Il Parco di San Rossore e il suo miele di spaggia!


di Carlo Macchi

In tempi come questi, dove la tristezza e l’amarezza non possono che regnare sovrane, forse parlare di cose buone e dolci riesce a rendere meno difficile la nostra giornata, e cosa di più dolce e buono del miele? Ma oggi non vi parlerò solo di miele ma di un luogo bellissimo, il Parco di San Rossore. Siamo sulla costa toscana tra Pisa e Viareggio, dove una pineta secolare, casa di conigli, cinghiali, caprioli, e cervi, si affaccia sul Tirreno. Tra il mare e la pineta c’è la spiaggia e soprattutto le dune tra spiaggia e pineta, regno di altri esseri, più piccoli, come le api.


La pineta di San Rossore la conosco bene perché in passato ho organizzato bellissime manifestazione all’interno della Tenuta Presidenziale, che è nel cuore della pineta. Ho assistito anche alle acrobazie dei “folli” che, armati praticamente solo di corde, passano da un pino all’altro per raccogliere i pinoli del parco, di una bontà assoluta ma che oramai, giustamente, costano più dell’oro. Conosco così benissimo i silenzi del bosco, i suoi rumori soffusi e soprattutto i suoi profumi, dovuti a tantissime specie di piante e di fiori che, andando verso la spiaggia, aumentano d’intensità. Tra questi profumi ve n’è in particolare uno che solo nasi molto addestrati o antenne “professionali” come quelle delle api possono percepire, quello dell’elicriso. Magari molti di voi ne sentiranno parlare per la prima volta ma è una pianta che cresce tra le dune: verde-grigia per buona parte dell’anno, fiorisce da maggio a giugno mettendo in mostra dei fiori gialli dotati di pochissimo polline ma più che sufficiente per delle intenditrici come le api.
Se qualcuno adesso pensasse che il suo profumo sia un qualcosa di secondario sappia che diverse sostanze usate in cantina, come la gomma arabica, hanno al loro interno il profumo di elicriso, che nasi molto allenati possono riconoscere nel vino.


Ma torniamo al miele: in questo luogo bellissimo e profumato, la spiaggia e le dune della pineta di San Rossore , grazie alle api, alle molte piante e ai molti fiori nasce questo miele che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta. Dovete sapere che non sono un grande amante del miele e delle cose dolci in generale: in casa ho una sequela di barattoli di miele che mi hanno regalato in varie occasioni, aperti per l’assaggio e poi lasciati lì a morire.


Questo barattolino stava per fare la stessa fine ma il mezzo cucchiaino messo in bocca, oltre a bloccarmi come un cane da punta per la squisita sorpresa mi ha costretto a riprenderne subito un cucchiaio colmo e a godermelo come non ho mai goduto col miele. Di solito infatti riesco a percepire sol uno o due profumi ma in questo i fiori vengono fuori a vagonate ma con sussurante eleganza: inoltre in bocca risulta molto meno dolce e più complesso di qualsiasi altro miele abbia mai assaggiato. In via retronasale poi i profumi di elicriso, lentisco, pino, ginepro, diventano ancora più netti e potenti.


Insomma, una goduria! La cosa che mi ha veramente colpito è, come accennato, che questo miele è molto meno dolce, meno “stucchevole”, come diciamo noi toscani, della media e quindi ti permette (in realtà MI ha permesso) di mangiarlo a cucchiaini colmi, come non ho mai fatto in vita mia. Lo si capisce anche dalle fotografie , dove il barattolino è praticamente finito: mentre scrivo il “praticamente” è stato eliminato.

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