Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1997

Qualche giorno fa, parlandovi dell'annata 2001, per motivi di spazio avevo parlato solo accidentalmente di uno dei punti di forza di questo grande metodo classico italiano: il vigneto di Maso Pianizza.

Maso Pianizza. Foto: viniesapori.net
Vero e proprio Cru, il Maso Pianizza è costituito da oltre dodici ettari di chardonnay piantati a metà degli anni Sessanta da Mauro Lunelli, l'enologo della famiglia, attorno ad un maso situato tra i 500 e i 600 metri d'altitudine, sulla collina est di Trento.
La vite è allevata a pergola semplice trentina su un terreno esposto a sud-ovest, tendenzialmente sabbioso, con presenza di ghiaia ed argilla. La densità è di 4500 ceppi/ettaro con una resa di circa 2 Kg per ceppo; ciò significa una produzione media di 90 quintali/ettaro. 
A Maso Pianizza la vigna, suddivisa in vari cloni che forniscono al vino anime differenti, è interamente circondata dal bosco che, come facile pensare, crea condizioni microclimatiche assa favorevoli. 
Il vigneto viene periodicamente rinnovato con materiale certificato anche se, è bene sottolineare, i grappoli usati per il Giulio Ferrari Riserva vengono raccolti solo da piante con almeno dieci anni di età.

Terminata questa parte prettamente agronomica, utile per completare il quadro sulla genesi di questo vino, torniamo a bomba sul Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1997 e sulle sue note di degustazione.

Foto:www.sgaitalia.it

Prima di tutto due note sull'annata che, dal punto di vista meteo, è stata eccezionale per il territorio. La siccità di fine inverno e inizio primavera e le gelate tardive di fine maggio hanno causato notevoli diradi ai vigneti mentre l'estate con temperature sopra la media ha causato una precoce maturazione dell'uva ed un conseguente anticipo di vendemmia che, a Maso Panizza, è iniziata a metà settembre.

Il Giulio Ferrari Riserva che ho nel bicchiere, non solo per la maggiore età ma soprattutto per quanto scritto sopra, è totalmente differente all'annata 2001 che avevo esaminato nel post precendente. La mineralità ora è solo accennata, smussata, prevalgono invece le note tostate di frutta secca, nocciola, Pain d'épices. Già, appena versato sembra un grandissimo spumante adatto per Natale. Poi, col tempo, questa dolcezza passa e tornano le sensazioni più dure che fanno venire in mente il sale e la ghiaia.
La bocca te l'aspetti morbida ed invece ti sorprende per la sua fiera austerità, agilità e freschezza. Dopo averlo degludito, per minuti, lascia in bocca una meravigliosa scia sapida.
Un Giulio Ferrari a due facce che ti conquista per la sua imprevedibilità. Curioso di sapere se avrà la forza di mantenersi in equilibrio nel tempo. Lo riproveremo, sarà un duro lavoro....


Foto: larcante.com


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