G.R.A.S.P.O. con Slow Food Roma a tutela delle viti centenarie e dei vigneti storici


Potrebbe essere un caso che solo a qualche giorno della partecipazione di G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola) al 45mo Congresso Mondiale della Vite e del Vino dell’O.I.V. a Digione in Francia, la stessa importante Organizzazione ritenga opportuno definire il concetto di vecchie viti e di vigneto storico, concetti che da sempre sono al centro dell’azione di G.R.A.S.P.O. come testimoniato nella relazione portata al congresso. L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (O.I.V.) è un’istituzione intergovernativa a carattere scientifico e tecnico operante nel settore della vite e dei prodotti derivati, fondata nel novembre del 1924 da Italia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Tunisia, Ungheria, Grecia e Portogallo.


L’O.I.V. rappresenta oggi 50 Stati membri, non soltanto Paesi produttori di vino, ma anche Paesi consumatori, interessati a conoscere e comprendere quello che avviene nel mondo enologico. Nella sua recentissima risoluzione 703-2024 vengono infatti dati gli indirizzi agli stati membri per la definizione e la tutela di questo importane ed insostituibile patrimonio viticolo.


Vengono infatti evidenziati i vantaggi ambientali, sociali ed economici delle viti vecchie e dei vigneti vecchi, in particolare dal punto di vista culturale e del patrimonio, nonché in termini di immagine e di potenziale sviluppo dell’enoturismo, nonché per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del settore vitivinicolo, tutti temi sviluppati da G.R.A.S.P.O. anche in occasione del convegno organizzato da MUVIM a Verona sui Musei internazionali del vino.


Per questo anche a Roma presso lo Spazio Fare in occasione di Incontri di Vini coordinati da Andrea Petrini per Slow food Roma, G.R.A.S.P.O. ha voluto sottolineare in premessa gli obiettivi che l’Associazione si è data. I particolare spiegando come le viti vecchie, esistenti in un’ampia varietà di contesti climatici e di terroir, dimostrano l’efficacia delle pratiche viticole sostenibili. Esse rappresentano un esempio di successo in termini di resilienza e adattabilità ai cambiamenti dell’ambiente circostante e contribuiscono anche alla conservazione dei paesaggi viticoli tradizionali e storici e preservano una identità genetica che può tornare molto utile in un contesto climatico in forte evoluzione.
Dato che solo pochi vigneti arrivano a invecchiare, gli studi che si concentrano sui fattori che determinano la longevità e le potenzialità produttive sono limitati, esiste quindi ampio spazio per ulteriori ricerche, specialmente al fine di indagare i fattori che favoriscono la longevità e un rapporto stabile tra resa e qualità sopratutto testando in campo le antiche varietà oggi dimenticate relegate solo in qualche vetusto campo di conservazione.


Così l’appuntamento romano di G.R.A.S.P.O. è stata un’occasione importante per ascoltare dal custode Gianmarco Guarise la cura della piantata ultracentenaria di Urbana vicino a Padova dove la Vernazola, antico vitigno veneto, è maritata al salice o della vecchia vite di Roter Hoertling che troneggia sulla piazza di Margreid in Alto Adige da 423 anni.


Solo alcune delle incredibili storie di vecchie vigne e dei loro testardi custodi che G.R.A.S.P.O. racconta nel suo ultimo libro: 100 Custodi per 100 vitigni. Un libro tutto da bere perchè per ogni vitigno raccontato è possibile finalmente anche degustarne il vino frutto delle tantissime microvinificazioni in purezza realizzate dall’Associazione. Ciò che oggi rende veramente emozionante partecipare a queste esclusive esperienze sono i legami, le connessioni, le parentele di fatto gli incroci naturali che in migliaia di anni la natura, il caso o la sensibilità dei vignaioli più attenti hanno concorso a realizzare.

Si tratta di storie a volte mai scritte e sicuramente mai finite, fino ad oggi, nei calici.

Così Uva Gatta, Cenerente e Gambugliana scorrono per la prima volta in successione raccontando i loro forti legami parentali quasi da nonna, madre e figlia, una effettiva verticale generazionale in chiave Berica. Per non parlare degli incroci pericolosi, ma naturali, che partono da due varietà molto antiche e prolifiche come il Liseiret e la Quaiara che rispettivamente sono storici genitori di due varietà importantissime come Chardonnay e Glera ma che la natura ha voluto casualmente combinare generando una varietà originalissima come la Piccola Nera ritrovata da G.R.A.S.P.O.a Muggia vicino a Trieste.


O il percorso di salvaguardia e tutela fatto da Edoardo Ventimiglia di Sassotondo per un antico vitigno toscano il Nocchianello lavorando in sinergia con il CREA di Arezzo coordinato da Paolo Storchi.


Questi solo alcuni esempi di come i grossi progressi di conoscenza maturati recentemente sulla biodiversità e sull’evoluzione varietale viticola si devono ai nuovi strumenti di analisi messi a disposizione della ricerca dallo studio del DNA. Questi importanti progressi sono frutto di un grande lavoro di squadra, in cui i viticoltori custodi e le collezioni di germoplasma rappresentano un tassello fondamentale dando oggi ai produttori informazioni preziose per rigenerare la storia dei vitigni italiani.

Testimonianze vive che GRASPO sta portando in tutta Italia.

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