Il Sylvaner secondo Abbazia di Novacella


Di Abbazia di Novacella e dei suoi vini mi appassionai enormemente già lo scorso anno quando, per la Top 50 di Food & Wine Italia, scrissi la scheda tecnica dell’azienda che viene annoverata tra le più antiche cantine attive al mondo. Sita a Varna, in Valle di Isarco, a poca distanza da Bressanone, la struttura, sin dalla sua fondazione, datata 1142, non era altro che un importante monastero agostiniano che ha sempre contato su una importante attività vitivinicola grazie ai numeri vigneti, oltre che masi agricoli e terreni, che nel corso della sua storia ha acquisito tramite tra le più antiche cantine attive al mondo donazioni, lasciti, acquisti e permute.


Oggi Abbazia di Novacella gestisce due aziende agricole: la prima si trova a Novacella e dispone di 6 ettari di vigneti, 12 ettari di frutteti e 0,2 ettari di erbari; in questo luogo si trovano i vigneti posizionati più a nord d’Italia, posti ad altitudini che variano tra i 600 e i 900 metri sul livello del mare. Le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e la presenza di terreni particolarmente magri, ciottolosi e sabbiosi, morenici di origine glaciale, fanno di questa zona il terroir d’elezione per vini bianchi pregiati e dai finissimi profumi varietali. A Novacella sono coltivati i vitigni a bacca bianca Sylvaner, Müller-Thurgau, Kerner, Grüner Veltliner, Pinot Grigio, Riesling, Gewürztraminer e Sauvignon Blanc.


La seconda azienda agricola, sempre di proprietà del convento, è la Tenuta Marklhof, può contare su 22 ettari a vigneto, 13 ettari a frutteto e 24 ettari a bosco distribuiti da Corniano e Bolzano. La tenuta, tradizionalmente chiamata la “Casa dei vini Rossi”, è situata su un colle a un’altitudine di 420 metri s.l.m. dove vengono coltivate varietà a bacca rossa come Schiava, Pinot Nero e Moscato Rosa. Nella calda conca di Bolzano, invece, posta a 250 metri di altitudine, i terreni sabbioso-limosi sono culla del Lagrein, tradizionale vitigno autoctono altoatesino.


Tra i vitigni a bacca bianca coltivati da Abbazia di Novacella, sicuramente al Sylvaner è riservato un posto speciale poiché, come spiega Werner Waldboth, direttore vendite della cantina, la conca di Bressanone rappresenta il terroir per eccellenza di questa varietà grazie ad un particolare terroir che consente a quest’uva di sprigionare la sua classica carica aromatica fruttata e minerale, insieme a un timbro acido e sapido al palato.

Werner Waldboth

Abbazia di Novacella dedica all’allevamento del Sylvaner 7,75 ettari: di questi solo 1,75 ettari sono destinati alla selezione denominata Praepositus le cui uve provengono da vigneti considerati veri e propri Cru.
L’Alto Adige-Südtirol Valle Isarco Sylvaner Doc Praepositus, è stato protagonista a Roma di una interessante verticale di 4 annate – 2006, 2013, 2016 e 2021 che è stata preceduta da una novità, almeno per me, ovvero la degustazione dell’Extra Brut Metodo Classico “Perlae”, spumante ottenuto per la prima volta da uve Sylvaner in purezza che in questa prima versione, che fa 24 mesi di affinamento sui lieviti, è stato sboccato il 31 Ottobre 2022. La degustazione del vino spumante è assolutamente positiva, si tratta di un metodo classico con perlage piacevole, dotato di un naso accattivante ed austero al tempo stesso che ricorda i fiori bianchi, gli agrumi e la mandorla verde. Sorso molto sapido, fruttato e con un’onda lunga di freschezza agrumata.


L’altra star della giornata, a mio parere, è stato l’Alto Adige-Südtirol Valle Isarco Sylvaner Doc Praepositus 2006, un vino assolutamente strepitoso che, dopo 16 anni dalla vendemmia, conferma le sorprendenti, quanto sottovalutate, doti evolutive del Sylvaner a cui serve il giusto tempo di evoluzione per definirsi e rendersi armonico ed equilibrato.


Questa 2006, assolutamente ancora integro anche al colore, ha un piglio olfattivo aristocratico e variopinto che spazia dalle affilate percezioni di agrume, mughetto ed erba falciata, a morbidi magnetismi di mela golden, muschio, asparago, per poi concludere sensazioni di zenzero ed acqua salmastra. Il sorso è ancora generoso, vivo, giocato su rara eleganza ma, al tempo stesso, capace di presidiare il palato per molto tempo soprattutto grazie ad un affondo sapido di grande dinamismo. Grande vino!!

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