Collestefano, il Verdicchio di Matelica alla prova del tempo

Una vecchia canzone di Niccolò Fabi e Max Gazzè più o meno diceva:"vento d'estate, io vado al mare voi che fate....."

Cari ragazzi, ma è ovvio, noi ci vediamo all'Osteria Monteverde e beviamo Verdicchio di Matelica, durante la stagione calda non può mancare soprattutto quando Alessandro ci porta buona parte della verticale storica del Collestefano, vino cult per molti, vino dal grandissimo rapporto q/p per tutti.

Il vino della famiglia Marchionni, proveniente da 15 ettari di vigneto certificato biologico e prodotto per la prima volta nel 1998 attraverso un blend delle varie parcelle aziendali, lo abbiamo declinato in otto annate (dal 2003 al 2012 escludendo 2004 e 2005) al fine di capire se e come può evolvere questo verdicchio che da sempre fa solo acciaio e che oggi viene prodotto in circa 80.000 unità.

Bevitori e ....timidoni..
Verdicchio di Matelica Collestefano 2012 da Magnumcapire come un terreno posto a 450 metri ricco di calcare e scheletro possa influenzare un vino è abbastanza semplice: provate questo vino da giovane! Il verdicchio di Fabio Marchionni in questa fase di gioventù è tagliente e affilato come la lama della spada di Goemon, è acido, vitreo, essenziale canterebbe Mengoni. L'annata calda non la sentiamo, ha solo tempo per migliorare e stemperare i vizi di gioventù.

Verdicchio di Matelica Collestefano 2011: Stanlio e Ollio, questi primi due verdicchio potrebbero tranquillamente andare a braccetto e formare, fisicamente, la famosa coppia di attori che in tanti abbiamo ammirato. Perchè? Se il 2012 prende la fisionomia di Stan Laurel (Stanlio) per il suo essere dritto e magro, la 2011 non può che avere le sembianze di Oliver Hardy per il suo essere più pacioccone e largo. Strana annata questa, il Collestefano sembra quasi non essere lui nonostante la sua fresca adolescenza. Minerale, fruttato, rivela col tempo delle note quasi tostate e speziate abbastanza inaspettate. Manca un pò di freschezza ma dalla sua ha corpo e carattere. Stapperò un'altra bottiglia tra un paio di anni per capire come intende evolvere.

Verdicchio di Matelica Collestefano 2010: si cambia registro, è lui, lo riconosco, è il mio Collestefano ed è tornato più in forma che mai. Se domando a me stesso le caratteristiche di un grande Verdicchio di tre anni non ho dubbi nella risposta: deve essere intenso, dotato di elegante espressione agrumata, vegetale (anice), minerale e floreale. A queste qualità, poi, si ha la necessità di aggiungere doti di freschezza, finezza, equilibrio e persistenza. Ecco, questo Collestefano ha tutti questi requisiti e mentre lo bevo mi ammalia per la sua chiusura sapida e succosa. Basta poco per finire da solo la bottiglia. Grande versione!

Qualcosa, col tempo, è cambiato....
Verdicchio di Matelica Collestefano 2009:  qualcuno mi ha detto che le annate dispari del Collestefano non sono le migliori. Sarà che il confronto con la precedente annata è davvero duro ed impietoso, ma questo Verdicchio al naso risulto abbastanza anonimo, forse è ancora chiuso, forse il marcato tratto minerale imprigiona (troppo) la carica fruttata e vegetale che sento solo in lontananza e che prende la forma dell'anice e del sambuco. Chissà... Fortunatamente i punti li riprende un pò alla gustativa che caratterizza un palato fresco, vibrante e dalla felice chiusura sapida. Mah, chissà se quel qualcuno ha ragione?!?

Verdicchio di Matelica Collestefano 2008: nonostante l'annata sia pari sembra che il dio del  tricloroanisolo, volgarmente del Tappo, abbia fatto visita a questa bottiglia che, dopo un breve combattimento, ha dovuto desistere e alzare bottiglia bianca alla TCA. Che ci siamo persi?

bevitori....schizzati.
Verdicchio di Matelica Collestefano 2007: l'annata calda carica il vino di una evoluzione che fino ad ora non avevo sentito così marcata. Al naso esce immediatamente il miele di castagno affiancato da sentori di frutta gialla matura, quasi esotica e sprazzi idrocarburici. In bocca avverto la stanchezza di questo Verdicchio che parte molle e sembra non avere la forza di ingranare la prima. Ancora una versione larga del Collestefano che si fa ricordare solo per la buona scia minerale nel finale. 

Verdicchio di Matelica Collestefano 2006: forse non tutti sanno che Fabio Marchionni, prima di condurre con successo la sua azienda famigliare, ha preso la laurea in enologia e per fare esperienza è andato a lavorare in Germania in due piccole realtà vinicole della zona del Reno. Chissà come ha fatto Fabio a portare in bottiglia quei territori e quelle magie ma questo Collestefano sembra in tutto e per tutto un grande riesling e sono sicuro che, se messo alla cieca in un tavolo di vini della Mosella e del Reno, non sfigurerebbe affatto grazie alle sue doti mixate di agrumi e idrocarburi. Il vino preferito di tutta la verticale, una punto di arrivo che in realtà rappresenta un punto di partenza per l'azienda. 

Muffette...
Verdicchio di Matelica Collestefano 2003: quando penso di aver trovato una certezza nel Collestefano, e cioè che le annata calde (e dispari) non vanno a genio al vino, ecco arrivare questo Verdicchio a smentire tutto. Solo il colore giallo paglierino carico tradisce forse l'età non più candida visto che l'olfatto è ancora pimpante e giocato su sensazioni di granito, idrocarburi, camomilla per poi virare su inaspettate sensazioni mentolate e di erbe mediterranee. Bocca più orizzontale che verticale ma tutt'altro che grassa ed alcolica. Chiude , ricco e sinuoso, su note di buccia di arancia amara e mandorla. Vista l'annata e il suo stato di anzianità lo metto al secondo posto del podio a pari merito con la 2010.

La verticale completa
Chiudiamo la cena con il Rosa di Elena, il rosato di Collestefano prodotto da uve sangiovese. Che dire, non mi ha entusiasmato più di tanto, Fabio probabilmente è ancora alla ricerca della via maestra per questa tipologia di vino che mi è sembrato sì fresco e beverino ma anche abbastanza semplice. 


Roberto, lo chef dell'Osteria con la verticale di Collestefano







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