Davanti a me ci sono tre bicchieri di trebbiano, quasi un dito di vino ciascuno, il sommelier ha centellinato bene la bottiglia perchè con una gli è stato chiesto di soddisfare circa 15 persone. Vabbè, vuol dire che se mi ferma la stradale non avrò problemi col palloncino.
Il trebbiano è stato versato alla cieca ma, fin da subito, è chiaro il "manico" da cui provengono. Tre grandi nomi, non solo d'Abruzzo: Emidio Pepe, Valentini e Marina Cvetic. Ovvio, i primi due sono la storia del vino abruzzese mentre Marina, col suo vino bianco, è quasi una new entry anche se non va dimenticato che è una Masciarelli. Un nome, una garanzia.
Il primo trebbiano porta il nome di Emidio Pepe ed è un 2011. L'azienda non ha bisogno di presentazioni, soprattutto il suo fondatore che con 50 anni di vendemmie sulle spalle potrebbe scrivere un libro sulla cultura contadina della sua Regione. Questo trebbiano, proveniente da agricoltura biodinamica, è stato ottenuto pigiando le uve con i piedi e fermentando in vasche cemento vetrificate da 22 o 30 hl senza aggiunta di lieviti selezionati. Poi, viene imbottigliato a mano con sifone e cannella di canna, senza chiarificare e senza filtrare. Il risultato nel bicchiere è un trebbiano che, ad oggi, sembra prendere le sembianze dello stesso Emidio: diretto, schietto, rustico, bucolico. Profumi di cappero, senape, iodio, mandorla amara si intersecano in una struttura che regala sensazioni palatali semplici ma efficaci. Purtroppo manca un pò in persistenza. Forse è troppo giovane per essere valutato?
Il primo trebbiano porta il nome di Emidio Pepe ed è un 2011. L'azienda non ha bisogno di presentazioni, soprattutto il suo fondatore che con 50 anni di vendemmie sulle spalle potrebbe scrivere un libro sulla cultura contadina della sua Regione. Questo trebbiano, proveniente da agricoltura biodinamica, è stato ottenuto pigiando le uve con i piedi e fermentando in vasche cemento vetrificate da 22 o 30 hl senza aggiunta di lieviti selezionati. Poi, viene imbottigliato a mano con sifone e cannella di canna, senza chiarificare e senza filtrare. Il risultato nel bicchiere è un trebbiano che, ad oggi, sembra prendere le sembianze dello stesso Emidio: diretto, schietto, rustico, bucolico. Profumi di cappero, senape, iodio, mandorla amara si intersecano in una struttura che regala sensazioni palatali semplici ma efficaci. Purtroppo manca un pò in persistenza. Forse è troppo giovane per essere valutato?
Foto: Scatti di Gusto |
Quando si parla del vino di Valentini, Trebbiano o Montepulciano indifferentemente. bisognerebbe solo alzarsi in piedi per applaudire visto quello che hanno rappresentato e rappresentano per tutti il territorio abruzzese. Poi c'è chi li ama o chi li odia per la sua presunta variabilità ma, questo, è un altro film che magari un giorno approfondirò.
Nel bicchiere ho l'annata 2011 del Trebbiano di Valentini, mi scappa da ridere nel dover esaminare quasi chirurgicamente il profilo olfattivo e gustativo di un vino che andrà avanti fin dopo la mia morte. Oggi, però, devo fare il bravo sommelier per cui metto il naso nel bicchiere da cui proviene da subito una perentoria nota di fumè che riporta la mente alla Loira. Col tempo, ossigenandosi, il vino diventa salmastro, fresco di mezzetinte iodate, fluviali e di macchia mediterranea. La bocca, pur essendo giovanissimo, si rivela per un perfetto equilibrio tra note saline e minerali, con una persistenza già da primato che chiude il sorso su sensazioni di oliva nera e gesso. Cosa potrà diventare dopo lo sa solo la Natura...
Foto: blindtastingclub.net |
Marina Cvetic è stata e sarà l'inseparabile moglie di Gianni Masciarelli, grande vignaiolo di S. Martino sulla Marrucina che, ben prima della sua tragica scomparsa, aveva deciso di dedicare alla sua compagna di vita una linea di vini che portasse il suo nome. Marina, coadiuvata dai suoi tre figli, oggi è indubbiamente il fulcro dell'azienda che conta circa 320 ettari coltivati a vigneto, disseminati in 14 comuni nelle province di Chieti, Teramo, Pescara e L’Aquila.
Il Trebbiano d'Abruzzo 2009 Marina Cvetic è un vino totalmente diverso dai precedenti visto che fermenta in legno e, soprattutto, affina in barrique di rovere francese per circa 22 mesi. Pertanto, il profilo olfattivo risulta decisamente morbido e accattivante nelle sue nuance di crema pasticcera, bergamotto, arachide, fiori gialli macerati. Al sorso è denso, rotondo, dall'ottimo equilibrio tra alcol (siamo a 14,5%) e vena sapido/minerale. Finale lungo ed ammandorlato. Un trebbiano dallo stile moderno che andrebbe aspettato pazientemente per potersi esprimere al meglio. Grintoso.
Foto: www.saywine.it |
Questo è il volto del Trebbiano d'Abruzzo, tre vini per tre interpretazioni diverse, così come le storie che li accompagnano. Tanti altri esempi ci sarebbero, scopriamoli assieme, vi va?
I miei preferiti, oltre i 3 citati:
RispondiElimina-Trebbiano d'Abruzzo Castello di Semivicoli Masciarelli
-Trebbiano d'Abruzzo Cuore di... Vino Stefania Pepe
-Trebbiano d'Abruzzo S.Maria dell'Arco Faraone
-Trebbiano d'Abruzzo Crognaleto Santoleri
-Trebbiano d'Abruzzo Fonte Cupa Montori
-Trebbiano d'Abruzzo Vigna di Capestrano Valle Reale
Questo è un vino delizioso, davvero! Complimenti per questa gustosa esperienza.
RispondiEliminaProprio oggi ho avuto la fortuna di trovare in un ristorante vicino a Bellagio il trebbiano di Emidio Pepe 2008. Mi ha entusiasmato per eleganza, complessità e bevibilità straordinaria. La mia precedente esperienza con un Trebbiano di Pepe 2009 assaggiato a solo un paio d'anni dalla vendemmia non mi aveva così colpito. Credo che sia un vino che bisogna saper aspettare.
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