San Michele e Vallerosa Bonci. Luce e aria, fervore ed energia, il segreto di un luogo eccezionale

L'edizione numero 78 della Sagra dell'uva di Cupramontana è stata l'occasione per tirare le somme sul progetto di zonazione dell'areale di Cupramontana, di cui scriverò in seguito, e per rendere omaggio alla famiglia Bonci che dal secolo scorso, grazie all'opera di Domenico Bonci, ha prodotto e commercializzato grandi vini di territorio che per anni sono stati il punto di riferimento per molti vignaioli che oggi operano in zona.

Con Sandro Sangiorgi, che ha condotto la serata, abbiamo effettuato una ricognizione sensoriale su otto annate storiche del Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" partendo dall'annata 2001 e arrivando, in anteprima, alla 2013.

La degustazione, da un punto di vista didattico, è stata interessante anche per comprendere più da vicino quale sono le caratteristiche principali del Cru "San Michele" che la cui collocazione geografica si può facilmente desumere nella cartina sottostante.


Ovviamente, in verde, sono indicati solo i vigneti aziendali (circa 4 ha in un unico corpo) ma tutto il versante, in cui troviamo vigne appartenenti anche ad altre realtà vinicole, si caratterizza per una esposizione in pieno sud con una altitudine media di circa 400 metri s.l.m. Come riportato dagli studi relativi al progetto di zonazione, l'elemento caratterizzante di questo Cru è il caldo (vigne in pieno sole) e la ripidità dei pendi. I terreni, invece, sono poco ricchi e piuttosto calcarei con predominanza di argille, marne e gessi. L'arenaria è presente solo nella parte alta di San Michele. 

La vigna San Michele durante la vendemmia
Come scritto in precedenza, le annate in degustazione erano otto: 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2007 - 2008 - 2013.

Sangiorgi è voluto partire dalla più "vecchia" e queste sono le mie note di degustazione:

Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2001: premesso che nella sala c'è stata discreta variabilità tra le varie bottiglie servite, sicuramente questa annata ha messo tutti d'accordo nell'aver regalato, stranamente, un Verdicchio dalla parabola decisamente discendente. Profuma di albicocca e miele e anche al sorso, tra componenti morbide e dure, sembra che non ci sia più perfetta sintonia. Chiusura calda.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2002: ingentilito nella terziarizzazione probabilmente dall'annata fresca e piovosa, si caratterizza per un corredo aromatico molto chiuso e poco complesso dove svettano le sensazioni di frutta gialla matura e miele. Sorso misurato e coerente col naso. Finale non molto persistente ed ammandorlato. Anche in questo caso il Verdicchio non mi ha convinto molto anche se, dai commenti sentiti, probabilmente qualcuno ha avuto una bottiglia più fortunata della mia.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2003: cosa accade quando un Cru posto in zona calda si scontra con una annata calda? Teoricamente un disastro ma, se lavori bene in vigna, potresti avere delle sorprese, come in questa caso, delle piacevoli sorprese. Già, perchè il San Michele, nel torrido, ha trovato la sua sublimazione, il suo ambiente naturale dove potersi autoregolare senza andare in stress. Questo Verdicchio, di conseguenza, è sì caldo e strutturato, quasi boteriano, ma rimane sorprendentemente equilibrato e territoriale anche se su livelli di scala decisamente alti. Può piacere o meno ma almeno ora ho ritrovato il mio Cru.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2004: prendete un elefante e trasformatelo in una ballerina di danza classica, aggiungete tanta gioventù e un corredo aromatico dove frutta e fiori tendono non più verso il giallo ma verso il colore bianco. Un Verdicchio per alcuni di carattere "alsaziano" ma per me il paradigma di un grande vino bianco italiano.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2005: purtroppo la bottiglia che avevo non era felice e questo San Michele, purtroppo, non riesce a reggere il confronto con l'annata precedente che per via di un terziarizzazione troppo pronunciata. Peccato. Sarei stati curioso, in tal caso, di verificare il tappo.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2007: al naso risulta essere il vino più complesso della serata in quanto offre invitanti aromi di pesca, mela golden, fiori di acacia, ginestra, anice ed erbe di campo. Al sorso è pieno ed elegante al tempo stesso, rispecchia il suo Cru vestendolo con abiti da sera. Lunga la persistenza fruttata e minerale. 



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2008: rispetto al precedente risulta più esile e meno di impatto e, forse, leggermente meno complesso sia all'olfatto che al gusto dove la vibrante acidità gioca un ruolo da leone andando a smussare perfettamente la morbidezza del vino. Pulita e perentoria la chiusura.



Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore "San Michele" 2013: difficile valutare un vino ancora non in commercio soprattutto se davanti a noi abbiamo un Verdicchio. Posto, quindi, che il mio giudizio può risultare molto approssimativo, ho trovato questo San Michele, nonostante l'annata non di certo fredda, troppo giocato sui toni "verdi" sia al naso che al sorso. Mi manca, ad oggi, il suo calore e la sua frutta gialla succosa, probabilmente è un vino che deve solo evolvere ma non vorrei che in cantina sia cambiato il metodo di vinificazione. Da valutare nuovamente al prossimo Vinitaly quando probabilmente uscirà.



Ringrazio Matteo Gallello e, in generale, tutta l'organizzazione dell'evento per il gentile invito. Alla prossima!

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