InvecchiatIGP: Sassotondo - Maremma Toscana Ciliegiolo DOC “San Lorenzo” 2011


Pensando al Ciliegiolo, dopo tanti assaggi ripetuti negli anni, la prima cosa che mi viene in mente è che probabilmente il suo peggior nemico è il Sangiovese la cui fama, nel tempo, è diventata sempre più importante tanto da rendere abbastanza nulli i tentativi di valorizzare gli altri vitigni autoctoni toscani che, per ora, ancora soffrono la sindrome dei “figli di un dio minore”.


Eppure, il Ciliegiolo, antica varietà toscana già citata da Soderini (1590) sotto il nome di “Ciregiuolo” e coltivata oggi in numerose Regioni di Italia (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata) nei confronti del Sangiovese non dovrebbe avere alcun tipo di sudditanza psicologica visto che recenti studi, attraverso l’analisi dei profili del DNA di oltre 2000 vitigni da tutto il mondo, hanno provato che il Sangiovese discende direttamente da un incrocio naturale tra il Ciliegiolo ed una varietà denominata ‘Calabrese di Montenuovo’, la cui identità ampelografica rimane tuttavia ancora sconosciuta (Vouillamoz et al. 2007).


L’altra certezza è che di questa uva si sono innamorati Carla Benini, agronoma, e suo marito Edoardo Ventimiglia, documentarista, tanto da acquistare agli inizi degli anni ’90 un fazzoletto di terra, tra i Comuni di Sorano e Pitigliano, una casa scassata, settantadue ettari di terra abbandonata e un ettaro di vigneto. 
Gradualmente, col tempo, le cose si sono evolute e Sassotondo, questo il nome dell’azienda agricola fondata da Carla ed Edoardo, è diventata una realtà vitivinicola solida dove i vigneti, condotti biologicamente dal 1994, occupano oggi una superficie complessiva di circa 12 ettari: 9 a bacca rossa (ciliegiolo, sangiovese, teroldego e merlot) e 3 a bacca bianca (trebbiano, greco, sauvignon).


Tornando al Ciliegiolo, in azienda questa varietà ha trovato nel vecchio vigneto San Lorenzo (70 anni), piantato su terreni tufacei situati di fronte all’antica città di Pitigliano, il suo terroir d’elezione tanto che da queste uve, vinificate in purezza, nasce il “San Lorenzo”, vero e proprio Cru aziendale dal quale nasce il vino più rappresentativo di Sassotondo.

Edoardo e Carla

Proprio qualche giorno fa mi è capitato di bere l’annata 2011 di questo vino e non mi sono fatto sfuggire l’occasione di prendere qualche appunto per l’InvecchiatIGP di oggi anche perché se è vero che bere il San Lorenzo appena messo in commercio può essere abbastanza ostico, è altrettanto vero che dopo una decian di anni questo Ciliegiolo si distende acquisendo complessità e profondità abbastanza inaspettate.


Il San Lorenzo 2011 si presenta al naso abbastanza austero ed integro nei profumi che si sviluppano in sfumature olfattive che ricordano la marasca, la carruba, la macchia mediterranea, il ferro e sul finire un acuto di rabarbaro e ginepro. Sorso scuro, che si concede salino e minerale, quasi ematico, che evidenza un tannino perfettamente fuso e una perfetta armonia di insieme. Finale lungo, iodato, con chiari rimandi al territorio di appartenenza. Un Ciliegiolo grandissimo, un grande vino della Maremma che nulla ha da invidiare ad altre denominazioni blasonate.


Nota tecnica: la raccolta e la selezione delle uve sono manuali, la fermentazione avviene senza aggiunta di lieviti, e la macerazione dura da 15 a 20 giorni. Il vino matura per 18/30 mesi in botti di rovere di slavonia da 10 hl. Il San Lorenzo è posto in commercio dopo 12 mesi di affinamento in bottiglia nelle cantine sotterranee dell’azienda.

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