli ultimi tempi goda di ottima salute nonostante le enormi potenzialità di un territorio, come quello di Montepulciano, dove si fa vino fin dai tempi degli Etruschi. 
E allora, dove sta il problema? Tirando le somme, a mio giudizio, i grattacapi, tra ipotesi più o meno realisstiche e dati oggettivi, possono essere così riassunti:
  • può sembrare una banalità, soprattutto per gli esperti di vino, ma la confusione tra Montepulciano città e il vitigno montepulciano d'Abruzzo di certo non aiuta e questo soprattutto quando devi spiegare che il Nobile di Montepulciano è a base sangiovese;
  • la forte rivalità con Montalcino e il suo Brunello che, soprattutto negli ultimi anni, è una denominazione che ha conquistato sempre di più più le luci della ribalta, anche mediatica, a sfavore proprio del Nobile di Montepulciano relegato al ruolo di "figlio di un dio minore". Faccio due esempi per capire meglio: durante le Anteprime Toscane di febbraio, vuoi per una migliore organizzazione, vuoi per un mero discorso di "brand identity", non si fa altre che parlare, soprattutto in Rete, di Benvenuto Brunello, grazie anche al carrozzone mediatico che lo segue mentre l'Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano è relegata, anche dagli stessi giornalisti, in un angoletto schiacciata anche dalla Chianti Classico Collection e, a seguire, dalla Vernaccia di San Gimignano. 
  • il Vino Nobile annaspa nei confronti del Brunello anche, e soprattutto, in termini di prezzo. Il Consorzio del Vino Nobile Nobile di Montepulciano riporta un prezzo medio franco-cantina di € 7.50 per bottiglia mentre per il Brunello di Montalcino è stimato di € 20. Anche per acquistare un vigneto le differenze sono enormi: a Montepulciano un ettaro lo si acquista attorno ai 100.000 euro mentre a Montalcino si deve spendere almeno cinque volte di più per acquistare una vigna iscritta a Brunello;
  • la realtà dei grandi imbottigliatori (90 in tutto dei quali 76 associati al Consorzio dei produttori) che, assieme alla cantina sociale, rappresentano oltre la metà della produzione di Vino Nobile che sta invadendo supermercati e discount, soprattutto esteri, con prodotti di scarsa qualità e dal prezzo che fa fatica ad oltrepassare i cinque euro. Come fare, allora, a giustificare un grande Vino Nobile da 20 euro a scaffale in enoteca quando la stessa tipologia la si può trovare al market sotto casa ad un quarto del prezzo? Il consumatore finale può dirsi davvero garantito da queste logiche di mercato che, giustamente, non è tenuto a conoscere fino in fondo?
A tutto questo va aggiunto, forse, il problema maggiore ovvero l'assoluta mancanza di identità territoriale del Nobile di Montepulciano grazie alle recenti modifiche di un disciplinare che permette la produzione del vino, a base di sangiovese (prugnolo gentile), con la possibilità di aggiungere un 30% di vitigni complementari idonei alla coltivazione nella Regione Toscana purché la percentuale dei vitigni a bacca bianca non superi il 5%. In totale, basta scaricare il disciplinare, si possono usare come taglio ben 81 vitigni tra cui, ovviamente, merlot e cabernet sauvignon.
Questa logica, stabilita tutta a vantaggio dei grandi industriali del vino, oltre che a portare a quella che è stata definita "supertuscanizzazione" del Vino Nobile ha contribuito, fatto per me fondamentale, ad avere sul mercato tanti "stili" differenti di vino che, esulando dal territorio, hanno creato quella che ho definito mancanza di identità del Nobile di Montepulciano soprattutto a scapito del concorrente Brunello di Montalcino che ancora oggi, pur lottando, è un sangiovese in purezza.



Diciamoci la verità, le difficoltà, che in maniera anche superficiale ho cercato di sintetizzare precedentemente, sono ben conosciute da tutti gli attori della denominazione tanto che da qualche tempo alcune aziende stanno cercando di dare una scossa creando alleanze ed associazioni complementari al Consorzio. E' il caso, ad esempio, di Alliance Vinum (La Braccesca, Avignonesi, Boscarelli, Dei, Poliziano e Salcheto) che si pone l'obiettivo di dar vita ad un Nobile (senza ulteriori menzioni geografiche) da sangiovese in purezza e, soprattutto, di Terra Nobile che è un'associazione composta da ben 10 aziende (Casale Daviddi, Croce di Febo, Fassati, Il Molinaccio, Metinella, Montemercurio, Podere Casanova, Romeo, Talosa, Tiberini) nata ponendosi obiettivi e regole ben più restrittive rispetto alla precedente avendo sempre come riferimento il ritorno alla tradizione e alla qualità eccelsa del Vino Nobile di Montepulciano.



In particolare Terra Nobile si prefigge i seguenti obiettivi e regolamenti interni che così possiamo sintetizzare: esclusivo utilizzo di vitigni autoctoni minimo 85% di Sangiovese e/o  Prugnolo gentile, 15% di vitigni autoctoni toscani, riduzione del 10% delle rese rispetto all'attuale disciplinare. Eliminazione dei superi, cioè l'aumento del 20% delle di uve, in annate particolarmente favorevoli. Progressivo e rapido indirizzo verso una produzione eco sostenibile entro il 2020, per chi non è già certificato biologico, adesione al protocollo della “Lotta Integrata” così come previsto dalla Regione Toscana. Nessuna pratica di cantina finalizzata a snaturare la qualità di partenza delle uve con tecniche invasive tanto dal punto di vista meccanico che chimico (dealcolizzazione, trattamenti termici shock, concentrazione ad osmosi, acidificazione e disacidificazione, elettrodialisi, scambiatori di cationi e l’eliminazione della solforosa attraverso procedimenti fisici). Imbottigliamento esclusivamente nella zona di produzione.
Interessante è anche l'impegno nella determinazione di pratiche tecniche molto restrittive nella produzione di una o entrambe le menzioni particolari individuate in aggiunta al Nobile di Montepulciano rosso e rosso Riserva. Tali menzioni sono “Nobile di Montepulciano Tradizione” e “Nobile di Montepulciano Vigne vecchie” (il nome non è definitivo perché sarà necessario verificarne la possibilità legale d’uso).



Nell’ultimo anno, avendo lavorato costantemente insieme, i produttori si sono potuti confrontare sul piano tecnico e stanno affinando le idee e gli obiettivi produttivi che già avevano in comune. L’anno zero sarà quindi la vendemmia 2018, ma fin da ora è chiaro che si è partiti da basi comuni che ho avuto il privilegio di testare attraverso una degustazione di Vino Nobile di Montepulciano 2015 delle sole aziende aderenti all'associazione.

Azienda Agricola Casale Daviddi - Vino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese 90%, mammolo e canaiolo nero 10%): diretto ed essenziale, fruttato e di buona freschezza. Gli manca solo un po' di complessità ma  la premesse ci sono tutte.

Croce di FeboVino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese, mammolo, ciliegiolo e canaiolo): vino biologico che si esprime su sentori di spezie, amarena ed essenza di viole. Sorso dinamico, succoso, finale suadente.

RomeoVino Nobile di Montepulciano 2015 (sangiovese, colorino e mammolo): altro vino biologico ed altra grande vino territoriale che si caratterizza per un substrato di sentori fruttati e floreali con tipici riconoscimenti di amarena e spezie scure. Buona trama tannica e viva freschezza.



Montemercurio - Vino Nobile di Montepulciano "Messaggero" 2015 (sangiovese in purezza): grande struttura e bagagli olfattivo improntato su frutti selvatici, pepe in grani, ciliegia nera e terra rossa. Giovane al sorso, dal tannino in assestamento. Chiude su note sapide.

Fassati Vino Nobile di Montepulciano "Gersemi" 2015 (sangiovese e canaiolo): ottima complessità giocata su aromi di rosa canina, agrumi, frutta selvatica e spezie. Al sorso è pieno, intenso, fruttato e lungo nel finale sapido.

Talosa Vino Nobile di Montepulciano Riserva Chiusino 2015 (sangiovese in purezza): dal naso arrivano bordate sapide di alga e sale marino e smaccate sensazioni di timo, chiodi di garofano e frutta nera. Sorso equilibratissimo, tannino sartoriale, sapido il finale.

Podere CasanovaVino Nobile di Montepulciano Riserva 2015 (sangiovese in purezza): naso brioso grazie da una verticalità olfattiva derivante da sensazioni agrumate e di frutta rossa croccante. Al sorso di conferma di vivida freschezza e sapidità e dal finale pulito e lineare.

Il MolinaccioVino Nobile di Montepulciano "La Spinosa" 2015 (sangiovese in purezza): olfatto che richiama in sequenza sensazioni di prugna, more e ciliegie sotto spirito accompagnate da lievi soffi di spezie rosse ed erbe aromatiche. In bocca sguaina corpo e tannino polputo, finale corroborante e pulito.



Metinella Vino Nobile di Montepulciano "142-4" 2015 (sangiovese in purezza): fresco e godibile all'olfattiva dove ritrovo effluvi di viola mammola, ribes, fragoline di bosco e ricordi di pepe e papavero. Sorso scorrevolissimo, senza impuntanture, va via che è una bellezza...

Podere Le Gaggiole Vino Nobile di Montepulciano (sangiovese, canaiolo e mammolo): ottima complessità aromatica dove emergono suadenti sensazioni aromatiche che spaziano dalla frutta rossa matura alla rosa canina seguite da bordate olfattive di spezie rosse, richiami balsamici e minerali. Al sorso ha identità territoriale ed intensità. 

Montonale - Garda Classico Chiaretto DOC "Rosa di Notte" 2017 è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Lorenzo Colombo

Groppello, marzemino, barbera e sangiovese. Questi vitigni, unitamente al clima (ed ai suoli) del Lago di Garda ci danno un vino dal color petalo di rosa, con delicati e quasi timidi sentori di frutti di bosco, fresco al palato, con una marcata nota salina e dalla lunga persistenza. 


Accompagnamento ideale per i freschi piatti dell’estate (ma non solo).

https://www.montonale.com


Weiβburgunder: il pinot bianco in Germania - Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

Pinot Blanco (Argentina e Uruguay), Weiβer Burgunder o Weiβburgunder (Austria e Germania), Beli Pinot (Slovenia), Rulandské Bílé (Repubblica Ceca), Pinot White (Ucraina), Pinot Bijeli (Croazia), questi sono i nomi utilizzati nei vari paesi di produzione per il vitigno da noi chiamato Pinot Bianco. 


Dei 15.900 ettari vitati con questo vitigno nel mondo, poco meno di 5.000 (31%) si trovano in Germania dov’è principalmente diffuso nelle regioni vitivinicole del Rheinhessen e del Rheinland-Pfalz, e soprattutto in quella più a sud del Baden-Würtemberg.


Dei centosettanta vini presenti in degustazione libera, lo scorso 4 maggio, presso la Cantina di San Michele Appiano, durante la terza edizione di Spatium Pinot Blanc, cinquantasette provenivano appunto dalla Germania, e di questi, la maggior parte (quarantasette) dalla regione vitivinicola del Baden-Würtemberg. 


Ci siamo quindi concentrati per i nostri assaggi su quest’ultimi, degustandone una trentina.
Di seguito una sintetica descrizione e la nostra personale valutazione dei vini assaggiati (solitamente non evidenziamo i punteggi assegnati quando degustiamo a bottiglie scoperte, in questo caso non abbiamo timore a farlo, non essendo assolutamente influenzati da nomi di vini e produttori che comunque non conoscevamo):

Weingut Heitlinger – Eichelberg GG 2015 
Balsamico al naso, affumicato, sentori di legno dolce.
Di buona struttura, complesso, elegante, notevole. 89/100

Weingut Clauβ – Urbanus 2016
Intenso al naso, balsamico, vanigliato, elegante.
Di buona struttura, tostato, legno presente ma ben amalgamato, complesso. 89/100

Weingut Fritz Waβmer – Schlossberg Staufen 2014
buona l’inytensità olfattiva, frutto giallo mature dolce, note tropicali.
Di buona struttura, legno ben dosato, tostato, lunga la persistenza. 88-89/100

Weingut Fritz Waβmer – R 2015
Intenso al naso, tostato, con leggere note affumicate.
Legno dolce in evidenza ma ben amalgamato, elegante, lunga la persistenza e buona la complessità. 88-89/100

Weingut Clauβ – Weiβburgunder 2017
Pulito al naso, intenso, fruttato (pesca bianca), di buona eleganza.
fresco, fruttato, verticale, con bella vena acida ed accenni minerali. 87-88/100

Weingut Koch – Dielheimer Teufelskopf “R” 2015
Buona l’intensità olfattiva, balsamico, sentori di legno dolce.
Intenso, sentori vanigliati-nocciolati, note dolci, lunga la persistenza. 87-88/100

Weingut Ihle – Weiβburgunder Spätlese 2016
Buona l’intensità olfattiva, frutta bianca (pesca), note minerali.
Fresco, verticale, sapido, lunga la persistenza. 87/100

Weingut Berker – Burkheimer Fuerberg Haslen 2016
Bel naso, elegante, fresco, fruttato. Fresco alla bocca, verticale, minerale, lunga la persistenza. 87/100

Weingut Knab - Endinger Weiβer Burgunder Wihlbach*** 2016
Fresco al naso, vertical, agrumi e frutta a polpa Bianca.
Verticale, minerale, sapido, fresco, con accenni affumicati e lunga persistenza, chiude leggermente amarognolo. 87

Weingut Rosenhof – Rosenhof 2016
Bel naso, fresco, fruttato (pesca bianca), note di canditi.
fresco, verticale, con bella vena acida, agrumato (cedro), buona la persistenza. 86-87/100

Weingut Bös – Malscher Ölbaum Kabinett 2016
Pulito, fresco, fruttato-floreale al naso.
Verticale, fresco, minerale, con bella vena acida e lunga persistenza. 86-87/100

Weingut Dr. Heger – Achkarren Schlossberg 2016
Bel naso, elegante e complesso.
Legno ben amalgamato, vanigliato, buone sia la persistenza che la complessità. 86-87/100

Weingut Knab – Endinger Engelsberg Weiβer Burgunder Kabinett 2017
buona l’intensità olfattiva, frutta Bianca (pesca e mela), agrumi.
Fresco, pulito, agrumato, verticale, con spiccata vena acida. 86/100

Weingut Adrian Zimmer – Pinot blanc 2016 
Interessante il naso, presenta sentori di confetto.
fresco alla bocca, verticale, sapido, dalla buona persistenza. 86/100

Weingut Gravino – Weiβburgunder** Alte Rebe 2016
Intenso al naso, fresco, fruttato (pesca Bianca), note di frutta tropicale.
Fresco, verticale, frutto dolce, buona la persistenza. Residuo zuccherino. 85/100

Weingut Seeger - Weiβer Burgunder Oberklamm 2016
Tostato-affumicato al naso, legno in evidenza, balsamico.
Tostato, sentori di caffè, legno percepibile, lunga la persistenza. 85/100

Weingut Rudolf Bosch – Esprit 2016
Intenso al naso, frutta gialla matura (pesca gialla), note tropicali.
Buona la struttura, note di frutto tropicale e pesca gialla, residuo zuccherino. 84-85/100

Weingut Martin Waβmer – Staufener Schlossberg  Spätlese 2015
Di media intensità olfattiva, note balsamiche.
Leggere note tostate e di legno dolce, accenni burrosi, buone sia la vena acida che la persistenza. 84-85/100

Weingut Seeger – Weiβer Burgunder AS 2017
Buona l’intensità olfattiva, balsamico, elegante.
Di buona struttura, pesca gialla, nocciole, bella vena acida e lunga persistenza, chiude leggermente amarognolo. 84-85/100

Weingut Schlör – Reicholzheimer First 2017
Intenso e pulito al naso, fruttato (pesca bianca matura), note tropicali.
Fresco, di buona struttura, frutta bianca matura, accenni di legno. 84-85/100

Weingut Michel – Achkarrer Schlossberg Spätlese*** 2016
Sentori nocciolati e leggere note tostate.
Nocciole tostate, legno dolce, buona la persistenza. 84-85/100

Weingut Otto & Martin Frey – Gneis 2016
Intenso e fresco al naso, leggeri accenni vegetali, erbe aromatiche.
Fresco, verticale, erbe aromatiche, accenni affumicati. 84-85/100

Weingut Salwey – Henkenberg GG 2015
Leggere note tostate-affumicate, accenni balsamici.
Frutto giallo maturo, note tropicali e di legno dolce. 84/100

Weingut Schlör – Oberer First 2016
Balsamicoal naso, con leggere note tostate e di legno dolce.
Note tostate-affumicate, chiude con lunga persistenza ma un poco amarognolo. 84/100

Weingur Martin Waβmer – Dottinger Castellberg Spätlese 2016
Intenso al naso, tostato-affumicato, noccioline tostate.
Legno percepibile, bella vena acida, buona la persistenza. 84/100

Weingut Burg Ravensburg – Löchle GG 2015 
Affumicato-tostato al naso.
Strutturato, con legno in evidenza, chiude un poco amarognolo. 84/100

Weingut Hans Winter – Heidelberger Herrenberg Charta Wein 2017
Fresco al naso, pulito, pesca Bianca ed agrumi.
Bel frutto, fresco, di media persistenza. 83-84/100

Weingut Salwey – Kirchberg GG 2015
Buona intensità olfattiva, note tropicali e di legno dolce.
Buona la struttura, tostato, chiude leggermente amarognolo. 83-84/100

Weingut Hummel – Kabinett Malscher Ölbaum 2016
Freswco, vertical, frutta al polpa bianca, pesca, mela.
Fresco, fruttato, verticale, un poco semplice ma di piacevole beva. 83/100

Weingut Bernhard Huber – Weiβer Burgunder 2015 
Leggera nota tostata-affumicata al naso.
legno in evidenza al palato, tostato, chiude un poco amarognolo. 83/100

Weingut Dr. Heger – Ihringer Winkleberg 2016
di media intensità olfattiva, con leggere note vanigliate.
Legno un poco coprente, chiude leggermente amaro. 82-83/100

Come si comportano in Rete le grandi aziende del vino italiano? Una ricerca svela che.....


Dal 2014 a oggi siti migliori e più canali social presidiati. Arrivano poi follower, con boom di Facebook e Instagram. Aggiornamento contenuti più frequente su Facebook, cala su Twitter ed è stabile su Youtube. L’e-commerce viene quasi da tutti esternalizzato a beneficio dei portali specializzati e di quelli generalisti che aprono sezioni su vino e Made in Italy. Inglese e Tedesco sono le lingue straniere più utilizzate, vitigni autoctoni e sostenibilità i contenuti in ascesa. Chat, Wikipedia e SEO da migliorare mentre da blockchain opportunità in arrivo per le certificazioni.


Questi in sintesi i risultati della quinta edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard - Omnicom PR Group Italia, società di consulenza strategica in comunicazione attiva con oltre 80 uffici in 30 Paesi, che ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’indagine Mediobanca 2018, confrontando i risultati con i trend rilevati dal 2014.

ANALISI 2018 VS 2014, L’EVOLUZIONE DIGITALE DEL COMPARTO:

Canali presidiati
Rilevante crescita di Instagram: 15 aziende su 25 gestiscono un canale nel 2018, contro le sole 6 del 2014. In crescita, Facebook rimane il canale più amato (oggi 21 aziende contro le 17 del 2014), seguito da YouTube (18 vs le 15 del 2014) e Twitter (oggi 15 vs 11 del 2014). Come in passato, solo poche aziende (3) presentano una sezione dedicata all’e-commerce sul proprio sito: la maggioranza delle cantine preferisce affidare le vendite online a piattaforme esterne specializzate. 9 aziende presenti su Wikipedia contro le 3 del 2014.

Follower e iscritti
Crescita verticale del numero di follower e iscritti su tutte le piattaforme utilizzate dalle prime 25 aziende per fatturato, evidenziando come le cantine abbiano investito sui propri canali social negli ultimi 5 anni. Alcuni dati, i follower Facebook ammontano oggi in aggregato a 3.333.627, +657% rispetto ai 440.999 del 2014. Crescita importante soprattutto per Instagram, che assiste a un vero e proprio boom di follower, 63.064 nel 2018, contro i soli 746 del 2014 (+8.354%). Trend positivi anche per Twitter e YouTube, rispettivamente con oltre 27.000 e 4.000 follower in più.

Frequenza aggiornamento
L’analisi ha messo in luce anche una maggiore attenzione alla frequenza di aggiornamento sul canale Facebook: il 72% delle cantine propone oggi contenuti su base settimanale, rispetto al 65% del 2014. Stabile la situazione su YouTube: la maggioranza delle aziende (73%) preferisce concentrare i propri sforzi altrove, limitandosi alla pubblicazione su base mensile o sporadica. In calo la frequenza di aggiornamento su Twitter: nel 2014 il 91% delle aziende proponeva Tweet su base almeno settimanale, oggi solo il 60%.

Contenuti: vitigni autoctoni al centro del territorio
Nel 2018 il 64% delle aziende parla di vitigni autoctoni (19% nel 2014), e il 40% suggerisce enoteche, percorsi e degustazioni, contro il 15 % del 2014. Infine, il 76% presenta una sezione del proprio sito dedicata alla sostenibilità con focus su agricoltura sostenibile, efficienza energetica, certificazioni e attenta gestione delle risorse naturali.

Lingue, e-commerce e chat
La quasi totalità delle aziende (24 su 25) presenta nel 2018 siti in almeno due lingue, tipicamente italiano e inglese, mentre un’azienda su tre anche in tedesco, cinese a 1 su 25 (stabile). Ancora fermo l’e-commerce diretto: solo 3 aziende hanno adottato piattaforme di vendita sul proprio sito contro le 2 del 2014. Da segnalare un aumento di chat dedicate – quasi tutte su Messenger – che possono favorire il dialogo in tempo reale indirizzando gli utenti verso informazioni per loro rilevanti (come ricerca e educazione su prodotti, eventi delle cantine, disponibilità di visite guidate, etc.). Nel 2018 ne fanno uso ben 16 aziende su 25.

“Negli ultimi 5 anni la digitalizzazione del settore vinicolo italiano si è contraddistinta per il presidio prima quantitativo e poi qualitativo dei principali canali social e con un ripensamento dei siti aziendali per migliorare l’esperienza degli utenti e facilitare visite alle cantine, al territorio e acquisti. Su questo punto abbiamo assistito all’esternalizzazione dell’e-commerce grazie al lavoro di qualità svolto dai principali portali, specializzati e generalisti, che hanno anche supportato in alcuni casi la promozione del vino Made in Italy all’estero. Tuttavia, in questo scenario pur positivo, spesso i brand hanno dovuto rinunciare al presidio del contatto diretto con il cliente lungo il processo di acquisto, che include anche la corretta condivisione dello storytelling sul prodotto”– afferma Massimo Moriconi General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom PR Group Italia.

Oggi fare educazione circa valore e cultura del nostro vino, al fine di promuoverlo al meglio, passa anche dal saper cogliere nuove opportunità digitali come le certificazioni rese possibili da tecnologie come blockchain. Sarà interessante vedere lo sviluppo di quest’ambito - e quali investimenti verranno fatti in partnership pubblico-privato – che permetterà a gruppi selezionati di attori la possibilità di condividere e verificare tutta la filiera produttiva, fino all’approdo al consumatore. Uno strumento in più dunque, pensato con il coinvolgimento di partner specifici per i mercati più importanti, al fine di combattere il fenomeno degli “Italian Sounding Products” che continua ad arrecare grande danno alle nostre aziende. Relazioni business-to-business, relazioni istituzionali e comunicazione saranno i fattori chiave per il successo di queste nuove opportunità” conclude Moriconi.

Per l’edizione 2018 guida la classifica Frescobaldi, Mionetto segue al secondo posto, Masi Agricola e Antinori a pari merito al terzo, mentre chiude in quarta posizione Casa Vinicola Zonin (qui di seguito la top 10, mentre la classifica completa è consultabile nell’infografica allegata al presente comunicato).

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Note metodologiche
I risultati della classifica derivano dal punteggio assoluto raggiunto da ogni azienda e calcolato su variabili generali e specifiche relative a: presenza e utilizzo di piattaforme online, tra cui Facebook, Youtube, Twitter, Instagram, sito mobile, e-commerce, video e Wikipedia; numero di fan/iscritti/follower sui 4 principali canali social Facebook, Youtube, Twitter, Instagram; frequenza di aggiornamento dei propri profili social; visibilità nei motori di ricerca, Look & Feel dei siti, ruolo della territorialità online, riferimenti a iniziative riguardanti vitigni autoctoni e sostenibilità, sito multilingua e assistenza clienti tramite chat e chatbot online.
Periodo di riferimento per l’analisi: 12 – 30 aprile 2017

Hortunalus - Turan Brut Rosato Metodo Ancestrale è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Si chiama come un dio etrusco, è Sangiovese 100% coltivato biologicamente e vinificato col metodo ancestrale in una zona enologicamente senza dubbio eccentrica come Seggiano, alle pendici dell’Amiata. 


Segni particolari: buono, fragrante, insolito e godibile. Ma appena 800 bottiglie all’anno, mi dicono.

Progressive Südtiroler Experiments - Garantito IGP

Di Stefano Tesi

La memoria sensoriale fa miracoli, basta metterla alla prova. Solo che non è frequente trovare qualcuno pronto a chiamarla al cimento
Ci prova Alois Lageder, anzi Alois Clemens Lageder, figlio e delfino del celebre vignaiolo altoatesino, con un’operazione itinerante (noi abbiamo partecipato a quella fiorentina, presso la Trattoria Moderna) che è al tempo stesso di marketing, di formazione e di socializzazione, ribattezzata “La diversità dell’Alto Adige – Degustazione di componenti“. Che la casa vinicola di Magrè (BZ) sia abilissima nel comunicare il proprio lavoro è cosa risaputa, ma bisogna ammettere che stavolta la trovata è particolamente brillante e, soprattutto, utile per tutti. Giornalisti compresi. 


Consiste in questo: prendi una dozzina di vini aziendali, scelti come ideonei a veicolare il messaggio (e non necessariamente tutti pronti, anzi la maggior parte campioni da botte), li raggruppi sotto quattro temi fondamentali in base ai quali assaggiarli comparativamente, li sottoponi quindi a un gruppo di giornalisti, sommelier, distributori e addetti ai lavori e infine apri il dibattito su impressioni, opinioni, prospettive. 

Ecco i temi e i vini prescelti per l’occasione: 

Geologia e clima” (ovvero come il vino muta in funzione di questi due fattori), con della bassa atesina e Muller Thurgau 2017 della Val d’Isarco. 

L’uomo” (ovvero la sua interazione col vino attraverso la scelta consapevole di tecniche agronomiche, enologiche etc), con Porer 2017 (ovvero Pinot Grigio) in tre diversi campioni da botte ottenuti con vinificazione classica, con macerazione di 12 ore del grappolo intero e con vinificazione del grappolo intero nel mosto per 6 mesi e Porer 2016.

Vitigni Tradizionali e Nuovi” (quindi esperimenti con varietà non autoctone o vinificazioni “diverse” di varietà autoctone) con Blatterle, Incrocio Manzoni, Schiava e Tannat, tutti “Comete”, cioè parti della linea aziendale di otto “vini-laboratorio” destinati alla ricerca e all’innovazione, ancorchè regolarmente in commercio.

Periodo di Vendemmia” (come uno stesso vino può cambiare in base al tempo di raccolta e al taglio tra le diverse partite da ciò ricavate) con Cor Römigberg (Cabernet Sauvignon) 2016 a vendemmia precoce, Cor Römigberg a vendemmia ritardata e Cor Römigberg 2015 (già in bottiglia).


Dettaglio fondamentale: la soggettività dei giudizi e anche la sospensione dei medesimi, senza pretese ed anzi con quasi esplicito divieto di ricerca di conclusioni assolute.I risultati sono stati egregi, anche perchè dal vino in sè il discorso si è forzatamente e subito esteso, come Clemens desiderava, alle sue implicazioni: la tecnica di coltivazione convenzionale, biologica e biodinamica, l’impatto paesaggistico e ambientale della viticoltura alle diverse quote, la necessità da un lato di difendersi da e dall’altro di assecondare i cambiamenti climatici in atto, con l’opportunità/bisogno dei produttori di sperimentare e di creare vini “effimeri“, cioè magari destinati a entrare e a uscire presto dalla produzione secondo l’evoluzione dei diversi elementi (questo il senso della linea delle “Comete“) non solo in ragione del mercato ma di altri fattori. L’evoluzione, pure, delle tecniche agronomiche in termini non soltanto di ratio economica ma di processo sociale.


Fatale che la chiacchierata si accendesse, meno ovvio che l’assaggio desse i risultati che ha dato. Se infatti non era difficile prevedere che l’opulento e ammiccante (ma venduto sfuso, dettaglio non secondario) Muller Thurgau 2017 dal calcare dolomitico della Bassa Atesina risultasse meno fine ed elegante del fresco e biodinamico omologo eisacktaler, non lo erano affatto le quasi abissali differenze tra i diversi campioni di Porer, nè i risultati del taglio soggettivo che ognuno dei degustatori ha potuto fare con i tre vini, simulando il blend del 2016 (70% da vinificazione classica, 20% da macerazione breve e 10% da vinificazione a grappolo intero).


Coinvolgente, e non poteva essere diveramente, la degustazione della “Cometa” Bla XVI (Blatterle 100% (antico e raro vitigno altoatesino), del Fòrra Bianco 2016 (Incrocio Manzoni, secondo Lageder “il vitigno del futuro per l’Alto Adige” per la sua capacità di mantenere la freschezza), del Natsch XVI (un’altra “Cometa” da una Schiava dell’area di Caldaro vinificata a grappolo intero) e soprattutto del Tan Sai XVI (“Cometa” altamente sperimentale, 100% Tannat vinificato come un rosato, dal naso molto semplice ma dalla bocca profondissima).

Biodinamica spinta, infine, con i tre Cor Römigberg, da un vigneto presso Caldaro coltivato da cinque anni in collaborazione con un caseificio che porta le vacche a pascolare in vigna, arricchendola con il letame: marcatissime le differenze tra i campioni a vendemmia precoce e ritardata che poi, in bottiglia, vanno in blend al 30 e al 70%.


Sintesi: se fuori dal tecnicismo di lasciano parlare prima i sensi e poi la lingua, l’accrescimento conoscitivo è enorme e anche la “comunicazione” dell’iniziativa recupera almeno in parte la propria vocazione originaria di flusso di informazioni con uno scopo e un’origine, ma più trasparenti.

Giacomelli - Vermentino Colli di Luni DOC 2016 “Giardino dei Vescovi" 2016

Duemila bottiglie che nascono dentro una vecchia vigna dei monaci di Castelnuovo di Magra, luogo di confine, colline tagliate dai torrenti e dall'omonimo fiume. 


Ricco e floreale al naso, lungo, ampio, cremoso, piacevole, destinato ad un lungo cammino. Un grande vermentino da conservare.

http://www.azagricolagiacomelli.com

Bechar 2003 di Cantine Caggiano ovvero come bere un Fiano di Avellino senza pregiudizi - Garantito IGP

Di Luciano Pignataro

Il pregiudizio è un meccanismo mentale simile ad una scorciatoia che non porta da nessuna parte. La imbocchiamo convinti di accorciare le distanze, saltare faticosi apprendimenti e arrivare primi per poi trovarci di fronte ad un muro, il muro della non conoscenza. Vale nella vita, vale anche nel vino.

Cantine Caggiano

Bechar 2003 bevuto alla cieca: uno Chardonnay? Un Bourgogne? Ha dieci, quindi, vent’anni? Lo sentiamo e ci piace moltissimo grazie all’olfatto complesso in cui la frutta, agrumato di cedro, si fonde con note balsamiche e spezie. Al palato sapido e fresco, di grande spessore, con un ritorno di quello che si è sentito al naso amplificato da note di idrocarburi.

L’esperienza mi butta a indovinare: un More Maiorum di Mastroberardino?

No, il Bechar di Caggiano 2003. Ed ecco allora l’elenco dei pregiudizi che crolla dopo aver scoperto questa bottiglia.

Il primo, che non mi appartiene ma che è ancora molto diffuso nei luoghi comuni del consumatore medio, è che i bianchi vecchi, anche molto vecchi, non siano buoni da bere.


Il secondo, che non mi appartiene ma che è declamato dagli enofighetti, è che il legno sia incompatibile con un buon Fiano, o in genere con i bianchi.

Il terzo, mio personale, è che le piccole aziende specializzate in rosso non possano fare grandi bianchi e viceversa, soprattutto quando sono fuori zona. Ricordo che criticai Molettieri e Caggiano per la scelta di produrre Fiano di Avellino e Greco.


Il quarto, anche questo mio, è che da uve comprate è impossibile fare un buon vino. Anche qui sono stato smentito dal risultato.

Infine il quinto, che riguarda la 2003, annata caldissima, la più calda a memoria post metanolo. I fatti stanno dimostrando invece che nelle zone fredde è possibile beccare bei risultati.

Ecco allora quante cose può insegnare una semplice bevuta, spingere al protocollo più importante per un assaggiatore di vino oltre che nella vita: vivere e bere senza paraocchi fa bene a noi e a chi ci sta intorno.

www.cantinecaggiano.it