Masseria Murata: appunti di viaggio irpini. Capitolo 1

Masseria Murata, a Mercogliano, è la prima azienda che ho visitato durante il mio viaggio alla scoperta dei vini dell'Irpinia grazie all'aiuto dell'infaticabile Lello Tornatore.

Geograficamente siamo appena sotto l'Abbazia di Loreto, i cui terreni, parte dei quali ora sono  di proprietà della Masseria, sono da più di otto secoli impiegati per produrre grande uva da vino. Un atto notarile del 1138, infatti, attesta che questi poderi erano già coltivati a vigneto quando il conte Enrico, signore di Sarno e di Avellino, rinunciò al censo che gravava sul vigneto a favore dell'Abbazia dei monaci Benedettini.


I vigneti e l'Abbazia di Loreto

Masseria Murata oggi appartiene ai fratelli Argenziano che, dopo aver conferito uve ad altre aziende, hanno deciso, visto anche che non ne valeva più la pena dal punto di vista economico, di iniziare un progetto imprenditoriale tutto loro.

Attualmente l'azienda si estende per circa 8 ettari di cui 4 a fiano (piantati per due terzi a Mercogliano e un terzo a Candida), 2 a greco (piantato a Chianchetelle) e 2 a coda di volpe (impianti a Mercogliano di età anche centenaria).


Vigneti con Gianluca Argenziano


Vigneti di Fiano
In cantina, aiutati dall'enologo Carmine Valentini, per i bianchi si usa solo acciaio mentre per i rossi, un Aglianico e un Taurasi, si converge verso l'uso di un legno mai invasivo.

Acciao
Legno

All'interno della sala degustazioni, assieme a formaggi dal sapore antico, beviamo una mini verticale del loro Fiano.

Fiano di Avellino 2012: ancora in embrione con un residuo zuccherino piacione. Difficilmente valutabile oggi ma, a leggerlo attentamente, mi fornisce l'idea di un vino dalle grandi potenzialità. Basta farle esprimere al meglio.

Fiano di Avellino 2011: naso che profum di glicine, erba, agrumi con striature tostate. Bocca piena, equiibrata, con preziosi rimandi alle percezioni sapide ed erbacee. 

Fiano di Avellino 2010: vabbè, si inizia a capire che la 2010 è un'annata clamorosamente buona per il fiano. Almeno da queste parti. Spiccata intensità di glicine, mandorla, fieno, mela, cedro, echi minerali. Bocca sapida, dinamica, dà soddisfazione sorso dopo sorso stentando ad andare via. Gran bel bere!

Greco 2011: da vigneti posti a circa 700 metri di altezza nasce un vino di grande freschezza e sapidità il gusto profilo gusto olfattivo vira tra toni fruttati e minerali. Chiusura bella sapida.

Coda di Volpe 2008: il vino che non ti aspetti, davanti a Fiano e Greco sembrava piccolo piccolo ed invece il piccolo Davide non sfigura contro i Golia irpini. Sarà che le vigne sono quasi centenarie, sarà che la famiglia Argenziano crede molto in questo vitigno, il risultato è affascinante: il Coda di Volpe, di cinque anni fa, è ancora un vino vivo, freschissimo, verticale, non ha grande complessità ma le poche cose che ha le esprime ai massimi livelli. Fresca è una bottiglia che berrei in un minuto da solo.

Peccato 2009: questo aglianico 100% si caratterizza per la grande dinamicità. Profuma di fiori e frutti rossi e, grazie alla freschezza, va giù che è un piacere. Per chi non rinuncia a bere aglianico anche d'estate!

Passione 2007: il Taurasi di Masseria Murata, rispetto al precedente, ha profumi più terrosi e maschili e in bocca è di maggiore avvolgenza. Ottima anche in questo caso la bevibilità. Uva proveniente dai vigneti di Venticano.

Passione 2009: ancora in fasce si caratterizza per una maggiore carica materica e un carattere più definito. L'uva, questa volta, viene da Montemarano.



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