Un consiglio? Tenetelo in cantina per qualche anno perchè questo grechetto è uno dei pochi vini in Italia a giovarsi di un lungo invecchiamento.
Sergio Mottura e il suo Latour a Civitella 2005: emozioni da Grechetto
Un consiglio? Tenetelo in cantina per qualche anno perchè questo grechetto è uno dei pochi vini in Italia a giovarsi di un lungo invecchiamento.
E all'uscita dei Tre Bicchieri 2009 Toscana sul forum del Gambero Rosso...
Tra i vari interventi di dissenso che si sono manifestati sul forum, due sono stati quelli che, secondo me, hanno scatenato le furie del barbuto Direttore.
Il primo riguarda l'utente Kira che scrive: "Questo ve lo raccomando, Rocca di Frassinello 2006 Rocca di Frassinello. Non dico mamma mia, dico che pena, come sono caduti in basso i degustatori che assaggiano i vini Toscani, quasi quasi rivaluto Riccardo Viscardi, mi manchi veramente Riccardo"
E' troppo per Cernilli che, per difendere la competenza e la professionalità del lavoro suo e dei suoi collaboratori, esplode dando ai forumisti "dissenzienti" dei patetici valutatori di etichette. Finita qua? Ma nemmeno per sogno visto che rincara la dose scrivendo: "Alcuni di voi o sono agenti di commercio con precisi interessi nel settore, oppure sono collaboratori o fiancheggiatori di altre guide. Pochi esprimono giudizi sereni e frutto di un analogo sistema di assaggio. Perciò ritengo i giudizi della guida come minimo altrettanto attendibili di quelli di alcuni di voi, di altri no per evidente deficit di esperienza. E non consento a nessuno di essere sarcastico o di fare illazioni non pertinenti".
Tradotto: zitti tutti perchè siete o in mala fede o degli incompetenti in tema di vino.....
Chiaramente le reazioni non si fanno attendere e i forumisti, palesemente offesi, restituiscono pan per focaccia tacciando il Direttore di essere offensivo e arrogante.
Ora, a prescindere da come si è andati avanti con questa querelle (conclusa comunque in modo decisamente più civile), la polemica che ne è scaturita pone al centro dell'attenzione la figura del critico enogastronomico e della possibilità, anzi del diritto di criticare le sue scelte.
Entrando nel merito, è chiaro che nessuna critica è condivisibile se non costruttiva o, peggio, fatta strumentalmente e con un pizzico di invidia. E su questo Cernilli ha ragione. Al tempo stesso, però, bisogna anche che i critici facciano un bagno di umiltà perchè se nella vita ci si espone, anche mediaticamente, dando giudizi (e Dio solo sa quanto questi possano fare la fortuna o meno di un produttore di vino), allora gli stessi devono avere anche le spalle larghe per riceverli. Nessun processo sommario, non sarebbe giusto, ma a volte c'è la volontà di tutti noi di voler capire, imparare, da chi presumibilmente ne sa di più senza esser tacciati di incompetenza e, pertanto, non meritevoli di risposta. Non voglio cattivi maestri ma persone che mi sappiamo accrescere culturalmente, siano essi critici, produttori, enologi o semplici amici appassionati come me. Ripensando al ruolo del critico enogastronomico, soprattutto quando accadono questi fatti, spesso penso al borioso Anton Ego del film d'animazione Ratatouille. Miei cari critici, vi riconoscete in quel personaggio? Evviva, allora c'è ancora speranza che possiate cambiare visto che nelle ultime scene del film il buon Ego, in un rarissimo bagno di umiltà, pensa che:
“Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà, cui ci dobbiamo rassegnare, è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cucina, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau “Chiunque può cucinare!”, ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. E’ difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau’s e che secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau’s, di cui non sarò mai sazio!”
Il miglior vino da abbinare al sushi e al sashimi? E' il Soave DOC Vigneto La Capelina 2007 di Antonio Franchetto
Una Garganega d’effetto proveniente da viti mediamente di 40 – 50 anni coltivate con l’attenzione maniacale.
Una selezione che ha inserito il vino all’interno della prestigiosa catena di Ristoranti Giapponesi e Sushi Bar KIKI.
Resoconto della Cena Enoclub Roma con i vini di Donnardea
My first post in English. San Leonardo 2001 - Tenuta San Leonardo
The vine training systems vary, some of the vine stock is trained over the traditional "pergola Trentina" trellises and the rest is pruned to the modern, rational Guyot system, which is less productive but more suitable for producing wines with good concentration. Tenuta San Leonardo was the first estate to introduce the Guyot system of cane pruning into the province of Trento. The age of the vines ranges from 10 to 25 years and planting densities vary from 4,000 to 5,500 vines per hectare. Known to the world as San Leonardo, the best quality wine of the estate is a Bordeaux blend: 60% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc and 10% Merlot. The three grape varieties are fermented and matured separately. During the early months this takes place in large stainless steel tanks followed by 24 months in new and used French barriques. The proportions of the blend are decided only after rigorous sample tasting, barrique by barrique. The wine needs about one year of bottle ageing before release onto the market.
2001 is my preferred vintage. This wine is pure aristocratic elegance, it is the pure expression of Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga. San Leonardo shows a deep ruby red color and nuances of garnet red, with a little transparency. The nose reveals intense, clean, pleasing, refined and elegant aromas that start with hints of blackcurrant and black cherry followed by aromas of vanilla, violet, blueberry, licorice, chocolate, sweet pipe tobacco and eucalyptus. With extraordinary purity, full body, and remarkable freshness, elegance, and persistence. This is one of the finest wines ever made by this estate. It will be drinkable at a young age, but will evolve over three decades or more.
Trilussa e il vino: matrimonio d'amore
Brunello di Montalcino Vigneto Manachiara 2003 - Tenute Silvio Nardi
Dalla sua ferma volontà di valorizzazione dei vigneti aziendali nasce, nel 1995, il Brunello prodotto dalla Vigna di Manachiara, fiore all’occhiello dell’azienda e posta ad est di Montalcino a 375 m slm.
Di un bel color rubino scarico con unghia granato, il vino presenta al naso sensazioni di frutta rossa matura, tabacco, torrefazione, accompagnate da una delicata sensazione floreale che fa da sfondo ad una bella scia balsamica.
Playboy wines: il famoso coniglietto diventa sommelier?
Tempo di merlot in competizione. Tutti contro Petrus e Masseto, ma è vero gloria?
L'altra "guida" sui vini: dopo Gambero Rosso, Espresso ed AIS, arrivano i giudizi di Luca Maroni, il profeta del vino frutto - seconda parte
Sensazioni: il miglior bianco dell'anno si effonde davvero patronimicamente: il suo profumo irradiandosi Soaevemente. Si scioglie in bocca la sua uvosità avvolgente, la sua cremosità suadente, la sua fruttosità, polposamente trionfante. Sciogliersi è lemma dedotto: si sente infatti la sua uvosa dolcezza comporsi in deglutizione con la glicerina di base, neutralizzare la vivida e clorofillosa acidità verdeggiante, impolpare la grande potenza del poderoso alcol. Qui c'è estratto abbondante per avvolgere cremoso non solo il corroborante vettore, qui c'è dolcezza da compiuta maturità di frutto tale da far ergere la morbidezza su qualsiasi altra sensazione fondante. Qui c'è fibra in cui densa ammantare sia l'intensità dell'aroma, concessa dalla pulizia enologica cristallina, sia qualche speziata voce di fondo, non si sa se dovuta al rovere, o ancora alla magnifica e floreale suadenza del tutto. Un vino di grande fragranza sovrana, un campione dal frutto morbidamente e densamente eccellente.
Sensazioni: ha buona spinta alcolica, ma già dal colore denuncia incipiente ossidazione: più che rosso, occhio arancio e giallo spento. Caramelloso e lattoso al naso, spento e vibrante nei toni.
L'altra "guida" sui vini: dopo Gambero Rosso, Espresso ed AIS, arrivano i giudizi di Luca Maroni, il profeta del vino frutto
- la consistenza è l’insieme delle sostanze che costituiscono un vino, il suo estratto secco. Il vino consistente è ricco di colore, di profumo, di sapore, ed ha un tatto denso e viscoso (viceversa quello inconsistente). Da ciò se ne deduce che Maroni vuol diventare il nuovo Parker italiano perchè solo i "vinoni", secondo lui, sono prodotti di qualità, a scapito di qualsiasi eleganza gustativa. Vedremo in seguito che ho ragione...
- un vino è equilibrato quando il suo sapore soddisfa la fondamentale equazione dell’equilibrio gustativo: Eq= Sostanze a Gusto Dolce = Sostanze a Gusto Acido + Sostanze a Gusto Amaro ovvero Eq = SGD = SGAc + SGAm. Ora già a me girano le balle a sintetizzare la qualità di un vino attraverso qualsivoglia formula del cavolo ma, trattenendo i conati di vomito per un attimo, cosa cavolo vuol dire questa equazione? Secondo Maroni un vino è equilibrato quando la dolcezza (e non commento) del suo gusto eguaglia la somma della sua acidità e della sua - eventuale - amarezza (??). La cosa si approfondisce (sfortunatamente). Un vino acido, secondo la teoria, è disequilibrato e vino acido avrà sapore più o meno secco e limoneggiante. Da ciò deduco che, secondo Maroni, i vini posson definirsi acidi solo quando sanno di Lemonsoda..... Saranno contenti tutti i produttori di vini altoatesini o i piccoli produttori di Champagne che hanno nell'acidità dei loro vini (se di acidità a questo punto si può parlare) una delle maggiori caratteristiche qualitative. Ah,dimenticavo, Maroni sempre in termini di acidità stabilisce che tanto minore è il livello di maturità dell’uva impiegata, tanto più il vino avrà sapore acido e amaro. Quindi, un bel bye bye a tutte quei vini che provengono da uve che, pure essendo state raccolte perfettamente mature, sono per loro natura dotate di acidità.
- un vino è integro quando il sapore del frutto costitutivo è avvertito nella sua pulizia e nella sua novità. Il sapore del frutto può essere una novità?? che è uno spot pubblicitario?? Andiamo avanti. Il vino pulito è quel vino che non rivela in degustazione caratteri negativi assenti nel frutto: profumi o sapori sulfurei, acetosi, lattosi, legnosi, ecc.. Quindi ne deduco che a Maroni fanno cagare i vini minerali o troppo "barricati". Siamo sicuri che il legno proprio non gli piace visto che, alla fine, è il suo (mal) utilizzo che rende il vino morbido? Siamo tutti sicuri? E veniamo alla novità del vino che, sempre secondo la teoria, consiste nell’assenza di gusto-aromi ossidati (rancido, caramello, Marsala) non presenti nell’uva al momento del suo distacco dalla pianta. Alla grandissima!!! Ragazzi se avete un Madeira del 1900 o un grande Marsala a casa buttateli nel lavandino, tanto non sono fruttosi e quindi di scarsa qualità. Anzi dateli a me che ci penso io.....mi voglio avvelenare!
E arriviamo al gran finale! La valutazione complessiva della qualità dei vini esaminati si esprime attribuendo un voto in centesimi al vino degustato. Punteggio che equivale all'Indice di Piacevolezza del vino. 100 è però il punteggio non assegnabile: il vino perfetto che non sarà identificato una volta per tutte dal momento che vi è, e vi sarà sempre, la possibilità di produrre e di assaggiare un vino migliore di quello mai prodotto ed assaggiato.
99 è quindi il miglior punteggio assegnabile. Il vino che è l’incarnazione della fruttosità, cioè della piacevolezza. Il voto voto in novantanovesimi si ottiene assegnando un punteggio da 1 a 33 alla consistenza, all’equilibrio, all’integrità, effettuando poi la somma dei tre punteggi parziali assegnati.
IP MAX 99 = CONSISTENZA 33 + EQUILIBRIO 33 + INTEGRITA' 33
Sulla base di questa teoria, di cui ho espresso inevitabilmente qualche parere, secondo voi quale sarà il gota dell'enologia italiana? Al prossimo articolo, da non mancare!
Cà del Bosco - Cuvée Annamaria Clementi Franciacorta DOCG 2001
Tre bicchieri, cinque grappoli? No il Lazio è la patria dello stereotipo
Resoconto del pranzo in onore di Gianni Masciarelli
Pranzo in ricordo di Gianni Masciarelli
Tre Bicchieri 2009 Gambero Rosso - Slow Food
Chateau des Marres Rosè 2007
Durante la visita ho potuto degustare il loro bianco da uve Rolle (il nostro Vermentino), il loro rosso (Rouge Prestige) da uve Granache, Syrah e Cabernet Sauvignon e la loro vasta gamma di rosati che, come tradizione, abbondano in queste zone: Cap Rosè 2007, Rosè 2007, 2S des Marres Rosè 2007 (che rappresenta il loro rosato di punta). Di quest'ultimi, mi ha colpito soprattutto il Rosè 2007, un vino immediato, fresco e beverino che in quelle giornate così afose ci stava benissimo.
Tasting Panel Poggio Argentiera
- Guazza 2007 (Ansonica 80% - Vermentino 20%)
- Alture 2007 (Sauvignon 100%)
- Bellamarsilia - Morellino di Scansano Docg 2007 (Sangiovese 85% - Ciliegiolo 10% - Alicante 5%)
- Capatosta - Morellino di Scansano Doc 2006 (Sangiovese 95%, Alicante 5% )
- Finisterre - I.G.T. Maremma Toscana Rosso (Alicante e Syrah in parti uguali. In qualche caso puo' essere presente una quota di Cabernet Franc)
- Maremmante - I.G.T. Maremma Toscana Rosso (Alicante e Syrah in parti uguali)
Secondo e ultimo bianco di Poggio Argentiera degustato. "Alture" 2007, 100% Sauvignon Blanc, è stato il vino forse più discusso della batteria perchè, rispetto alla mia ragazza che lo ha amato fin da subito, a me non è piaciuto così tanto trovandolo troppo "piacione".
Di un giallo paglierino scarico, all'olfatto è caratterizzato da note di frutta tropicale (mango, papaya, frutto della passione), agrumi e leggere sensazioni di erbe aromatiche. In bocca, e per me è questo che lo penalizza, risulta opulento, grasso, con quelle note di frutta tropicale che dopo qualche sorsata risultano stucchevoli. Vino di poca eleganza e con tanta "ciccia" (anche alcolica) che farà storcere il naso a chi beve sauvignon della Loira ma che avrà sicuramente la sua bella fetta di pubblico.
Bellamarsilia 2007 è il Morellino base dell'azienda, un vino che non mi ha convinto molto (così come il suo fratello maggiore Capatosta) in quanto all'olfatto aveva una nota alcolica fastidiosa che copriva quasi del tutto le note tipiche di un morellino così giovane caratterizzate da un bel frutto rosso croccante. In bocca torna la non certo elegante sensazione calorica dell'alcol che rende il vino non certo equilibrato. Forse una bottiglia sfortunata ma se fossi un consumatore medio certo farei fatica a ricomprarlo.
Capatosta, fratellone maggiore del Bellamarsilia ha un naso molto più convincente in quanto dotato di maggiore complessità e privo di "vizi" alcolici. A note di spezie dolci (vaniglia),si susseguono sensazioni di amarena, ciliegia nera, chiodi di garofano,liquirizia dolce e tabacco. Peccato per quella nota di legno non ancora integrata che penalizza un pò l'esame olfattivo. In bocca il vino è morbido, caldo, rotondo. Torna il legno. Media persistenza per un vino comunque abbastanza piacevole e che darà soddisfazione se tenuto ancora ad affinare in cantina.
Finisterre, insieme al Maremmante rappresenta il rosso aziendale da me preferito. Di un colore rubino carico, impenetrabile, il vino esprime all'olfattiva tutto il carattere dell'uvaggio utilizzato. Note intense di confettura di frutti neri, pepe nero, cioccolato fondente,liquirizia e vaniglia. Al gusto si presenta pieno, morbido, strutturato, con un tannino ben presente e controbilanciato da una importante componente alcolica. Bella la persistenza finale. Un vino che per via del legno ancora presente e per il tannino ancora troppo aggressivo andrebbe lasciato affinare ancora per qualche anno.
Maremmante, altro "vinone" di Poggio Argentiera rappresenta un prodotto tutta polpa e concentrazione già a partire dal suo colore rubino impenetrabile. Naso potente dove giocano note di frutta nera, vnniglia, pepe, cioccolato, china. La bocca conferma l'olfatto con un attacco dolce di frutta nera matura e cioccolato. Tannino da smussare sorretto, così come abbiam visto per il Finisterre, da un'importante alcolicità. Vino gradevole, molto "american style", che va aspettato qualche anno per poter dare il meglio di se in eleganza.
Principe Pallavicini e il suo Amarasco 2005
Le origini della famiglia Pallavicini si perdono nella notte dei tempi visto che è presente nel Lazio fin dalla seconda metà del 1600.
Attualmente l’azienda ha circa 78 Ha di vigneti, nella Tenuta di Colonna e in quella di Cerveteri, coltivati a Trebbiano Toscano, Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Chardonnay, Sauvignon, Greco, Grechetto, Bovino e altri per i vini bianchi, mentre per i rossi le uve coltivate sono Sangiovese, Cesanese, Merlot, Cabernet-Sauvignon, Montepulciano, Ciliegiolo, Petit Verdot.
La Tenuta di Colonna, che è quella che poi ho visitato durante la manifestazione “Benvenuta Vendemmia”, si estende per circa 64 ettari di vigneto è posta prevalentemente in posizione collinare, su terreni calcarei argillosi, ben drenati, collocati ad altezze varianti dai 100 ai 300 metri con orientamento est-ovest.L'azienda di Colonna si compone di tre corpi: Colonna, Pasolina e Marmorelle. Mentre nel seicentesco edificio di Colonna sono localizzate la cantina, gli uffici, i magazzini e il ristorante aziendale, è nella vicina "Pasolina", zona vulcanica con microclima caratterizzato da forti escursioni termiche, che la famiglia Pallavicini trova la culla ideale per le uve a bacca rossa per la produzione di grandi vini rossi da invecchiamento.
Nei vigneti di Marmorelle, dove i terreni sono di natura calcareo-argillosa, sono presenti, sia i vitigni a bacca bianca sia i primi vigneti rossi di Sangiovese e Cesanese, impiantati nel 1970 dalla famiglia; a questi si affianca il primo vigneto di Cabernet Sauvignon impiantato agli inizi degli anni '90. La forma d'allevamento, in tutti i corpi aziendali, varia dal tradizionale cazenave ai moderni e razionali cordone speronato e guyot, con una densità d'impianto che varia dai 3.000/4.000 ceppi per ettaro per i vini bianchi ai 5.000/7.000 ceppi per ettaro per i vini rossi.
Durante la manifestazione si è potuto degustare tutta la gamma dei vini aziendali e il mio interesse, oltre al sempre ottimi Stillato (buonissima la versione 2006) è caduto sull’Amarasco, vino ottenuto da uve Cesanese vinificate dopo un appassimento al sole per circa un mese, provenienti da un unico vigneto di circa 40 anni, posto a 250 metri di altezza in località “Marmorelle”.
Finale molto lungo con ritorni ritorni di frutta nera matura, cioccolata e liquirizia dolce.