Tannico vi invita a provare i vini di Tenuta delle Terre Nere

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Sappiamo che i vini italiani da sempre sono rinomati in tutto il mondo per le loro peculiari caratteristiche. Ci sono però vini che, più di altri, assumono su di sé l'impronta tipica del territorio dove sono coltivate le uve.

I vini siciliani, ad esempio, hanno una personalità molto forte e spiccata, che parla della natura selvaggia e incontaminata di quest'isola che, grazie alle sue particolari condizioni climatiche, permette alla vite, non di rado a piede franco, di crescere in maniera rigogliosa donando alle uve, e di conseguenza al vino, sensazioni uniche ed inimitabili. In questo ambito, anche se di nicchia, stanno assumendo sempre più importanza agli occhi (e al palato) degli appassionati di vini siciliani i vini prodotti lungo le pendice dell’Etna.

Il terreno vulcanico si presenta ricco di sali minerali, specie fosforo, magnesio e potassio. Si tratta inoltre di un terreno sabbioso, leggero, particolarmente adatto a far crescere vitigni di altissima qualità, carichi degli odori e dei sapori della montagna. Tutti i vini dell’Etna possiedono un carattere minerale inconfondibile e sono capaci di accompagnarsi in modo egregio a tante preparazioni diverse e di soddisfare anche i palati più raffinati.

Su Tannico si può trovare una vasta selezione di vini provenienti dalle più svariate regioni italiane, Sicilia compresa, e all'interno della proposta offerta dallo shop on line c'è anche una sezione dedicata alla Tenuta Terre Nere, azienda vitivinicola che da trent'anni cerca di tenere alto il nome della viticoltura siciliana, riuscendoci in modo egregio. 

I vini, che si possono acquistare su Tannico in modo che possiate comodamente far arrivare le bottiglie a casa, assorbono in ogni loro goccia l'identità profonda delle pendici settentrionali dell'Etna, dove sono collocate le vigne dell’azienda. Questa zona è nota come "Borgogna del Mediterraneo" perché i vini rossi che si ricavano dalle uve nerello, autoctone in Sicilia, hanno più o meno le stesse caratteristiche di quelli provenienti dalla rinomata regione francese.


Senza ombra di dubbio l'etichetta di punta dell'azienda è l'Etna Rosso DOC, dal colore rosso rubino e dal sapore fresco, minerale e vigorosamente tannico. Al naso emana gli effluvi delle pendici dell'Etna, a tavola si accompagna in modo egregio con piatti di carne e di formaggi. Si tratta di un vino che molti definiscono aristocratico per la sua natura ricercata, ma che è alla portata di tutti. Acquista i vini italiani di Tannico e scoprirai di poterti permettere il meglio a prezzi davvero unici!

Nell'assortimento di Tannico non si trova solo l'Etna Rosso DOC della Tenuta delle Terre Nere, ma anche i vini bianchi e rosati che vengono prodotti da questa azienda. L'Etna Bianco ha avuto a sua volta il riconoscimento DOC (Denominazione di origine controllata) ed ha un profumo che ricorda i fiori di tiglio. Si sposa con carni bianche e piatti a base di pesce, ma visto il suo sapore sapido si accompagna bene con una grande varietà di cibi. 


Infine è doveroso citare anche l'Etna Rosato DOC, l'ultimo arrivato della Tenuta delle Terre Nere. Spesso il rosato viene considerato un vino amorfo, né rosso né bianco, ma da un assaggio di questo vino si capisce come invece sia frutto di una vinificazione molto particolare, capace di conferirgli la grazia e la leggerezza dei vini bianchi assieme al gusto e la personalità dei grandi rossi siciliani.


Tutto l'assortimento della Tenuta delle Terre Nere presente su Tannico racconta la storia della Sicilia, con i suoi profumi e le sue suggestioni: una storia che anche tu puoi far arrivare direttamente a casa tua grazie allo shop on line!


Slow Wine 2018 - Basilicata e Calabria

Sembra finalmente essersi fermato, con la vendemmia 2016, il calo continuo della produzione e di ettari vitati che in meno di dieci anni ha visto dimezzarsi la presenza vitivinicola in questa regione storicamente rossista. In effetti scendere sotto i 100.000 quintali di uva prodotta e i 130 ettari coltivati significherebbe relegare la viticoltura a un’attività marginale.
Viene in soccorso una naturale ristrutturazione delle aziende: le piccole che non hanno resistito alla crisi hanno ormai chiuso, mentre quelle che sono state capaci di interpretare meglio le tendenze attuali hanno adesso nuovi spazi in cui misurarsi. E non dobbiamo dimenticare la presenza di realtà come Feudi di San Gregorio, che continua a investire e credere in questo territorio, e Tommasi, che ha acquisito Paternoster. Infine non possiamo permetterci di trascurare la recente voglia di una decina di aziende del Vulture di fare sistema per promuovere il proprio territorio. Segnali, insomma, che possiamo far rientrare nel fermento che oggi investe Matera e Maratea.
Al netto di queste considerazioni generali, dobbiamo dire che da qualche vendemmia la maggior parte dei produttori di Aglianico ha abbandonato l’idea di mettere in bottiglia vini troppo materici, eccessivamente pesanti e dolci, puntando più sulla mineralità e la freschezza. Un indirizzo produttivo che mette il rosso del Vulture in necessaria cura dimagrante e lo rende al tempo stesso più longevo e abbinabile alla cucina locale. A nostro giudizio la Basilicata e il Vulture in particolare hanno carte straordinarie da giocare.
Nel materano si registra una certa effervescenza, e sicuramente si può giocare con il primitivo ottenendo ottimi risultati. Nel nord della regione le condizioni pedoclimatiche favorevoli, il fascino dei castelli federiciani, la bellezza dei luoghi e dei borghi sono una cornice favorevole allo sviluppo di un territorio laborioso e ricco di risorse umane. Lo stesso Aglianico, nelle sue migliori esecuzioni, si rivela un rosso di grande fascino, spesso emozionante, in ogni caso una bottiglia non omologata e che sottolinea l’importanza della biodiversità.
Un discorso a parte merita l’impegno per il vino bianco: resta per noi incomprensibile la presenza di uve internazionali che non hanno alcun rapporto con la storia della regione, incentrata sul fiano della vicina irpina, o sul moscato e la malvasia della vicina Puglia. Questi vini bianchi, per quanto possano essere ben eseguiti, non hanno una storia da raccontare in un mondo in cui sono coltivati praticamente ovunque. Un vero peccato, visto che le condizioni di suolo e di clima sono favorevoli anche aquesta tipologia, la cui assenza ha pesato negativamente sulla vitivinicoltura regionale in un momento di contrazione sul mercato dei rossi strutturati. Mentre altre regioni hanno potuto giocare sulla diversificazione dell’offerta, la Basilicata aveva solo l’Aglianico, e ciò sicuramente aiuta a spiegare il calo produttivo. Insomma, il futuro è da ricercare tutto in vini rossi gioiosi e più leggiadri, e in bianchi di marcata impronta territoriale.
VINO SLOW
Aglianico del Vulture 400 Some 2014, Carbone
Aglianico del Vulture Titolo 2015, Elena Fucci
Aglianico del Vulture Grifalco 2015, Grifalco
VINO QUOTIDIANO
L´Atto 2016, Cantine del Notaio
Maschitano Rosso 2015, Musto Carmelitano


CALABRIA
Lo diciamo subito: non è stata un’ottima annata per questa regione. Ma paradossalmente possiamo addirittura dirci contenti così. Non del fatto che non sia stata un’annata favorevole, ovviamente, ma del fatto che i vini subiscono ancora l’andamento delle stagioni e variano al variare delle condizioni climatiche. Significa che questi vini sono fortemente legati alla vigna, più che agli interventi di cantina. Con questo non stiamo dicendo che potete stracciare le pagine a seguire, anzi. Stiamo dicendo semmai che dovrete leggerle con più attenzion,e perché raccontano di produttori che combattono con le avversità più che a ogni altra latitudine, e non parliamo soltanto di avversità della natura.
Un’annata che ha tuttavia visto l’ingresso in guida di ben cinque nuove aziende, che rappresentano il 20% del totale. Segno che in Calabria vi è un fermento vitivinicolo come in poche altre regioni, una piccola e lenta rivoluzione enologica che noi stiamo cercando di intercettare con attenzione, dimostrandoci sempre più attenti ai piccoli produttori, a quelli che passano più tempo in vigna che in cantina, a quelli che si sporcano le mani, a quelli i cui vini sanno di terra e di fatica oltre che di cardamomo, muschio bianco, ribes e marasca.
Si riconfermano a ottimi livelli i cirotani 2.0, i Cirò boys e le Cirò girl, per intenderci. Ma c’è fermento anche nelle Terre di Cosenza dove tanti piccoli produttori si stanno affacciando sul mercato con l’intraprendenza e la passione di cui questa terra ha assoluto bisogno. E poi i soliti sparuti presìdi di resistenza nella valle del Savuto, sui terrazzamenti di Palizzi e sul promontorio del cosiddetto corno di Calabria, che si affaccia sulla Costa degli Dei.
Gaglioppo e magliocco su tutti, quindi. Ma anche la riscoperta e la valorizzazione di antichi vitigni autoctoni praticamente scomparsi, che qualche produttore si impegna a riportare in auge. I vini passiti, ovviamente, occupano a sempre un posto di assoluto rilievo nell’enologia calabrese, sia nella versione “lavorata” del Moscato al Governo di Saracena, sia nella versione “nature” del Greco di Bianco e del Mantonico.
Una cosa accomuna le realtà selezionate: l’attenzione volta non soltanto al prodotto ma anche al territorio e alla sostenibilità ambientale. E mentre la Calabria nell’estate 2017 è letteralmente bruciata per mano di qualche criminale senza scrupoli, i nostri vigneron sono impegnati a mantenere puliti i confini delle loro vigne. E lo fanno con le mani sporche di terra e il viso segnato dal sole cocente, perché hanno deciso di essere felici qui e ora, nonostante tutto, perché hanno deciso di rendere questa terra una terra migliore. Gli dobbiamo molto, tutti noi.
VINO SLOW
Cirò Rosso Cl. Sup. Ris. 2013, ‘A Vita
Moscato Passito al Governo di Saracena 2016, Luigi Viola
Cirò Rosso Cl. Sup. Aris 2014, Sergio Arcuri
Neostòs Bianco 2016, Spiriti Ebbri
VINO QUOTIDIANO
Cirò Rosso Cl. Sup. 2015, Cataldo Calabretta
Petelia 2016, Ceraudo
Cirò Bianco 2016, Cote di Franze
Cirò Rosso Cl. 2015, Librandi

Lombardia - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

La Lombardia nel vissuto comune viene percepita più come una regione industriale che agricola, e il ruolo di capitale economica del Paese che Milano rivendica non aiuta certo ad avvalorare altre visioni. Ma la Lombardia, con i suoi diversi terroir che spaziano dalla Pianura Padana alle Alpi, dal corso del Po ai grandi laghi di Garda e Iseo è anche una terra che ha una straordinaria vocazione a un'agricoltura - e soprattutto a una viticoltura - di qualità. Su questa si innesta una attitudine tipicamente lombarda a trasformare piccole attività di famiglia in fiorenti imprese economiche, che riescono a crescere negli anni, creando intorno a loro il tessuto connettivo che fa decollare il territorio. Questo accade anche nel settore del vino.
Il miglior esempio, in questo caso è, probabilmente, la Franciacorta, straordinaria terra da vino - anzi, pardon, da Franciacorta - che fino al 1961 non era presente sulle carte enologiche, mentre oggi è una denominazione di prima grandezza a livello italiano. E proprio dalla Franciacorta viene la pattuglia più rappresentativa tra i 23 vini premiati quest'anno, cifra record per il secondo anno consecutivo. Nove sono le cuvée di Franciacorta premiate, tra le quali segnaliamo un nuovo ingresso, quello della Lantieri de Paratico di Capriolo che ci ha proposto un eccellente Arcadia Brut '13, che si affianca ad aziende ormai consolidate.
Segue con otto vini premiati un altro distretto d'eccellenza, l'Oltrepò Pavese, altra grande terra di bollicine, soprattutto da pinot nero in questo caso. Due eccellenti Rosé, quelli di Monsupello e Calatroni, e altre cinque etichette dove le uve nere giocano un ruolo di protagonista, con la piacevole new entry di Bertè & Cordini, per finire con un altro debuttante, l'ottimo Pinot Nero Arfena di Andrea Picchioni.
Il terzo grande blocco dell'enologia lombarda è per importanza la Valtellina. Abbiamo assaggiato una serie di vini appassionanti e ne premiamo ben cinque. Completa l'elenco un altro classico da una denominazione di successo, il Lugana Molin '16 di Ca' Maiol, un vino di freschezza e di pulizia esemplari. Fin qui il palmarès, ma se scorrerete queste pagine troverete segnalati con i due bicchieri in rosso una serie di vini che vi sorprenderanno per intensità di profumi ed eleganza.

I vini della Lombardia premiati con Tre Bicchieri
Brut Rosé - Monsupello
Extra Brut Farfalla - Ballabio
Franciacorta  Nature '61 ’10 - Guido Berlucchi & C.
Franciacorta Brut ’12 - Lo Sparviere
Franciacorta Brut Arcadia ’13 - Lantieri de Paratico
Franciacorta Brut Museum Release ’07 - Ricci Curbastro
Franciacorta Brut Naturae ’13 - Barone Pizzini
Franciacorta Brut Satèn Soul ’11 - Contadi Castaldi
Franciacorta Dosage Zéro Vintage Collection ’12 - Ca' del Bosco
Franciacorta Pas Dosé 33 Ris. ’10 - Ferghettina
Franciacorta Pas Operé  ’10 - Bellavista
Lugana Molin’16 - Cà Maiol
OP Brut Pinot Nero 'More ’13 - Castello di Cigognola
OP Brut Top Zero - F.lli Giorgi
OP Dosage Zero Vergomberra ’12 - Bruno Verdi
OP Pinot Nero Brut M. Cl. Cuvée della Casa - Francesco Montagna - Bertè & Cordini
OP Pinot Nero Rosé M. Cl. NorEma ’13 - Calatroni
Pinot Nero Arfena’15 - Andrea Picchioni
Valtellina Sforzato Albareda’15 - Mamete Prevostini
Valtellina Sfursat Carlo Negri’15 - Nino Negri
Valtellina Sup. Dirupi Ris.’14 - Dirupi
Valtellina Sup. Sassella Ris.’13 - Aldo Rainoldi
Valtellina Sup. Sassella Rocce Rosse Ris. ’07 - Ar.Pe.Pe.

Slow Wine 2018 - Abruzzo e Molise

L’Abruzzo è un territorio ricco di  sfaccettature e in continua evoluzione. In mezzo alle grandi produzioni di colossi cooperativi e privati spiccano oggi numerose piccole realtà animate da vignaioli virtuosi, che ricercano vini  identitari e dotati di un registro espressivo peculiare, dimostrando come nuove vie, anche nella gestione di vigna e cantina, siano assolutamente percorribili.
La regione, al pari di altre, sta risentendo dei continui cambiamenti climatici che nelle aree interne, soprattutto a causa delle frequenti gelate primaverili, stanno compromettendo la produzione, mentre sulla costa stanno influenzando le pratiche agronomiche con vendemmie sempre più anticipate e il ritorno verso i vecchi sistemi di allevamento.
Nonostante ciò nelle degustazioni di quest’anno il montepulciano ha dimostrato tutto il suo valore, soprattutto se vinificato in maniera tradizionale, lasciando esprimere i suoi tratti distintivi. Ne siamo felici, anche in vista del cinquantesimo anniversario della Doc che cadrà nel 2018.
Ottimi segnali arrivano anche dalla Docg Colline Teramane, che, nonostante in alcuni casi risenta ancora di sovraestrazioni che ne condizionano la beva, anche con le recenti modifiche al disciplinare di produzione sembra orientarsi verso espressioni che esaltano il frutto e l’equilibrio. I rosati si confermano tra le tipologie più in forma negli ultimi anni: sarà che dal mercato arrivano segnali incoraggianti, sarà che i produttori sono sempre più convinti e attenti alla tipologia, ma i risultati ottenuti quest’anno sono davvero convincenti.
Trebbiano e pecorino (ai quali purtroppo stentano ad aggiungersi valide interpretazioni di passerina, cococciola e montonico) si attestano su ottimi livelli, evidenziando ancora una volta la  vocazione abruzzese per i vini bianchi. Una tendenza evidenziata anche dalla crescente produzione regionale di vini spumanti a base di uve autoctone, tra Metodo Classico e Charmat, con risultati interessanti.
Quanto al Molise, il quadro generale è positivo anche se restano alcuni limiti, legati in parte alla capacità dei produttori di fare rete. A cominciare dal vitigno tintilia, sul quale, considerando l’esiguo numero di interpreti e le potenzialità, si dovrebbe investire di più.
E ora le etichette segnalate con un riconoscimento in Slow Wine 2018.

VINO SLOW
Abruzzo Pecorino Giocheremo con i Fiori 2016, Torre dei Beati
Cerasuolo d’Abruzzo Sup. Le Cince 2016, De Fermo
Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne 2015, Cataldi Madonna
Molise Tintilia Macchiarossa 2013, Claudio Cipressi Società Agricola
Montepulciano d’Abruzzo 2012, Praesidium
Montepulciano d’Abruzzo 2014, Emidio Pepe
Montepulciano d’Abruzzo Anfora 2016, Cirelli
Montepulciano d’Abruzzo Vigneto di Sant’Eusanio 2015, Valle Reale
Rosso Cancelli 2016, Rabasco
Trebbiano d’Abruzzo 2013, Valentini
Trebbiano d’Abruzzo in Petra 2016, Chiusa Grande

GRANDE VINO
Abruzzo Pecorino Colle Civetta 2015, Pasetti
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Colle Trà 2013, Strappelli
Montepulciano d’Abruzzo Ris. 2013, Sciarr – D’Alesio
Trebbiano d’Abruzzo di Mare 2016, Barba

VINO QUOTIDIANO
Cerasuolo d’Abruzzo 2016, Tiberio
Cerasuolo d’Abruzzo Le Vigne di Faraone 2016, Faraone
Molise Tintilia Beat 2016, Vinica
Montepulciano d’Abruzzo 2015, Fattoria La Valentina
Montepulciano d’Abruzzo Gianni Masciarelli 2015, Masciarelli
Montepulciano d’Abruzzo Ottobre Rosso 2016, Tenuta I Fauri
Montepulciano d’Abruzzo Riparosso 2016, Illuminati
Pecorino 2016, Cingiglia
Pecorino Cortalto 2016, Cerulli Irelli Spinozzi
Trebbiano d’Abruzzo 2016, Valori
Trebbiano d’Abruzzo San Felice 2016, Tenuta Torretta
Trebbiano d’Abruzzo Terraviva 2016, Tenuta Terraviva

Puglia - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

La Puglia conferma la tendenza di questi ultimi anni, in cui è cresciuta e ha trovato una continuità produttiva ad alto livello, difficilmente immaginabile anche solo dieci anni fa, aspetti legati soprattutto alla raggiunta consapevolezza di avere vitigni, vigneti e territori unici nel panorama vitivinicolo italiano e mondiale.
Il primitivo è ormai il vitigno più importante della regione non solo nelle zone storiche, Gioia del Colle e Manduria. Gioia del Colle sta costruendo anno dopo anno il suo successo anche grazie a un consorzio forte e compatto nel proporre un'idea di vino di qualità. Per quanto riguarda invece Manduria, bisogna constatare che alcune delle aziende più significative del territorio hanno scelto di proporre i loro vini fuori dalla denominazione, in certi casi da tempo, in altri recentemente, come reazione a un disciplinare che sembra francamente piuttosto discutibile. Se da un lato siamo felici che ormai un buon numero di cantine sia costantemente ai vertici qualitativi nazionali, dall'altro siamo un po' sorpresi dal non vedere molte novità emergenti.
I Tre Bicchieri così sono quasi tutti delle conferme, a partire dai Gioia del Colle Primitivo, come il Contrada Barbatto di Nicola Chiaromonte, il 17 Vigneto Montevella di Polvanera, la Riserva di Tre Pini, il Senatore di Coppi, cui si aggiunge il ritorno del Marpione di Viglione.
Per quanto riguarda i Salice Salentino, la cantina cooperativa Due Palme e la Leone de Castris confermano il ruolo di produttori di riferimento, con le Riserve Selvarossa e Per Lui. Stessa situazione nella denominazione Castel Del Monte, dove la Torrevento di Francesco Liantonio è ormai diventata il modello da seguire, in particolare con la sua Riserva Vigna Pedale, termine di paragone non solo per la denominazione ma anche per tutti i vini prodotti da uve nero di Troia. Per quanto riguarda il Primitivo di Manduria, troviamo affiancati la storia di questo territorio, con il Sinfarosa Zinfandel, e la passione accompagnata dalla tecnica, con il Raccontami della famiglia Vespa. Si conferma Tenuta Rubino con l'Oltremé, a tenere alta la bandiera del susumaniello - vitigno autoctono alla cui riscoperta la famiglia Rubino dedica tempo, risorse e passione - mentre Paolo Leo e Carvinea ottengono di nuovo il massimo riconoscimento con etichette mai iridate: il Negramaro per il primo, il Primitivo per il secondo.
Chiudiamo parlando ancora una volta della moda detestabile delle bottiglie ultrapesanti: ci sembra veramente inaccettabile che si decida di utilizzare bottiglie che superano abbondantemente il chilo di peso per 750 ml di vino fermo, e una grave mancanza di coerenza per le aziende che dichiarano di realizzare una produzione ecosostenibile o che portano avanti una viticoltura biologica o biodinamica.

Castel del Monte Rosso V. Pedale Ris. 2014 - Torrevento
Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella 2014 - Polvanera
Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. 2013 - Tenuta Viglione
Gioia del Colle Primitivo Muro Sant'Angelo Contrada Barbatto 2014 - Tenute Chiaromonte
Gioia del Colle Primitivo Ris. 2014 - Tre Pini
Gioia del Colle Primitivo Senatore 2011 - Coppi
Oltremé 2016 - Tenute Rubino
Orfeo Negroamaro 2015 Cantine Paolo Leo
Primitivo 2015 - Carvinea
Primitivo di Manduria Raccontami2015 - Vespa - Vignaioli per Passione
Primitivo di Manduria Sinfarosa Zinfandel 2015 - Felline
Salice Salentino Rosso Per Lui Ris. 2015 - Leone de Castris
Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. 2014 - Cantine Due Palme

Slow Wine 2018: i migliori Metodo Classico d’Italia

VINO SLOW
Alta Langa Brut 2013, Ettore Germano
Brut Kius 2014, Marco Carpineti
Brut Riserva Nobile 2013, d’Araprì
Franciacorta Brut Collezione Grandi Cru 2011, Cavalleri
Lessini Durello M. Cl. Pas Dosé 2012, Fongaro
M. Cl. Pinot Nero Brut 64, Calatroni

GRANDE VINO
Franciacorta Brut Cru Perdu Ris. 2008, Castello Bonomi
Franciacorta Brut Nature 2011, Enrico Gatti
Franciacorta Brut Rosé 2013, Ferghettina
Franciacorta Extra Brut 2012, Camossi
Franciacorta Extra Brut Boschedor 2011, Bosio
Franciacorta Extra Brut Cuvée Annamaria Clementi Ris. 2007, Ca’ del Bosco
Franciacorta Extra Brut EBB 2012, Mosnel
Lambrusco di Modena M. Cl. Rosé 2013, Cantina della Volta
Lessini Durello M. Cl. Extra Brut 60 mesi Ris. 2010, Giannitessari
M. Cl. Nature, Monsupello
Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006, Ferrari
Alcune annotazioni e considerazioni generali, a margine dei riconoscimenti.
La “prima volta” di un Alta Langa, che conquista il Vino Slow con la strepitosa versione di Sergio Germano, che dimostra così di essere capace non solo di fare ottimi Barolo e un grandissimo Riesling (l’Herzu), ma anche di avere una mano felicissima con il Metodo Classico; ovviamente dietro questo riconoscimento c’è una vigna fantastica, piantata con grande acume e lungimiranza.
La “prima volta” di un Brut prodotto nel Lazio, un Metodo Classico prodotto da Marco Carpineti interamente con il vitigno bellone: è la prova di come la passione e la caparbietà, uniti a un pizzico di incoscienza, possano portare a risultati quasi inaspettati.
La riconferma di d’Araprì a San Severo, incredibile distretto delle bollicine nobili pugliesi, che ogni anno ci stupisce con un’etichetta fantastica (anche quando la gamma è ristretta), e quella di Calatroni, che assieme a Monsupello (oramai abbonato da tempo ai nostri riconoscimenti) tiene alto il blasone dell’Oltrepò Pavese, che dopo la straordinaria performance dello scorso anno conosce un piccolo ridimensionamento nei riconoscimenti.
La riconferma – dopo l’incredibile primo exploit dello scorso anno – del Lambrusco di Modena M. Cl. Rosé 2013 di Cantina della Volta: ma non ci stupiamo più di tanto, perché sappiamo quanta esperienza e quanto savoir faire c’è nelle mani e nella testa di Christian Bellei.
Il gradito ritorno del Lessini Durello, una fantastica denominazione – purtroppo alle volte dimenticata o poco considerata, per demeriti e ignoranza dei consumatori ma anche per un po’ di mancanza di coraggio da parte dei pochi produttori della zona – che raddoppia la presenza con un Vino Slow (Fongaro) e un Grande Vino (Giannitessari, azienda al primo anno in guida che ha rilevato lo storico marchio, e la produzione, di Marcato).
Il graditissimo ritorno a Trento del Giulio Ferrari (lo possiamo chiamare anche solo così…) che quest’anno ha fugato le perplessità che ci avevano sollevato, nella scorsa edizione, gli assaggi del 2005. È l’unico riconoscimento a questa denominazione ma il dato non va letto negativamente: in generale abbiamo riscontrato un buon aumento qualitativo generale, con le aziende storiche più affermate – Letrari prima di tutti, e poi Balter, Abate Nero, Cesarini Sforza – che garantiscono buona continuità.
Infine la Franciacorta, come da qualche anno a questa parte in grande spolvero: continuiamo a registrare la già avvertita crescita qualitativa dei vini Millesimati, sempre più buoni e definiti, in particolare nelle tipologie Non Dosato e/o Extra Brut; segnale di un’evidente raggiunta maturità di alcuni vigneti, capaci di produrre uve complesse adatte per questi prodotti. Parecchi i vini con un riconoscimento, a cui aggiungiamo anche qualche altra etichetta per completare questo quadro positivo: Franciacorta Brut di 1701, Franciacorta Dosaggio Zero Noir 2008 di Ca’ del Bosco, Franciacorta Brut Naturae 2013 di Barone Pizzini, Franciacorta Brut Teatro della Scala 2011 di Bellavista, Franciacorta Dosaggio Zero Secolo Novo 2009 di Le Marchesine, Franciacorta Brut Rosé Radjan di Ronco Calino.

Liguria - Tre Bicchieri 2018 Gambero Rosso

Per tanti la Liguria è solo sole, mare, cene rilassate e divertimento estivo. Che la Liguria produca invece ottimi vini sfiora la mente di pochissimi. Eppure è così. Questa regione incastrata tra mare e montagna è in grado di offrire vere e proprie perle enologiche, anche se i vigneti non danno nell'occhio e sono spesso nascosti da boschi o colline. I viticoltori liguri hanno saputo, sovente a costo di sforzi economici e personali ingenti, recuperare la poco terra disponibile per metterci a dimora i classici vitigni autoctoni (vermentino, pigato, bianchetta, bosco, rossese) e qualche bel outsider (ormeasco, granaccia, syrah) che si è felicemente ambientato al clima della regione. Dopo decenni poco gloriosi durante i quali la qualità media dei vini non è sempre stata degna degli sforzi dei contadini e della bellezza mozzafiato di certi versanti vitati, si assiste da una decina di anni a una crescita percepibile e costante che permette alle produzioni regionali di confrontarsi senza timori reverenziali con il meglio dell'enologia nostrana.

L'arrivo, in qualche caso, dell'ultima generazione all'interno di aziende storiche o più semplicemente l'apertura di nuove piccole realtà vitivinicole ha dato linfa vitale a tutto il comparto. Le giovani leve non si accontentano più di vendere l'intera produzione in loco, spesso hanno la sana e stimolante ambizione di piacere alla stampa italiana e straniera. Hanno capito che, nell'era della globalizzazione, piacere solo ai tuoi vicini può non essere sufficiente. Tornando invece all'attualità, la vendemmia 2016 è senza alcun dubbio ottima, anche se difetta un po' dell'immediata piacevolezza della 2015. Insieme queste ultime due annate regalano alla regione 7 Tre Bicchieri. Un ottimo risultato per una regione che può contare su poco più di 1500 ettari vitati. Come sempre i premi si dividono quasi equamente tra Levante e Ponente, tra Vermentino e Pigato, con l'unica aggiunta rossa del Dolceacqua di Ka' Manciné. Questo palmarès rispecchia fedelmente la viticoltura ligure: i bianchi regionali - ad est brilla il vermentino, mentre a ovest il pigato non teme rivali - rappresentano circa il 70% dell'intera produzione regionale.
Colli di Luni Vermentino Costa Marina ’16 - Ottaviano Lambruschi
Colli di Luni Vermentino Lunae Et. Nera ’16 - Cantine Lunae Bosoni
Colli di Luni Vermentino Sup. Fosso di Corsano ’16 - Terenzuola
Dolceacqua Beragna ’16 - Ka' Manciné
Riviera Ligure di Ponente Pigato Albium ’15 - Poggio dei Gorleri
Riviera Ligure di Ponente Pigato Bon in da Bon ’16 - BioVio
Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan ’15 - Bruna

Az. Agr. Ceraudo – “Grayasusi” Rame Igt Val di Neto Rosato 2016 è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Lorenzo Colombo

Da uve gaglioppo coltivate a Strongoli, a pochi passi dal mare, deriva questo vino rosato dal colore piuttosto intenso, ampio in gusto e profumi che spaziano dai piccoli frutti rossi ai fiori secchi ed alle note agrumate d’arancio.


Dedicato (anche nella versione “Grayasusi argento”, affinata in barrique) da Roberto Ceraudo alla figlia Susy.

Il Gavi DOCG alla prova del tempo - Garantito IGP

Nell’ultimo fine settimana d’agosto siamo stati a Gavi in occasione della 5ª edizione di “Di Gavi in Gavi”.

Nella giornata di domenica il centro del piccolo comune era invaso da oltre diecimila persone giunte per l’occasione ed anche per vedere ed ascoltare Carlo Cracco, incaricato di scegliere il miglior abbinamento tra il Gavi ed i piatti preparati dagli undici comuni dove si produce il vino (qui il comunicato relativo al vincitore).
Noi però non eravamo venuti in quest’angolo di Piemonte ai confini con la Liguria solamente per questo motivo, ma principalmente per verificare la tenuta nel tempo di questo vino bianco, ultimamente più apprezzato all’estero che non da noi (circa l’ottanta per cento viene esportato).


Nella mattinata di domenica infatti, riservata ad un ristretto numero di giornalisti, si teneva, presso Villa Sparina, la  “Verticale di Gavi Docg dal 2007 ad oggi”. Ventitré vini, di sedici diverse aziende, in una carrellata di nove annate. 
Non potevamo certo mancare.

I vini sono stati introdotti dall’agronomo Davide Ferrarese che, dopo aver evidenziato le date fondamentali del vino a Gavi, ha fornito indicazioni sul territorio e sui suoli, suddivisi, a grandi linee, in due blocchi: le “Terre bianche”, situate prevalentemente nella parte sud del territorio dove le colline si collocano su suoli d’origine marina (marne e arenarie) e le “Terre rosse”, situate nella parte centrale e settentrionale dell’area di produzione, con suoli più profondi originati da terrazzi fluviali.
Ecco ora i vini, elencati in ordine si servizio e preceduti da una sintetica descrizione dell’annata fornita sempre da Davide Ferrarese.
Anche se un paio di vini non sono sufficienti per definire un’annata qualche considerazione si può comunque trarre.



Ci ha colpito constatare che spesso i vini che maggiormente abbiamo apprezzato siano stati quelli più datati, considerando anche il fatto che nella maggior parte dei casi (ci sono naturalmente delle eccezioni, come ad esempio quelli di Villa Sparina) non sono stati concepiti in funzione di un lungo invecchiamento.
Veramente pochi i vini un poco “segnati” dal tempo, come il 2008 di Broglia, mentre molti quelli in forma splendida, all’apice – è la nostra opinione naturalmente - collochiamo i 2007 di Villa Sparina e Marchese Luca Spinola, i 2009 di La Chiara e, nuovamente Villa Sparina, il 2009 di La Giustiniana, mentre tra quelli più giovani abbiamo apprezzato soprattutto il 2015 della Cantina Produttori ed il 2013 di Morgassi Superiore.
Fuori dal coro per il suo particolare stile interpretativo il 2012 di San Bernardo.

Ecco comunque qualche appunto prese durante l’assaggio:

2015 – Annata da ricordare. Inizio di stagione nella norma, mite con poche precipitazioni, estate che piomba nel caldo e prosegue senza piogge. Settembre fresco al mattino, zuccheri molto alti, con uve mature nella prima decade di Settembre.

Cantina Produttori - "La Maddalena" - Gavi del Comune di Gavi
Paglierino luminoso. Media intensità olfattiva, fruttato, frutto giallo, fresco, pulito, accenni minerali. Fresco, minerale, fruttato, pulito, sapido, buona persistenza.

San Bartolomeo - "Peloia" - Gavi del Comune di Gavi

Colore simile al precedente, leggermente più scarico. Media intensità, fruttato-vegetale, accenni di fieno. Fresco, fruttato, leggere note aromatiche, bella vena acida, discreta la persistenza.

2014 – Annata in campagna complessa con Luglio e Agosto piovosi. Ottimo settembre.

Terre di Matè - "Regaldina" – Gavi

Paglierino luminoso. Erba secca, note vegetali, discreta intensità. Vegetale, fieno, chiude un poco amaro.

Il Rocchin - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino. Discreta intensità, sentori di mela matura, accenni floreali (fiori maturi). Buona struttura, vegetale, chiude leggermente amarognolo.


2013 – Annata mite, primavera con sembianze autunnali, Agosto non molto caldo, molto piacevole Settembre, raccolta interrotta da qualche pioggia (vendemmia in vecchio stile). Stagione equilibrata.

Morgassi Superiore - "Volo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino scarico. Media intensità, note minerali, fruttato, buona eleganza. Fresco, bel frutto, discreta struttura, leggeri accenni idrocarburici.

La Mesma Az.Agr. SS - "Vigna della Rovere Verde" - Gavi Riserva

Paglierino. Discreta intensità, accenni vegetali (erbe officinali), buona eleganza. Buona struttura, note vegetali, sapido, buona persistenza.

2012 – Febbraio congelato, primavera piovosa, estate asciutta con pioggia ai primi di Settembre.

San Bernardo - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino di discreta intensità. Intenso, buccia di mela, succo di mela. Succo di mela. Note macerative.

Castello di Tassarolo - "Alborina" - Gavi del Comune di Tassarolo

Paglierino. Discreta intensità, accenni vegetali, note fruttate, sentori di nocciole. Buona struttura, fresco, buon frutto, note vegetali, bella vena acida, buona persistenza.

2011 – Primavera sprint e mezza estate per scoppiare con il super caldo di fine Agosto.

Tenuta La Giustiniana - "Montessora" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino di buona intensità. Intenso al naso, frutto giallo (pesca matura). Buona struttura, bel frutto maturo, buona vena acida, lunga persistenza.

Cantina Produttori - "La Maddalena" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino di buona intensità. Intenso al naso, sentori di confetto (mandorle), elegante. Buona struttura, fresco, belle vena acida, sentori d'agrumi, buona la persistenza.

2010 – Estate di Settembre, dopo un Agosto deludente. Stagioni al massimo delle loro caratteristiche, parte di Agosto nuvoloso e piovoso, Settembre con bel tempo.

Tenuta San Pietro in Tassarolo srl - "Il Mandorlo" - Gavi del Comune di Tassarolo

Giallo paglierino. Media intensità olfattiva, frutto giallo maturo (pesca gialla), buona eleganza. Buon struttura, bel frutto giallo, fresco, buona persistenza.

Morgassi Superiore - "Volo" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino luminoso. Intenso al naso, fruttato, accenni d'erbe officinali, di buona eleganza. Note vegetali, un poco amarognolo il fin di bocca.

2009 – Annata con inverno molto nevoso e rigido (3 metri circa di neve). Primavera nella norma con fioritura normale, estate molto calda, con grande insolazione e senza piogge.

Tenuta La Giustiniana - Gavi del Comune di Gavi

Giallo di buona intensità. Intenso, buccia di mela. Buona struttura, sentori di nocciole, note vanigliate.

Broglia Gian Piero - "Vecchia Annata" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino. Buona intensità, leggeri accenni sulfurei, note fruttate. Buona struttura, leggermente sulfureo, buona persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino di buona intensità. Media intensità olfattiva, fresco, di buona complessità, elegante. Accenni vegetali, spiccata vena acida, note minerali, buona la persistenza.

2008 – Inverno nevoso medio, primavera con piovosità notevole. Estate bella ma con un Agosto piovoso. Ciclo vegetativo rallentato e lungo.

Broglia Gian Piero - "Bruno Broglia" - Gavi del Comune di Gavi

Giallo quasi dorato di buona intensità. Intenso al naso, leggere note macerative, buccia di mela, succo di mela. Buona struttura, buccia di mela, buona la persistenza, accenni ossidativi.

La Chiara - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso di buona intensità. Bel naso, elegante, fresco, minerale. Fresco, minerale, mediamente strutturato, bella vena acida, buona la persistenza.

Il Rocchin - "Vigna del Bosco" - Gavi del Comune di Gavi

Oro antico. Buona intensità olfattiva, leggere note macerative, buccia di mela e buccia d'uva. Buona struttura, legno percepibile, buona vena acida, lunga persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso di buona intensità. Non molto intenso al naso, buona eleganza, leggeri accenni fruttati (frutta bianca), note minerali. Buona struttura, buon frutto, fresco, minerale, lunga la persistenza.


2007 – Inverno asciutto e mite, con temperature ideali. Anticipo vegetativo, primavera calda e estate luminosa. Escursioni termiche ragguardevoli da Luglio a Settembre.

Binè - "Terre Bianche" – Gavi

Giallo carico, quasi oro antico. Buona intensità olfattiva, buccia di mela, leggeri accenni ossidativi. Buona struttura, buccia di mela, accenni ossidativi.

Marchese Luca Spinola - Gavi del Comune di Gavi

Giallo paglierino luminoso di buona intensità. Intenso al naso, elegante, note minerali, frutto bianco ancora presente. Discreta struttura, bella vena acida, note d'agrumi, elegante, lunga la persistenza.

Ghio Roberto - "Le Zucche" - Gavi Riserva

Oro antico. Note macerative, buccia di mela, mela cotogna, buona l'intensità. Buona struttura, buccia di mela, buona vena acida, lunga la persistenza.

Villa Sparina - "Monterotondo" - Gavi del Comune di Gavi

Paglierino luminoso. Bel naso, fresco, agrumato, elegante, minerale. Fresco, elegante, agrumato, bellissima vena acida, lunga la persistenza. Ancora freschissimo.