L'equazione sul vino di Jonathan Nossiter vi piace?


VINO CONVENZIONALE = TOSSICO

VINO BIOLOGICO = SPESSO SNATURATO

VINO NATURALE = RIGOROSO, SALUBRE E TERRITORIALE ANCHE SE IMPERFETTO

Mentre non sono d'accordo con lui nel ritenere tutto il vino convenzionale Tossico, parola che in italiano implica cose un pò troppo spiacevoli, sulla relazione tra vino biologico e naturale forse potrei dargli in parte ragiona perchè, purtroppo, le maglie dell'agricoltura biologica sono talmente larghe ed aggirabili che, alla fine, il vino BIO è più un prodotto legato al marketing che altro. 

Ecco esattamente ciò che scrive su Vanity Fair (perchè sempre sti giornali?): 

Attualmente in Italia esistono tre associazioni di vini naturali: viniveri.net, vinnatur.org e renaissance-italia.it. Naturali, non semplicemente biologici. È un concetto più forte, che implica un rispetto assoluto della terra, della vigna e del percorso in cantina della trasformazione dell’uva in vino, dove spesso i vini “solo” biologici sono snaturati con la chimica e un eccesso di tecnologia. I vini naturali sono più rigorosi e salubri, esprimendo con purezza il proprio territorio. Alcuni dicono che sono vini “sporchi”, non perfetti. Ed è pur vero che non rassomigliano a una bella donna ritoccata in photoshop. È proprio l’imperfezione che dà nobiltà al vino.

Siete d'accordo?

Fonte: Vanity Fair

3 commenti:

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  2. Non mi ritengo un'esperta di vino, ma posso dire che nella mia esperienza il vino biologico, purtroppo, non mi ha mai fatto impazzire. Ne` tanto meno quello senza solfiti. Per nobilitare il vino forse piu` che l' "imperfezione" servirebbe una nota che dia "carattere", un iter di produzione che rispetti il territorio ma anche il vino ... amo il prodotto biologico, ma se posso dire, l' "imperfezione" c'e` spesso e solo a danno delle caratteristiche organolettiche del prodotto.
    Demonizzare il prodotto da GDO in quanto tale non e' corretto, ma non lo e' nemmeno elogiare un prodotto "naturale" senza sapere cosa c'e` dietro.

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  3. d'accordo solo in parte con l'equazione, ma c'è del vero. Ogni definizione rischia di trasformarsi in bandiera polemica o in strumento per raccogliere clienti. Apprezzo dei vini naturali (di ViniVeri, recente la bella rassegna di Cerea) la varietà (spesso i vini più artefatti - ma tutto è un artificio - tendono all'omologazione, salvo eccellenze) e la complessità dei profumi e dei sapori e, non ultima, la non tossicità (il metabisolfito è obiettivamente indigesto, ma anche i pesticidi che pur non si sentono hanno controindicazioni). La chimica non è il male, può non essere tossica, così come l'imperfezione spesso è un difetto che allarma per gli inesperti, gli "insicuri" consumatori di vino.

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