Il Roero è un territorio ancora troppo sottovalutato da noi appassionati di vino che molto probabilmente siamo distratti dalle Langhe, suo vicino di casa ingombrante.
Geograficamente, infatti, il Roero fiancheggia la sponda sinistra del Tanaro, fiume che separa dalle Langhe i ventitré comuni del Roero, fino a lambire le province di Torino e di Asti.
Il nome del territorio deriva dalla nobile famiglia astigiana dei Roero che, durante il Medioevo, possedevano gran parte dei terreni e dei castelli in zona.
Il territorio, una volta coperto dal mare che lambiva le Alpi, è caratterizzato da un panorama costituito da morbide colline e ambienti selvaggi grazie alla presenza delle splendide Rocche del Roero, una frattura lunga 32 km, che la leggenda vuole essere originate da Belzebù, nata geologicamente dalla c.d. "cattura del Tanaro". Di che si tratta? Beh, circa 250.000 anni fa il fiume scorreva verso nord-ovest e confluiva nel Po all'altezza di Carignano. Tuttavia, durante il Quaternario Superiore, una serie di eventi tettonici portarono ad un profondo mutamento di tutto il territorio: in particolare un corso d’acqua estraneo che scorreva in direzione est nei terreni dell’Albese (dove oggi scorre il Tanaro) cominciò ad erodere sempre più il terreno fino a catturare e deviare il Paleo-Tanaro che si mise a scorrere verso l'Alessandrino prosciugando completamente la sua vecchia sede. La nuova confluenza del Tanaro, trovandosi circa 100 metri più in basso rispetto la precedente, generò un intenso ciclo di erosione che creò forre profonde e calanchi pittoreschi che oggi chiamiamo Le Rocche.
Schematizzando abbiamo quattro tipologie di terreno, precisamente:
Astiano: con prevalenza di sabbia. Domina incontrastato in molti comuni del Roero, praticamente tutti quelli con le cosiddette “Rocche”. E’ caratterizzato dalla presenza di numerosi fossili marini, quali pettini e ostriche, talora disposti in banchi, si trovano pure echinodermi e crostacei;
Piacentino: con tufo e argille bluastre – comuni di Piobesi, Vezza, Priocca;
Messiniano: con sabbie e marne calcaree – comuni di Santa Vittoria e Govone;
Tortoniano: con marne argillose – calcaree grigio – bluastre ben stratificate.
Molto in voga tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 dove veniva chiamato anche Nebbiolo bianco, vinificato spesso dolce, ha subito una crisi di identità subito dopo la seconda guerra mondiale tanto che alla fine degli degli anni '60 era piantato in pochi ettari di vigneto vicino ai filari di Nebbiolo la cui uva era "protetta" dall'Arneis che grazie alla precoce maturazione e agli acini molto dolci attirava verso di sé tutti gli uccelli solitamente predatori di uva a bacca nera.
E' grazie alla crisi del Gavi e alla lungimiranza di alcuni produttori che l'Arneis ha ripreso grande visibilità tanto che negli ultimi anni il vigneto nel Roero è coltivato per circa 750 ettari con oltre 5 milioni di bottiglie vendute.
Analizzando il disciplinare di produzione si nota che il Roero Arneis, DOCG nel 2004, viene prodotto nei comuni di Canale, Corneliano d'Alba, Piobesi d'Alba, Vezza d'Alba ed in parte quello dei comuni di Baldissero d'Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d'Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d'Alba, S. Stefano Roero e Sommariva Perno con un 95% minimo di uva Arneis con un restante 5% legato all'uso uve a bacca bianca autorizzate e non aromatiche piemontesi.
Prodotto anche in versione spumante, deve avere un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 10.5 % Vol. e, a scopo migliorativo, è consentita l'aggiunta massima del 15%, di vino bianco "Roero" Arneis più giovane a vino bianco "Roero" Arneis più vecchio o viceversa. Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG, con autorizzazione ad estenderla nei comuni di Alba, Bra, Barbaresco, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d'Alba, Montelupo Albese, Neive, Novello, Roddi, Roddino, Serralunga d'Alba, Sinio, Treiso e Verduno.
Al contrario del Roero e del Roero Riserva, il disciplinare del Roero Arneis nulla stabilisce in termini di invecchiamento minimo del vino.
Con Armando Castagno abbiamo degustato due rappresentazioni abbastanza significative di Roero Arneis 2012
Bruno Giacosa Roero Arneis 2012: vino molto lineare e ben definito nelle sue fragranze agrumate e fruttate di pera e mela seguite da tocchi di anice e citronella. Ha un grande respiro gessoso e territoriale e al sorso si conferma vibrante, più sapido che acido. Finale con importanti ritorni di pera Williams.
Deltetto Roero Arneis "San Michele" 2012: di questo produttore, lo ammetto, non sapevo moltissimo per cui, dopo essermi informato, ho scoperto che l'azienda, fondata nel 1953 a Canale, capitale storica del Roero, può vantare oggi 20 ettari di vigneto di cui il San Michele, vecchie viti di Arneis, rappresenta il principale Cru per i bianchi. Rispetto al Giacosa il vino ha più estrazione, ha un tessuto a maglia più stretta che tiene ben imprigionata la vigorosa materia caratterizzata stavolta da un maggior apporto di frutta a pasta gialla (pesca) e da una materia agrumata meno intensa. I profumi netti, ben incorniciati da soffi di pietra pomice, li ritrovo anche al sorso, strutturato, e ben equilibrato da una acidità sferzante che stavolta surclassa una sapidità abbastanza latente. Buona spinta finale.
Geograficamente, infatti, il Roero fiancheggia la sponda sinistra del Tanaro, fiume che separa dalle Langhe i ventitré comuni del Roero, fino a lambire le province di Torino e di Asti.
Il nome del territorio deriva dalla nobile famiglia astigiana dei Roero che, durante il Medioevo, possedevano gran parte dei terreni e dei castelli in zona.
Tanaro e Stura confluiscono verso Nord in direzione di Carmagnola |
Parte delle acque del Tanaro imbocca la nuova via coinvolgendo la Stura. |
I due fiumi scorrono ormai definitivamente verso Est |
Questo significa che il sottosuolo è formato prevalentemente di sabbie anche se non mancano importanti eccezioni che rendono eterogeneo il territorio dal punto di vista geologico.
Schematizzando abbiamo quattro tipologie di terreno, precisamente:
Astiano: con prevalenza di sabbia. Domina incontrastato in molti comuni del Roero, praticamente tutti quelli con le cosiddette “Rocche”. E’ caratterizzato dalla presenza di numerosi fossili marini, quali pettini e ostriche, talora disposti in banchi, si trovano pure echinodermi e crostacei;
Piacentino: con tufo e argille bluastre – comuni di Piobesi, Vezza, Priocca;
Messiniano: con sabbie e marne calcaree – comuni di Santa Vittoria e Govone;
Tortoniano: con marne argillose – calcaree grigio – bluastre ben stratificate.
Fossili trovati nei vigneti di Giacosa |
Il territorio del Roero si estende per circa 420 kmq e contiene 23 comuni e frazioni. Le uve principalmente coltivate in zona sono l'Arneis (bacca bianca) ed il Nebbiolo (bacca rossa) seguite da altre varietà tradizionali come Barbera, Favorita e Brachetto. Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot sono presenti in piccole percentuali.
L'Arneis, da cui deriva il Roero Arneis DOCG, è un vitigno le cui origini sono avvolte nel mistero: molti fanno risalire il nome al termine dialettale piemontese "arnais/arneis" che significa appunto scontroso, irascibile, mentre altre fonti lo riconducono al termine "renexij" con cui nel XV secolo si indicava il vitigno Arneis, dal nome del bric Renesio posto alle spalle del paese di Canale.
Molto in voga tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 dove veniva chiamato anche Nebbiolo bianco, vinificato spesso dolce, ha subito una crisi di identità subito dopo la seconda guerra mondiale tanto che alla fine degli degli anni '60 era piantato in pochi ettari di vigneto vicino ai filari di Nebbiolo la cui uva era "protetta" dall'Arneis che grazie alla precoce maturazione e agli acini molto dolci attirava verso di sé tutti gli uccelli solitamente predatori di uva a bacca nera.
E' grazie alla crisi del Gavi e alla lungimiranza di alcuni produttori che l'Arneis ha ripreso grande visibilità tanto che negli ultimi anni il vigneto nel Roero è coltivato per circa 750 ettari con oltre 5 milioni di bottiglie vendute.
Grappolo di Arneis - Foto: Deltetto.com |
Prodotto anche in versione spumante, deve avere un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 10.5 % Vol. e, a scopo migliorativo, è consentita l'aggiunta massima del 15%, di vino bianco "Roero" Arneis più giovane a vino bianco "Roero" Arneis più vecchio o viceversa. Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG, con autorizzazione ad estenderla nei comuni di Alba, Bra, Barbaresco, Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monchiero, Monforte d'Alba, Montelupo Albese, Neive, Novello, Roddi, Roddino, Serralunga d'Alba, Sinio, Treiso e Verduno.
Al contrario del Roero e del Roero Riserva, il disciplinare del Roero Arneis nulla stabilisce in termini di invecchiamento minimo del vino.
Con Armando Castagno abbiamo degustato due rappresentazioni abbastanza significative di Roero Arneis 2012
Bruno Giacosa Roero Arneis 2012: vino molto lineare e ben definito nelle sue fragranze agrumate e fruttate di pera e mela seguite da tocchi di anice e citronella. Ha un grande respiro gessoso e territoriale e al sorso si conferma vibrante, più sapido che acido. Finale con importanti ritorni di pera Williams.
Foto: |
Foto: deltetto.com |
Bellissimo articolo pieno di verità assolute. Noi produciamo vino del Roero e siamo fieri della nostra terra e della nostra tradizione. Vi seguirò con molta attenzione, complimenti allo staff
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