Sette grandi vini per scoprire la grandezza della Malvasia Istriana


Parlare genericamente di Malvasia significa commettere un errore perchè, nella realtà, questo vitigno dovrebbe essere declinato al plurale visto che fa parte di una grandissima famiglia composta da parecchie decine di “Malvasie” che, per distinguersi l'una dell'altra, si portano dietro anche un attributo specifico ovvero "Malvasia di..." come, ad esempio, la Malvasia Bianca di Candia, la Malvasia del Lazio, la Malvasia di Lipari e la Malvasia Istriana. 

Grappolo di Malvasia Istriana

Prima di trattare nel dettaglio quest’ultima tipologia, è interessante dare uno sguardo all’origine e alla storia di questo vitigno visto che il suo nome, Malvasia, sembra derivare dalla antica città greca di Monemvasia, porto del Peloponneso, dal quale si ritiene che genovesi e, soprattutto veneziani, facessero partire i rinominati vini dolci di Creta verso tutte le coste d’Italia. Il grande successo del vitigno di “Monemvasia”, il cui nome rapidamente si italianizzò in “Malvasia”, fece sì che questa tipologia di vino divenne un vero e proprio oggetto di culto, soprattutto sulle tavole dei nobili, tanto da spingere i commercianti legati alla Repubblica Marinara di Venezia ad importare in Italia anche le preziose barbatelle che, rapidamente, si diffusero soprattutto lungo le coste dando origine a mutazioni, cloni e varietà in base ai differenti terroir di appartenenza. Ecco, pertanto, il motivo delle tante Malvasie presenti in Italia dove, secondo le ultime ricerche, ne possiamo contare ben 17, sparse da nord a sud, isole comprese.


Tornando all’oggetto della nostra trattazione, ovvero alla “Malvasia d’Istria”, storicamente le sue tracce in Italia sembrano risalenti al 1300 e le zone di coltivazione salivano da Rovigno, Parenzo, Cittanova, fino al Carso triestino e goriziano. Lentamente, poi, passarono alla bassa friulana, alla zona trevigiana e al Trentino. Oggi, la zona prevalente di coltivazione della Malvasia Istriana si trova in Friuli Venezia Giulia, con particolare riferimento alla provincia di Trieste e a quella di Gorizia, con una superficie coltivata complessiva che sfiora i 300 ettari. Diversi sono i vini bianchi friulani ottenuti con quest’uva che possono fregiarsi della DOC come l’Aquileia, l’Isonzo, i Colli Orientali e, come vedremo nello specifico, il Carso.


Dal punto di vista ampelografico la Malvasia Istriana ha una foglia di media grandezza, di forma pentagonale, intera e trilobata mentre i grappoli sono abbastanza spargoli con acini grandi e polposi, di colore giallo più o meno dorato.
A differenze delle altre Malvasie, quella Istriana non ha un carattere spiccatamente aromatico, il frutto è quasi neutro e risente molto dell’ambiente in cui si coltiva. 

Pietro Pittaro, uno dei maggiori esperti di Malvasia Istriana, scrisse che “Con lo stesso vitigno coltivato in collina o in pianura troviamo due vini completamente diversi. La "Malvasia" di pianura specie quella prodotta in terreni sabbiosi o comunque abbastanza fertili è un vino di colore giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli leggermente profumato con bouquet che ricorda la limoncella? Sapore secco citrino poco caldo. E' un vino beverino non impegnativo leggero corpo e di alcool facilmente digeribile anche se bevuto in cospicua quantità. Non stanca accompagna cicisbeo discreto la cucina anche un po' grassa mai soverchiando con la sua personalità quella del cibo. Il discorso cambia notevolmente quando l'altitudine aumenta. Non più discreto ma con prorompente personalità spicca tra i migliori vini friulani. Di colore giallo paglierino tendente al giallo oro alcolico grasso per abbondante glicerina pur conservando innata una certa dose di aggressività citrina bouquet leggermente aromatico e personalizzato il "Malvasia del Colli" o del "Carso" è un vino particolare. Attenti quindi amici dell'arte della buona tavola a studiare bene gli accostamenti. Perchè? Perchè ogni paese della pianura friulana della collina goriziana o del Carso triestino ha una «sua» "Malvasia".

Credite: Le donne del vino

Per testare quanto scritto in precedenza, ho organizzato una breve ma intensa sessione di assaggio con i migliori vini prodotti con Malvasia Istriana in purezza. Di seguito, sinteticamente, le mie note di degustazione:


Ostrouska - Malvasia 2021: Albert e sua moglie Sharon gestiscono un bellissimo agriturismo a Sagrado, nel cuore del Carso Triestino, dove dal 2015 imbottigliano vitovska, malvasia istriana e terrano (2 ettari in totale) soprattutto per soddisfare le esigenze dei loro clienti. Questa malvasia, proveniente da una splendida vigna che degrada verso il mare, nonostante sia ancora giovanissima affascina con i suoi composti profumi che ricordano l’albicocca, la pesca fino ad arrivare a sbuffi di erbe aromatiche e salgemma. Sorso goloso, succoso e minerale, perfetto per una tavolata dove regni l’amicizia e il buon cibo.

Nota tecnica: la malvasia fa macerazione sulle bucce per 4 giorni, seguiti da 6 mesi in tonneau di rovere di Slavonia e 6 mesi in inox prima dell’imbottigliamento.


Rado Kocjančič – Malvasia 2020: Kocjančič è un viticoltore e un olivicoltore del Breg, una terra aspra incastonata tra Mar Adriatico, Istria e Carso dove coltiva con la sua famiglia 5 ettari di vigneto e 3 ettari di uliveto con metodo tra il biologico e il biodinamico. La sua Malvasia Istriana in purezza ha carattere da vendere grazie ad una tavolozza aromatica che spazia dalla frutta gialla matura fino alle spezie orientali e alla macchia mediterranea. Beva appagante, sincera con una finale quasi salmastro che invoglia continuamente ad un altro sorso.

Nota tecnica: la malvasia fa macerazione sulle bucce due giorni, favorendo la fermentazione spontanea. L’affinamento avviene parte in acciaio inox e parte in botti di legno, sui propri lieviti fino alla primavera.


Skerk - Malvasia 2020: Sandy Skerk è da molti anni uno dei punti di riferimento per la viticoltura nel Carso dove influenza marina, vento e terreni impervi ricchi di calcare e ferro rappresentano l’habitat ideale per una viticoltura senza compromessi senza alcun uso di agenti chimici. La Malvasia 2020 di Skerk è un vino intenso, struggente e complesso che richiama all’olfatto cenni di agrumi quasi canditi, nespola, pesca matura, sbuffi di santoreggia, lavanda e sprazzi iodati. Il vino ha un impatto gustativo appagante, invade il cavo orale a 360° e non lo lascia più per minuti avvolgendolo e caricandolo di enorme sapidità e ricordi di frutta secca.

Nota tecnica: la malvasia fermenta in tini aperti di legno, con uso di soli lieviti indigeni, a cui segue una macerazione sulle bucce di una decina di giorni. Dopo la svinatura, la Malvasia di Skerk matura sulle fecce fini, sempre in tini di legno, per almeno un anno prima di essere imbottigliata.


Merlak – Malvasia 2019: Martin Merlak è un giovane e promettentissimo vignaiolo del Breg dove con la sua famiglia, con la quale gestisce un’ottima osmiza, coltiva ulivi e vigneti in località Sant’Antonio in Bosco. Su questi terreni di marne arenarie, seguendo un approccio naturale, Martin dal 2013 imbottiglia i suoi generosi vini tra cui questa Malvasia dai profumi nitidi di iodio, ginestra, torba ed erbe di campo. La bocca è piena ma al tempo stesso agile e scattante e con una progressione sapida, quasi salmastra, davvero impressionante.

Nota tecnica: la malvasia fermenta in tini aperti di legno, con uso di soli lieviti indigeni, a cui segue una macerazione sulle bucce di cinque giorni. 18 mesi di affinamento: 6 in acciaio, 6 in barrique usate e 6 in bottiglia.


Bajta – Malvasia 2019: fattoria carsica per eccellenza, Bajta basa la propria economia sull’allevamento del maiale, allevato allo stato brado a Sales, sulla produzione di vino da vitigni autoctoni come Vitovska, Terrano e Malvasia Istriana. L’annata 2019 di quest’ultimo vino si fa apprezzare per un contorno floreale nettissimo all’interno del quale si collegano ricordi di mela golden, agrumi e lavanda. Esemplare il sorso, assolutamente coerente col naso, che chiude succoso e persistente.

Nota tecnica: la malvasia fermenta in vasche in acciaio inox, dove il vino così ottenuto si affina fino all’imbottigliamento che attiene nella primavera successiva.


Skerlj – Malvasia 2019: Matej Skerlj da un po’ di tempo è uno degli vignaioli artigianali del Carso più apprezzati grazie alla passione per la sua terra che gli è stata tramandata dai nonni e che oggi, grazie al lavoro assieme alla sua famiglia, si traduce in vini di grande purezza espressiva, "liberi di esprimersi e di esprimere ciò che devono a chi li beve". La Malvasia 2019 prodotta all’interno della sua cantina scavata nella pietra offre un impianto aromatico giocato su sensazioni di erbe officinali, scorza di cedro, anice stellato, albicocca e sbuffi di aria salmastra. Avvincente l’ingresso, quasi morbido, che trova nel dualismo acidità-sapidità il partner ideale per il raggiungimento di un equilibrio sublime.

Nota tecnica: la malvasia fermenta in legno, con uso di soli lieviti indigeni, a cui segue una macerazione sulle bucce di qualche giorno. Dopo la svinatura, la Malvasia di affina circa 24 mesi in botti di legno.


Zidarich – Malvasia 2019: grazie alla sua grande “testardaggine” nel comunicare le bellezze dei vini del suo territorio a livello internazionale, Beniamino Zidarich è sicuramente il vignaiolo del Carso più conosciuto a livello internazionale grazie anche ad una filosofia di produzione naturale assolutamente intransigente: nessun prodotto chimico, lieviti indigeni, macerazioni e fermentazioni in tini aperti senza controllo della temperatura. La sua Malvasia in purezza è un inno al terroir di Prepotto, i suoi profumi ricordano il ferro fuso, la salvia, gli agrumi succosi, la pesca nettarina e il pino mugo. Al gusto è straordinariamente dinamico, il suo corpo viene smussato da una agile freschezza e da un allungo sapido dirompente.

Nota tecnica: la malvasia fermenta in tini aperti di legno, con uso di soli lieviti indigeni, a cui segue una macerazione sulle bucce con diverse follature giornaliere e svolgimento della malolattica. Dopo la svinatura, la Malvasia di affina circa 24 mesi in botti medie e grandi di rovere di Slavonia.


Le attività di pubblicazione fanno parte di un progetto della rete CARSO-KRAS per la valorizzazione dei vini autoctoni ad Indicazione Geografica Tipica Vitovska, Malvasia, Refosco e Terrano, finanziato dalla misura 3.2.1 del PSR 2014-2020 della Regione Friuli Venezia Giulia.

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