Viaggio nell'Etna DOC: Ciro Biondi e i suoi vini

La mia Smart presa a noleggio sbuffa e sembra non volerne saperne di arrampicarsi sulle strade dell'Etna che portano fino a Trecastagni dove ci aspetta Ciro Biondi per farci visitare il suo piccolo mondo agricolo.

L'entrata sterrata della sua piccola azienda mette a dura prova le sospensioni della macchina che, stanca di sobbalzare e con la paura di smontarsi da un momento all'altro, ci scongiura di aspettare che Ciro ci venga a prendere con un ben più funzionale fuoristrada grazie al quale iniziamo subito la visita di alcuni dei principali vigneti della proprietà.

Ci troviamo nel versante Sud-Est dell'Etna, ad un'altitudine che varia tra i tra i 600 e i 900 metri s.l.m., dove Ciro e suo moglie Stephanie, dal 1999, gestiscono magistralmente circa quattro ettari di vigneto diviso in tre piccoli appezzamenti che rappresentano veri e propri Cru: Chianta, Cisterna Fuori e San Nicolò 

Il vigneto Chianta, che abbiamo visitato a piedi con lo stesso vignaiolo, ha esposizione est e si estende per circa un ettaro dove sono piantati alberelli terrazzati di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e varietà a bacca bianca tra cui troviamo Minnella e Carricante. 


Chianta

Chianta

S, Nicolò, piccolo appezzamento di nemmeno mezzo ettaro, ha una altitudine di 640 metri s.l.m. dove sono piantati Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio a piede franco.


Foto: Andrea Federici

Cisterna Fuori, il cui nome deriva dal contenitore posto al centro del vigneto a fini di raccolta dell'acqua piovana usata per i trattamenti, si estende per circa 2 ettari dove, sempre coltivati ad alberello, troviamo i soliti Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Questa è l'ultima tappa del tour con il fuoristrada perchè proprio all'interno di questo Cru la famiglia Biondi ha installato una piccola sala degustazioni all'aria aperta.


Foto: Andrea Federici

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici

Mentre parliamo con Cirò del suo lavoro e della sua passione per il vino che ha origini antiche (il nonno già produceva con successo agli inizi del secolo scorso) degustiamo l'Outis bianco 2014. Il vino, composto da sapiente uvaggio di Carricante, Cataratto e Minnella, rappresenta un Etna Bianco assolutamente didattico che esprime in assoluta chiarezza il territorio vulcanico di appartenenza grazie alla sua veste sapida e minerale che si disegna nel bicchiere in modo elegante e sussurrato. L'Outis bianco è un vino che invoglia a bere per la sua freschezza e la sua franchezza senza per questo rinunciare alla complessità organolettica. E' un dipinto dell'Etna in bianco e nero che vale la pena concedersi, come abbiamo fatto noi, in una bellissima giornata di sole primaverile.


L'Outis rosso 2014, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, mi affascina fin da subito per il suo colore rubino trasparente che fa trapelare una purezza di fondo di grande fascino. Associa finezza e territorialità in maniera egregia donando al sorso mineralità e ritorni di frutta rossa di rovo in maniera ricca ed esemplare. E' un vino di luce e non di sole e, per questo, mi piace da morire.



L'ultimo vino degustato è stato il Cisterna Fuori 2011, un Etna Rosso derivante dall'omonimo Cru che, silenziosamente, ci circonda e ci ospita mentre degustiamo i suoi frutti. Il vino, da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, viene fermentato in acciaio e affina in botti da 225 e 500 litri prima di terminare l'invecchiamento in bottiglia per almeno altri tre mesi. Rispetto all'Outis ha una maggiore profondità, è più celebrale e mediterraneo, odora di carruba e marasca, di cuoio e rabarbaro, di fiori rossi e ribes. Al sorso è molto diretto, minerale, con tannini serrati e finale quasi salmastro. E' un vino coraggioso per capitani coraggiosi e siamo sicuro che Ciro saprà sempre indirizzare i suoi Cru verso la rotta giusta



Salutiamo Ciro che ha un altro impegno in cantina, deve ricevere l'architetto col quale decidere in che modo ristrutturare l'antico palmento aziendale.

Foto: Andrea Federici
Foto: Andrea Federici
Riprendo la mia Smart, non sa che percorrere ancora tanti chilometri all'ombra del vulcano. Qualcun altro ci aspetta! Seguitemi.

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