Premessa: questo post è dedicato ad alcune persone che, proprio in questo momento, sono in Borgogna a "testare" qualche "vinello rosso francese" alla faccia mia e di qualche altro che è rimasto al caldo di Roma. Beh, proprio ad uno di questi amici in trasferta devo la conoscenza di questo produttore. Grazie Magister.
L'aria condizionata fatica ad arrivare al nostro tavolo, è una caldissima serata estiva romana, una delle tante accompagnate da quattro amici che hanno voglia di bere buon vinp nonostante l'afa richiami bicchieroni di Peroni ghiacciata con rutto libero finale. Fantozzi docet.
Alice in the Wonderland, di fianco a me, probabilmente ha ricevuto l'influsso del Magister perchè senza esitazioni tira fuori una bottiglia alloctona di "poco dubbia" provenienza. In molti, eruditi, la riconosciamo. Voillot!!
Fonte: Viandante Bevitore |
Sarà un Pommard o un Volnay? Cerchiamo di coprire l'etichetta per giocare un pò a mosca cieca ma la Borgogna, si sa, è roba da grandi, per cui è difficile capire per me, eno-infante, le differenze tra le due zone soprattutto se penso che Voillot ha diverse vigne classificate Premier Cru sparse tra Volnay (Les Brouillards, Les Caillerets, Les Champans, Les Fremiets) e Pommard (Les Epenots, Clos Micault, Les Pezerolles, Les Rugiens). Forse in Italia conosco solo un moschettiere che potrebbe illuminarci al buio.
Stiamo comunque al gioco. Al naso il vino è è inconfondibilmente Borgogna, almeno su questo ci gioco casa, gatto incluso. Non è ampio dal punto di vista aromatico ma, cosa rara, il ventaglio aromatico è talmente ben definito che riesci a fornire la carta di identità per ogni aroma presente.
Ha un non so che di selvatico, non parlo di puzze e odori animaleschi, ma odorare questo pinot nero significa entrare in bosco autunnale dove le bacche rosse te le trovi dovunque. Sa anche di erbe officinali, rabarbaro, austera mineralità. Non è certo un vino estivo. Mi fa ripensare alla Borgogna che ho visitato tanto tempo fa a Novembre, maliconica e severa.
Al palato il vino è equlibrato, maturo, avvolgente, il tannino è didattico, l'acidità richiama il territorio. Profondità e lunghezza completano il quadro caratteriale di un pinot nero che sembra avere la classe di altri tempi.
Il caso vuole che siamo usciti non più di un'ora fa dalla cantina di Voillot, a Volnay.
RispondiEliminaAbbiamo provati in botte i 2011 e, lo dico subito, brutte notizie per coloro che confidavano in una annata debole per risparmiare qualcosa dopo tre annate(2008/2009/2010) sugli scudi. I 2011 sono semplicemente fantastici, Jean Pierre Charlot non sbaglia un colpo, neanche in attate complicate come questa.
Giovedì si torna....
Ho messo il post perchè sapevo dove eravate :)
RispondiEliminaSai che su Voillot mi fido di te e spero di poterlo bere con te qualche 2011..in futuro