Da dove cominciare? Sicuramente dall'organizzazione di Tiziana Gallo, sempre impeccabile anche a discapito di una location che, lo ripetiamo da tempo, avrebbe bisogno di essere ampliata per il troppo successo, leggasi a volte calca, che tende a scaldare le varie sale dell’Hotel Columbus di Roma in maniera, a volte, infernale.
Poi ci sono i vini, certo, alcuni segnati indelebilmente sul mio Moleskine tra i quali segnalo:
Antoniolo - Osso San Grato 2007: giovanissimo ma già dotato di austerità e spirito di tradione contadina. Un classico che non tramonta mai.
Ar.Pe.Pe. Sassella Rocce Rosse 2001: la solita purezza cristallina di un nebbiolo, ops chiavennasca che da queste parti viene proprio bene. Soave.
Barraco - Grillo 2010: Nino ha una produzione qualitativa elevata ma il suo grillo in purezza riesce sempre a stupirmi per il suo carattere minerale e la nobiltà sicula.
Nino Barraco |
Bonavita - Faro Rosato 2011: il suo Faro 2006 è arrivato al culmine della piacevolezza ma ciò che ha incantato più di una persona è stato il suo Rosato 2011, rosso travestito di rosa che si beve meglio dell'acqua...
Campi di Fonterenza - Brunello di Montalcino 2007: le gemelle Padovani, zitte zitte, hanno tirato fuori un sangiovese di razza pura che, a mio avviso, quest'anno ha messo da parte alcune durezze rendendo la beva molto più facile ed immediata.
I Clivi - Clivi Brazan 2009: un tocai maiuscolo che abbraccia ogni aspetto della mineralità gessosa e che in bocca è un rullo compressore. Vino sapido, lacustre.
Tenute Dettori - Tenores 2006: un grande cannonau senza se e senza ma, sanguigno e mediterraneo come la sua terra di origine.
Camillo Donati - Il mio Sauvignon 2008: una delle poche bollicine degne di nota della manifestazione, questo sauvignon ha carattere contadino ed irruento, ha aromi di fieno, di agrume, di pietra focaia. Bocca fresca, dissetante, lunga.
Camillo Donati |
Ciro Picariello - Fiano di Avellino 2010: mi piace molto questo millesimo che ha una piacevolezza immediata e dona al vino tutti i caratteri più nobili del vitigno. Si conferma uno dei grandi vini bianchi italiani. Al banco ho degustato anche un 2006 di grande classe ed avvolgenza.
Rita Picariello |
Poderi Sanguineto - Rosso di Montepulciano 2010: sebbene mi affascini moltissimo il loro Nobile 2007, questo vino è davvero cià che chiedo ad un rosso da bere a tutto pasto senza troppe pippe mentali. Dora è davvero un faro in tutta la denominazione.
La Visciola - Ju Quartu 2010: Piero non sbaglia un colpo e, anno dopo anno, tira fuori cesanese di ottima fattura. Questo, seppur ancora in fasce, promette molto bene anche se attenderò l'anteprima Rosso Cesanese per degustare, spero, i suoi migliori Cru, il Mozzata e il Vignali.
La vorrei finire qua ma non posso, lo spirito “celentanesco” si impossessa del mio corpo e mi spinge a scrivere che, a mio parere, qualcosa all’interno del movimento naturale comincia a stonare.
Il pubblico è sì sempre numeroso ma da un pò di tempo mi sembra in fase di stallo sia nel numero che nelle facce, sempre le stesse e sempre più racchiuse in circoli quasi elitari. Ma il biologico, il biodinamico e la salvaguardia del territorio non dovrebbe essere popolare?
Pur godendo apparentemente di ottima salute il trend naturale sta, sempre secondo la mia opinione, rallentando la crescita, anche emozionale, che pare giunta ad un punto di maturità oltre il quale bisognerebbe reagire per non incappare in una rapida caduta che potrebbe portare con sè più morti che feriti.
Perchè dico questo? Risposta semplice e personale:
- troppe le divisioni interne (dopo Cerea e Villa Favorita ora ci si mette anche il VI.VI.T all'interno del "convenzionale" Vinitaly) che lasciano perplesso il consumatore finale;
- troppi dubbi sul reale rispetto del Manifesto programmatico delle varie associazioni. Se il dubbio, poi, ce l'hanno gli stessi produttori che ne fanno parte.......
- troppi Narcisi che si ammirano nello stagno.
Soprattutto gli ultimi sono i più pericolosi perchè non hanno voglia di crescere, di migliorare, si sentono arrivati ed intoccabili, quasi dei profeti ai quali tutto è permesso, anche versare del vino bianco con una volatile fuori taratura, un difetto tanto per chiarirci, che qualcuno nei dintorni del banco di assaggio mi ha spacciato per "carattere del vino che fa lo stile del produttore"
Purtroppo non ho potuto parlare col vignaiolo in questione, troppo impegnato in relazioni pubbliche, ma non nutro molte speranze circa l'attribuzione della ragione....
Perchè non ammettere che il vino ha un problema? Perchè non ammettere che si è fatta una cappellata in cantina e che quel vino, anzichè in bottiglia, sarebbe stato meglio venderlo sfuso?
No, giammai, qua si fa il vino come faceva nonno, senza chimica, e nonno sapeva come far uscire il Terroir. Punto.
Quoto tutto il tuo dissenso,è proprio a volte la supponenza dei produttori che da fastidio, non volere riconoscere una "cappella", mi è capitato a Cerea 2011 di trovare volatili e zaffate di zolfo spacciate per caratteristiche di "naturalità"... Ciao Ivano
RispondiEliminaA me è capitato solo con 3 vini, uno dei quali tra i più celebrati ...
RispondiEliminaDirei dai pochi commenti che ti è andata bene. Quando ho sollevato io lo stesso problema (in quel caso era in occasione di Fornovo) sono stato subissato di critiche e anche qualche insulto.
RispondiEliminaBeh mai io ho trovato il livello medio come al solito molto alto, mi spiace invece che qualcuno incensi certi presunti guru quando non lo meriterebbero
RispondiEliminaAnzi, dico anche che molti dei migliori produttori di vino italiani sono tra i "naturali" ma sarebbero stati tali anche se camminavano da soli senza associazionismi
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