Fragole e Champagne buone solo per la gastrite


Fragole e champagne, non solo un abbinamento chic. Il frutto rosso che si dice esalti il sapore delle raffinate bollicine, tanto che si consiglia di accompagnare ogni morso al profumato frutto con un piccolo sorso di champagne, in realtà può davvero proteggere lo stomaco dai danni provocati dall’alcol: lo sostiene uno studio coordinato dall’italiana Sara Tulipani dell’Università di Barcellona, che ha investigato le proprietà antiossidanti contenute nelle fragole in favore dell’organismo umano.
La ricerca, pubblicata su Plos One, ha monitorato la reazione di topi ai quali era stato somministrato alcol etilico: i topi alimentati con una dieta a base di estratti di fragole (40 milligrammi al giorno per chilo di peso) per 10 giorni prima del consumo di alcol subiscono meno lesioni alla mucosa dello stomaco, che così è meno vulnerabile ai danni ossidativi provocati dall’alcol.
 
Fonte: TGCOM
Un’integrazione con estratti di fragole potrebbe in futuro diventare una cura per rallentare la formazione di ulcere gastriche. “Gli effetti positivi delle fragole sono legati non solo alla loro capacità antiossidante e all’elevato contenuto di composti fenolici, gli antociani, ma anche al fatto che attivano le difese antiossidanti”, spiega Tulipani.

 Fonte: TGCOM

Il verdicchio è un grande vitigno. Diciamolo!


Verdicchio 2.0, evento organizzato dalla famiglia Togni di CasalFarneto, è stato un momento importante per capire non tanto come si possono relazionare vino e web (argomento ormai sciorinato più volte da altri autorevoli giornalisti e blogger) ma, piuttosto, come il vino marchigiano, e in particolar modo il verdicchio, possa essere comunicato al meglio al tempo dei social network.
A prescindere dai vari spunti di riflessione e da tutti i consigli che noi relatori possiamo aver fornito ad Alberto Mazzoni, Direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, penso che la mission fondamentale per un wine blogger sia quella di comunicare al meglio il vino di qualità italiano, di cui il verdicchio fa pienamente parte, fornendo al lettore dritte e spunti per poter bere meglio.

Panorama marchigiano
Perciò, dopo un interessante degustazione di vini marchigiani organizzata all’interno della bellissima Enoteca Regionale di Jesi, vorrei condividere qualche nota di degustazione ancora con l’emozione di aver bevuto, a tratti, grandissimi vini.

CasalFarneto - Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG ClassicoCrisio 2009: un verdicchio rotondo, smussato, che profuma di agrumi, pesca e minerali. In bocca è ampio e lungo anche se manca di quella punta di freschezza che me lo farebbe godere a pieno. 

Moncaro - Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico – Vigna Novali 2009: la parziale fermentazione in Barrique Allier con successiva permanenza sulle fecce fa di questo vino un verdicchiONE dalla struttura ancora troppo pesante per i miei gusti. 

Sartarelli – Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Tralivio 2010: le cose iniziano a cambiare con questo verdicchio dalla struttura più snella che offre ampi sentori di pesca, fiori bianchi, agrumi e mineralità di fiume. Bocca in linea con l’olfattiva e dotata di una bella vena sapida. Buona la persistenza finale. 

Santa Barbara - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico RiservaStefano Antonucci 2009: bello questo verdicchio, fresco, teso, minerale e dalla lunga scia sapida nel finale. Col tempo, nel bicchiere, si è aperto ed è cambiato fornendo intense sensazioni di mela verde e pesca.

Bucci - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Villa Bucci 2008: siamo di fronte ad uno dei grandi vini italiani e, come tale, da giovane, non riesce ad esprimersi a grandi livelli. E’ ancora troppo chiuso, timido, per farci sobbalzare dalla sedia ma anche i meno esperti, bevendolo, riescono a capire quanta materia ed eleganza nasconde questo verdicchio. Da aspettare con ansia.  

Panorama marchigiano
Garofoli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Podium 2006: signori, chapeau! Siamo di fronte, a mio parere, al migliore verdicchio in circolazione ed ad uno dei migliori vini italiani. Il bicchiere offre una complessità dove giocano aromi di mela, gelsomino, agrumi, sambuco, anice, il tutto allacciato ad un contorno minerale di grande effetto. In bocca è ampio, sapido, la grande struttura è ben bilanciata da una acidità e una sapidità che smussano ed appagano la beva. Lunghissima persistenza agrumata e minerale. Applausi.  

CasalFarneto - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Gran Casale 2005: l’impronta aziendale si sente anche in questo verdicchio che, comunque, preferisco rispetto al primo degustato per una maggiore ampiezza gustativa. Cinque anni garantiscono un bouquet complesso con rimandi di spezie orientali, mela cotogna, noce, miele. Bocca a cui manca sempre quella dose di freschezza per esser (quasi) perfetta.  

Fattoria Coroncino - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Il Coroncino 2004: questo è un bicchiere didattico, riesci a capire veramente quali sono le potenzialità evolutive di questo grande vitigno italiano. L’olfattiva è un caledoscopio di profumi che vanno dalla frutta secca al miele di castagno, dal mallo di noce alla cotogna fino ad arrivare ad una intensissima vena minerale di roccia che esprime al 100% le caratteristiche del terroir. La bocca è elegante, ampia, strutturata ma non “cicciona” e, soprattutto, fresca. Un bicchiere che invita alla beva di continuo e che evolve col tempo. Ottimo.  

Belisario – Verdicchio di Matelica DOC – Meridia 2008: rispetto alle tipologia precedente, Matelica secondo me offre dei vini meno minerali e più giocati sulla frutta e sul vegetale. Qua ci sento molto la pesca noce, la mela, oltre ad una invitantissima scia balsamica di erbe aromatiche. Bocca armonica, forse un po’ troppo corta nel finale.  

La Monacesca - Verdicchio di Matelica DOC – Mirum 2008: subito esce dal bicchiere una vena vegetale molto interessante dove riconosciamo il finocchio selvatico e l’anice a cui, solo con l’ossigenazione, si alternano note di mandorla e, soprattutto, di sasso. Bocca tesa, nervosa, sapida, profonda.  

Belisario – Verdicchio di Matelica DOC – Cambrugiano Riserva 2008: un rosso vestito da bianco, così l’azienda lo dipinge sul suo sito internet e non posso che essere d’accordo…in senso negativo. E’ un verdicchio che ti riporta al tropicale e ad una sensazione di grassezza che non amo in questo vitigno. Non ci posso far nulla… 

Ceci Enrico - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Santa Maria D’Arco 2009: verdicchio didattico ed immensamente buono nella sua semplicità e purezza. Ceci è riuscito a mantenere tutte le caratteristiche del vitigno senza stravolgere nulla. Anice, mandorla, mineralità, freschezza, sono tutti i punti di forza di questo vino che ha un prezzo da lacrime: 4,5 euro a scaffale!! Da comprare a camion! 

Sartarelli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Balciana 2008: un vino da vendemmia tardiva e rese bassissime che fino a questa annata troppo abbastanza ruffiano aprendosi su note di albicocca, cotogna, miele e ginestra. Bocca ricca, intrigante, succosa ma poco dinamica. 

Sartarelli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Balciana 2009: cambio di stile in casa Sartarelli, ora lo zucchero residuo sfiora i 3 g/l e l’abito del verdicchio si sveste di ogni orpello per rimanere nudo e crudo come mamma  lo ha fatto. Lo voglio così, tipico e viscerale e sicuramente più abbinabile a tavola.
 
Ringrazio ancora per la bella giornata la famiglia Togni, Franco Ziliani, Monica Pisciella, Vincenzo Reda, Alberto Mazzoni, Luigi Bellucci e Giorgio dell'Orefice.
 
Fonte: nonsaditappo.blogspot.com
 

Mel Gibson voglio essere tuo amico! Consigli per gli scrocconi esigenti.


Comprereste 250.000 dollari di Champagne versandolo tutto ai vostri amici senza berne una goccia? 
Se la risposta è NO allora non siete degni di essere equiparati a Mel Gibson, il leggendario Braveheart che assieme a Petra Ecclestone e suo marito hanno voluto omaggiare i loro ospiti, invitati al Bleacher's Madhouse Club di Los Angeles, con tante bottiglie di champagne Cristal.


Gibson, al quale in passato è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza, ha rinunciato a bere, dicono i più informati, per cercare di rilanciare la sua immagine e la sua carriera che negli ultimi tempi, soprattutto dopo essere stato indagato per violenza domestica, hanno subito una brusca frenata.
Gli scrocconi esigente dovranno perciò "puntare" quelli come i coniugi Ecclestone che sono invece ASTEMI....ma c'hanno un sacco de sordi.....per cui......

Parassiti di tutta Italia è il momento di farveli amici!!!

Petra Ecclestone e James Hunt  

Foto tratte da: http://www.dailymail.co.uk

Flavio Roddolo e l'elogio del Dolcetto d'Alba


Non conosco Flavio Roddolo ma da quello che mi dicono è un tipo tosto, senza mezzi termini, un contadino di Langa che se vai a trovarlo, sperando ti riceva, ti stringe la mano ancora con la Terra tra le dita. Non ha un sito internet e, probabilmente, non leggerà mai quello che sto per mettere in Rete perché la sua vita è la sua vigna e la sua cantina e non quei fastidiosi social network dove ormai tutti sono commissari tecnici ed enologi.
Peccato non abitare vicino a Monforte per dirgli di persona che oltre trenta persone, dopo aver bevuto ieri il suo Dolcetto d’Alba 2009, hanno vibrato per la bontà e l'emozione del suo vino che, creando varchi spazio-temporali nella nostra mente, ci proietta direttamente all’interno di Bricco Appiani dove Roddolo, da sempre, coccola le sue amate vigne.

Flavio Roddolo in cantina. Fonte: girodivino.splinder.com
Qualcuno ha chiesto, mentre stappavo la bottiglia, se poteva essere classificato come produttore naturale. "Intuendo un pò il tipo - ho risposto - se lo chiamaste così si incazzarebbe a morte perchè un contadino di sani principi come lui tratta sempre la sua Terra con Amore (vedi biodinamica) senza sbandierare appartenenze o certificazioni varie. Motivo? Perché è così che si fa e così facevano i suoi nonni. Gestire la vigna in altro modo è inconcepibile e oltraggioso".

Fatte queste premesse è chiaro che tutta la platea si aspettava un Dolcetto introverso, celebrale, e così è stato. Naso intenso, terroso, langarolo, dove la ciliegia matura lascia spazio ad un panorama autunnale dove le foglie secche e l’humus fanno da cornice ad una “rusticità” che ben inquadra il produttore. In bocca è ampio, strutturato, succoso, ritrovo la scia terrosa e la frutta rossa che accompagnano un tannino ben definito, a tratti crudo.

Lo ammetto, questo Dolcetto è un vino difficile, austero ma, nonostante tutto, profondamente territoriale e frutto di un gesto d’amore, quello di un vignaiolo di Langa che ha voluto dare nuova dignità ad un vitigno troppo spesso oltraggiato da produzioni senza etica.

Grazie per questo, da trenta e più persone, a Flavio Roddolo.


Il video seguente, tratto da Youtube (grazie a Gori), fa capire bene di cosa sto parlando


Borgogno e le etichette di Oscar Farinetti


Sul sito c'è scritto che le teorie Borgogno in centro tavola possono aiutare
a discutere di cose vere e cioè: Chiesa, Gesù, piacere, dovere, autorevoli, informali, moderazione, determinazione, orgoglio, ironia, onestà, furbizia.

Arriveranno mai quelle su Berlusconi e la crisi delle Borse?

Ma, soprattutto, perchè pure davanti ad un Barolo devo fare discorsi sulla vita? Oscar, dimmi, perchè?

clicca per ingrandire

Kate Moss vuole produrre vino. Avanti un altro!!!


Kate Moss, non è solo brava a fiutare gli affari nel settore moda. Se ultimamente pare abbia  ottenuto successi anche in ambito immobiliare, ora ha deciso di dedicarsi anche ai vini, specialmente quelli francesi e italiani, di cui è amante. Durante il viaggio di nozze nel Mediterraneo ha perciò pianificato il progetto di acquistare una vasta tenuta con tanto di vigneto da 130.000 sterline nella Francia Meridionale  e diventare produttrice. 


Prima dell’acquisto Kate ha chiesto consiglio al suo ex Johnny Depp, già proprietario di un ’azienda sulle colline nelle vicinanze di Saint Tropez. A quanto si racconta Johnny avrebbe incoraggiato Kate, perché produrre il vino “è un hobby incredibilmente gratificante. 
La modella e il marito Jamie, dopo il viaggio di nozze, hanno, in tale prospettiva pensato di fare un viaggio nel Sud della Francia per cercare immobili da destinare alla futura attività: pare che Kate voglia attribuire al vino il suo nome, e sembra che le piacerebbe usare un vitigno Merlot, per la produzione della prima annata del Vin de Mossot. La notizia è riportata dal quotidiano britannico The Indipendent.

Hispellum: Percorsi di Olio per wine & food blogger


Ammetto la mia poca conoscenza sull'olio, so riconoscere quello buono da quello "industriale" ma, a parte questo, non avevo mai visto dal vivo come si produce e, soprattutto, non avevo mai partecipato alla raccolta delle olive. 
Finalmente, la scorsa settimana, grazie ad Hispellum ho colmato la lacuna e sono diventato un (indegno) produttore di olio, assieme ad altri wine & food blogger, per un giorno!!
L'azienda, di proprietà della famiglia Ciampetti, coltiva sulle colline di spello circa 50 ettari di oliveti secondo i principi della biodinamica per cui, come potete vedere anche dalle foto sottostanti, chi calpesta quei suoli sentirà la terra viva e rigenerata.

Mario Ciampetti
I bellissimi olivi
Ma come si fa l'olio? La risposta l'abbiamo avuta "lavorando" di persona alla produzione dell'olio del blogger. Anzittuto, ed è la parte più pesante, si devono raccogliere le olive. Hispellum usa sia metodi "meccanici" che manuali.



Questo sopra non è un black bloc ma sono io la mattina presto, con freddo e vento, alla prese con una sorta di rastrello elettronico.

Stefania col rastrello manuale
Jacopo Cossater alla prese con la raccolta
Le olive!


Una volta raccolte le olive queste vengono immediatamente portate al frantoio dove vengono pesate e poi pulite da ogni possibile elemento esterno (terra, rami, foglie, etc.)

Si scarica!
I blogger alla pesa!
Il video di sotto spiega al meglio come l'oliva viene pulita e mandata al frantoio


Il video seguente, invece, mostra l'attività di frangitura e gramolatura delle olive.


La frangitura costituisce la fase di estrazione vera e propria e ha lo scopo di arrivare a determinare la pasta d'olio, una massa semifluida composta da una frazione solida (frammenti di noccioli, bucce e polpa) e una liquida (emulsione di acqua e olio).
La gramolatura ha lo scopo di rompere l'emulsione fra acqua e olio e far confluire le micelle d'olio in gocce più grandi che tendono a separarsi spontaneamente dall'acqua. Si effettua in macchine dette gramole o gramolatrici.

 
Pasta d'olio in rimescolamento all'interno di una gramola
Arriva poi la fase di estrazione vera e propria che, ad Hispellum, avviene per centrifugazione che ha lo scopo di separare tre frazioni: 
  • le sanse;
  • il mosto d'olio, contenente una piccola quantità d'acqua;
  • l'acqua di vegetazione, contenente una piccola quantità d'olio.
Finalmente l'olio!!



Inutile stare qua a dirvi che il Terre Rosse di Hispellum, un extra vergine di oliva da cultivar moraiolo, è strepitoso e con un contenuto di polifenoli di 675.90. Provate a confrontarlo con quelli del supermercato e scoprirete la vera differenza. A questo punto non resta che ringraziare Mario Ciampetti, Jacopo Cossater e tutti i blogger partecipanti tra cui: Slawka, Sara, Judith e Jeff, Laura

Quanto siamo belli!!!

Verdicchio 2.0 - La Cultura del vino cresce sul web!



E' la prima volta che partecipo come relatore ad un convegno sul web 2.0 e, lo ammetto, sono molto emozionato anche perchè con me, moderati da Giorgio dell’Orefice del Sole 24 ore Agricole, dei grandissimi ospiti come:

Franco Ziliani : Vino al vino
Alberto Mazzoni : Direttore IMT 
Luigi Bellucci : Tigullio vino 
Monica Piscella : Wineup 
Vincenzo Reda : artista e blogger 

Indice dei temi che verranno trattati:

- Il nuovo Verdicchio e il bisogno di una nuova comunicazione 
- IMT e il suo ruolo nel progetto generale di promozione 
- Come il web ha trasformato la comunicazione del vino.
- Vino e territorio ai tempi del web.
- Può un vino “diventare famoso” grazie ad internet?
- Cosa possono fare i produttori locali per promuovere il Verdicchio?
- Cultura enogastronomica diffusa, è possibile stimolarla nelle Marche e nella zona del Verdicchio?

L’appuntamento è fissato per sabato 22 ottobre a partire dalle 10 all’interno dalla cantina CasalFarneto di Serra de’ Conti.

Se il Cannellino di Frascati e il Frascati Superiore diventano DOCG.............


Arrivano tre nuove denominazioni per il Lazio del vino: sono stati pubblicati oggi in Gazzetta Ufficiale i decreti di riconoscimento delle Denominazioni di Origine Controllata e Garantita per il Frascati Superiore ed il Cannellino di Frascati, e quello di riconoscimento dell’Indicazione Geografica Tipica per la Costa Etrusco Romana.
In un momento particolarmente delicato per il settore vitivinicolo laziale - sottolinea il presidente di Coldiretti Lazio, Massimo Gargano - poter contare su queste nuove denominazioni permette un nuovo passo nella direzione della riconoscibilità e della competitività del prodotto di qualità legato al territorio”.
Il Lazio - aggiunge il direttore regionale di Coldiretti Aldo Mattia - rappresenta una zona con una lunga tradizione vinicola. Oggi si registra un’attenzione crescente sulla qualità e quindi aver aggiunto ulteriori vitigni alle denominazioni riconosciute, che oggi sono in tutto 36 (con 3 Docg, 6 Igt e 27 Doc), è un segnale importante in quel percorso da noi indicato che deve necessariamente mirare ad uno sforzo simultaneo e coordinato di imprese, consorzi e soggetti istituzionali”. 

Beh, volete sapere qualche info sul disciplinare di produzione? Per il Frascati Cannellino e il Frascati Superiore, ad esempio, la produzione massima di uva non deve eccedere le 11 t per ettaro di vigneto in coltura specializzata. In annate eccezionalmente favorevoli, la produzione dovra' essere riportata ai limiti di cui sopra, purche' quella globale del vigneto non superi del 20% il limite medesimo. Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata e garantita «Frascati Superiore», anche nella versione Riserva, devono assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11,50% vol. 

Il vermentino di Gallura, ad esempio, ha una resa di 9 tonnellate per ettaro. E questa è la qualità del Lazio?

A me viene solo da piangere....... 


Le Aziende dell'Anno 2011 secondo Bibenda


Franco Maria Ricci e la sua Bibenda hanno individuato le Aziende dell'anno, una sorta di surrogato dell'Oscar del Vino che quest'anno non è stato organizzato. Dal sito internet si evince che i vincitori sono stati scelti nella cerchia dei loto frequentatori e lettori più assidui ma anche tra i consumatori “inesperti”.
Una fotografia che ha dato la possibilità di identificare, regione per regione, un’Azienda che potesse rappresentare quella del cuore e quella più in sintonia con i canoni della qualità di ciascun intervistato. Ovviamente, come potete leggere sotto, nessuna sorpresa.

 

Valle d’Aosta / Les Crêtes
Piemonte / Gaja
Lombardia / Ca’ del Bosco
Alto Adige / Elena Walch
Trentino / Tenuta San Leonardo
Friuli Venezia Giulia / Vie di Romans
Veneto / Anselmi
Liguria / Giacomelli
Emilia Romagna / San Patrignano
Toscana / Antinori
Marche / Garofoli
Umbria / Arnaldo Caprai
Lazio / Falesco
Abruzzo / Masciarelli
Molise / Di Majo Norante
Campania / Feudi di San Gregorio
Puglia / Leone De Castris
Basilicata / Paternoster
Calabria / Librandi
Sicilia / Tasca d’Almerita
Sardegna / Argiolas
Il Premio Azienda dell’Anno 2011 sarà consegnato durante la Serata di Gala di presentazione di DUEMILAVINI 2012 e de I RISTORANTI DI BIBENDA 2012 il 31 Ottobre prossimo. Inoltre sarà protagonista a Roma il 18 Novembre 2011 con un grande Banco d’Assaggio al Rome Cavalieri.

Anja Voldenhoff e' l’ambasciatrice europea dello Champagne 2011


E' l’olandese Anja Vondenhoff, docente di una scuola alberghiera, ad aggiudicarsi la finale europea del concorso “Ambasciatori dello Champagne” che si è svolto a Epernay il 14 ottobre.

Anja Vondenhof
Giunto alla settima edizione, il concorso indetto dal Comité Champagne è rivolto a tutti coloro che operano nel mondo della formazione, dai sommelier agli enologi, dai docenti degli istituti alberghieri agli enotecari, ma anche ai semplici appassionati che abbiano maturato un’esperienza di formazione. Il tema di quest’anno era dedicato all’assemblaggio dei vini di Champagne.

Gli otto finalisti, primi classificati negli otto concorsi nazionali che si sono svolti in Italia, Germania, Belgio, Spagna, Francia, Inghilterra, Paesi Bassi e Svizzera sono stati ospitati a Epernay (sede del Comité Champagne) per una settimana di formazione. La prova finale ha poi testato la capacità di ogni candidato di dimostrare la propria conoscenza dei vini di Champagne attraverso due prove: “La mia degustazione dello Champagne” in cui i finalisti hanno affrontato una prova di assaggio e “La mia lezione sullo Champagne” in cui ciascuno ha presentato la propria lezione su un tema a sorpresa.

La giuria, presieduta da Jean Baptiste Lecaillon, chef de cave di Louis Roederer, e nella quale era presente per l’Italia il giornalista enogastronomico Enzo Vizzari, ha assegnato il suo premio speciale all’inglese Edwin Dublin, che lavora come enotecario a Londra. Il premio speciale del CIVC è andato alla sommelier tedesca Lidwina Weh. L’Italia era rappresentata dal sommelier fiorentino Andrea Gori, Ambasciatore Italiano 2011.

Gli italiani vantano da sempre un’ottima tradizione in questo concorso, con una vittoria assoluta, ottenuta lo scorso anno dal milanese Marco Chiesa, e due terzi posti, conquistati nel 2007 da Nicola Roni di Lanciano e nel 2009 dal senese Marco Anichini.

Alle Galeries Lafayette di Parigi c'è la mia enoteca ideale


Se siete a Parigi e siete fanatici del vino non potete perdere uno dei posti più belli che un appassionato possa visitare: l'enoteca delle Galeries Lafayette
Fondate nel 1893, questi grandi magazzini sono la risposta francese ad Harrods soprattutto in termini di beni di lusso che, all'interno dei vari reparti disposti su sette piani, rappresentano spesso un mero sogno per un semplice turista come me. Soprattutto in fatto di vino.
Il reparto è diviso in due stanzone: la "Bibliotheque Des Vins" e, seguire, la "BordeauxThèque".
La prima sala non è altro che una "semplice" enoteca dove, tra i vari scaffali, possiamo trovare bottiglie di media qualità delle varie regioni vinicole francesi, dall'Alsazia alla Borgogna passando per la Provenza. Tante offerte, tanti libri e accessori sul vino e poco altro. All'inizio ero molto sconcertato, mi aspettavo di meglio, ma sapevo che da qualche parte si nascondeva la sorpresa. 
Infatti, in un angolino della prima sala, si nascondeva una parete tutta a frigo cantina contenente i (primi) tesori dell'enoteca: Romanée-Conti e Henri Jayer.





Due passi più là, un pò nascosta, c'è la "BordeauxThèque", una sorta di porta del paradiso per appassionati di taglio bordolese.
Ai quattro lati della sala i principali Premier Cru (Margaux, Lafite, Mouton Rothshild, Latour, Haut-Brion) francesi più Petrus e Chateau d'Yquem che si prende, con la sua "ruota" la parte centrale della stanza. 
Tutto qua? Già sarebbe molto ma la parte straordinaria è che ogni Chateaux è declinato nel tempo attraverso verticali storiche da brividi. Un esempio? Chateau d'Yquem prevede come prima bottiglia della verticale il millesimo 1899! La prima annate di Lafite disponibile è la 1938. E via così.....

La sala buia dove dormono i vecchi Bordeaux
La verticale di Lafite
La verticale di Petrus
La parte più bella è coreografica della sala, per me, è rappresentata dalla "ruota" del Sauternes dove, a partire dal 1899, Chateau d'Yquem si può ammirare in tutti i suoi colori...e sapori.



Come è logico pensare, i prezzi delle bottiglie sono un pò fuori mercato per i miei gusti visto che il Lafite 2000, venduto a 5000 euro a bottiglia, lo trovo a molto meno in giro per l'Europa. Ma, si sa, alle Galeries Lafayette si va per sognare e non per comprare....

Fanfulla Finest Wine a Roma: Mangiare e bere bene, rispettando il pianeta



Gusto,  grandi  vini  e  deliziosi  piatti  di  pesce,  tutto  nel  rispetto  dell’ambiente  e  della natura,  sotto  lo  slogan  “Mangiamoli  giusti”.  E’  ciò  che  si  potrà  gustare  il  15  e  16 ottobre, presso il circolo Arci Forte Fanfulla, a Roma, nel corso della manifestazione “Fanfulla Finest Wine: naturally”, che prevede due giorni di degustazioni a base di vini naturali e biodinamici, con cene tematiche ad appena dieci euro. Non mancheranno poi dimostrazioni, video tematici e buona musica.



Il primo giorno, la cena sarà curata dall’Azienda biodinamica “La Busattina”, mentre la domenica saranno protagonisti i cuochi – biologi marini di “Italian Sascimi” (Fonzie e Stefano), che offriranno una cena dedicata alla riscoperta del pesce povero, nel corso della  quale  verrà presentata dal Presidente del  Comitato  Scientifico  di  Slow  Fish, Silvestro Greco, la campagna “Mangiamoli giusti” e verrà distribuita una miniguida per combinare piacere e responsabilità, dal titolo “I pesci da mettere nel piatto e quelli da lasciare in mare”, in cui gli scienziati spiegano qual è il pescato sostenibile dal punto di vista ambientale.



“Questa è una storia iniziata circa due anni orsono – racconta Alfonso Scarpato, biologo marino, ricercatore, tra gli organizzatori dell’evento - sul bancone del Fanfulla, quando lo scambio di opinioni su cosa rende un vino un ottimo vino ha fatto nascere buoni amici e bei progetti. E’ una storia che affonda le radici nella campagna e nella tradizione che accompagna la vendemmia…nelle sagge  parole  di  alcuni  uomini  che con la loro esperienza  hanno  arricchito  le  nostre  conoscenze: Terzo, ex partigiano e il suo Sangiovese, Richard e la biodinamica. Sono stati anni di felice scambio, di parole e di vini.  Biodinamico  sì…senza  lieviti  aggiunti  e  senza  solforosa, tanta passione  sì…senza troppe etichette.  E adesso ve li vogliamo fare assaggiare!”.


Info

www.fanfulla.org
alfonsoscarpato@tin.it  Cell. 3334836000
www.slowfish.it

UFFICIO STAMPA
Filippo Pala  cell. 3469719807 filpaz@gmail.com 
Pamela Maestri cell. 3391833093  pamelamaestri83@gmail.com 

ORGANIZZAZIONE GENERALE
Andrea Milano, Alfonso Scarpato e Stefano Di Muccio 
Produttori e vini:

Az. Agri. Alziati  (Lombardia)    
Pinot Nero 11,5° (2010)    
Gaggiarone Bonarda amara 13,5° (2006)        
Gaggiarone Bonarda amara 14°  (2005)       
Bonarda vivace 13,5° (2009)
Dispensator de Triboli 15° (2006)    

Fattoria Biodinamica di Caspri (Toscana)
Luna Blu IGT Bianco 13,1 (2010)
Rosso di Caspri IGT Rosso 13,1 (2008)
Caspèrius IGT Rosso 13,5 (2008)

Az. Biodinamica La Busattina (Maremma toscana)    
CieliSilicei bianco 12,5° (2010)    
San Martino bianco 13,5° (2010)       
Legnotorto rosso 13,5° (2009)    
Terreteree rosso 14° (2006)        
Ciliegiolo rosso 14,5° (2007)    

I Botri (Maremma Toscana)
Ghiaccioforte Bianco IGT 13° (2010)
Vigna i Botri IGT  14° (2007)

Cantina del Forte Prenestino (Abruzzo-Lazio)
Montepulciano 13,5° (2007-2008-2009-2010)

Az. Agri. Biodinamica Menicocci (Lazio)
Falerii IGP Bianco Biodinamico e Vegano 12,5° (2010)
Rhesan IGP Lazio Bianco Biodinamico e Vegano 13° (2010)
Stamnos IGP Rosso Biodinamico e Vegano 13° (2010)

Podere Veneri Vecchio (Campania)
Tempo dopo tempo Grieco e Cerreto 13° (2010) 
Nigrum Aglianico  13°  (2008)
Rutilum Barbera del Sannio e Sangiovese 13° (2008)
Perdersi e ritrovarsi Aglianico e Piedirosso 13° (2007) 

Pantum (Puglia)
Pantum Primitivo 14° (2010)
Pantum Rosato 14° (2010)

15 e 16 Ottobre 2011, inizio degustazione ore 14:00 – cena ore 20:00

Da Angelina a Parigi


A due passi dal Louvre e dai Jardin des Tuileries c'è un indirizzo che i buongustai di tutto il mondo conoscono a memoria : 226 Rue de Rivoli. Qui vi aspetterà Angelina, non una semplice pasticceria o sala da tè, ma una vera e propria bottega del lusso goloso che fin dal 1903 rappresenta il punto di riferimento di tutti i gourmet parigini a partire da Proust fino ad arrivare a Coco Chanel ed altri grandi stilisti francesi.
Questa premessa è d'obbligo perchè già dall'entrata si capisce che Angelina è una sorta di boutique del dolce che attenterà al nostro portafoglio in maniera molto subdola. 

Fonte: marieclaire.co.uk
Se non siete interessati a mettervi seduti nella bella sala in stile Belle Epoque per consumare il famoso cioccolato caldo in tazza o il Mont Blanc, potete farvi un giro nella piccola sala vendita dove potrete trovare tutta la produzione pasticcera che, vi anticipo, metterà a dura prova il vostro tasso glicemico tra macarons, croissants e piccola pasticceria varia.


Visto che a Parigi non vado spesso e ho bisogno di calorie dopo aver fatto tutti gli scalini della Tour Eiffel, ho deciso di entrare direttamente in sala per provare sia la famosa cioccolata calda di Angelina, "L'Africain", sia il Mont Blanc, un delizioso dolce al cucchiaio costituito da un cuore di meringa ricoperto di panna montata e "spaghetti" a base di purea di marroni. Per la serie facciamoci del male!
La cioccolata calda, ottenuta da miscele di cacao africano selezionatissime, vi verrà servita all'interno di un bricco assieme ad una coppetta di squisita panna montata. Il costo di 7,5 euro per la tazza è sicuramente elevato ma ne vale la pena.

La famosa cioccolata in tazza di Angelina
Il Mont Blanc è l'altra grande specialità di Angelina e, visto che se ne vendono 600 pezzi al giorno, ci sarà un perchè. Io e il mio fegato l'abbiam scoperto nonostante questa "pallina" costi circa 8 euro..

Il Mont Blanc
Il Mont Blanc "azzannato"
Piccola nota riguardo il servizio: gentile e veloce, forse un pò troppo per i miei gusti visto che dopo un quarto d'ora la solerte cameriera mi porta già il conto come a dire:"Sbrigati a mangiare che qua siamo una macchina da soldi e non possiamo aspettare troppo tempo....".

La sala
Uscendo, un pò infastidito per il servizio, mi rendo conto che Angelina forse ha perso quell'aura di romanticismo che oggi vorrebbe ancora avere perchè, in tutto e per tutto, il suo nome è diventato un vero e proprio brand internazionale "acchiappaturisti" col quale marchiare ogni cosa, dai macarons fino agli abiti per neo pasticceri in vendita all'uscita del locale. Dite che l'iperglicemia mi fa diventare troppo critico?