L’Anteprima dei Vini della Costa Toscana tenutasi a Lucca lo scorso week end è stata l’ennesima riprova dell’importanza di queste manifestazione per capire presente e, soprattutto, futuro di un dato territorio.
Dalle Alpi Apuane alla Maremma, l’”altra Toscana” mi ha mostrato zone e sottozone vitivinicole dove si fa largo, larghissimo uso di vitigni internazionali che, nella maggior parte dei casi, danno vita a vino scuri, concentrati, i quali, tranne rare eccezioni e per quanto ho potuto notare, danno vita ad uno stile spesso omogeneo e “piacione” dove molto spazio è dato alla cantina e poco, forse, al territorio.
Pochi i produttori che rischiano davvero e molti quelli che fanno vini tecnicamente perfetti, sicuramente piacevoli ma poco emozionanti. A Lucca, insomma, ho trovato tante Pamela Anderson e poche bellezze dalla porta accanto.
Detto ciò, questa è stata la mia batteria di assaggi:
Poggio Argentiera – Capatosta 2009: qualche anno fa Gianpaolo Paglia faceva vini che non rientravano troppo tra le mie corde. Oggi, invece, le cose sono cambiate e il Capatosta, almeno in questa annata, è diventato un grande vino. Al naso sa di lampone, gelso, viola, tabacco ma, soprattutto, è in bocca che mi fulmina con un equilibrio veramente notevole dove tutto è ben dosato e misurato. Bella la persistenza finale. Forse il vino della giornata.
Sassotondo – San Lorenzo 2007: un ciliegiolo maremmano che offre intriganti note di frutta rossa matura e soffi di macchia mediterranea. Bocca giovane, graffiante ancora nel tannino ma dotata di buona freschezza. Ottima la PAI.
Le Calle – Poggio D’Oro 2008: piccola azienda Bio della zona del Montecucco. Naso inizialmente selvatico poi col tempo esce il cuoio, la frutta nera, il catrame e una nota non piacevole di smalto. Bocca intensa, giovane, poco dinamica. Forse al sorso è più banale rispetto all’olfatto.
Fabbrica di San Martino - Fabbrica di San Martino 2008: piccola azienda biodinamica. Vino estremamente interessante che al naso offre sensazioni di frutta croccante, fragoline di bosco, cacao, caffè, tabacco dolce da pipa. Bocca di grande equilibrio, integra, fresca, verticale. Forse manca un po’ di persistenza.
Tenuta di Valgiano - Tenuta di Valgiano 2008: azienda biodianamica. Rubino impenetrabile per un vino denso, dal sapore di frutta nera inzuppata all’interno di un liquido da sa di inchiostro, catrame e scura mineralità. Vino che può avere un suo perché ma da un biodinamico mi aspettavo altro..
Podere Concori – Melograno 2009: azienda biodinamica. Sulle colline lucchesi Gabriele Da Prato, oste contadino, ci offre un blend di Syrah e altri vitigni autoctoni che intriga i sensi con note di melograno (ebbene sì), ribes, lampone, pepe, fiori rossi ed erbe aromatiche. Elegante al sorso. Bella bevibilità.
Duemani – Duemani 2007: azienda biodinamica. Un cabernet franc in purezza che è un inno a Luca Maroni e alla internazionalità più spinta. Non mi trova sorpreso il fatto che sia stata selezionata per Divino Tuscany 2011. La domanda è: perché?
Michele Satta – Piastraia 2007: naso tignoso dove a fatica si fanno largo la prugna, il mirtillo, la felce e le spezie dolci. In bocca è meglio, più aperto verso i sensi che godono di una giusta freschezza e di una progressione su note fruttate e vegetali. Un vino giovanissimo che col tempo crescerà sicuramente.
Grattamacco – Grattamacco Rosso 2007: l’annata 2007 a Bolgheri ha offerto in generali vini già espressi che giocano le loro carta sull’eleganza. Il Grattamacco Rosso 2007 conferma questo giudizio offrendo un vino mediterraneo nel colore e nei profumi che ha nella bocca, ad oggi, il lato più maschio della degustazione. Buona la PAI finale su ritorni di macchia e note minerali.
Petra – Petra 2007: vino lontano dalle mie corde che non riesce a sorprendermi mai in qualsiasi annata. Troppo di tutto per i miei gusti anche se, come detto all’inizio del post, è tecnicamente ineccepibile.
Giardini di Ripadiversilia – Vis Vitae 2007: ecco il vino più particolare della giornata. Colore granato, naso di caffè, ruggine, frutta essiccata al sole, mou, terra. In bocca è minerale, di sferzante acidità, dinamico nella progressione finale. La cosa che colpisce è che un vino di quattro anni è già così (piacevolmente) evoluto. Il Vis Vitae è 70% sangiovese e 30% cabernet sauvignon. Pensavo fosse una bottiglia “sfigata”. Ripreso al banco di assaggio ed è proprio così. Prendere o lasciare.
Terenzaula di Ivan Giuliani – Merla della Miniera 2008: un 100% colorino che, dopo un inizio ferroso sembra assumere i caratteri olfattivi di un lambrusco con una scia di piccoli frutti rossi molto variopinta. Se facessi la fotorecensione metterei l’immagine dei Beatles e della loro Strawberry Fields Forever. Bocca giovane, fresca, schietta con un lieve amarognolo in chiusura.
Castagnini Roberto – Acheronte 2009: altro vino particolare composto da massaretta al 100%, vitigno autoctono della zona di massa, da cui prende il nome, la cui prima citazione risale al 1877 ad opera del Di Rovasenda. Questo vino offre un naso giovane e brioso che sa di visciola, mammola e soffi mentolati. Bocca mai invadente, coerente col naso, forse un po’ monocorde. Chiude abbastanza lungo.
Ultime due considerazioni critiche. La prima riguarda i produttori partecipanti e in particolar modo la Tenuta San Guido: capisco che il Sassicaia ha un valore e tutto lo cercano però portare pochissime bottiglie che finiscono ad inizio giornata che senso ha? Meglio non presentarlo e fare miglior figura.
Stessa cosa per i vini del Rodano. Sulla carta erano presenti molte tipologie ma in realtà, una volta presentatomi al bancone a metà pomeriggio del sabato, era quasi tutto finito e, quelli ancora presenti, serviti a temperature ecuadoriane. Fare i fighi in pubblicità è facile…
Mi sembra che la tua analisi sia coerente con le tue idee e quindi corretta.
RispondiEliminaMi consenta però...
Rispetto ed anzi ammiro lo spirito critico che ti anima, perchè lo ritengo costruttivo. Non posso esimermi però dal manifestare il mio disaccordo, non sulle singole degustazioni, ma sul giudizio generale dei vini proposti in questa manifestazione.
Io credo che una volta che si scelga di utilizzare massicciamente i vitigni internazionali, poi si debba anche riuscire ad accettarne serenamente i risultati. A me sembra che da questo punto di vista, cioè dei risultati, si siano raggiunti vertici notevoli. Posso convenire su qualche prodotto tecnicamente perfetto, ma non coinvolgente dal punto di vista emotivo; però mi sembrerebbe di andar cercando il pelo nell'uovo. Anzi io credo che all'interno di queste espressioni di livello secondo me assoluto, sia possibile fare delle distinzioni: perfetti senz'anima, perfetti con carattere, imperfetti con carattere, perfetti e basta, ecc...
eviterei di fare di tutta l'erba un fascio.
Insomma io dico che con questi vini e con quelli che si prospettano in seguito, si possa sbaragliare il mercato internazionale.
Emblematico secondo me anche l'utilizzo degli internazionali a bacca bianca (..vedi soprattutto viognier): evidentemente si cerca anche tra i bianchi di fare un salto di qualità, che faccia da volano alla produzione vinicola tutta ed offra un'immagine di grande livello della viticoltura toscana complessiva. Ho notato peraltro anche alcune espressioni di vermentino veramente interessanti.
In sostanza ho notato una lievitazione di tutto il comparto; una ricerca di qualità ed uno sforzo in questo senso a prescindere dal vitigno e dalle sue teorizzazioni.
Ciao Andrea. Ovviamente sono deliziato dal tuo commento sul nostro Capatosta. L'annata 2009 e' l'anno della svolta, una decisione non facile, ma della quale sono convinto al 1000 per cento.
RispondiEliminaVoglio solo fare un commento sui vini del Rodano, visto che sono anche consigliere dei grandi cru della costa toscana e quindi in parte responsabile dell'organizzazione, anche se in realta' ho potuto fare ben poco perche' all'estero. Per i vini del Rodano pero' mi sono interessato, per lo piu' all'ultimo minuto, causa crisi acuta pochi giorni dal via. I vini erano stati promessi da vari importatori, che pero' alla fine si sono ritirati lasciando l'organizzazione nel panico. Alcuni vini sono stati addirittura acquistati e pagati da uno dei consiglieri (se vuoi poi ti dico in privato chi e', perche' la spesa non e' stata neanche poca). Io ho coinvolto all'ultimissimo istante les caves de pyrene, che gentilmente ha offerto delle bottiglie ma che pero' non poteva presenziare. Il Teatro del Vino e Sarzi Amade' sono invece stati presenti (il primo il sabato, il secono entrambi i giorni) e hanno tenuto fede agli impegni. Insomma, si, alla fine la colpa e' nostra e cercheremo per il futuro di evitare tali problemi. Lasciami pero' lamentare la mancanza di serieta' di coloro che prima si sono impegnati e poi defilati. Il prossimo anno faremo meglio.
Grazie Gianpaolo di questa tua testimonianza che, purtroppo, lascia seri dubbi sulla serietà di molte persone che gravitano nel mondo del vino.
RispondiEliminaNonostante questo Lucca rimane u na manifestazione vivibile dove, almeno per la stampa, si è degustato in maniera serena, professionale e con l'ottima organizzazione dei sommelier AIS.