InvecchiatIGP: Querciabella - Chianti Classico 1994


di Carlo Macchi

Le annate dal 1991 al 1995 in Chianti Classico (e non solo) sono state veramente difficili. A parte la catastrofica 1992, dove le uve dovevano avere maschera e pinne per arrivare in cantina, le altre annate sono state fredde e più o meno abbastanza piovose. Non per niente definisco questo periodo “la piccola glaciazione chiantigiana”. I vini di quelle annate sul momento erano nella migliore delle ipotesi scorbutici, con acidità pronunciate e tannini rustici, non certo facile da bere. Però negli ultimi 5-6 anni mi è capitato di assaggiare diverse bottiglie di quelle annate e sono sempre rimasto positivamente sorpreso dalla longevità e dall’eleganza di quei vini, dotati di pH più bassi e acidità più alte rispetto ad oggi. Se ci pensate bene in 20 anni si è rovesciato il clima e questo ci dovrebbe far capire quanto sia difficile fare il vignaiolo.


L’annata 1994 non è stata certo la peggiore del quinquennio ma nemmeno la migliore, parlando con qualche produttore mi hanno confermato che fare dei buoni vini era “quasi un miracolo”, ma il Chianti Classico 1994 di Querciabella, assaggiato a Greve in Chianti durante una degustazione di vecchie annate, è la dimostrazione lampante che i miracoli esistono!


Vorrei sottolineare che si parla di Chianti Classico annata, di vino fatto per essere bevuto da giovane, non certo per invecchiare 20 anni. Qui si innesta una mia certezza, che per valutare un’azienda chiantigiana (ma non solo) bisogna prendere in considerazione il vino base, quello più prodotto, e non i “figliol prodigo” a cui si prestano mille attenzioni e mille riguardi. L’uvaggio dichiarato è sangiovese al 95% con un 5% di cabernet sauvignon e merlot.


Il colore è sempre rubino e il naso, permettetemi la licenza poetica, è semplicemente il primo passo sulla scala che porta in paradiso: note balsamiche, di menta, di macchia mediterranea a cui si fondono sentori fruttati. Il legno, se una volta si sentiva, oggi è solo un remoto e piacevole ricordo. In bocca la freschezza che si immagina nel naso si conferma subito, accompagnata da una sensazione setosa data da tannini morbidi ma ancora ben presenti. L’equilibrio, assieme ad un elegante pienezza è tangibile e tutto questo non sparisce in un attimo ma ha una lunghezza notevole e una chiusura magistrale.
Un vino che oltre ad essere buonissimo, rappresenta perfettamente quel periodo di storia chiantigiana e devo dire grazie a Querciabella per avermi (anzi averci) permesso di “toccarla con bocca”.

Poderi Boscarelli - Toscana IGT "Il Bianco" 2022


di Carlo Macchi

Poderi Boscarelli è famoso per i rossi ma questo bianco, specie se bevuto non freddo, è “tanta, ma tanta roba!”. 


Viognier, petit manseng con spiccioli di vermentino (le uve arrivano dalla Maremma e da Cortona) vinificati in acciaio per un vino profumato, rotondo, equilibrato, piacevolissimo.

Facciamo bianchi sempre più buoni a scapito dei grandi bianchi?


di Carlo Macchi

Quando, per la nostra guida vini, abbiamo fatto il conto dei vini degustati e dei Vini Top ci siamo accorti subito che c’era qualcosa che non andava, nel senso che, rispetto all’anno scorso, ci siamo trovati con ben 26 Vini Top in meno, non certo giustificati dai circa 150 vini degustati in meno rispetto all’anno precedente. Anche rispetto al 2021 ci siamo ritrovati con 20 Vini Top in meno. A questo punto ci è venuta l’idea di controllare come, negli anni, sia andata la media punti per ogni tipologia di vini bianchi degustati e ci siamo accorti che la stragrande maggioranza della denominazione da noi degustate, da nord a sud, aveva una media punti sempre più alta a mano a mano che dal 2006 (primo anno della guida) si arriva ad oggi.


In definitiva, prendendo in considerazione gli ultimi 5-6 anni della nostra guida, siamo di fronte a due situazioni che potremmo sintetizzare così: da una parte, anno dopo anno cresce la qualità media dei vini bianchi italiani ma contemporaneamente diminuiscono i vini di altissimo profilo. Se da una parte c’è sicuramente da essere contenti dall’altra crediamo occorra una seria riflessione. Prima di farla vogliamo inimicarci la maggioranza dei colleghi mettendo in discussione l’aumento annuale, spesso spropositato, dei premi distribuiti a destra e a manca. Questa ubriacatura di onorificenze, più o meno vere, mette delle dorate fette di prosciutto sugli occhi del sistema vino italiano, sugli appassionati, sul mercato, comunque sempre più increduli di fronte a questa “premiazione continua”.
Veniamo al dunque: i bianchi italiani sono mediamente più buoni ogni anno che passa e questo è un dato di fatto: i miglioramenti in vigna e in cantina sono stati continui e hanno portato a ottimi risultati, che si ripercuotono sul mercato e sull’aumento del gradimento e delle vendite di questa tipologia.


Sono sempre più buoni ma si assomigliano sempre più. La domanda è perché? Sicuramente gli sviluppi dell’enologia hanno aiutato e stanno aiutando a uscire dalle montagne russe di annate non solo molto più calde ma molto diverse tra loro, però alla fine si arriva solo a buoni bianchi che in più si assomigliano troppo spesso anche tra denominazioni diverse. Forse anche perché si vendemmia sempre più in situazioni dove la maturità delle uve non è il primo punto all’ordine del giorno; meglio stare attenti all’acidità, alla conservazione di determinate caratteristiche aromatiche che, grazie a lieviti e nutrimenti di lieviti si assomigliano al momento che vedranno la luce in cantina.
Scrivendo queste righe ci è venuto in mente il grido di dolore che lancia Yves Confuron (nel bel libro intervista di Camillo Favaro) dall’alto della Borgogna, parlando di standardizzazione che elimina il concetto di annata, ma soprattutto colpisce l’ammissione che con queste stagioni si possono fare dei buoni vini per il mercato ma non dei grandi vini, dei vini da vitigno ma non di territorio.

Yves Confuron

Anche in Italia il clima nelle ultime annate non ha certo aiutato e questo può essere forse il motivo principale di questa situazione: pur lavorando bene si può arrivare solo fino ad un certo (buon) punto, ma è difficile andare oltre. Inoltre (ops!) con il positivo andamento del mercato dei bianchi è forse logico puntare ad un buon risultato e a vini con precise aromaticità, freschezza e nerbo, ma ciò sembra inficiare la strada al grande bianco, sempre più difficile da trovare. Forse tante vigne sono state piantate o ripiantate da poco e anche questo può concorrere a creare un quadro molto buono per buoni/ottimi vini, ma ancora non adatto per il grande bianco, quello che va oltre i pur ottimi standard, quello che quando metti il bicchiere sotto il naso o lo assaggi ti fa sobbalzare e dire, come i bambini della canzonetta, ohhhhh.


Per favore non venite fuori con il solito ritornello che i grandi vini sono quelli rossi! I bianchi italiani hanno grandezza da vendere e vorremmo capire perché, partendo da una base sempre migliore, sempre meno vini bianchi si trasformano da bruco (pur bello) in farfalla. Se volessimo fare un paragone musicale potremmo definire tanti bianchi italiani “Belli senz’anima”.


Forse siamo soltanto noi di Winesurf in questa situazione e qui chiediamo consiglio ai colleghi assaggiatori delle altre guide, o forse ci siamo “adeguati al meglio” nel senso che l’assaggio di migliaia di vini ti porta ad essere un po’ meno attento ai particolari. Sinceramente non crediamo sia così ma lasciamo la porta aperta per il confronto.

Lux Wine, l'enoteca con degustazioni che mancava a Roma Nord


Mattia Favazza guida l’enoteca Lux Wine, progetto che unisce la vendita (in sede e online) e le degustazioni di etichette ricercate, da scoprire ogni giorno, con un ricco calendario di eventi e workshop. Il vino può essere un insegnante migliore dell’inchiostro, afferma l’attore comico e scrittore britannico Stephen Fry. E a ben vedere è un po’ la filosofia che sottende a Lux Wine, enoteca di Roma nord che non si limita a essere un luogo dove assaggiare e acquistare un gran numero di referenze, ma è uno spazio in cui si studia e approfondisce la cultura sul frutto della vite. Lo sa bene Mattia Favazza, mente del progetto, che nell’ultimo decennio ha costruito la sua formazione attraverso importanti tappe. Diventa velocemente un Bibenda Wine Master e dirige vari store a Roma della catena Signorvino.


Ho capito da subito che il vino non è solo ciò che bevi, è cultura, territorio, scoperta continua. E io, da grandissimo curioso, ho deciso di approfondire maggiormente, girare l’Italia e non solo, parlando con produttori, enologi e agronomi, scoprendo storie che oggi condivido con chi entra. Scegliere un’etichetta in enoteca diventa un viaggio che faccio insieme ai miei clienti.” 

Andrea Favazza

In questo percorso Mattia è affiancato dai suoi soci, Flavio e Alessandro Moretti, Diego Favazza, Daniele Ussia, tutti inseriti nella distribuzione di bevande da generazioni. La loro unione dà vita a Lux Wine, un progetto importante in cui si uniscono le passioni, le competenze e le professionalità di tutti loro.

Lux Wine, lo spazio polifunzionale

L’enoteca si trova all’interno del parco commerciale Pandora, in via Cassia. Il locale è una sala unica nel suo genere. Arredata da una bottigliera in legno di rovere lunga 14 metri, interamente illuminata e termocondizionata, ben progettata per mantenere le bottiglie alla giusta temperatura e inclinazione. Il vasto e attento lavoro di ricerca compiuto nei mesi precedenti l’apertura ha permesso di assortirla con le migliori denominazioni provenienti da tutta l’Italia e da svariate etichette internazionali, per un totale di 900 referenze. 


Nel salone spicca il grande tavolo sociale, che può accogliere fino a 35 persone. L’interno è arricchito da una splendida terrazza panoramica e da un parcheggio custodito. Lux Wine è anche eventi. La location è disponibile per cene aziendali di settore e anche per eventi privati, uno spazio da riservare in totale esclusività, nel quale poter esser guidati da un event planner, interna al team del locale.

Lux Wine, avvicinamento al vino: gli eventi di ottobre

“Non sono solo vini. Sono storie.” Il payoff di Lux Wine, caratterizza la ricca programmazione di degustazioni e masterclass. Nel mese di ottobre, il calendario si divide tra il corso di avvicinamento al vino, con cadenza settimanale e un cartellone eventi che si apre venerdì 4 con “Viaggio tra terra e mare nei Domini di Castellare di Castellina”, per continuare giovedì 10 con “La serata del Gin” e sabato 12 con “Alla scoperta di tre grandi vitigni: Nebbiolo - Aglianico - Nerello Mascalese”; si prosegue venerdì 18 con “L’eleganza del Pinot Nero” e infine martedì 22 si chiude con “St. Michael-Eppan”. Orgoglio di queste serate è la partnership con aziende esclusive. “Ci piace l’idea di accompagnare i calici con food selezionato. Per questo ci affidiamo a nomi come quello di Andrea Roscioli, del famoso forno all’Esquilino o a Francesco Loreti, proprietario della Formaggeria Roma, in Piazza Epiro.” Altro fiore all’occhiello in questo mix di eccellenze, la presenza delle Bevande Limori, più volte premiate dal Gambero Rosso, che fanno da contorno alla grande famiglia Lux Wine.


Enoteca Lux Wine
Via cassia 340, Roma
Aperto dal lunedì al sabato (10-19)
Tel. +39 350 069 1854