PASSATO
Bartolomeo Borgogno ha creato la sua casa vinicola nel 1761 e già a quel tempo, nella notte dei tempi, l'obiettivo era quello di creare un grande vino. Prova ne è la scelta del Barolo, nel 1861, come bevanda per il pranzo celebrativo dell'Unità di Italia. Ma bisogna aspettare gli anni '20 del secolo scorso per avere la vera svolta grazie a quell'illuminato di Cesare Borgogno che fa conoscere il suo nebbiolo in tutta Europa spingendosi fino oltre oceano, Stati Uniti compresi. Alla morte di Cesare Borgogno la proprietà passa ai nipoti Ida e Franco Boschis e successivamente ai figli di questi, Cesare e Giorgio.
PRESENTE
Si chiama Oscar Farinetti che da qualche anno ha rilevato l'azienda con l'obiettivo dichiarato di non mutare ciò che Borgogno è stato nel tempo. Per cui, nonostante lo spirito imprenditoriale e moderno di Mr. Eataly, si va avanti con i lunghi affinamenti, le grandi botti di castagno e di rovere di Slavonia e con la centenaria consuetudine di mettere da parte consistenti quantitativi di Barolo delle annate più grandi, per un ulteriore affinamento la cui durata normalmente non è mai inferiore ai dieci anni.
Il presente, il mio presente con Borgogno è rappresentato da quelle vecchie bottiglie e da Armando Castagno e Paolo Lauciani che ci hanno condotti per mano all'interno di una macchina del tempo chiamata Barolo Borgogno. La verticale storica prevedeva le seguenti annate: 1996, 1988, 1982, 1978, 1967 e 1961.
Barolo Borgogno Riserva 1996: annata austera queesta che dà vita a Barolo molto classici e di grande equilibrio. Al naso si conferma introverso, timido, è un nebbiolo lento a concedersi e la complessità aromatica, indubbia, va lentamente stanata. Si odono echi di sottobosco, fruttini croccanti, tabacco, fungo. Lentamente, col tempo, esce una avvolgente e sinuosa balsamicità accanto ad accenni di cipria e sali da bagno. La bocca è ovviamente austera, aristocratica, la freschezza iniziale del vino lascia subito il passo ad una sensazione sapida, decisamente salmastra che il naso aveva celato. Chiude lunghissimo su toni di arancia amara.
Foto: Andrea Federici |
Barolo Borgogno Riserva 1988: quest'annata calda ma equilibrata regala un Barolo dal colore ancora vivissimo che stenta ad aranciarsi anche sull'unghia. Al naso esplode una meravigliosa florealità dove la rosa in tutte le sfumature la fa da padrone accanto a sensazioni meno esplosive di melograno, mineralità, miele di castagno e cenere. E' un nebbiolo coeso e compatto anche in bocca dove non cede nulla nonostante l'età. L'annata, ovviamente, regala una sensazione complessiva più morbida del precedente soprattutto nel tannino anche se l'acidità, sorprendentemente, è ancora tagliente e accompagna tutto il finale di beva che gioca su ritorni gessosi e fumè.
Barolo Borgogno Riserva 1982: grandissima annata, talmente felice che, secondo Castagno, è possibile trovare sorprese anche dalle bottiglie di aziende ignote lasciate sopra al camino della casa di campagna. Mettendo il naso nel bicchiere capisci subito che tal nebbiolo è di altra dimensione, difficile mettere in ordine tutti i descrittori che, come una sinfonia, suonano all'unisono ognuno il proprio strumento emozionale. Potrei dire che abbiam sentito tutti l'odore del sottobosco, del muschio, dei legni aromatici, della frutta rossa ancora integra, il tamarindo, la pesca, la cera, la rosa canina, la castagna e poi, e poi, e poi.
In bocca è un monumento al nebbiolo, dovremmo fargi un piedistallo e metterlo in piazza assieme al busto di Cavour. E' setoso, vitale, ha di tutto di più per essere condirato un inno al Barolo!
Foto: Andrea Federici |
Barolo Borgogno Riserva 1978: l'annata un filo troppo calda fa intravedere il lato maturo di questo Barolo che vanta un profilo abbondante ma per nulla decadente. Al naso esce il lato esotico del nebbiolo, si odono sensazioni di pesca, miele di castagno, frutta rossa dolce, felce, pepe. In bocca è "piacione", ha tratti di pasticceria ma la struttura è bella ferma e solida e vanta un tannino ancora vibrante. Grandissima bevibilità. Da bere ora che è al suo picco di maturità.
Barolo Borgogno Riserva 1967: l'annata calda ma sostanzialmente equilibrata regala un bicchiere dove iniziamo ad intravedere il lato terziario del grande nebbiolo. E' un Barolo più scuro degli altri, senz'altro minerale, ferroso, ematico, la frutta non è più fresca ma in gelatina, ribes e prugna in evidenza. Col tempo il ventaglio aromatico si amplia ulteriormente regalando profumi di incenso e mirra, cenere, spezie orientali, tè nero. Al palato è ancora vivacissimo con un tannino serrato anche se meno muscolare del '78. Dotato di una buona dotazione acida chiude lungo su note di tè Lapsang Souchong e arancia amara.
Barolo Borgogno Riserva 1961: l'età viene avvertita solo parzialmente perchè questo Barolo di cinquanta anni suonati non mostra nulla di clamorosamente terziario. Mettendo il naso nel bicchiere subito veniamo pervasi da una nota di menta bianca poi, col tempo, arriva il muschio, la violetta essiccata, la corteccia aromatica, la gelatina di frutta, la mandorla amara, il dattero, la lavanda e, infine, tocchi di cipria ed essenze da trucco. Al palato ci sorprendiamo per la tattilità del tannino, per l'abbraccio glicerico e per la persistenza mentosa con finale di arancia amara e frutta rossa da diario. Una grande bottiglia per una grande emozione finale.
Foto: Andrea Federici |
FUTURO
Fonte: arcante.wordpress.com |
Questo è Andrea Farinetti, figlio di Oscar, appena 22 anni. Da poco è diventato l'enologo di Borgogno, la sua azienda di famiglia. A lui il compito di preservare la tradizione.
Mr. Eataly è anche quello del vino Già... Mah speriamo bene...
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