L’Amaro Camatti compie 100 anni e noi ce lo beviamo


di Roberto Giuliani

A 99 anni vince il concorso internazionale World Liquers Awars, segno che ancora oggi quella ricetta ideata dal chimico livornese Umberto Briganti, tutt’ora parzialmente segreta, continua a piacere. Tutto ha avuto inizio nel 1924 a Recco, ridente cittadina in provincia di Genova, quando Umberto, con il contributo del fratello Cesare, realizza il liquore dedicato alla moglie, che di cognome faceva Camatti.


La prima fase era la creazione della giusta miscela di ingredienti, selezionando fiori, erbe e radici aromatiche da porre in infusione seguendo una ricetta segreta che viene tramandata da generazioni. Di questa si conoscono solo alcune componenti, come la genziana, il mandorlo, la cinchona officinalis (pianta della china), la menta piperita e l’arancio amaro. Ognuno degli ingredienti viene macerato in base alle caratteristiche botaniche, poi uniti e posti in infusione e il liquido ottenuto viene lasciato decantare in legno o in fusti di acciaio inox.


Dopo il processo di filtrazione, necessario a eliminare le impurità, viene aggiunto uno sciroppo di acqua e zucchero, infine il prodotto viene imbottigliato. La gradazione è contenuta, solo 20% vol. Nel 1935 la ditta guidata da Umberto Briganti viene riconosciuta quale "Fornitore della casa di Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte" con la concessione di tenere innalzato sull'insegna dello stabilimento lo Stemma Principesco. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo stabilimento di Recco viene requisito dagli Alpini della Monterosa e dai soldati della Wehrmacht, ma appena terminata Umberto Briganti riprende immediatamente l’attività con sempre crescente successo. Muore nel 1964, lasciando il compito di portare avanti l’Amaro Camatti al figlio Cesare.
Nel 1989 il marchio e la ricetta dell’amaro vengono ceduti alla Sangallo Distilleria Cinque Terre di Giovanni Bergamino, che aveva iniziato a lavorare nell’opificio Ballerini di Lavagna, dove si producevano liquori artigianali. Oggi la produzione continua con il figlio Stefano e Marco De Marchi che ne preservano la ricetta segreta. La sede produttiva della Sangallo è a San Colombano Certenoli (GE).

LA PROVA DEL NOVE

Premetto che sono di parte, perché non mi piacciono gli amari che sono troppo morbidi, dolci, per me l’amaro deve essere degno del suo nome e fare davvero da digestivo, più zuccheri contiene e più il suo compito è destinato a fallire. D’altronde ogni ditta deve fare dei compromessi per vendere un prodotto apprezzabile da più gente possibile, la bravura, quindi, è nel dosare le componenti in modo da non far prevalere la nota dolce.


Nel calice vediamo un bel colore ambrato-affumicato, i profumi sono intensi e richiamano subito le note amare di china e genziana, accompagnate da arancia amara, menta, sensazioni tostate, fumo da pipa, noce.
Al palato si fa apprezzare per equilibrio dei sapori, la nota cremosa dello sciroppo non sovraccarica il sorso lasciando percepire gli aromi di radici ed erbe in un contesto piacevole e persistente. Si sente l’ottima qualità della materia, io lo avrei preferito un po’ più aggressivo, amaro, ma non posso negare che ha un certo fascino e si beve davvero con gusto.

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