Se dovessi pensare, da oggi in
poi, all’archetipo di un grande Soave Classico maturo non avrei dubbi ad
indicare Cru di Gini, da terreno vulcanico, che nonostante 24 anni si dimostra
generoso nei profumi di miele, agrumi e cenere e vibrante nella spinta sapida
finale. Un mostro sacro.
Dalla Patagonia arriva il grande pinot nero di Bodega Chacra
di Andrea Petrini
Il colpo di fulmine esiste e,
senza dare preavviso, può cambiare radicalmente la tua vita sia che si parla di
una donna (o uomo), sia che si parli, come in questo caso, di vino.
Protagonista principale di questa mia improvvisa storia di “amore enologico” è
Piero Incisa della Rocchetta che nel 2001, durante un “blind tasting” di pinot
noir provenienti da tutto il mondo, balzò sopra la sedia dopo aver scoperto,
con suo grande stupore, che il più buono proveniva dall’Argentina e, in
particolar modo, era prodotto dalla storica azienda Humberto Canale
situata nella Rio Negro Valley, ovvero in quella lontanissima zona, almeno per
noi italiani, chiamata Patagonia.
Piero Incisa della Rocchetta |
Incisa della Rocchetta fu
talmente convinto dell’eleganza e le potenzialità di quel vino che nel 2004,
tre anni più tardi, acquistò in quella regione vitivinicola i primi vigneti,
tutti a piede franco (alcuni sono del 1932) fondando Bodega Chacra il
cui nome, in Patagonia, fa riferimento al terreno che viene dedicato alla
pomologia visto che la Rio Negro Valley, così come in tutta la Patagonia,
l’attività economica principale è la produzione di frutta come pere, pesche e,
soprattutto, mele che poi vengono trasformate in ottimo sidro esportato in
tutto il mondo. L’uva, e in generale l’attività vitivinicola, sono sempre state
viste come un qualcosa di accessorio anche perché il territorio, come
facilmente immaginabile a queste latitudini, non è proprio accogliente.
Il territorio |
Ovviamente, il clima è stato uno dei principali problemi che Incisa della Rocchetta ha dovuto affrontare quando acquistò le prime vigne nell’Alta Valle del Rio Negro, visto che in questa regione è molto diverso rispetto a quello che mediamente possiamo trovare in Europa. Questa zona, infatti, possiede un clima secco (meno del 30% di umidità), arido e , storicamente, la scarsità di precipitazioni (circa 150mm di pioggia all’anno) è stata combattuta dal 1820 quando i primi coloni britannici cominciarono ad irrigare la valle scavando una fitta rete di canali, circa 200 km, al fine di creare una vera e propria oasi nel deserto visto che rendono fertili e lavorabili più di 60.000 ettari di terra. Questa aridità, associata agli effetti della barriera naturale del deserto circostante e al vento che soffia incessantemente da sud-ovest, si traduce, fortunatamente, in una completa assenza di malattie fitosanitarie (fillossera in primis) per la vite che, pertanto, ha bisogno di pochissimi trattamenti. Se, poi, a queste condizioni aggiungiamo la notevole escursione termica tipica dei climi desertici (fino a 25° fra giorno e notte), un costante irraggiamento solare e un suolo giovane di origine alluvionale (in base alla vicinanza al rio ed al deserto è prima limoso, poi più arenoso e sabbioso ed infine ciottoloso e pietroso, di media profondità) capiamo come questo terroir sia abbastanza unico al mondo e decisamente interessante per la coltivazione di pinot nero di grande eccellenza.
Cantina |
Dopo circa 16 anni dalla sua
fondazione Bodega Chacra è una azienda che si estende per circa 45 ettari di
vigneti (di proprietà e in affitto) gestiti secondo i principi dell’agricoltura
biodinamica con l’obiettivo di evitare, sia in vigna che durante i processi di
vinificazione, ogni possibile intervento di meccanizzazione che possa essere
riferibile alla mano dell’uomo. La cantina, in particolare, è il regno del mio
amico Gabriele Graia, consulente enologo, che in linea con la filosofia
naturale dell’azienda cerca di preservare tutto il potenziale dell’uva
fermentando spontaneamente il mosto in vasche di cemento mentre il vino, una
volta affinato, non viene né chiarificato né filtrato ricevendo prima
dell’imbottigliamento solo una dose minima di solforosa anche se, come vedremo,
la gamma dei vini di Bodega Chacra si avvale anche di un Pinot noir senza
solfiti aggiunti.
Con Gabriele Graia, che ho
intercettato a Roma qualche tempo fa, ho avuto occasione di degustare alcune
annate di Bodega Chacra iniziando dal loro interessantissimo chardonnay.
Bodega
Chacra – Mainqué Chardonnay 2018: Piero Incisa della Rocchetta
per dar vita a questo bianco della Patagonia non ha chiesto la collaborazione
del primo consulente che ha trovano ma si è affidato, probabilmente, ad uno dei
più grandi produttori di Borgogna ovvero Jean-Marc Roulot. Chi si aspetta uno
chardonnay piacione e cicciuto dovrà ricredersi perché il vino ha eleganza,
sapidità e spinta minerale. Alla cieca non lo piazzerei assolutamente in Sud
America. Che roba! Nota tecnica:
fermentazione in legno senza malolattica svolta e successivo affinamento di 11
mesi tra barrique di primo (15%), secondo e terzo passaggio (85%).
Bodega
Chacra – Barda 2018 (100% pinot noir): iniziamo la batteria dei
pinot noir della Patagonia con questo vino di entrata, prodotto dalle vigne più
giovani, molto puro, leggiadro, succoso, carezzevole nel tannino, che ha il suo
punto di forza nella straordinaria bevibilità. Che inizio! Nota tecnica: fermentazione naturale in vasche di cemento con
successivo affinamento di 10 mesi in botti di rovere francese.
Bodega
Chacra – Lunita 2018 (100% pinot noir): prodotto da un vigneto molto
vecchio di circa 1,5 ha piantato su terreno misto tra calcare, sabbia, ciottoli
ed argilla, è un vino che, rispetto al precedente, si caratterizza per una
maggiore struttura e dinamicità olfattiva pur mantenendo le caratteristiche di
eleganza e bevibilità che fanno di questo Lunita un vino che in qualche modo
strizza l’occhio ai canoni di bellezza europei. Nota tecnica: fermentazione naturale in vasche di cemento aperto usando
grappoli interi. Successivo affinamento di 12 mesi in botti di rovere francese
usate.
Bodega
Chacra – Cincuenta y Cinco 2018 (100% pinot noir): il
vino, come riporta il suo nome, proviene da vigneti piantati nel 1955 su
terreno tipicamente alluvionale. Dal punto di vista olfattivo ha un corredo
aromatico davvero emozionante visto che gioca su ricordi di fiori rossi, peonia
e viola su tutti, fragola, a cui segue un sottofondo iodato davvero
consistente. Al palato torna di nuovo la
purezza e la coerenza del pinot nero di Chacra accompagnata da una persistenza
minerale che non avevo trovato nei precedenti vini. Nota tecnica: fermentazione naturale in vasche di cemento usando
grappoli interi. Successivo affinamento di 14 mesi in botti di rovere francese.
Bodega
Chacra – Sin Azufre 2018 (100% pinot noir): come mi spiega Gabriele
Graia, questo vino, che in italiano significa letteralmente “senza zolfo”, è un
progetto fortemente voluto da Piero Incisa della Rocchetta che ha voluto fare
un pinot nero in purezza senza alcun intervento tecnologico. Le uve, che
provengono dalla miglior parcella del vigneto Cincuenta Y Cinco, sono fermentate spontaneamente in botti da 600
litri per circa tre settimane. Il vino, successivamente, viene affinato in
barrique usate per 11 mesi prima di essere imbottigliato senza alcuna aggiunta
di solfiti. Il Sin Azure, cosi come l’ho degustato, è assolutamente diretto,
pulito, non c’è nulla in questo procedimento che faccia deviare questo pinot
nero dalle sue caratteristiche territoriali che, in questo caso, sono
rappresentate da un frutto rosso succoso e tanta mineralità.
Bodega Chacra – Treinta Y Dos 2015 (100% pinot
noir): il
vino di punta dell’azienda si concretizza in questo pinot nero ottenuto, come
dice l’etichetta, da vecchi vigneti piantati nel 1932 su terreno formato da
argilla, sabbia e ciottoli. Sin da subito si nota come questo pinot nero abbia
una marcia in più rispetto ai “colleghi” precedenti grazie alla sua
stratificazione aromatica composta da frutta rossa matura, spezie nere, radice
di liquirizia, genziana e scorci minerali. Al palato è ricco, morbido, dotato
di tannini setosi e raffinati, sapidità e lunghissima chiusura fruttata. Vino
completo che prende tutto il bello dei precedenti vini e lo integra
perfettamente grazie alla saggezza delle vecchie vigne. La Patagonia e il suo
pinot nero sorprendono davvero. Nota
tecnica: fermentazione naturale in vasche di cemento e successivo affinamento
di 12 mesi cemento
Vinitaly, ufficiale il rinvio al 2021
Ecco la mail di VeronaFiere:
GRUPPO VERONAFIERE: NEW DEAL PER AFFRONTARE IL POST EMERGENZA CORONAVIRUS
Il presidente Danese: «Ridefinizione di obiettivi e strategie del Gruppo per proseguire l’attività in Italia e all’estero e ripartire prontamente quando si tornerà a pieno regime»
Il direttore generale Mantovani: «Il post emergenza per noi si chiama rinascita. Rivoluzionato il calendario per sostenere il business delle imprese e dei settori. Vinitaly al 2021, nelle date già fissate nel calendario del prossimo anno: 18-21 aprile. Investimenti straordinari sugli eventi di settore all’estero»
Verona, 23 marzo 2020 – Il Gruppo Veronafiere ridefinisce gli assetti per riorganizzare la propria attività e affrontare sia l’attuale emergenza, sia la riprogettazione di tutte le azioni in vista della ripresa.
«Il perdurare dell’emergenza Coronavirus a livello nazionale, con il susseguirsi dei decreti urgenti della presidenza del Consiglio dei ministri, e la più recente propagazione dello stesso a livello europeo e non solo, hanno reso improcrastinabili alcune decisioni. Per tali ragioni Il consiglio di amministrazione, d’intento con la direzione generale e il management, ha deliberato oggi in merito a molteplici aspetti essenziali per il proseguimento dell’attività del Gruppo. Fra questi, la ridefinizione di obiettivi, strategie e investimenti per la messa in sicurezza dei prodotti, della propria clientela e del business dei settori correlati», sottolinea il presidente di Veronafiere Maurizio Danese.
«Occorre ricordare – conclude Danese – che questa situazione complessa ha avuto un impatto dirompente anche sull’industria fieristica europea. Ad oggi, sono oltre 200 le manifestazioni sottoposte a revisione di calendario, con una perdita complessiva che sfiora i 6 miliardi di euro e 51.400 posti di lavoro a rischio, senza considerare l’indotto e la perdita di 39 miliardi di euro di export generati dalle rassegne internazionali per le PMI europee».
Di seguito i punti principali dei provvedimenti adottati dal CdA del Gruppo Veronafiere, riunitosi oggi in convocazione straordinaria.
Per la prima volta nella propria storia, anche Vinitaly dovrà posticipare la sua 54ª edizione. Con essa sono rinviate anche le concomitanti Sol&Agrifood ed Enolitech. Le nuove date delle manifestazioni sono perciò riprogrammate al 18-21 aprile 2021, mentre Veronafiere concentrerà la seconda parte dell’anno 2020 al sostegno del business delle aziende italiane sui mercati.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Il post emergenza per noi si chiama rinascita, che fino all’ultimo abbiamo continuato a confidare potesse avvenire a giugno. Ma la crisi sanitaria si è, come evidente a tutti, decisamente inasprita e ciò che inizialmente sembrava possibile ora non lo è più. In accordo con le organizzazioni di filiera, Vinitaly, Sol&Agrifood ed Enolitech si spostano quindi al prossimo anno. Per questo – conclude Mantovani –, oltre a lavorare con investimenti straordinari sui nostri eventi internazionali Vinitaly Chengdu, Vinitaly China Road Show, Wine South America (23-25 settembre 2020), Vinitaly Russia (26 e 28 ottobre 2020), Vinitaly Hong Kong (5-7 novembre 2020), Wine To Asia (9-11 novembre 2020) e le iniziative della Vinitaly International Academy, ci mettiamo a disposizione del settore e del sistema della promozione per considerare la realizzazione di un evento innovativo il prossimo autunno a servizio delle aziende».
La decisione del riposizionamento di Vinitaly al 2021 è stata presa d’intesa con i rappresentanti delle associazioni di settore: Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, Sandro Boscaini, presidente di Federvini e Luca Rigotti, coordinatore settore vino Alleanza Cooperative.
Modifiche al calendario degli eventi. Veronafiere, in quanto organizzatore diretto delle proprie rassegne, a causa dell’epidemia di Coronavirus ha dovuto necessariamente riposizionare nel giro di due settimane un calendario di eventi che ne conta circa 70 in programma nel corso dell’anno tra Italia ed estero, alcuni fortemente radicati nella loro stagionalità.
Di seguito il calendario con i principali eventi organizzati direttamente da Veronafiere o da terzi che hanno subito modifiche.
Il presidente Danese: «Ridefinizione di obiettivi e strategie del Gruppo per proseguire l’attività in Italia e all’estero e ripartire prontamente quando si tornerà a pieno regime»
Il direttore generale Mantovani: «Il post emergenza per noi si chiama rinascita. Rivoluzionato il calendario per sostenere il business delle imprese e dei settori. Vinitaly al 2021, nelle date già fissate nel calendario del prossimo anno: 18-21 aprile. Investimenti straordinari sugli eventi di settore all’estero»
Verona, 23 marzo 2020 – Il Gruppo Veronafiere ridefinisce gli assetti per riorganizzare la propria attività e affrontare sia l’attuale emergenza, sia la riprogettazione di tutte le azioni in vista della ripresa.
«Il perdurare dell’emergenza Coronavirus a livello nazionale, con il susseguirsi dei decreti urgenti della presidenza del Consiglio dei ministri, e la più recente propagazione dello stesso a livello europeo e non solo, hanno reso improcrastinabili alcune decisioni. Per tali ragioni Il consiglio di amministrazione, d’intento con la direzione generale e il management, ha deliberato oggi in merito a molteplici aspetti essenziali per il proseguimento dell’attività del Gruppo. Fra questi, la ridefinizione di obiettivi, strategie e investimenti per la messa in sicurezza dei prodotti, della propria clientela e del business dei settori correlati», sottolinea il presidente di Veronafiere Maurizio Danese.
«Occorre ricordare – conclude Danese – che questa situazione complessa ha avuto un impatto dirompente anche sull’industria fieristica europea. Ad oggi, sono oltre 200 le manifestazioni sottoposte a revisione di calendario, con una perdita complessiva che sfiora i 6 miliardi di euro e 51.400 posti di lavoro a rischio, senza considerare l’indotto e la perdita di 39 miliardi di euro di export generati dalle rassegne internazionali per le PMI europee».
Di seguito i punti principali dei provvedimenti adottati dal CdA del Gruppo Veronafiere, riunitosi oggi in convocazione straordinaria.
Per la prima volta nella propria storia, anche Vinitaly dovrà posticipare la sua 54ª edizione. Con essa sono rinviate anche le concomitanti Sol&Agrifood ed Enolitech. Le nuove date delle manifestazioni sono perciò riprogrammate al 18-21 aprile 2021, mentre Veronafiere concentrerà la seconda parte dell’anno 2020 al sostegno del business delle aziende italiane sui mercati.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Il post emergenza per noi si chiama rinascita, che fino all’ultimo abbiamo continuato a confidare potesse avvenire a giugno. Ma la crisi sanitaria si è, come evidente a tutti, decisamente inasprita e ciò che inizialmente sembrava possibile ora non lo è più. In accordo con le organizzazioni di filiera, Vinitaly, Sol&Agrifood ed Enolitech si spostano quindi al prossimo anno. Per questo – conclude Mantovani –, oltre a lavorare con investimenti straordinari sui nostri eventi internazionali Vinitaly Chengdu, Vinitaly China Road Show, Wine South America (23-25 settembre 2020), Vinitaly Russia (26 e 28 ottobre 2020), Vinitaly Hong Kong (5-7 novembre 2020), Wine To Asia (9-11 novembre 2020) e le iniziative della Vinitaly International Academy, ci mettiamo a disposizione del settore e del sistema della promozione per considerare la realizzazione di un evento innovativo il prossimo autunno a servizio delle aziende».
La decisione del riposizionamento di Vinitaly al 2021 è stata presa d’intesa con i rappresentanti delle associazioni di settore: Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, Sandro Boscaini, presidente di Federvini e Luca Rigotti, coordinatore settore vino Alleanza Cooperative.
Modifiche al calendario degli eventi. Veronafiere, in quanto organizzatore diretto delle proprie rassegne, a causa dell’epidemia di Coronavirus ha dovuto necessariamente riposizionare nel giro di due settimane un calendario di eventi che ne conta circa 70 in programma nel corso dell’anno tra Italia ed estero, alcuni fortemente radicati nella loro stagionalità.
Di seguito il calendario con i principali eventi organizzati direttamente da Veronafiere o da terzi che hanno subito modifiche.
EVENTO ITALIA | DATA IN CALENDARIO | NUOVA DATA |
Model Expo Italy - Elettroexpo | 7-8 marzo 2020 | 21-22 novembre 2020 |
SportExpo | 6-8 marzo 2020 | Posticipato a data da definire |
Samoter - Asphaltica -ICCX Southern Europe | 16 -20 maggio 2020 | 21-25 ottobre 2020 |
LetExpo | 16-20 maggio 2020 | Posticipato a data da definire |
Automotive Dealer Day | 19-21 maggio 2020 | 15-17 settembre 2020 |
Veronafil | 22-24 maggio 2020 | 21-23 maggio 2021 |
Verona Mineral Show Geo business | 22-24 maggio 2020 | 21-23 maggio 2021 |
Vinitaly - Sol&Agrifood - Enolitech | 14-17 giugno 2020 | 18-21 aprile 2021 |
Innovabiomed | 15-16 giugno 2020 | Posticipato a data da definire |
Art Verona | 16-18 ottobre 2020 | 11-13 dicembre 2020 |
Oil&NonOil | 20-22 ottobre 2020 | 21-23 ottobre 2020 |
EVENTO ESTERO | DATA IN CALENDARIO | NUOVA DATA |
Vinitaly Chengdu | 22-25 marzo 2020 | Posticipato a luglio 2020 |
Fieragricola Marocco @Siam | 14-19 febbraio 2020 | Annullato |
Living Italy @Design Shanghai | 12-15 marzo 2020 | 26-29 maggio 2020 |
Bellavita Expo Varsavia | 21-23 aprile 2020 | 30 giugno-2 luglio 2020 |
Vinitaly China - Road Show | 15-19 giugno 2020 | Posticipato |
Bellavita Expo Amburgo | 20-24 giugno 2020 | 12-16 marzo 2021 |
Masseria del Feudo – Doc Sicilia Grillo 2018
di Lorenzo Colombo
Criomacerazione, vinificazione in acciaio con lieviti
indigeni, sei mesi di sosta sur lies, ci donano un vino fresco, verticale, con
spiccata vena acida, decisamente agrumato (pompelmo) e dalla lunga persistenza.
Notevole risultato per quello che è tra i migliori vitigni a
bacca bianca dell’isola.
Il Coronavirus non fermerà la nostra sete per i nebbioli del Nord!
di Lorenzo Colombo
Un banco d’assaggio organizzato
dalla sezione monzese dell’AIS, dedicato al vitigno nebbiolo, ci ha dato la
possibilità di potere degustare oltre una trentina di vini. Ci siamo dedicati
prevalentemente all’assaggio di quelli provenienti dal Nord Piemonte, non
disdegnando una capatina in Valtellina. Ecco quanto più c’è piaciuto:
Podere ai Valloni
Situata a Boca, e circondata dai
boschi del Parco Naturale del Monte Fenera, l’azienda è stata rilevata nel 1980
da Guido e Cristiana Sertorio. Opera in regime biologico dal 2011 e produce
circa 10mila bottiglie/anno.
Colline Novaresi Doc Rosso “Sass
Russ” 2017
50%nebbiolo e 50% uva rara,
maturazione per sei mesi in acciaio.
Color granato scarico. Intenso al
naso, fresco e pulito, presenta note floreali. Fresco, sapido, verticale, con
un bel frutto ed una buona persistenza. Un vino semplice e pulito, dalla
piacevole beva.
Colline Novaresi Doc Nebbiolo “Gratus”
2017
Certificato biologico, si compone
di 85% nebbiolo e 15% vespolina, affinamento per otto mesi in botti di rovere.
Color
granato di media intensità con riflessi color rubino. Intenso e fresco al naso,
fruttato, fiori secchi ed accenni balsamici. Di buona struttura, intenso al
palato con bella trama tannica, presenta leggeri accenni piccanti, buona la sua
persistenza.
Boca Doc “Vigna Cristiana” 2011
70% nebbiolo, 20% vespolina, 10%
uva rara; tre anni in botti di rovere ed un anno in bottiglia.
Color granato compatto. Intenso
al naso, ampio, complesso, elegante, presenta un bel frutto rosso e note
balsamiche. Di buona struttura e bella trama tannica, sapido, bel frutto con
leggeri accenni piccanti, lunga la sua persistenza. Un prodotto decisamente
interessante.
La Palazzina
Fondata nel 1986 da Leonardo
Montà, l’azienda si trova a Roasio, nel territorio della Doc.
Bramaterra Doc 2016
Color rubino-granato di buona
intensità. Di media intensità olfattiva, pulito, balsamico, presenta un bel
frutto rosso. Di buona struttura, con tannino deciso e legno ancora
percepibile, si colgono accenni piccanti che rimandano al pepe, buona la sua
persistenza.
Bramaterra Doc “Balmi Bioti” 2015
Granato-rubino di media
intensità. Bel naso, pulito, ampio, delicato. Deciso l’ingresso alla bocca,
asciutto, con tannino e legno in evidenza, leggermente asciugante, buona la sua
persistenza.
Travaglini
Storica azienda di Gattinara,
fondata nel 1958 da Arturo travaglini è attualmente condotta dalla nipote
Cinzia e dal marito Massimo.
Costa della Sesia Doc Nebbiolo
2018
Nebbiolo in purezza, da vigneti
situati tra i 280 ed i 350 metri d’altitudine. Vinificato in acciaio, dove sosta
per quattro mesi prima d’essere trasferito in botti di rovere per altri dieci
mesi.
Color granato di media intensità.
Intenso al naso dove si colgono un bel frutto rosso e note balsamiche. Asciutto,
con tannino deciso, frutto rosso, buona la persistenza.
Gattinara Docg 2016
Nebbiolo in purezza, da vigneti
situati tra i 320 ed i 420 metri d’altitudine.
Vinificato in acciaio, s’affina
per quattro anni, di cui tre in botti di rovere di Slavonia (una piccola parte
sosta per un anno in barriques).
Granato con unghia aranciata. Intenso
al naso, elegante, balsamico, floreale, con un bel frutto rosso. Strutturato,
sapido, con tannino deciso, leggermente asciugante, buona la persistenza su
sentori di radice di liquirizia.
Gattinara Docg “Tre Vigne” 2014
Nebbiolo in purezza, proveniente
–come dice il nome- da vigneti storici, situati tra i 320 ed i 420 metri d’altitudine.
Vinificato in acciaio, s’affina per cinque anni, di cui quattro in botti di
rovere di Slavonia (il 20% s’affina in barriques).
Color granato-aranciato. Intenso
al naso, ampio, elegante, balsamico, floreale-fruttato. Di discreta struttura,
succoso, con tannino deciso e leggermente asciugante, asciutto, con bella vena
acida, lunga la sua persistenza su sentori di radice di liquirizia.
Vino da uve stramature “Il Sogno”
2015
E’ per l’appunto un “sogno”
questo vino, il sogno di Giancarlo Travaglini, ovvero quello di produrre un
vino sulla falsariga dello Sforzato, un sogno che purtroppo non ha però avuto
il tempo di veder realizzato. Le uve, appositamente
selezionate, appassiscono per 100 giorni sui graticci, prima d’essere lavorate,
la vinificazione avviene in acciaio e la maturazione in botti di rovere di
Slavonia da venti ettolitri per quattro anni.
Il colore è granato-aranciato di
discreta intensità. Intenso al naso dove presenta note di frutta surmatura,
prugne, e di ciliegia sotto spirito. Strutturato, deciso alla bocca, morbido,
con bella trama tannica e sentori di prugne e ciliegie mature, lunga la sua
persistenza. Assaggiato a bottiglia coperta potrebbe essere scambiato per un
Porto.
Cantina Comero
La cantina si trova a Sizzano.
Sizzano 2011
Granato di
discreta intensità. Mediamente intenso al naso dove
presenta sentori di fiori appassiti e di caramella al rabarbaro. Succoso, con
bella vena acida e buona trama tannica, asciutto, lunga la persistenza su
sentori di radice di liquirizia.
Cantine Garrone
L’azienda si trova a Oira di
Crevadossola, in provincia di Verbania, qui si trovano ancora alcuni ceppi a
piede franco, le uve provengono in partr dai propri vigneti ed in parte da
un gruppo di viticoltori aderenti all’Associazione Produttori Agricoli
Ossolani.
Valli Ossolane Doc Rosso Ca’
d’Maté 2017
80% nebbiolo e 20% croatina, vinificato in vasche d’acciaio
d’affina per un anno in botti e per altrettanto tempo in bottiglia.
Il colore è rubino-granato di
media intensità. Di media intensità olfattiva, dove presenta note di frutto
rosso. Fresco, sapido, verticale, succoso, con lunga persistenza. Un vino interessante.
Valli Ossolane Doc Nebbiolo
Superiore Prünent
2017
Nebbiolo in purezza, del
biotipo Prünent, vinificazione in acciaio ed affinamento in botte per un anno,
sosta quindi in bottiglia per almeno sei mesi.
Color granato di media
intensità. Bel naso, elegante, con sentori di fiori appassiti ed accenni
balsamici. Fresco, sapido, succoso, verticale, con bella vena acida e lunga persistenza. Molto interessante.
Antichi Vigneti di Cantalupo
Situata a Ghemme dove dispone di
35 ettari a vigneto, per l’80% nebbiolo.
Ghemme Docg “Anno Primo” 2011
Da uve nebbiolo, allevate a Guyot
tra i 280 ed i 310 metri d’altitudine e vendemmiate a metà ottobre. Dopo la fermentazione alcolica
sosta in botti di rovere per venti mesi.
Granato di buona intensità, tendente
all’aranciato. Intenso al naso, presenta sentori di fiori appassiti e note
terziarie che rimandano al rabarbaro. Austero, succoso, con sentori di radici,
buona la sua persistenza.
Ghemme Docg “Collis Carellae”
2011
Uve nebbiolo, selezionate dalla
Vigna Carella, dopo la fermentazione sosta due anni in botti di rovere.
Color granato luminoso di buona
profondità. Austero, note chinate e di fiori appassiti. Discreta la struttura,
succoso ed elegante, con bella trama tannica e lunga persistenza.
Un veloce salto in Valtellina
La Perla
Nata nel 2009 ad opera di Marco
Triacca, figlio di quel Domenico, anima dell’azienda Triacca, partendo da un ettaro
e mezzo di vigneto a Tresenda, nella zona del Valgella, ora dispone di 3,3
ettari a vigneto, dove, oltre al nebbiolo, si coltiva la pignola valtellinese.
Valtellina Superiore Docg Riserva
“Elisa” 2013
Nebbiolo allevato a doppio Guyot
modificato con il sistema Triacca. Dopo la fermentazione il vino riposa per 36
mesi in botti di rovere da 5,5 e da 10 ettolitri.
Il colore è granato-aranciato
scarico. Mediamente intenso al naso, balsamico, fiori secchi. Intenso al
palato, con un bel frutto speziato, tannino deciso ed un poco polveroso, buona
la persistenza su sentori di radice di liquirizia.
Sforzato Docg “Quattro Soli” 2013
Le uve, nebbiolo in purezza,
vengono appassite in fruttaio per tre mesi prima d’essere vinificate, dopo la fermentazione
il vino sosta in botti da 5,5 e da 10 ettolitri per 24 mesi.
Color granato di buona intensità,
con riflessi color rubino. Mediamente intenso al naso dove si coglie frutto
rosso maturo, tabacco dolce e note balsamiche. Di buona struttura, asciutto con
legno percepibile e tannino deciso e leggermente asciugante, buona la
persistenza su sentori di radice di liquirizia.
Cantina Menegola
Viticoltori sin dal 1850, i
fratelli Menegola hanno fondato una propria cantina nel 2006 a Castione
Andevenno, nel cuore della sottozona Sassella.
Valtellina Superiore Docg “Orante”
2014
Nebbiolo in purezza da vigneti di
35 anni, affinato per 12 mesi in barriques e per altrettanti in botti di rovere,
ulteriore sosta in bottiglie per almeno due anni.
Granato scarico con unghia
aranciata. Mediamente intenso al naso, delicato, elegante, fiori appassiti. Fresco,
di media struttura e buona eleganza, succoso, delicato, buona la sua
persistenza.
Valtellina Superiore Sassella
Docg “Rupestre” 2013
Uve nebbiolo da vigneti aventi 65
anni d’età, allevati tra i 400 ed i 500 metri d’altitudine, affinamento per 24
mesi in botti di rovere ed altrettanti in bottiglia.
Color granato con unghia
aranciata. Intenso e contemporaneamente
delicato al naso dove presenta sentori balsamici ed accenni di caramella all’orzo.
Discretamente strutturato, fresco, succoso, con un bel frutto e buona
persistenza.
Valtellina Superiore Sassella
Riserva 2013
Le uve provengono da un vigneto
di oltre cent’anni d’età, il vino sosta per 40 mesi in botti di rovere ai quali
seguono due anni di bottiglia.
Color granato, leggermente
velato. Di media intensità olfattiva, decisamente balsamico, con sentori di
legno dolce e fiori appassiti. Elegante ed equilibrato, sapido e succoso, con
un buon frutto ed una bella vena acida, lunga la sua persistenza su sentori di
liquirizia.
Sforzato 2012
Uve provenienti da vigneti di 25
anni d’età, situati tra i 400 ed i 500 metri d’altitudine, affinamento per 12
mesi in barrique ed altrettanti in botte grande, seguono 24 mesi di sosta in
bottiglia.
Granato con unghia aranciata. Di
discreta intensità olfattiva, presenta sentori di tabacco dolce e di fiori
appassiti. Buona la struttura, bello l’equilibrio complessivo, buona la trama
tannica, sentori di liquirizia, elegante e dalla lunghissima persistenza.
Ivan Gallo - Dogliani Superiore DOCG Vigna Garino 2014
di Stefano Tesi
Gli anni lo hanno spogliato quasi del tutto dei riflessi violacei e dei tannini più aggressivi, donandogli un colore profondo e lasciandone integra l’inconfondibile nota varietale.
Al naso è invece denso e rabarbaroso, in bocca ha l’ampiezza neghittosa e un po’ rustica di un vino da contadino piemontese. Eppure piace e si fa bere alla grande. Confortante.
L'Enoteca Ristorante Tre Cristi a Siena - Garantito IGP
Lo ammetto e chi mi conosce lo sa bene: amo i ristoranti rassicuranti, dove trovi quella sobrietà familiare, quasi domestica, che solo gli ambienti a lungo frequentati, o contraddistinti da uno stile pacato, poco chiassoso, quasi che una patina d’antico li avvolgesse come un vecchio mobile di casa sopravvissuto a tante generazioni, sanno dare. Senza rinunciare tuttavia alla frusciante, disinvolta, sottaciuta, mai luccicante eleganza che distingue certi locali dalla più spartana trattoria.
Uno di questi è Tullio ai Tre Cristi, storico locale senese nascosto tra i vicoli umbratili del centro storico. E impregnato di una senesità tutta sua, molto novecentesca, neogotica perfino. Non solo e non tanto nello stile architettonico, che con le sue volte e i suoi affreschi pure fa la sua parte, ma soprattutto nell’aria che vi si respira, nei tavoli spargoli, nelle geometrie di certi impiantiti, in certi dettagli.
Ma Tullio ha anche un’altra virtù: pur essendo un ristorante tradizionale in tutti i sensi, e quindi fortemente rispettoso della cucina locale, non cade nella trappola che in città si direbbe – mutuando un gergo usato in storia dell’arte – “da incarto del panforte”. Tradotto, significa che il ristorante propone sì piatti territoriali, a volte diciamo pure tipici, ma mai in versione caricaturale, mai così ovvi da essere prevedibile fino a quell’oleografia che invece, a Siena, purtroppo si riscontra spesso. C’è invece una toscanità misurata, palpabile, meno popolare e più signorile, quasi sempre ingentilita, a sorpresa, da tocchi mediterranei, che stemperano la consistenza delle portate senza indebolirle. Tipo i pici al ragù di maialino con finocchietto e la tagliata col tartufo bianco. Ma soprattutto c’è il capitolo pesce, un verbo che per tradizione ai Tre Cristi coniugano benissimo non solo in carta, con una scelta contenuta ma sempre affidabile. E’ sul pescato del giorno che quasi sempre si va sul sicuro e vale sistematicamente la pena di fidarsi dei consigli del maitre.
Il tutto accompagnato da una cantina profonda e da un servizio puntuale, quasi impercettibile, che ti lascia godere di certi scorci dove immagini di condividere la sala con librai, antiquari, mercanti d’arte, notabili di una Siena signorile che forse non c’è più, ma ci fu. Conto sui 50 euro più i vini.
Tre Cristi
vicolo di Provenzano 1/7, Siena
Telefono: 0577 280608
chiuso domenica
Arpepe - Valtellina Superiore Sassella DOCG “Ultimi raggi” 2009
In montagna il gusto del nebbiolo ci guadagna. Vabbè, battute scontate a parte questo 2009 conquista il palato per la finezza, tanto che parlare di surmaturazione sembra un ossimoro.
Ma così è per un'annata difficile a quota 600 sotto le Alpi. Finezza, eleganza, una beva fresca, tannini setosi e la voglia di finire la bottiglia. Arpepe è sempre una garanzia!
www.arpepe.com