I Giovani Vignaioli Canavesani e Rewine 2022 raccontati da Vittorio Garda


ReWine, giunto alla seconda edizione, è stata l’occasione per tornare a calpestare le vigne nel mio amato territorio canavesano e per approfondire la conoscenza con una delle associazioni vitivinicole più dinamiche in Italia ovvero quei Giovani Vignaioli Canavesani, capitanati fino al momento in cui scrivo da Vittorio Garda (enologo della Cantina sociale della Serra e vignaiolo in Carema) con il quale, via ZOOM, ho fatto il punto della situazione sul territorio del Canavese che, a mio giudizio, tanto può dare in termini di qualità al mondo del vino italiano.



Vittorio, prima di tutto, ti vedo decisamente più rilassato e sorridente. Significa che sei soddisfatto di come è andato REWINE 2022?

Assolutamente sì, sono stati giorni decisamente impegnativi e volevamo che questa edizione di Rewine, il cui focus verteva sul concetto di terroir, rimanesse nel cuore dei tanti giornalisti ed appassionati che hanno partecipato a questa tre giorni iniziata Sabato 25 Giugno presso il Castello di Masino dove Armando Castagno ha tenuto due bellissimi seminari sia sull’erbaluce sia sul nebbiolo, vitigni simbolo del nostro territorio.

Beh, non solo….

Sì, quel giorno è stata inaugurata anche la Banca del Vino del Canavese e nel tardo pomeriggio, al Teatro Giacosa di Ivrea, abbiamo tenuto anche un interessante convegno sul nostro territorio e su come si debba valorizzarlo.


Rewine 2022 non ci sarebbe se non ci fossero i Giovani Vignaioli Canavesani. Parlami un po’ di questa associazione di cui, attualmente, sei anche Presidente.

L’associazione è stata fondata a Giugno del 2020 da un gruppo di 10 aziende dirette da giovani vignaioli, che sono prima tutto assolutamente amici, col fine di condividere e dare una soluzione a problemi comuni come ad esempio la mancanza di materiale, attrezzature, soldi, contatti. Ci siamo messi insieme perché l’unione fa la forza e abbiamo cercato di fornire stimoli e voglia di coltivare anche a chi, magari, inizialmente, non aveva la possibilità.

Fammi un esempio

Beh, inizialmente ho dato una mano a vinificare ad almeno 4 o 5 ragazzi e oggi sto facendo lo stesso per altre realtà…

Come si diventa Giovane Vignaiolo Canavesano?

Molto facile, per statuto possono entrare persone di dirigono aziende nel territorio che devono avere una età uguale o inferiore ai 39 anni. Questa scelta non è casuale perché è anche l’età massima stabilità dall’Unione Europa per ottenere la qualifica di giovane agricoltore. Dai 40 anni in su, sempre per statuto, si rimane nell’associazione come Amico dei Giovani Vignaioli. Sempre per completezza di informazione, la carica di Presidente si può ricoprire solo per due anni perché abbiamo lo scopo di dare a tutti la possibilità di ricoprire questa carica altamente formativa per poi prepararsi ad entrare nel Consorzio di Tutela che ci aspettiamo, tra una decina di anni, sia composto da persone assolutamente capaci.

Per chi non fosse mai venuto nel Canavese, puoi indicare i motivi per cui vale la pena passare a trovarvi almeno una volta nella vita?

Dal punto di vista paesaggistico il Canavese non è assolutamente monotono perché hai le Alpi sullo sfondo con la bellezza del Monte Bianco e del Monte Rosa, poi c’è l’anfiteatro morenico che è questo raggruppamento di colline maestoso e dalla geometrica unica, se poi aggiungi tantissimi laghi e fiumi, tu hai un unico contesto una varietà di paesaggi che danno ricchezza che altrimenti non potresti generare. L’assenza, poi, della monocoltura facilità la creazione di una biodiversità assolutamente ricca tanto che, per fare un esempio, il Canavese è ha una eterogeneità di essenze erbacee talmente complessa da noi è pieno di insetti impollinatori.

Questo è l’aspetto naturalistico….

Sì, dal punto di vista invece artistico abbiamo un Circuito dei Castelli a caratterizzare il territorio; tra i più noti, c’è il Castello di Masino, dove con Castagno abbiamo fatto i seminari, che è uno dei beni FAI più importanti di Italia visto che vanta ancora oggi un arredamento originale del ‘500 e del ‘600.

Torniamo a ReWine e alla sua genesi. Cosa vi ha spinto, come Giovani Vignaioli, ad organizzare questa manifestazione?

Come gruppo giovani, e come aziende in generale, abbiamo sempre sentito la mancanza di un evento che parlasse di noi e non fosse visto come una “festa” visto che in Piemonte già se ne fanno tante (vedi Carnevale di Ivrea). Il nostro obiettivo principale è attirare l’attenzione e Rewine potrebbe essere, per fare una metafora, una porta in grado di farci entrare in una stanza piena di persone che possano darci una mano al fine di permetterci, nell’immediato futuro, di aver un grande evento sul vino piemontese che riunisca non solo Langhe, Roero e Monferrato ma anche tutte le altre piccole aree vitivinicole della Regione. Vogliamo, in sostanza, essere inseriti tra i grandi perché ce lo meritiamo.

ReWine, come grande evento del vino del Canavese, è aperta a tutte le aziende del territorio ma…..

Eh, non ti nego che il canavesano, essendo molto orgoglioso, non vede sempre di buon occhio manifestazioni così organizzate da un gruppo di giovani. Non ti nego che alcune aziende “consolidate” non hanno accettato di buon occhio il nostro invito. Anzi…

Ti dispiace questa cosa?

Ovviamente un po’ sì, ma noi siamo partiti e siamo motivati a continuare per cui spetterà a loro sfruttare l’opportunità o, in caso contrario, starsene in attesa in silenzio mettendosi in scia. Ciò che mi dispiace davvero è che noi giovani, quando c’è da prendere decisioni che riguardano ad esempio il nostro disciplinare di produzione, non siamo molto ascoltati perché, dicono, non abbiamo esperienza….

Vittorio Garda - Foto: Winesurf

Dai, veniamo al punto. I Giovani Vignaioli Canavesani stanno portando avanti delle battaglie assolutamente condivisibili. Ce ne vuoi parlare?

Certo! Noi ora abbiamo tre fronti aperti. La più importante è sicuramente quella della liberalizzazione della DOCG Erbaluce attraverso lo svincolo del vitigno che per noi è un bene universale e per questo tutti hanno il diritto di piantare e citarlo nella loro comunicazione. In questo caso l’Erbaluce è protetto dalla normativa della DOCG Caluso e questo comporta che nel resto del Canavese e anche nelle colline del Novarese il vitigno Erbaluce, seppur coltivato da secoli, non può essere menzionato sulle etichette delle bottiglie pena multa. Tutto questo fa sorridere e per noi è una grande mancanza di rispetto tra colleghi perché non c’è trasparenza.

Da quello che so le cose non lontane dalla soluzione che vi prefiggete....

Sì, per ora il Consorzio ha rigettato la nostra proposta. Hanno timore che con lo svincolo il vitigno possa essere fagocitato da altre denominazioni più importanti a livello commerciale. Assurdo ma continueremo ad alzare la voce su questo!

Quale sarebbe la vostra proposta pratica per superare questa impasse?

Trattare l’erbaluce come, ad esempio, il nebbiolo. Questo vitigno si produce nelle zone storiche del Barolo, del Barbaresco e del Roero ma, al tempo stesso, si fa Langhe Nebbiolo, Nebbiolo d’Alba, Canavese Nebbiolo, Valle d’Aosta Nebbiolo e così via. Perché questo grandissimo vitigno sì e l’erbaluce no?

Le altre battaglie invece in cosa consistono?

Beh, chiediamo l’inserimento nel nostro disciplinare di menzioni geografiche aggiuntive, perché il Canavese è molto ampio e macrozone che hanno differenze mostruose tra di loro. Ed ancora, l’introduzione di un periodo di affinamento minimo obbligatorio di almeno un anno per il Caluso DOCG al fine di aumentare la complessità e il valore della nostra denominazione. Sai il paradosso?

Ho paura di ciò che mi dirai….

Esiste la DOC Canavese Bianco ma essendo il vitigno protetto dalla DOCG, nemmeno la nostra denominazione di ricaduta può portare il nome del vitigno. E’ una bizarria che vogliamo superare perché la soluzione è semplicissima: fare il Caluso DOCG con le nostre MGA, qualificando il territorio e con un anno in più di affinamento, come da noi richiesto, potevi tranquillamente alzare i prezzi. La DOC Canavese Erbaluce, come ricaduta, sarà il contenitore di tutti quei vini da far uscire prima per accontentare tutta la filiera commerciale che richiede certe tipologie di prodotto. Così, ora, in GDO a prezzi ridicoli finisce l’Erbaluce di Caluso DOCG e questa cosa non è un bene.

Veniamo alla zona del Carema, dove te tra l’altro sei produttore ed hai una azienda chiamata Sorpasso. Non mi sembra che in quel territorio ci siano le stesse problematiche, anzi, noto grande unione o sbaglio?

Hai ragione, lavorare in quella denominazione, oggi, è stimolante perché tra di noi (pochi) produttori c’è una grande unione di intenti ed è un momento, per il nebbiolo di Carema, molto positivo.

In che senso?

Oggi, dopo tanti sforzi, Carema è una denominazione che funziona molto bene commercialmente perché il mercato, soprattutto internazionale, ci sta riconoscendo gli sforzi che facciamo per produrre questo nebbiolo dai caratteri unici.

Parliamo del futuro dei Giovani Vignaioli Canavesani. Durante il convegno di sabato 24 hai annunciato che la tua esperienza come Presidente è agli sgoccioli. Confermi?

Assolutamente sì, dopo due anni è giusto passare la mano e il prossimo Presidente sarà Gian Marco Viano che si merita questo ruolo visto che ha obiettivi assolutamente sfidanti come, ad esempio, creare una nostra distribuzione. Il fine è abbastanza banale ma non scontato: lavorare affinchè tutti i ristoranti canavesani abbiano in carta i vini del territorio.

Gian Marco Viano - Foto: Danila Atzeni


Altri obiettivi per il futuro?

Organizzare un viaggio di lavoro dei Giovani Vignaioli Canavesani negli Stati Uniti pagando le spese ai ragazzi che sono in grado sostenere una spesa così grande. Per ora le nostre casse ancora non ce lo permettono ma vedrai che a breve si parte!

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