Che sta succedendo al mondo del vino sul web?
Quest'ultima settimana più di una persona che stimo si è concessa una pausa di riflessione dal suo blog, sosta che in alcuni casi diventerà più che definitiva.
Il primo ad interrompere le trasmissioni è stato Mr. Gary Vaynerchuk, l'inventore della "Wine Library TV" che tre giorni fa, a sorpresa, ha deciso di interrompere le trasmissioni del “Daily Grape”. Nonostante provi simpatia per questo personaggio che con parole semplici ha "rivoluzionato" l'approccio al vino degli americani, Gary Vaynerchuk non mi mancherà moltissimo anche perchè, sono sicuro, ha già in mente qualcos'altro visto che ormai è un'azienda che fattura milioni di dollari. La sua è una pausa studiata....
Fonte: http://www.next-tv.it |
La cosa che invece mi addolora di più sono le "pause di riflessione" di due voci libere del web italiano che, con i loro wine blog, contribuivano a diffondere la cultura del vino dove cultura non c'è. Sto parlando di Angelo Peretti e Maria Grazia Melegari.
Le poche righe di commiato lette sui loro blog, Internet Gourmet e Soavemente, sanno di delusione e tradimento, è come se il web avesse prima illuso e poi tolto le speranze di chi sta lì a scrivere solo per passione.
Mentre Peretti sta cercando di rivedere il "....rapporto con il vino e con il suo mondo e con il mio ruolo in quel mondo. Ruolo minore, da comparsa. Di più temo proprio di non valere", la Melegari lancia un grido di dolore perchè, a conti fatti, tenere un wine blog ormai comporta degli obblighi, doveri di presenza, scrittura, relazioni che, scrive sempre Maria Grazia, alla fine stancano.
Per comprendere le loro inconfutabili ragioni bisogna capire anzitutto perchè tasi entra un bel giorno nel mondo dei wine blog. Provo a dare una mia versione.
La partenza è tutta passione, è un bel gioco, ma ogni persona che inizia un progetto ha anche un obiettivo che, per chi scrive di vino, è quello di diventare un giorno influente, autorevole, stimato e, perchè no, anche pagato per quello che fai. La madre di tutte le domande è proprio questa: girare l'Italia del vino alla ricerca di produttori e vini da raccontare, stare davanti al PC di casa sottraendo tempo alla famiglia e agli amici, prima o poi porterà a qualcosa?
L'illusione del sì spesso ci maschera la principale verità: la risposta è, tranne rari casi, negativa.
Fare il wine blogger in Italia non porta proprio ad un ciufolo se non a pacche sulle spalle e a rarissimi momenti di celebrità condivisi tra te e i pochi "eletti" che leggono di vino sul web.
Anche io pensavo di spaccare il mondo quando vinsi nel 2009 il Blog Cafè di Squisito come miglior sito internet di vino.
Gianpaolo Paglia, vincitore nel 2008, mi scrisse subito dopo che quel titolo non avrebbe spostato nulla nella mia vita. Aveva ragione e lo ringrazio ancora.
Celebrità pochissima, soldi zero, ansia a mille per cercare di capire cosa scrivere nel prossimo post, alte possibilità di entrare in polemica col primo coglione di turno che travisa le tue parole....perchè allora continuare a scrivere?
La domanda me la faccio spesso anche io e le risposte che mi do portano sempre dritte ad un punto: le soddisfazioni economiche le devo cercare in altri lidi, le soddifazioni esistenziali le cerco nell'abbraccio della mia compagna e nel calore dei miei amici, il vino rappresenta una passione da condividere e non uno scopo della mia vita. Tutto ciò che verrà in più, se verrà, sarà un surplus che mi godrò accanto a ciò che già ho.
Ciao Andrea, racconto intelligente di una realtà consolidata. Vedo che le cerchie (eh si google c'ha visto lungo) sono strette, vivono di eletti. Se uno in generale non fa o non vuol far parte del gruppo il resto del mondo vive anche senza di lui. per me è una bella notizia, passata l'onda tutto torna come prima e vincono le relazioni vere. e io ormai non scrivo più a date fisse, solo quando ho qualcosa da dire di interessante. :-) Un caro saluto, Tomaso
RispondiEliminaContinua a scrivere! Perchè? Per le risposte che ti dai. Mi piacciono molto. Io per anni ho combattuto con il dubbio se trasformarmi in fotografo professionista o rimanere un amatore spinto - ad oggi con la passione parallela per il vino. Così come nel mondo dei wineblogger, anche in quell'ambito,
RispondiEliminapremi o pubblicazioni che avevo ricevuto non mi garantivano una vita serena e tranquilla. Che ho raggiunto invece grazie ad una splendida famiglia e agli amici con cui condividere le passioni. Come dici tu, "tutto ciò che verrà in più, se verrà, sarà un surplus che mi godrò accanto a ciò che già ho."
A mio modesto avviso, le cause principali dell'insostenibilità economica dell'essere wine blogger è che il lettore medio e i produttori (che salvo rari casi poco leggono e poco assaggiano) concepiscono il web come gratuito e non sono disposti a spendere per delle informazioni che ritengono sia loro diritto ricevere gratuitamente.
RispondiEliminaForse si potrebbe contrastare questa fuga dal web sfruttando più massicciamente la pubblicità e riunendo i blogger in piattaforme.
Talvolta le delusioni più grandi le ho avute dai produttori così tirchi che mi hanno fatto assaggiare solo ciò che avevano aperto in frigo, consigliandomi di comprare i vini non assaggiati!?
per i produttori siamo delle belle fonti di reddito, compriamo per assaggiare (spesso a prezzi di enoteca)poi scriviamo pure e magari bene della azienda.
Chiaro che poi facendoci i conti in tasca, all'ennesimo scontro verbale con il "coglione" di turno viene voglia di lasciar perdere.
Il mio rapporto con i produttori deve essere slegato dal punto di vista economico altrimenti cadrebbe anche la mia indipendeza. Come vedi (vedete) Percorsi di Vino non ha alcun tipo di banner pubblicitario. Alla fine penso che il sogno di alcuni di noi sia quello di essere "assunto" come freelance da qualche grande editore disposto a pagare per i nostri scritti che, come dici te, sono GRATIS. Questo è il bello e il brutto di internet e del mondo 2.0
RispondiEliminaSecondo me c'è un problema di fondo, piuttosto grave che è quello di demonizzare il guadagno.
RispondiEliminaIl demone non è il denaro ma il comportamento scorretto è il vendere la propria anima, la propria libertà al business.
Io propongo di trovare pubblicità non compromettenti e di fare della libertà di espressione un plus valore al quale però l'utente deve riconoscere un valore economico, anche modesto, che permetta di sostenere lo sforzo necessario alle ricerche che i blogger fanno.
Pensandoci su, mi chiedo perchè della filiera enogastronomica i blogger debbano essere gli unici a non avere una identità economica anzi, il fatto stesso che facciano la fame (o lo facciano per passione, ma è la stesssa cosa)li renda più credibili, come se il lavoro quello vero sia sempre cosa altra e minoritaria rispetto alle "passioni".
Io penso questo: l'obiettivo di chi scrive, in generale, è essere credibile ed autorevole. Questi fattori devon essere imprescindibile e possono esser la chiave per "mettersi in proprio" magari creando un sito dove chi vuole accedere lo fa a pagamento. Ma il pubblico italiano è pronto a questo? Non lo fa nemmeno Cernilli, tanto per dire, per cui sotto con le proposte :)
RispondiEliminaTrovo perfetta la tua frase "il vino rappresenta una passione da condividere e non uno scopo della mia vita", sintetizza benissimo la disciplina e l'equilibrio mentale che un blogger dovrebbe avere.
RispondiEliminaPer me, la più grande delusione a cui può portare un blog è che si crei un ambiente chiuso, che si parli solo tra blogger. Il bello è provare a raccontare il vino (o il cibo) a sconosciuti, non esperti, curiosi. Ovviamente senza obbligi istituzionali data la gratuità dello sforzo. Professionalità sì.
La sfida è la pazienza, la famosa voglia di mettersi in gioco ed insieme di non prendersi troppo sul serio.
Ovviamente bisogna essere credibili e autorevoli (dovrebbe esserlo chiunque scriva di qualunque argomento o no?)e questa credibilità e nuova concezione della comunicazione del vino si vede nei blog che hanno travolto l'establishement editoriale anche da un punto di vista generazionale però non per questo si deve essere legati al voto di povertà.
RispondiEliminaLa sensazione è che a forza di sforzi gratuiti e fatica, altrettanto gratuita, nel trovare uno straccio di linea editoriale e dopo aver percorso chilometri di strade per parlare con i produttori (sempre utilissimo) si smarrisca il sogno e la volontà di condivisione, a maggior ragione se il mondo di riferimento è chiuso e autoreferenziale.
Io credo che la pubblicità in sé non impedisca l'indipendenza. E' un discorso ricorrente questo e ogni volta mi sforzo di puntualizzare l'ovvio: dipende sempre come si fanno le cose.
RispondiEliminaSe tu scrivi ed io ti procuro pubblicità e noi due non ci mettiamo d'accordo tra l'una e l'altra cosa dove sta il problema? Diverso è quando uno scrive e raccoglie da solo anche la pubblicità per sé su quello che scrive. C'è sempre l'arma della trasparenza ma è indubbio che il tutto perde un filo di valore.
Ospito pubblicità (display) di un certo livello su tutti i progetti editoriali che dirigo e non ho mai fatto una marchetta in 12 anni di lavoro.
Naturalmente il migliore giudice resta sempre il lettore.
Del tema comunque ho scritto più approfonditamente qui:
http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=8321
Ciao, Fil.
ti do ragione Filippo, Vinoclic è la cosa più bella che si può trovare in rete in ambito pubblicità e penso che le marchette maggiori si facciano all'oscuro di ogni banner... Te come l'hai vista la dipartita di Peretti e di Maria Teresa?
RispondiEliminaLa vedo come un punto di arrivo, probabilmente parziale. Nelle loro vite saranno accadute cose che gli consentono di rimodulare il loro rapporto con la scrittura senza necessariamente metterlo al centro e questo secondo me è un bene perchè ti lascia più libero.
RispondiEliminaMi avete stimolato un commento più lungo però in questi giorni che poi è diventato anche un post:
http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=8484
Ciao, Fil.
Ottime riflessioni.
RispondiEliminaParlando da produttore e piccolo blogger penso che il mondo del vino riserverà sempre più delusioni, in quanto si pensa che ci si possa ritagliare prima o poi una visibilità con costi limitati, ma con un impegno tale che il tempo vola via. La variabile negativa è il tempo che scorre. Infatti al di là dei costi del blogger, è il tempo che occorre dedicare che impiccia tanto: la famiglia sacrificata, nottate a cercar di risolvere guai tecnici, profitti uguali a zero, mese dopo mese, anno dopo anno. Gli unici punti a favore possono essere le serate con gli amici, qualche momento di ebbrezza felice, le bottiglie per le degustazioni, confronti con i produttori e amatori del vino.
Insomma: passione. E' solo questa la motivazione. Se l'approccio è questo, e se non arriva nulla, allora tutto è o.k.. Se invece l'approccio è un fine speculativo, mi dispiace ma penso che questo può accadere, ma solo uno tra migliaia se non milioni.
Quindi, riassumendo: può essere solo una sfrenata passione per il mondo del vino, tra l'altro con sempre meno soldi, a supportare la continuità negli anni di un wine blog.
Beh Cianferoni mi ha tolto le parole di bocca....ciao andrea e non mollare
RispondiEliminaChi scrive in un blog ha trovato il modo di condividere le proprie idee, i propri pensieri, le proprie esperienze, con un mondo di persone che probabilmente non conoscerà mai. Perché lo si fa? Forse perché è più facile, e per ora più legale, che scrivere sui muri o sulle pareti della metropolitana. Poi naturalmente c'è la parte narcisistica, qui parlo strettamente di me. Far parte di quelli che 'scrivono di vino', ma potrebbe essere scrivere di modellismo, o di orologi, o di libri, o di qualunque altra cosa, appaga il mio senso egoistico, una sorta di segnaposto per dire 'ehy, anche io ne faccio parte'. Poi sta a me capire se vengo seguito e letto, se vengo apprezzato o meno. Certo, mi piacerebbe farci su qualche soldino, magari per pagarmi la partecipazione ad un paio di fiere. Se ci riesco bene, altrimenti dovrò decidere se comprarmi un nuovo tablet o usare quei soldi per la prossima fiera. Si fanno tutti i giorni scelte così.
RispondiEliminaScrivo di vino perché mi piace il vino e perché mi piace scrivere, e spero di farlo bene. Quando mi sarò stancato spero di aver già trovato qualche altro interesse, così come lo auguro a chi ha deciso di chiudere il proprio spazio blog.
Abbiamo sviluppato la prima
RispondiEliminaricerca in Italia sul mondo dei WINE BLOGGER.
Cosa pensano i Blogger?
Quali sono i loro vini preferiti?
Cosa pensano delle guide?
Che suggerimenti danno alle aziende?
Per poter accedere all'intervista ed essere poi riportati in una pubblicazione i blogger possono cliccare qui...
Anche qui tra tutti i blogger che risponderanno daremo in omaggio 10 casse di vino.
Il link dell'intervista è :
https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?hl=en_US&formkey=dE45cWtla1NBQ25FYmZiU1R2NFY3aWc6MQ#gid=0
GRAZIE A TUTTI I BLOGGER PER LA PREZIOSA OPERA DI DIFFUSIONE DELLA CULTURA DEL VINO
Una informazione libera, spontanea e indipendente come quella degli appassionati/bloggers è fondamentale per i piccoli produttori che iniziano e/o innovano e si trovano sopra la cappa di una informazione istituzionale appecoronata ai grandi gruppi e produttori affermati. Viva i bloggers e grande Andrea (neanche i piccoli produttori puliti lo fanno per ritorno econimico!)
RispondiEliminaCiao Andrea,
RispondiEliminaleggo da tempo il tuo blog, ma solo oggi ti commento, proprio su questo post dopo aver di recente aperto il mio blog. E' da un sacco di tempo che mi domandavo se fosse il caso di aprire il mio blog a tema vino o meno ed ho scoperto il tuo blog, con questo post, proprio mentre facevo ricerche sull'argomento.
Mi sono decisa solo poco tempo fa, pensando proprio al fatto che la celebrità e i guadagni sono l'ultima ragione per la quale ho deciso di approfondire la mia conoscenza del vino e di condividere le mie idee su di esso. Penso che, consapevole di ciò, posso tranquillamente scrivere senza ansia da prestazione circa quel che esprimo e in merito ai tempi di pubblicazione (un post al mese o 4 in una settimana, chissenefrega. Scrivo quando posso, quando mi va, o semplicemente quando ho qualcosa da dire!) e mi diverto molto. Credo che la scelta di dedicarsi a un wine blog debba esser fatta principalmente per il piacere che tale attività è in grado di procurarci, solo così non c'è alcuna crisi da temere!
Leggo solo oggi questo post, ma forse rilanciare una conversazione iniziata da più di un anno si può.I blogger del vino sono un pò in sofferenza, ne sono consapevole. Il loro lavoro o passione, poco importa se svolto con rigore, è riconosciuto e comodo purché "free". Ebbene questo non accade, o non sempre accade, per i blogger del cibo. Riflettevo sul motivo di questa diferenza di "trattamento" e, forse, la risposta sta nel fatto che i foodblogger sono una vera comunità online, che si sostiene, si alimenta, e si sa che il gruppo fa la forza, anche economica.
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